TOSCANINI, Arturo

Enciclopedia Italiana (1937)

TOSCANINI, Arturo

Guido Maria Gatti

Direttore d'orchestra, nato a Parma il 25 marzo 1867. Nel 1885 fu licenziato dal conservatorio della sua città col diploma di violoncello, ma aveva pur seguito con profitto i corsi di armonia e di pianoforte (e scritto alcune composizioni delle quali furono pubblicate una Berceuse per pianoforte e alcune romanze per canto e pianoforte). Come violoncellista fece parte dell'orchestra del Teatro Regio di Parma e di altre, in Italia e nell'America Meridionale. A Rio de Janeiro, nel 1886, a una rappresentazione di Aida, essendo venuto a mancare all'improvviso il direttore d'orchestra, il T. - che già negli anni di conservatorio si era cimentato come direttore di un'orchestra formata fra i suoi compagni - lo sostituì dirigendo l'opera a memoria. Da quel giorno s'inizia la carriera direttoriale che doveva condurlo rapidamente a fama mondiale. Torino è la prima città italiana che lo vede al podio, al Teatro Carignano con l'Edmea di Catalani, nel 1886. Due anni dopo è al Dal Verme di Milano: nel 1892 al Costanzi di Roma, nel 1894 al Comunale di Bologna, nel 1895 al Carlo Felice di Genova, nel 1896 nuovamente a Torino, al Teatro Regio, dove concerta e dirige la prima rappresentazione della Bohème di Puccini, e nel 1898 ha pure la direzione dei concerti dell'Esposizione universale. L'anno seguente è alla Scala di Milano, dove rimane, con rare interruzioni, sino al 1911, anno in cui è chiamato alla direzione del Metropolitan a New York. Ritorna in Italia allo scoppiare della guerra mondiale, alla quale dà il suo contributo fervido, dirigendo concerti e stagioni d'opera a beneficio delle opere di assistenza per i soldati e recando anche nella zona di guerra l'alta e incitatrice parola dell'arte. Nel 1921 riprende la direzione della Scala rinnovata e la tiene per otto stagioni consecutive: sono di questo periodo, insieme ad altre, le esemplari riproduzioni verdiane di Rigoletto, Trovatore, Traviata e Falstaff che pongono le basi di una nuova tradizione interpretativa dello stile verdiano, e le "creazioni" della Debora e Jaele e del Fra Gherardo di Pizzetti, del Nerone di Boito, della Turandot di Puccini. Nel 1929 abbandona il teatro per dedicarsi, salvo rare eccezioni (Tannhäuser, Tristano e Parsifal, a Bayreuth 1930-31, Fidelio e Falstaff a Salisburgo nel 1935), ai concerti: dal 1929 al 1936 dirige regolarmente l'orchestra Filarmonica di New York e, a intervalli, altre importanti orchestre europee.

Alla base dell'interpretazione toscaniniana c'è un grande rispetto per l'opera d'arte. Prima di accingersi alla riproduzione, il T. studia la partitura amorosamente per mesi e mesi (e talora per anni) allo scopo non solo di approfondire lo spirito che l'ha improntata, ma di fissarne nella mente ogni particolare di forma. Per T. l'interpretazione è innanzi tutto esecuzione, cioè riproduzione fedele sino all'estremo della partitura, come ci è pervenuta, nei segni, nel movimento, nelle indicazioni agogiche, nelle didascalie. Un altro postulato dell'interpretazione toscaniniana è che la musica deve cantare, e che perciò non v'è alcuna parte, alcun istrumento che può esimersi dall'obbligo di esprimere qualche cosa: donde il suono caldo, vibrato, ch'egli esige da tutti, e il fervore continuo nell'esecuzione che tuttavia non trasmoda mai nella facile e generica cantabilità. Perciò, da una parte, controllo continuo sulle sonorità del singolo e dell'orchestra e, dall'altra, ricreazione del melos attraverso a un'elasticità e morbidezza di fraseggio che dànno l'impressione, rinnovata a ogni esecuzione, della vita che si crea in quel punto, come l'interprete pensa ehe dovette essere, all'atto della creazione, nella fantasia del compositore. Si può perciò dissentire talora dal "tono" dell'esecuzione, ma non si può non riconoscere che in ogni caso un soffio intenso di vita è stato comunicato alla pagina, che riproduce solo imperfettamente e per segni simbolici il pensiero dell'artista creatore.

Bibl.: G. M. Ciampelli, A. T., Milano 1923; D. Bonardi, T., ivi 1929; T. Nicotra, A. T., New York 1929; P. Stefan, A. T., Vienna 1935; Il pianoforte, giugno 1934, fascicolo interamente dedicato al T.