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Diritto

In diritto civile, in generale la possibilità astratta di acquistare un diritto in base a circostanze che devono ancora maturarsi. Ne esistono due tipi: l’a. di fatto, stato psicologico meramente soggettivo che non si fonda su alcuna norma giuridica e che pertanto non riceve protezione alcuna dall’ordinamento; l’a. legittima, situazione giuridica soggettiva attiva, prevista e tutelata dal diritto, che consiste in uno stadio preliminare del diritto soggettivo in cui si individua la presenza di un determinato fatto, necessario ma non ancora sufficiente perché possa sorgere un vero e proprio diritto, per es., la tutela riconosciuta dalla legge al nascituro (art. 1 c.c.) o la posizione dell’acquirente sotto condizione sospensiva durante la pendenza della condizione (art. 1356-58 c.c.). La tutela dell’a. legittima è meno intensa rispetto al diritto soggettivo, essendo soltanto strumentale e provvisoria, perché si limita ad assicurare la possibilità del sorgere del diritto ed è destinata a esaurirsi nel momento in cui il diritto eventuale cui tende l’a. sorge, ovvero diventa certo che non sorgerà mai.

Economia

Aspetti generali

Previsione che un soggetto economico formula sul valore che potrà assumere una variabile rilevante per le sue scelte, quando l’andamento non ne sia noto o certo al momento della decisione. Le a. riguardano, in particolare, i valori che le variabili assumeranno in periodi futuri, condizionando le scelte per gli effetti che potranno avere sui redditi, sui profitti, sui costi opportunità, sui prezzi relativi. Molte decisioni economiche guardano al futuro e sono assunte in condizioni d’incertezza, senza conoscenze certe o complete entro l’orizzonte temporale della scelta.

Le a. giocano un ruolo cruciale sui mercati finanziari, nelle scelte di portafoglio, nelle decisioni d’investimento o di risparmio, sui mercati dei cambi esteri, nelle reazioni alle misure di politica economica e in molti altri ambiti. Per es. l’impresa stabilisce i prezzi o il livello di produzione, formulando previsioni sull’andamento della domanda e dei profitti. La scelta d’acquistare una casa finanziando la spesa con un mutuo richiede previsioni sull’inflazione e sul saggio dell’interesse. L’acquisto di un bene durevole può essere anticipato o ritardato in considerazione di previsioni sui prezzi di mercato o sul reddito personale. Gli investimenti di borsa impongono congetture sui rialzi o ribassi attesi per il prezzo delle azioni; nei mercati di borsa, il fenomeno delle bolle speculative (➔ bolla) dipende dalla dinamica delle a. al rialzo sui valori azionari. L’equazione formulata da I. Fisher spiega che il saggio d’interesse nominale incorpora le a. sull’inflazione e l’inflazione stessa è alimentata dalle a. d’inflazione, che si riflettono nei contratti denominati in moneta. Gli economisti hanno studiato le a. sotto due prospettive: la rilevazione e i modelli teorici.

Studi empirici e ipotesi teoriche

Ci si è chiesti come gli agenti formino le a. e se formulino previsioni compiutamente espresse, o se i processi cognitivi che conducono alla previsione possono essere rilevati, poiché le attitudini mentali che influenzano decisioni nel presente in rapporto a eventi futuri non possono essere direttamente osservate. A fini di rilevazione si sono usate le indagini campionarie mediante questionario, rivolte a singoli operatori nei segmenti significativi della popolazione, ovvero a esperti, la cui opinione rappresenti o condizioni le previsioni di molti operatori. In alternativa, si impiegano indicatori che si ritiene approssimino correttamente le a. non osservabili degli operatori su una certa variabile. È oggi superata l’idea che gli economisti non sono in grado di formulare teorie sulla formazione delle a. e devono limitarsi ad assumerle come esogene. Nella teoria economica, l’a. (al tempo t) sul valore che una variabile prenderà al tempo t+1 è espressa mediante una funzione, che la lega a valori della stessa o altre variabili (esogene o endogene) al tempo t e in periodi precedenti. Nelle a. volte al passato la previsione guarda alle serie storiche (➔ serie) per anticipare il futuro; in altri costrutti le a. si formano (e si autoalimentano) in modo concatenato guardando al futuro. La funzione d’a. può condurre a un valore specifico di previsione ( a. deterministiche) o piuttosto essere rappresentata da una variabile con una distribuzione di probabilità (media e varianza). L’una o l’altra ipotesi alternativa sulle a. può essere incorporata in un modello (➔) del sistema economico o di specifici mercati: le variabili attese (espresse mediante relazioni funzionali) compaiono nelle equazioni del modello, di cui si studia l’equilibrio o la dinamica. Tramite le interazioni tra previsioni e risultati catturate in modo compatto nel modello, le a. concorrono a determinare l’andamento futuro delle grandezze economiche.

