SOBRERO, Ascanio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SOBRERO, Ascanio.

Marco Ciardi

– Nacque a Casale Monferrato il 12 ottobre 1812 da Giuseppe Gaetano (1781-1873) e da Giuseppina De Michelis (1794-1878).

Il padre, originario di Murello, un borgo vicino a Cavallermaggiore (Cuneo), si era trasferito a Casale Monferrato per insegnare matematica presso il liceo imperiale della città (spostato da Alessandria per volere di Napoleone nel 1805). Prima di Ascanio, venuto alla luce insieme al gemello Candido, i coniugi Sobrero avevano avuto, nel 1807, un’altra coppia di gemelli, Lorenzo e Felicita. La figlia di Lorenzo, Rosa, avrebbe in seguito sposato Giovanni Giolitti. Dopo la Restaurazione, il padre di Ascanio, una volta soppresso il liceo imperiale, trovò impiego nel reale collegio di educazione, il cui corpo docente era costituito in larga misura da ecclesiastici. Verso la fine del secondo decennio dell’Ottocento, Giuseppe Gaetano venne nominato segretario dell’Università di Torino.

Ascanio e Candido frequentarono il Reale collegio di Casale Monferrato. Quindi Candido intraprese la carriera militare (alla fine raggiunse il grado di generale), mentre Ascanio si dedicò agli studi medici, laureandosi in medicina (1832) e chirurgia (1833) e ottenendo l’abilitazione alla professione. Il suo obiettivo era quello di diventare un docente, piuttosto che esercitare la professione, ma non riuscì a ottenere l’idoneità. Grazie all’interessamento dello zio Carlo Raffaello (fratello del padre), in quel momento precettore dei figli del re Carlo Alberto, ma in precedenza direttore della fonderia dell’arsenale di Torino, Ascanio passò a occuparsi di questioni chimiche, frequentando il laboratorio dell’università sotto la guida di Vittorio Michelotti e Giuseppe Lavini.

Dopo la Seconda Riunione degli scienziati italiani, tenutasi a Torino nel settembre del 1840 (durante la quale Carlo Raffaello presentò i risultati di importanti ricerche sulla fabbricazione dei cannoni, svolte in Svezia presso il celebre Jöns Jacob Berzelius), Ascanio si recò a Parigi per collaborare all’interno del laboratorio chimico di Théophile-Jules Pelouze, che in quel momento stava eseguendo una serie di esperienze concernenti l’azione dell’acido nitrico sulle sostanze organiche, e sugli effetti esplosivi che ne derivavano. Iniziò così a effettuare alcune ricerche sulle reazioni tra acido nitrico e olio volatile di betulla, di cui diede conto nel 1842 sul Journal de pharmacie et chimie (n.s., vol. 1, pp. 207-212) con una nota dal titolo Sur l’huile volatile de bouleau. Quindi, in collaborazione con Louis-Charles-Arthur Barreswil, assistente di laboratorio al Collège de France, pubblicò una Appendice à tous les traités d’analyse chimique. Nella capitale francese ebbe modo di seguire numerosi corsi alla Sorbona, tra cui quelli di fisica, mineralogia e geologia, e di chimica tenuti da Jean-Baptiste-André Dumas.

Nel 1843 Sobrero si trasferì presso il laboratorio di Justus von Liebig a Giessen, centro europeo dello sviluppo della ricerca chimica industriale. Il 26 marzo di quell’anno spedì all’Accademia delle scienze di Torino una nota dal titolo Sur la résine d’olivies et sur l’olivile, che venne elogiata da Amedeo Avogadro, con il quale avrebbe successivamente condiviso vari incarichi all’interno dell’Accademia, come quelli concernenti l’esame delle richieste di privilegio. Nel laboratorio di Liebig (con il quale rimase sempre in contatto), Sobrero lavorò in particolare sulle resine, isolando il guaiacolo, che si sarebbe rivelato utile nella cura delle malattie polmonari e avrebbe avuto molti altri impieghi.

Nel corso della sua carriera Sobrero riuscì a isolare numerose altre sostanze, fra cui l’idrato di pinolo, detto poi in suo onore sobrerolo, ancora oggi usato come stimolante respiratorio.

