Assentire

Enciclopedia Dantesca (1970)

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Vincenzo Laraia

. Significa " dare l'assenso ", " approvare ", " consentire ". Verbo presente nel linguaggio poetico due-trecentesco (Iacopone O Vergen più che femena 23 " Conceperai tu figlio, sirà senza semiglio, / si tu assenti al consiglio de questa mia ambasciata ").

In D. ha il significato generico di " concedere ", " permettere ": Per ch'io a figurarlo i piedi affissi; / e 'l dolce duca meco si ristette, / e assentio ch'alquanto in dietro gissi (If XVIII 45). In Pg XIX 86 m'assentì con lieto cenno, vale " acconsentì con un cenno di compiacimento "; in XXI 101 è usato come transitivo e significa " accettare " (Battaglia, Dizionario) : per esser vivuto di là quando / visse Virgilio, assentirei un sole / più che non deggio al mio uscir di bando. " Dice [Stazio] che l'Eneida gli diede il latte della poesia, e poi aggiugne ch'elli assentirebbe di stare uno anno in Purgatorio più ch'elli non dée, per esser vivuto al tempo che Vergilio visse " (Ottimo). In XXII 126 è usato come sostantivo : Così l'usanza fu lì nostra insegna, / e prendemmo la via con men sospetto / per l'assentir di quell'anima degna, e significa più particolarmente conferma da parte di Stazio di quanto ritiene Virgilio, cioè che convenga girare il monte volgendo le destre spalle all'orlo esterno del cerchio come hanno sempre fatto.

In Fiore XLVI 13 'l me' cor vi s'assente, il verbo è usato come intransitivo pronominale e significa " acconsentire ", " adattarsi " (Parodi). V. anche ASSENSO.