ATERURO

Enciclopedia Italiana (1930)

ATERURO (dal gr. ἀϑήρ "arista d'una spiga" e οὐρά "coda"; lat. scient. Atherurus F. Cuv.)

Oscar De Beaux

Tenere d'una sottofamiglia di roditori (Atherurinae Lyon 1907) della famiglia degl'Istrici. Forma generale relativamente leggera, dimensioni modeste. Orecchi piccoli e nudi. Alla mano, corta e larga, sono 4 dita e una verruca munita di unghia al posto del pollice; al piede 5 dita. Coda assai lunga, con la porzione intermedia rivestita di squamme e con l'apice ornato da un ciuffo di setole schiacciate e vuote. Sul dorso mancano dei veri aculei lunghi, ma vi sono spine rigide e solcate longitudinalmente. La porzione nasale del cranio non è particolarmente rigonfia; i molari sono alti e muniti di radice. Vi sono 3 vertebre sacrali. La sottofamiglia comprende 2 generi.

1. Ateruro (lat. scient. Atherurus F. Cuv. 1829; fr. athérure; tedesco Quastenstachler; ingl. brush-tailed porcupine). - La lunghezza della coda è circa un terzo di quella della testa più il tronco. Le spine dorsali aumentano di lunghezza dall'avanti all'indietro, e le più lunghe misurano 75 millimetri. Tra le spine della porzione posteriore del dorso vi sono delle setole rigide. La testa, le parti inferiori e gli arti portano spine molli e schiacciate. Le setole del ciuffo terminale della coda mostrano da 2 a 4 energiche strozzature trasversali. Il cranio è piuttosto stretto col rostro relativamente largo; il malare è robusto; non vi sono processi postorbitali. Il genere conta 12 specie e sottospecie tra africane e asiatiche, distribuite nell'Africa occidentale dalla Senegambia all'Angola, nell'Africa centrale (bacini dell'Aruwimi e dell'Uelle), in Birmania, Malacca, Tonchino, Cocincina, nelle isole Hainan, Tioman e nell'arcipelago Iohore. Tra queste, le specie più note sono: Atherurus africanus Gray, dell'Africa occidentale da Sierra Leone ad Angola, della lunghezza complessiva di 60 cm., con ciuffo caudale giallo-biancastro, e A. macrurus L., di Birmania e Malacca, un poco più grande, con coda un po' più breve. Sono animali silvicoli, crepuscolari o notturni, che abitano in termitai abbandonati o in tane di propria fattura tra le rocce e sotto gli alberi.

2. Trichide (lat. scient. Trichys Günter 1876, dal gr. ϑρί "pelo" e ὖς "porco", fr. trichys; ted. Borstenstachler; ingl. trichys). - Un po' più piccolo del precedente, con coda più lunga, con spine dorsali più appiattite, meno robuste, più brevi e di lunghezza uniforme, fra le quali si trovano setole molto rigide e lunghe fino a 75 millimetri. Le setole modificate del ciuffo terminale della coda non mostrano strozzature traverse. Nel cranio il rostro è relativamente stretto, il malare è debole; i processi postorbitali sono presenti. Abita la Penisola Malese, e le isole di Borneo e Sumatra in tre forme scarsamente distinte tra di loro. La forma di Borneo fu chiamata lipura Günther, perché il tipo mancava completamente della coda, fatto che nella specie si verifica con sorprendente frequenza. Per altre sottofamiglie, v. istrice.

Bibl.: Alston, in Proc. Zool. Soc., Londra (1876), p. 94; Günther, ibidem, p. 739; Winge, E Museo Lundi, I, 1888, part. III, p. 126-135; Tulberg, in Nova Acta Sc. Upsala, 1900, XVIII, pp. 82-149; Lyon, in Proc. Unit. States Nat. Museum (1907), XXXII, pp. 584-593; Pocock, in Proc. Zool. Soc., Londra 1922, pp. 305, 367, 371, 383, 413.

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