ATLETICA LEGGERA

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

ATLETICA LEGGERA

Alessandro Capriotti

I Campionati del mondo del 2007. Le Olimpiadi del 2008. I Campionati del mondo del 2009. I Campionati del mondo del 2011. Le Olimpiadi del 2012. I Campionati del mondo del 2013

Gli aspetti più rilevanti dell’a. l. nell’ultimo decennio hanno riguardato essenzialmente il problema annoso della lotta al doping, il peso di norme e tecnologie sulle prestazioni e gli interrogativi sempre più frequenti sulla distanza dal limite umano assoluto. Oltre ai risultati sportivi dei Giochi olimpici e dei Campionati del mondo disputati in questi anni, tra le storie notevoli di tale periodo va ricordata, non soltanto in chiave agonistica, la vicenda di Oscar Pistorius. Il paratleta, infatti, giunto dopo lunghe battaglie giuridiche a gareggiare con i normodotati grazie alle protesi che sostituiscono la parte inferiore delle gambe, di cui è privo fin da piccolo, da simbolo di coraggio e abnegazione è poi divenuto protagonista, per un’atroce vicenda che lo ha visto pesantemente coinvolto nella morte della fidanzata (e condannato nel 2014 per omicidio colposo), di un episodio tutt’altro che eroico, purtroppo molto diffuso nella nostra epoca.

Per ragioni decisamente diverse l’animo di esperti e appassionati di questo sport si è comprensibilmente rattristato nel marzo 2013, per la scomparsa, a 62 anni, dell’ex velocista Pietro Mennea, un atleta senz’altro collocabile, per risultati e personalità, tra gli sportivi azzurri, di ogni disciplina, migliori di tutti i tempi.

I Campionati del mondo del 2007. – Alla 11ª edizione dei Mondiali, disputata a Osaka (Giappone) dal 25 agosto al 2 settembre 2007, parteciparono 1978 atleti di 200 nazioni. Notevole si rivelò la diffusione geografica delle medaglie: se da un lato gli Stati Uniti furono primi con 14 medaglie d’oro, è anche vero che i riconoscimenti, complessivamente, furono appannaggio di ben 46 Paesi, a conferma di un allargamento dei valori senza eguali in nessun altro sport. Il Kenya, confermatosi superpotenza nelle corse lunghe, dagli 800 m in su, vinse 13 medaglie complessive, di cui cinque d’oro, e finì secondo nel medagliere. Significativo in tal senso il piazzamento sui tre gradini del podio dei 3000 m siepi di altrettanti atleti di questo Paese.

Kenenisa Bekele

La mancanza di nuovi primati mondiali fu compensata da equilibrio e incertezza nelle competizioni. Tra gli esempi di ciò il fatto che nel lancio del martello sette uomini andarono oltre gli 80 m; nella staffetta 4×100 m le prime quattro squadre furono distanziate all’interno di soli 21 centesimi; nei 100 m femminili ci furono alla fine solo 4 centesimi di secondo di distacco fra la prima e la quinta atleta (per assegnare l’oro ci vollero diversi minuti e un’elaborazione elettronica dell’immagine dell’arrivo al millesimo di secondo, che evidenziò un tempo di 11″006 per la giamaicana Veronica Campbell e di 11″008 per la statunitense Lauryn Williams: la gara fu quindi vinta per soli 2 millesimi di secondo).

Tra le altre imprese, nei 10.000 m maschili l’etiope Kenenisa Bekele acquisì il terzo oro mondiale consecutivo con un gran finale di gara; mentre nel salto con l’asta femminile alla campionessa russa Yelena Isinbayeva furono sufficienti due soli salti per vincere il secondo oro iridato consecutivo. Nei 100 m maschili si affermò lo statunitense Tyson Gay che superò il grande rivale giamaicano Asafa Powell, allora primatista mondiale, giunto terzo. Gay vinse anche i 200 m, lasciando il secondo posto a un altro giamaicano, Usain Bolt.

Le grandi sconfitte di questa edizione mondiale furono la Francia, che si aggiudicò solo due argenti, e il Giappone, padrone di casa, che conquistò solamente un bronzo, nell’ultima giornata di gare, grazie alla maratona femminile.

