ASCIDIE

Enciclopedia Italiana (1929)

ASCIDIE (dal gr. ἀσκίδιον "piccolo otre"; ted. Manteltiere)

Marco Fedele

Animali marini detti così da Linneo (Systema Nat., II, 1, 1767) per la forma del corpo a guisa di sacco con due prolungamenti tubulari, più o meno lunghi, detti sifoni (fig. 1). Troviamo cenno di una ascidia semplice, sotto il nome di Tethyum (dal gr. Τηϑύς, Teti, deità marina) fino dal tempo di Aristotele, che ne descrisse l'aspetto e alcuni punti più importanti dell'anatomia.

Le ricerche di Cuvier (1815) sulle ascidie semplici, e quelle accuratissime del Savigny (1816) sulle ascidie composte, misero chiaramente in luce i rapporti fra questi due gruppi di animali, ignorati i primi, fino allora, nella loro struttura interna e considerati i secondi come Alcionarî o come spugne. Il Lamarck (1816) li attribuì poi, specialmente in base alle ricerche di questi due ultimi autori, ai Tunicati.

Le ascidie comprendono animali viventi solitarî (Ascidiae simplices), o aggregati (A. aggregatae), o anche viventi cementati in una massa tunicale comune (A. compositae). Tutte hanno struttura fondamentalmente identica, con il corpo fissato a un estremo e portante dalla parte opposta i due sifoni contrattili (fig. 1), più o meno ravvicinati, e ricoperto da uno strato più o meno spesso di tunica, ordinariamente gelatinoso, ma consistente (v. tunicati). Attraverso il sifone d'ingestione o boccale (fig. 1, sb.) si passa, per un'apertura contornata di tentacoli, nella cavità branchiale o faringea (fig. 1, f.), le cui pareti formano il sacco branchiale ed hanno l'aspetto d'un graticcio, essendo fornite di numerose serie trasversali di fessure branchiali (due al minimo, come in Archiascidia), la cui struttura varia nei differenti tipi di ascidie.

Lungo la parete che si considera come ventrale del sacco branchiale, e che è opposta al sifone cloacale (fig. 1, scl.), si trova un organo ghiandolare, l'endostilo (fig. 1, end.), o doccia ipobranchiale, dall'estremità anteriore del quale si parte una doccia ciliata, che corre circolarmente al disotto della corona di tentacoli posti alla base del sifone boccale; dall'estremità opposta dell'endostilo, un nastro ciliato conduce all'esofago (es.), al quale segue lo stomaco (st.), e in alcune ascidie semplici e composte, talora anche un post-stomaco e, infine, l'intestino (i.), più o meno convoluto.

A seconda dello sviluppo che prende il sacco branchiale, si hanno forme di ascidie nelle quali tutta l'ansa intestinale è posteriore al sacco branchiale, oppure è addossata su uno dei lati, destro o sinistro (Styelinae, Molgulae, ecc.). L'ano (fig. 1, a.) sbocca dorsalmente nella cavità peribranchialei che comunica con l'esterno per mezzo del sifone cloacale e con la cavità del sacco faringeo attraverso le fessure branchiali.

Le ascidie si cibano di minuti organismi e di detriti, che penetrano con la corrente d'ingestione attraverso il sifone boccale nel sacco faringeo, nel quale sono agglutinati dalle trame mucose prodotte dall'endostilo e per il movimento combinato delle ciglia di quest'organo, di quelle della branchia, dei nastri ciliati e delle linguette dorsale (fig. 1, ld.), che conducono all'esofago.

Esiste un cuore (figura 1, cu.) e un pericardio; le contrazioni cardiache sono molto caratteristiche, poiché il cuore pulsa a intervalli variabili, ora nel senso branchiale, ora nel senso viscerale, sicché, pur possedendo le ascidie, per un tratto almeno del percorso sanguigno, vasi differenziati, questi non si possono denominare arterie e vene, ma indicare solo topograficamente avendo essi funzioni indifferenti. La circolazione, perciò, si dice alternante.