Rientrato a Torino, ottenne un posto di assistente alla cattedra di chimica generale, tenuta da Gian Lorenzo Cantù, e sposò Ottavia Botteri, da cui ebbe i figli Giovanni Lorenzo e Rosina. Il 23 giugno 1844 venne eletto membro dell’Accademia delle scienze, di cui fu poi segretario aggiunto e segretario perpetuo. L’anno seguente ottenne l’insegnamento di chimica nella Scuola di meccanica e di chimica applicata alle arti, che portò avanti con grande successo di pubblico. Tale insegnamento fu anche alla base di una delle sue produzioni didattiche più importanti, il Manuale di chimica applicata alle arti (I-IV, 1851-1866) per i tipi della casa editrice Pomba di Torino.

Nella capitale sabauda Sobrero continuò le ricerche avviate all’estero, sulle quali ebbe modo di relazionare all’Accademia il 9 febbraio 1845. Nel giro di breve tempo individuò una serie di nuovi esplosivi, come la nitromannite e il nitrosaccarosio (chiamato vixorite da Alfred Nobel), fino a giungere alla scoperta cui è legato il suo nome a livello mondiale, la sintesi della nitroglicerina, grazie alla reazione del glicerolo con una miscela concentrata di acido nitrico e acido solforico.

La notizia venne annunciata da Sobrero con una lettera a Pelouze il 25 gennaio 1847, poi pubblicata sui Comptes rendus dell’Académie des sciences (1847, vol. 24, pp. 247 s.) con il titolo Sur plusieurs composés détonants produits avec l’acide nitrique et le sucre, la dextrine, la lactine, la mannite et la glycérine. Sobrero comunicò quindi la sua scoperta all’Accademia delle scienze di Torino il successivo 17 febbraio, mostrando un campione di circa 300 grammi, sufficiente a distruggere il palazzo in cui si svolgeva la riunione. La scoperta della nitroglicerina (di cui Sobrero osservò anche la funzione vasodilatatrice, che trovò notevoli applicazioni in campo medico), fu presentata anche nel corso della Settima Riunione degli scienziati italiani di Venezia (settembre 1847) da Francesco Selmi, il quale lesse una nota dal titolo Sulla glicerina fulminante o piroglicerina. Con Selmi, poi esule nel Regno di Sardegna dopo gli avvenimenti del 1848, Sobrero instaurò una duratura amicizia e collaborazione, che li condusse, fra le molte altre cose, alla determinazione del tetracloruro di piombo.

Nel 1848 Sobrero iniziò a collaborare con la cattedra di chimica generale all’Università di Torino, quindi divenne professore effettivo di chimica applicata alle arti nel 1852. L’anno precedente era stato nominato membro dell’Accademia di agricoltura, di cui successivamente (1872) sarebbe stato anche presidente. In questo periodo svolse una attività istituzionale molto intensa, soprattutto su incarico della Regia Camera di agricoltura e commercio di Torino, che lo nominò membro della commissione sabauda per l’Esposizione universale di Londra nel 1851. In precedenza aveva svolto un ruolo analogo in occasione della Pubblica esposizione dei prodotti delle industrie nazionali nel 1844 e nel 1850. Nel 1857, tuttavia, Sobrero non riuscì a ottenere la cattedra di chimica generale all’Università di Torino; il suo amico Giovanni Lanza (con il quale aveva frequentato sia il collegio a Casale Monferrato che i corsi di medicina all’università), allora ministro della Pubblica Istruzione, affidò l’incarico a Raffaele Piria, chimico di rilevanza internazionale, fondatore della scuola chimica italiana e fervente patriota. Nel 1860, comunque, Sobrero passò sulla cattedra di chimica docimastica della nuova Scuola di applicazione per gli ingegneri, nata nell’ambito della riforma Casati del 1859, mantenendo l’incarico fino al 1882.

All’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento, Alfred Nobel iniziò i suoi esperimenti sulle proprietà detonanti della nitroglicerina, che portarono anche alla morte del fratello Emil nel 1864. Tuttavia, riuscì a trovare il modo di renderla stabile, arrivando a brevettare la dinamite nel 1867. Fin dal 1870, Sobrero fu costretto a prendere posizione, in una memoria letta il 10 aprile all’Accademia delle scienze di Torino, dal titolo Alcuni appunti riguardanti la nitroglicerina, la nitromannite e la cellulosa nitrica, «non per vana gloria, ma per amor di giustizia», rispetto agli errori circolanti in numerose pubblicazioni, specificando esattamente quali fossero le scoperte che a lui dovevano essere attribuite; si trattava non «di apprezzamento di meriti, ma solo di accertamento di fatti» (Guareschi, 1914, p. 57). Va detto comunque che Nobel riconobbe sempre la priorità di Sobrero nella scoperta della nitroglicerina (per la quale il chimico piemontese non richiese mai alcun brevetto) e per questo motivo gli fece riconoscere una pensione vitalizia, oltre a contribuire alla realizzazione di un busto sopra una colonna di marmo, ora conservato presso la villa Nobel di Sanremo, recante un’incisione che riconoscesse chiaramente i meriti del chimico italiano. La rivendicazione della priorità, naturalmente, non impedì a Sobrero di valutare con precisione anche gli aspetti negativi della sua scoperta: «ripensando alle vittime che la nitroglicerina ha fatte colle sue esplosioni, ed ai tremendi danni che ne derivarono e ne deriveranno ancora, quasi mi vergogno d’aver scritte queste parole della sua scoperta» (Guareschi, 1914, p. 61).