Il bilancio azzurro fu di una medaglia di bronzo – Alex Schwazer nella 50 km di marcia – e due medaglie d’argento, Andrew Howe nel salto in lungo e Antonietta Di Martino nel salto in alto; queste ultime due prove sancirono altrettanti record nazionali (8,47 m di Howe e 2,03 m della Di Martino). I riconoscimenti ebbero sapore diverso, poiché Howe, fino all’ultimo salto dell’atleta poi vincitore, Irving Saladino, fu vicinissimo al trionfo, sottrattogli solo da un’autentica impresa del rivale panamense (8,57 m); mentre la saltatrice Di Martino vide compensati con il successo i precedenti anni caratterizzati da infortuni, sacrifici e dubbi legittimi sulla reale possibilità di esprimersi ad alto livello. Schwazer infine, favorito alla vigilia, confermò solo il terzo posto di Helsinki 2005.

Le Olimpiadi del 2008. – Alla 19ª edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna, importante per la scelta del Paese ospitante, la Cina, anche per una serie di motivazioni extrasportive, in ambito atletico si svolsero 47 prove, 24 maschili e 23 femminili (l’unica gara riservata solo agli uomini fu la 50 km di marcia). In campo femminile si registrarono due nuovi record mondiali (quelli delle atlete russe Gulnara Samitova-Galkina e Isinbayeva, rispettivamente nei 3000 m siepi e nel salto con l’asta). In campo maschile i primati furono tre, tutti legati allo strapotere sportivo della Giamaica nelle gare di velocità: quelli di Bolt nei 100 e 200 m piani e nella staffetta 4×100 m. Impressionanti furono le prove di Bolt: dopo aver visto correre i suoi 100 m molti si chiesero che tempo avrebbe ottenuto se non avesse girato la testa e aperto le braccia e se non si fosse battuto il petto poco prima di arrivare al traguardo; ciò alimentò l’immagine del personaggio, insieme a quella del campione. Nei 200 m stupì il mondo per aver strappato allo statunitense Michael Johnson un primato, stabilito nel 1996 ai Giochi di Atlanta, che sembrava difficilmente battibile. Destò invece grande dolore, prima ancora che delusione, negli sportivi locali, Liu Xiang, primo cinese ad aver conquistato una medaglia d’oro nell’atletica leggera maschile (Atene 2004, 110 m ostacoli), poiché a Pechino, ormai gloria nazionale e collocato tra i favoriti potendo gareggiare in casa, fu costretto al ritiro prima ancora della finale per un infortunio.

Il bilancio azzurro fu di una medaglia di bronzo (Eli sa Rigaudo nella 20 km di marcia) e una medaglia d’oro (Schwa zer nella 50 km di marcia); l’altoatesino era stato l’unico azzurro accreditato dalla stampa specializzata straniera di una possibile medaglia in a. l., ma i pronostici si erano orientati verso un bronzo. Qualche rammarico suscitò il quinto posto di Ivano Brugnetti nella 20 km di marcia, mentre l’eliminazione di Howe prima della finale di salto in lungo fu la conseguenza di una stagione caratterizzata da diversi infortuni.

Usain Bolt

I Campionati del mondo del 2009. – I Mondiali del 2009 (12ª edizione) si svolsero a Berlino dal 15 al 23 agosto. La partecipazione fu di 2101 atleti provenienti da 202 Paesi. Il bilancio vide al primo posto gli Stati Uniti (22 medaglie complessive, di cui 10 d’oro) davanti alla Giamaica (13 medaglie complessive, di cui 7 d’oro) e al Kenya (11 medaglie complessive, di cui 4 d’oro). Furono tre i primati del mondo stabiliti in questa occasione, due del campione giamaicano Bolt nei 100 e 200 m piani (rispettivamente 9″58 e 19″19), cui si aggiunse quello dell’atleta polacca Anita Włodarczyk nel lancio del martello (77,96 m). Quest’ultimo record, ritoccato più volte negli anni successivi, è stato portato dalla stessa Wło dar czyk a 79,58 m nel marzo 2014. Bolt dette un contributo decisivo anche nella staffetta 4×100 m piani, in cui il quartetto giamaicano, diversamente da quanto accaduto a Osaka, vinse l’oro. Altrettanto accadde nell’analoga prova femminile, mentre nelle staffette 4×400 m furono gli Stati Uniti a imporsi, tanto tra gli uomini quanto tra le donne.