In quest’ambito si distinguono le a. statiche, regressive, estrapolative, adattive, razionali. Per le a. statiche la previsione si limita a ritenere che il valore della variabile al tempo t−1 rimarrà invariato al tempo t. Per le a. regressive si prevede che il valore della variabile tenderà a ritornare in futuro a un valore dato. J.M. Keynes ipotizzò a. regressive (ritorno a un valore stabile di riferimento) nella previsione sul saggio d’interesse, che influisce sulla scelta tra liquidità e titoli. Per le a. estrapolative gli agenti prevedono che la variabile continuerà a muoversi in futuro nella direzione in cui si è mossa nel recente passato (in aumento se è aumentata, in diminuzione se è diminuita). In generale, si suppone che gli agenti correggano l’a. alla luce dell’andamento osservato. Per le a. adattive gli agenti correggono la previsione (la correzione è la differenza tra il valore atteso per t e per t−1) sulla base dell’errore di previsione commesso, e cioè sulla base della differenza tra il valore effettivo rilevato alla data t−1 e la previsione formulata per la stessa data. Se il valore atteso è rivisto, via via, alla luce degli errori nelle precedenti previsioni, l’a. della variabile risulta essere la media ponderata, con pesi geometricamente decrescenti, di tutti i valori passati della variabile stessa. Per le a. razionali sono formulate considerando l’insieme delle informazioni disponibili (e non solo i valori passati della variabile da prevedere) e immaginando che il soggetto economico razionale ne faccia l’uso ottimale, con la stessa capacità dell’economista teorico di conoscere il modello scientifico rilevante per spiegare gli eventi. Secondo il suggerimento di J.F. Muth (1961), le funzioni di a. nei modelli economici devono essere considerate previsioni informate e intelligenti sul futuro, riconoscendo che le imprese o altri operatori economici abbiano (in media) la stessa abilità di previsione e lo stesso accesso ai dati dell’economista. La teoria delle a. razionali, poi sviluppata da altri autori, ritiene che gli operatori economici correggano continuamente le a. sulla base delle nuove informazioni e non commettano mai errori di natura sistematica. Essi conoscono le relazioni funzionali che legano le variabili tra loro e hanno accesso alle serie storiche dei dati; il valore atteso di una variabile risulta, in media, uguale alla previsione ottimale desumibile dalla teoria economica rilevante. Nei modelli con a. razionali, il valore atteso di una variabile è, quindi, la sua a. matematica, condizionata a tutte le informazioni disponibili nel momento in cui la previsione è formulata, data la struttura nota del modello stesso. Le a. razionali scontano, anticipandolo, l’andamento futuro delle grandezze economiche. Non può essere correttamente previsto solo ciò che è tecnicamente imprevedibile, come shock del tutto casuali con media zero, senza correlazione nel tempo o con le variabili rilevanti del modello.

L’ipotesi di a. razionali ha suscitato ampio dibattito, per il problema epistemologico di quale possa essere considerato il modello ‘vero’, per la possibile eterogeneità delle a. tra diversi operatori, per i processi di apprendimento che dovrebbero condurre a convergere sul risultato di razionalità. La teoria delle a. razionali ha condotto a drastiche revisioni in macroeconomia (➔). Se i privati sono in grado di anticipare gli effetti della politica monetaria, le manovre sistematiche risultano inefficaci (cosiddetta proposizione d’inefficacia della politica monetaria). Solo le sorprese potrebbero produrre effetti transitori, con il risultato paradossale che l’unica azione efficace di politica monetaria risulterebbe quella completamente casuale. Keynes riteneva che a. razionalmente fondate potessero essere formulate solo a fronte di condizioni di rischio (➔), non in situazioni d’autentica incertezza, quando non si hanno criteri per formulare attendibili giudizi di probabilità (come nelle previsioni su eventi storici con carattere di unicità). In generale, poiché le a. riguardano i comportamenti in condizioni d’incertezza, il tema rinvia all’incertezza (➔) e alla teoria delle decisioni (➔ decisione).

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