Non a caso, quando ne ebbe l’occasione, Sobrero cercò di impegnarsi nel miglioramento delle tecniche di produzione della dinamite. Tra i numerosi impianti aperti da Nobel, infatti, uno dei più grandi fu quello di Avigliana, in val di Susa, entrato in funzione nel 1873, presso il quale Sobrero svolse il ruolo di consulente chimico, preoccupandosi di trovare soluzioni utili a migliorare la sicurezza degli operai e a limitare gli incidenti, spesso anche mortali.

Sobrero fu sensibile al ruolo sociale della scienza, come dimostra il suo impegno fin dai tempi della Scuola di meccanica e di chimica applicata alle arti. Nel 1877 divenne il primo presidente della Scuola Cavour per l’insegnamento della chimica a operai e artigiani, e fu anche membro del Consiglio comunale di Torino con incarichi relativi all’igiene e allo stato delle acque. Nell’ultima parte della carriera Sobrero manifestò un’attenzione sempre crescente verso l’impatto ambientale della crescita industriale, anche quella che riguardava, in maniera specifica, l’uso della dinamite, di cui si occupò in due opuscoli del 1878: Dell’applicazione della dinamite ai lavori di agricoltura (Torino) e Istruzione ad uso degli agricoltori per l’impiego della dinamite nel dissodamento dei terreni (Torino). Nel 1882 venne chiamato a far parte della commissione per i lavori di fognatura nella città di Torino, che dettero luogo al suo ultimo contributo di ricerca (Considerazioni sulla fognatura della città di Torino, Torino 1884).

Fu membro di numerose accademie e società scientifiche nazionali e straniere, fra cui l’Accademia nazionale delle scienze detta dei Quaranta.

Morì a Torino il 26 maggio 1888.

Fonti e Bibl.: C. Barreswill - A. Sobrero, Appendice à tous les traités d’analyse chimique, Paris 1843; A. Sobrero, Faits pour servir à l’histoire de l’action de l’acide nitrique sur les corps organiques non azotés, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, s. 2, vol. 8, 1846, pp. 265-274.

M. Fileti, A. S., Torino 1889; V. Fino, A. S., Torino 1889; E. Molinari - F. Quartieri, Notizie sugli esplodenti in Italia, in occasione del centenario di A. S., Milano 1913; I. Guareschi, Memorie scelte di A. S., Torino 1914; Atti del Convegno in celebrazione del centenario della morte di A. S., ... 1988, Torino 1989; G. Garbarino, Alla scoperta di A. S., Cavallermaggiore 1995; M. Ciardi, La fine dei privilegi. Scienze fisiche, tecnologia e istituzioni scientifiche sabaude nel Risorgimento, Firenze 1999, pp. 235-238, 246-248; L. Cerruti, ‘Concordia discors’. I chimici italiani nell’Ottocento, fra scienza e politica, in La chimica e le tecnologie chimiche nel Veneto dell’Ottocento, a cura di A. Bassani, Venezia 2001, pp. 11-72; F. Sobrero, Il grand tour del generale Carlo Raffaello Sobrero per fonderie di cannoni e polveriere nell’Europa, 1839-1840, in Studi piemontesi, 2008, vol. 37, pp. 499-512; M. Ciardi, Reazioni tricolori. Aspetti della chimica italiana nell’età del Risorgimento, Milano 2010, pp. 116-125; L. Merula, A. S. (1812-1888). Una chimica esplosiva, tesi di laurea, Università di Bologna, a.a. 2011-12; A. Avogadro, Relazioni accademiche, a cura di M. Ciardi - M. Di Matteo, Firenze 2016, pp. 107-112.

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