Tra le altre imprese, nei 10.000 m maschili l’etiope Kenenisa Bekele conquistò il suo quarto oro mondiale consecutivo, e nell’ultima giornata di gare si aggiudicò anche la gara dei 5000 m: un atleta etiope non aveva mai vinto quest’ultima prova ai Campionati mondiali.

Tra i fatti che destarono maggiore scalpore, durante e dopo la manifestazione, la vittoria negli 800 m femminili di Caster Semenya, atleta sudafricana caratterizzata da tratti somatici e voce mascolini, al punto che si arrivò a una richiesta ufficiale di indagine sulla sua reale appartenenza sessuale. Furiose furono le polemiche, prima sportive e successivamente bioetiche e giuridiche, su un tema così delicato anche in termini di privacy. Soltanto nel luglio del 2010 gli organi competenti confermarono l’idoneità del-l’atleta a partecipare alle competizioni femminili.

Il bilancio azzurro in questa occasione fu davvero poco felice: nessuna medaglia. In una manifestazione di livello mondiale all’aperto, Giochi olimpici compresi, un risultato così negativo non si verificava dal 1956 (Melbourne): un consuntivo dovuto anche a circostanze poco fortunate, appena mitigato dall’aver avuto otto rappresentanze nelle finali.

I Campionati del mondo del 2011. – I Mondiali del 2011 (13ª edizione) si svolsero a Daegu, nella Repubblica di Corea, dal 27 agosto al 4 settembre. Parteciparono alla manifestazione 1742 atleti di 199 nazioni. Il bilancio vide gli Stati Uniti (26 medaglie complessive, di cui 12 d’oro) davanti alla Russia (19 medaglie in totale, di cui 9 d’oro) e al Kenya (17 medaglie, di cui 7 d’oro). Soltanto quarta nel medagliere la Giamaica, che però ebbe la grande soddisfazione di ritoccare l’unico primato mondiale stabilito nella manifestazione, nella staffetta 4×100 m maschile, con il tempo di 37″04. Del quartetto vincente faceva parte anche Bolt, le cui prestazioni, anche individuali, suscitarono ancora grande interesse, per ragioni diverse. Squalificato nei 100 m per una falsa partenza, si riscattò ampiamente nella gara dei 200 m, vincendola. Non mancarono le polemiche sulla nuova e discussa regola introdotta dalla IAAF (International Association of Athletics Federations) a partire dal 2010, secondo cui il primo atleta che parte in anticipo è immediatamente fuori dalla gara. Per ‘falsa partenza’ si intende un tempo di reazione minore di 100 millesimi di secondo. Non a caso l’anno successivo, in funzione delle Olimpiadi di Londra, ci fu una poco pubblicizzata modifica della severissima norma, che da allora «permette agli atleti di muoversi sui blocchi con i piedi senza essere squalificati fino a quando le mani non lasciano il terreno e i piedi si staccano dai blocchi», scongiurando il pericolo di un movimento involontario che lo starter percepisce come mutamento di pressione sul blocco. In ogni caso Bolt, dopo aver vinto la finale dei 200 m, sottolineò come l’insuccesso nei 100 m non fosse dovuto alla fiscalità eccessiva della regola, ma solo alla sua responsabilità.

La valutazione tecnica complessiva della manifestazione indicò comunque il ritorno del Kenya alla netta prevalenza nelle gare di resistenza e un comprensibile calo di rendimento di alcuni protagonisti assoluti degli anni precedenti (l’etiope Bekele nelle corse lunghe, la russa Isinbayeva nel salto con l’asta); ma soprattutto un’altra spedizione poco felice per l’Italia. Una sola medaglia (il bronzo della Di Martino nel salto in alto) e appena cinque rappresentanze in finale, di cui quattro espresse da atleti ultratrentenni.

Le Olimpiadi del 2012. – Anche alla 30ª edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna, disputatisi a Londra, si svolsero in ambito atletico 47 prove, 24 maschili e 23 femminili. Furono stabiliti complessivamente 4 nuovi primati mondiali: tra gli uomini il keniota David Rudisha portò il primato degli 800 m a 1′40″91; mentre nella staffetta 4×100 m il quartetto giamaicano, migliorando il record già detenuto dall’anno precedente, fece registrare il tempo di 36″84. In ambito femminile, nella staffetta 4×100 m gli Stati Uniti cancellarono il primato della DDR, che durava da 27 anni, portandolo a 40″82; nella 20 km di marcia la russa Elena Lašmanova portò il record a 1h25′02″.