Gli organi renali sono poco noti, e si attribuisce tale funzione ad alcuni corpi vescicolari contenenti concrezioni uriche e altre sostanze, posti sulle pareti intestinali. Nei Molgulidi esiste un largo corpo sacciforme di tale natura, sulla destra del corpo.

Il sistema nervoso centrale è costituito da un ganglio (fig. 1, g.) posto dorsalmente al sacco branchiale, fra i due sifoni; con il ganglio ha relazione un lungo cordone fibro-cellulare (cnd.), che, addossandosi al vaso dorsale (vd.), che corre lungo la lamina dorsale, passa sotto al deferente (d.) sotto all'intestino temminale (i.), e si mette in rapporto, nel nucleo viscerale, con la rimanente massa nervosa viscerale, provvedendo, nel complesso, all'innervazione del sacco faringeo, del cuore e dei rimanenti visceri; mentre i nervi in dipendenza del ganglio intersifonale provvedono essenzialmente all'innervazione dei varî dispositivi sensoriali e alla muscolatura del corpo, che nelle Ascidie è in generale notevolmente sviluppata.

Con il ganglio dorsale sta in relazione un organo ghiandolare, la ghiandola neurale (fig. 1 gln.) in comunicazione con la cavità branchiale, da alcuni omologato alla ipofisi dei Vertebrati.

Le Ascidie sono ermafrodite, e le gonadi, che si trovano di solito nell'ansa intestinale (fig. 1, gn.), si possono riscontrare in alcuni gruppi più o meno spostate; in qualche gruppo (Polyclinidae, Amaroucium) di là da quest'ansa, nel postaddome, e in altri (alcuni Molgulidae, Cynthiidae) ripartite ai due lati del corpo, ecc.

La segmentazione dell'uovo è completa e mette capo a una blastula, dalla quale si origina una gastrula per invaginazione (fig. 2, A, B).

Le caratteristiche ontogenetiche ricordano molto quelle dei vertebrati e, specialmente, dell'Anfiosso: dall'intestino primitivo si differenzia l'abbozzo impari dorso-mediano della corda dorsale il mesoderma occupante le parti dorso-laterali, e un residuo ventrale costituente l'endoderma intestinale (fig. 2, C, D).

Dalla porzione dorsale mediana dell'ectoderma si differenzia il sistema nervoso, il cui accenno si continua all'indietro con l'endoderma; esiste un canale di comunicazione come nei Vertebrati (canale neurenterico).

La corda dorsale non raggiunge la parte anteriore dell'embrione ma è localizzata solo alla coda (donde il nome di Urocordati), lunga appendice che contiene anche un prolungamento del sistema nervoso, e che, mossa da muscoli, serve come organo di propulsione (fig. 2, E, F).

La larva delle Ascidie (fig. 3, A) è libera e nuota agilmente, e in questo stadio è molto simile a un'Appendicularia (v.). Nella metamorfosi la larva si fissa per mezzo di papille adesive ventrali della parte anteriore del corpo, e la coda, con la corda dorsale e le parti dorsali che l'accompagnano, si atrofizza e viene, dopo istolisi, riassorbita (fig. 3, b, c).

Mentre il sistema nervoso subisce un'involuzione, perdendo l'occhio e la otocisti embrionali (fig. 2, E, F, vc., o.; e fig. 3, A, B, vs.), le aperture branchiali si moltiplicano e le cavità peribranchiali (atrî), allargandosi, circondano il sacco branchiale e costituiscono la cavità peribranchiale. La metamorfosi è accompagnata dalla formazione e dall'accrescimento della tunica. L'ascidiozoo compie, inoltre, una rotazione che lo porta ad assumere la posizione verticale, con la bocca dalla parte opposta al polo di fissazione (figura 3, A, B, C).

