ASSUERO

Enciclopedia Italiana (1930)

ASSUERO

Ugo Bertini

. Il nome di questo personaggio biblico deriva direttamente dal greco 'Ασσούηρος, che da parte sua trascrive l'ebraico 'Aḥašwerōš. L'ebraico si avvicina più alla forma susiana e assira (rispettivamente Iksiirsa, Chisi'arsa) che alla forma persiana (Khšayārsā); ma sul suo significato etimologico le opinioni sono assolutamente discordi. La Bibbia parla di A. in quattro libri dell'Antico Testamento, cioè in Ester, Esdra, Tobia e Daniele. Si tratta di sapere se si parla dello stesso personaggio, ovvero di due o più persone distinte: questione questa che, prima della scoperta di documenti importanti dell'epoca persiana, era risolta ben diversamente da quello che sia oggi.

In Esdra, IV, 6, A., re di Persia, al quale i nemici d'Israele, ritornato dall'esilio babilonico, fecero ricorso contro gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme, soprattutto per ostacolare la già iniziata costruzione del Tempio, è nominato tra Dario e Artaserse. Ciò basterebbe per sé a identificarlo con Serse I, figlio di Dario, che regnò dal 485 al 465 a. C.; e su questo punto gli esegeti, alla luce delle iscrizioni persiane, sono d'accordo. Seguendo questa interpretazione, i versetti 6-23 del cap. IV di Esdra debbono considerarsi come una parentesi, nella quale l'autore del libro, presa occasione dalle trame degli avversarî di Giuda sotto i primi Achemenidi a cominciare da Ciro, riassume queste trame nelle linee principali del loro sviluppo e riprende il filo della storia di Dario al vers. 24 dello stesso capitolo. L'identificazione dell'A. esdrino con Serse dà la chiave per identificare l'A. del libro di Ester, che ottimamente corrisponde a Serse I. Infatti ciò che l'autore sacro di Ester racconta di A., si attaglia benissimo al Serse persiano. La storia di costui è assai nota per i larghi accenni che vi fanno Erodoto nel libro VII della sue storie e Ctesia nelle sue Memorie persiane. Rimandando pertanto all'articolo Serse per quanto riguarda la storia persiana e greca, qui riassumeremo brevemente il racconto biblico, avvertendo che per molti critici recenti esso non ha un valore strettamente storico (per tale questione vedi i commenti al libro di Ester.).

A. sposò Ester, vergine giudea e orfana, nel settimo anno del suo regno, cioè nel 478, l'anno dopo la celebre sconfitta dell'esercito persiano a Platea (Ester, II, 16). La regina Vasthi, rifiutatasi di comparire al cospetto del re durante un solenne banchetto, che meglio potrebbe dirsi orgia, era stata ripudiata da Serse l'anno terzo (il 482), l'anno stesso in cui fu domata la rivolta egiziana (Ester, I, 3 segg.).

La nuova regina trovò grazia presso il re, e fu alla corte grande protettrice del popolo ebreo, servendosi in ciò del valido aiuto di Mardocheo, che era stato fin allora tutore vigilante della povera orfanella, sua cugina. Mardocheo continuò la vigilanza anche quando Ester fu scelta a regina tra le vergini presentate ad A., e rese al tempo stesso segnalati servigi al sovrano, tra i quali è degno di nota l'avere scoperta la congiura contro Serse degli eunuchi Bagathan e Thares, che furono giustiziati (Ester, II, 20-23)

Frattanto Aman, oriundo di Agag in Media, era stato scelto primo ministro di corte. Ambiziosissimo, provò grande compiacenza a ricevere gli ossequi di tutti i suoi dipendenti; solo Mardocheo, non volle piegare la fronte davanti al nemico acerrimo del popolo suo. Aman giurò di vendicarsi con lo sterminio dell'odiato popolo, e l'anno dodicesimo del regno di Serse, il 473, senza dubbio l'anno stesso in cui entrò in carica e al principio di questa, pubblicò l'editto di sterminio in tutto l'impero a cominciare dalla capitale Susa (Ester, III, 7-15).

Per sventare il pericolo, Mardocheo ricorre alla regina, affinché interceda presso il re a favore del popolo minacciato; Ester comanda che si facciano tre giorni di digiuno strettissimo e intanto invita ad un banchetto Serse ed Aman, che accettano. Dopo il banchetto Aman, perseguendo il suo sogno di sangue e di vendetta, fa preparare il patibolo a forma di croce per Mardocheo (Ester, IV seg.).

Ma eurante la notte provvidenzialmente le cose prendono un corso ben diverso. Il re non può chiudere occhio. Si fa leggere gli annali dei primi anni del suo regno, e con meraviglia trova che Mardocheo non ha ricevuta alcuna ricompensa per avere scoperto la congiura di Bagathan e Thares. Ordina che siano resi a Mardocheo gli onori dovuti, e che anche Aman pieghi la fronte al passaggio trionfale del liberatore del sovrano (Ester, IV,1-13).

Lo stesso giorno del trionfo, durante un banchetto preparato da Ester per Serse e Aman, la regina svela al re la congiura del primo ministro contro il popolo eletto. Serse, riconosciuta finalmente la malvagità di Aman, lo fa giustiziare sullo stesso patibolo che aveva preparato per Mardocheo; questi gli succede nella carica di primo ministro, e, abolito il crudele editto di sterminio contro i Giudei, ne pubblica un altro, col quale si dà facoltà ai perseguitati di prendersi la rivincita sui loro nemici. L'editto è presto tradotto in atto, e il popolo di Jahvè riacquista la sua tranquillità in mezzo al giubilo universale (Ester, IV, 14-IX, 19). Il ricordo della liberazione fu eternato con l'istituzione della festa dei Purīm (Ester, IX, 20-30; v. mardocheo; purīm).

Nel testo greco volgato di Tobia, XIV, 15, si parla di un Assuero conquistatore di Ninive. Ora si sa che la metropoli assira fu espugnata nel 612 a. C. dagli eserciti confederati della Media, duce il re Ciassare, e da quelli di Babilonia, duce Nabopolassar, padre di Nabuchodonosor. Si ha dunque uno scambio di nome, e probabilmente il nome greco nel libro di Tobia deriva dalla forma persiana di Ciassare, che è Uvakšatra.

Finalmente il libro di Daniele (IX,1) parla di A. padre di Dario Medo. L'identificazione di questo terzo A. dipende dalla soluzione del problema intorno a Dario Medo.

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