Grandi soddisfazioni in questa edizione ci furono per Glenn Mills, sessantaduenne allenatore giamaicano specializzato nella velocità che, oltre a seguire Bolt, contribuì anche agli exploit di Yohan Blake e dell’esordiente Warren Weir. Bolt replicò il successo sulle due gare di velocità pura già conquistate nella precedente edizione dei Giochi: non era mai successo. Ciononostante il medagliere dell’atletica venne conquistato ancora una volta dagli Stati Uniti (in totale di 29 podi, 9 ori, 13 argenti e 7 bronzi); la Russia fu la seconda forza (18 medaglie, come a Pechino, ma 2 ori in più) e la Giamaica, con 12 podi (4-4-4), arrivò per la prima volta al terzo posto.

Clamorosa, e non solo in chiave azzurra, fu l’esclusione dai Giochi, a opera dello stesso CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano), del marciatore Schwazer, campione olimpico a Pechino, bloccato poco prima che partisse per Londra a causa di positività al doping, a seguito di un controllo a sorpresa della WADA (World Anti-Doping Agency) effettuato il 30 luglio a Obertsdorf. L’atleta altoatesino, peraltro, assunse immediatamente la piena responsabilità della vicenda, mostrandosi addolorato e consapevole della pesantezza delle sue scelte; ma le conseguenze di tale macchia ebbero seri riflessi, in seguito, non solo su di lui. Il bilancio dell’atletica azzurra a Londra, dunque, inevitabilmente condizionato sia in termini di possibilità agonistiche sia sotto il profilo dell’immagine complessiva del movimento, vide però una brillante medaglia di bronzo acquisita nel salto triplo da Fabrizio Donato nella gara vinta dallo statunitense Christian Taylor, campione del mondo a Daegu, e in cui l’altro azzurro Daniele Greco, alla sua prima partecipazione olimpica, si piazzò quarto. Cinque, in totale, furono i finalisti azzurri, ossia gli atleti capaci di piazzarsi tra i primi.

I Campionati del mondo del 2013. – I successivi Mondiali (14ª edizione) si sono disputati a Mosca dal 10 al 18 agosto 2013; hanno partecipato alla manifestazione 1974 atleti di 206 Paesi. Nel medagliere si sono imposti i padroni di casa, pur conquistando un numero di medaglie complessivo (17) inferiore a quello degli Stati Uniti (25), ma il maggior numero di ori acquisiti (7 contro 6) li ha posti davanti, convenzionalmente, in questa particolare classifica. Protagonista assoluto della manifestazione ancora Bolt, che ha prolungato l’ideale trait d’union con l’Olimpiade 2012, vincendo ancora la prova dei 100 m piani (superando il rivale statunitense Justin Gatlin e il proprio connazionale Nesta Carter), quella dei 200 m (lasciando a un altro giamaicano, Weir, il secondo posto e allo statunitense Curtis Mitchell il terzo) e, con la sua squadra, la staffetta 4×100 m, davanti al quartetto statunitense. Del tutto analogo il comportamento nella velocità femminile di un’altra atleta giamaicana, Shelly-Ann Fraser-Pryce, vincitrice dell’oro nei 100 m, nei 200 m e nella staffetta 4×100 m. Tra i restanti motivi di interesse tecnico della manifestazione, il ritorno alla vittoria nel salto con l’asta femminile di Isinbayeva, sicuramente l’atleta migliore di tutti i tempi della specialità in ambito femminile, che però non conquistava l’oro a un campionato del mondo da Osaka 2007.

Il bilancio azzurro, pur nel realismo delle aspettative della vigilia, non è stato brillante, se si eccettua la medaglia d’argento vinta dalla trentasettenne Valeria Straneo, madre di due bambini, seconda nella maratona, portatrice di una storia particolare, in quanto priva della milza per un intervento subito alcuni anni prima, quando non aveva ancora intrapreso le gare agonistiche.

Yelena Isinbayeva
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