Astrologo

Enciclopedia Dantesca (1970)

astrologo

Vincenzo Laraia

Il termine astrologia in D., come presso gli antichi, designa la scienza che studia gli astri e comprende ciò che oggi chiamiamo astronomia; allo stesso modo a. indica colui che " tratta degli astri " e comprende in sé il significato di astronomo. I glossari tardo latini parlano dell'a. come di " mathematicus qui sidera tractat ", " aestimator siderum et lunae cursus " o anche " astrologi, qui intendunt signa caeli ". Ciò è comune a tutto il Medioevo; v. ad esempio Alberto Magno Phys. II I 8 " passiones coeli, quas considerat astrologus ". In Cv II III 3, D. addebita all'ignoranza degli a. seguiti da Aristotele l'avere ammesso otto cieli invece di nove e riferisce le ragioni di Tolomeo che giustificano il nono cielo.

Negli altri passi del Convivio (II III 16, V 15 e 16, XIII 28, III V 12, VI 2) D. si appella all'autorità degli a. per convalidare le sue teorie astronomiche, sempre con il suddetto significato; così pure in Quaestio 53 e 54.

In Vn XXIX 2 la voce è usata come aggettivo : opinione astrologa. Qui il termine ha un riferimento specifico all'ambito dell'astrologia, in quanto si parla delle perfezioni di Beatrice determinate dall'azione collegata dei nove cieli (v. anche ASTROLOGIA).