Le Ascidie costituiscono, insieme con i Pirosomi, la classe degli Ascidiacea o Tethyae, appartenente al tipo dei Tunicati (v.).

Loro caratteristiche principali sono: la mancanza della corda dorsale allo stato adulto (carattere che è però comune con i Taliacei) e la struttura del sacco branchiale, circondato da una cavità peribranchiale.

Le Ascidie sono tutte animali marini bentonici (viventi sul fondo) e fissi, e si presentano o in individui isolati (Ascidie solitarie o semplici), o riuniti da uno stolone strisciante, dal quale si originano per gemmazione (Ascidie aggregate, v. tav. a colori), o in gruppi d'individui, detti ascidiozoi, riuniti intorno a un'apertura cloacale comune e involti in una tunica comune (figg. 4 e 5) e formanti colonie o cenobî, che hanno l'aspetto di croste o di masse compatte, viventi sul fondo, addossate spesso a diversi animali e piante.

Le forme semplici sono in genere caratterizzate dallo sviluppo maggiore del sacco branchiale. Fra esse possiamo ricordare: le comunissime Ciona intestinalis L. (tav. I, fig. 2), C. canina Kuppf, Ascidia (Phallusia Sav.) mamillata Cuv. (tav. II, fig. 1), A. fumigata Grube, Cynthia papillosa Hell. (tav. III, fig. 1), Microcosmus vulgaris Hell., commestibile (tav. I, fig. 1), Tethyum plicatum Les. (tav. III, fig. 2), le Ascidie del genere Molgula Forb. (tav. II, fig. 3), a sviluppo diretto, senza larva, Rhodosoma callense Hell., il cui mantello forma come un nicchio con un opercolo, ecc.

Tra le Ascidie aggregate noteremo la comune Clavelina lepadiformis O. F. Müll. (tav. IV, fig. 2), la Perophora Wiegm.; le varie specie di Ecteinascidia Herdm., Diazona Sav. (tav. IV, fig. 1), Rhopalopsis Herdm., Rhopalaea Phil., che è una forma solitaria, ma con i caratteri delle precedenti.

Nelle Ascidie composte sono notevoli i gruppi dei Polycitoridae (Distomidi) con le varie specie dei generi Polycitor Ren. (Distoma), Distaplia D. Valle, Sycozoa Less. (Colella) dei mari australi; i Didemnidi (tav. IV, fig. 3), che formano colonie incrostanti, con tunica ricca d'incrostazioni calcaree e con particolari e notevoli fenomeni di blastogenesi. Il nuovo ascidiozoo, che nasce per gemmazione, si origina da due gemme (toracica e intestinale, o, secondo Della Valle, esofagea e peritoneale), le quali si fondono e terminano di conserva il loro sviluppo. Dalla prima gemma si origina il sacco branchiale con gli organi annessi, dalla seconda l'ansa intestinale. Il Caullery (1895) ha ricondotto tale maniera di gemmazione al modo epicardico, comune anche ai Distomidi (Polycitoridae).

Possiamo notare ancora i Polyclinidae, con un postaddome contenente le gonadi e con cuore spostato alla estremità di esso; e i Botryllidae (tav. III, fig. 3), v. botrilli.

Bibl.: R. Hartmeyer e Seeliger, Tunicaten. Appendicularien und Ascidien (1893-1911), in Bronn's Klassen und Ordnungen des Tierreichs, III, suppl., Lipsia; Delage e Hérouard, Les Procordés, in Traité de Zoologie concrète, VIII, Parigi 1898; M. Fedele, Sulla organizzazione e le caratteristiche funzionali dell'attività nervosa dei Tunicati, in Atti R. Accademia Lincei, Rendiconti, s. 5ª, XXXIII, p. 98; ibidem, p. 184; s. 6ª, VI, p. 532 (1923-1927); C. Dawidoff, Traité d'embryologie comparée des Invertébrés, Parigi 1928.

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