BRUNIALTI, Attilio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14 (1972)

BRUNIALTI, Attilio

Giuliana D'Amelio

Nato a Vicenza il 2 apr. 1849 da Giovanni Battista e Catterina Magnabosco, e compiuti qui gli studi secondari, si laureò in giurisprudenza a Padova nel 1870. Nella carriera accademica entrò quasi subito, con un incarico di insegnamento privato di diritto costituzionale comparato nell'università di Roma, e poi come professore di diritto costituzionale a Pavia (dal 1879 al 1881) e a Torino (fino al 1893, anno in cui fu nominato consigliere di Stato). Quasi contemporaneamente cominciò a percorrere una carriera politica che doveva vederlo deputato per nove legislature e personaggio assai in vista nelle file del partito costituzionale. Il 29 ott. 1882 fu infatti eletto rappresentante del collegio di Vicenza per la XV legislatura, ufficio in cui fu riconfermato anche nelle due legislature seguenti; nelle successive XVIII, XX e XXI legislature rappresentò il collegio di Thiene. Non fu eletto invece nella XIX legislatura, in seguito a una violentissima lotta elettorale che nel 1895 lo oppose a Guardino Colleoni, sindaco clerico-moderato di Vicenza, sostenuto da Fedele Lampertico, contro il quale nulla poté l'appoggio che ebbe da Alessandro Rossi.

Nelle carte di quest'ultimo conservate presso l'Archivio Rossi di Vicenza esiste un fascicolo di lettere del B., che riguardano quest'episodio, mentre carte attinenti al B. si trovano probabilmente anche nell'Archivio di Fedele Lampertico ereditato dalla Biblioteca Bertoliana di Vicenza, ma non ancora aperto alla consultazione.

Nel Parlamento rientrò ancora nella XXV legislatura, sempre come rappresentante di Thiene, mentre dal 1882 al 1890 e poi nel 1899 fece parte del Consiglio provinciale di Vicenza. Nel corso della sua vita pubblica prese parte a numerose missioni politico-scientifiche all'estero: così nel 1880 al congresso industriale e geografico di Lisbona come rappresentante del ministro d'Agricoltura e Commercio; a Londra nel 1892 per studiare l'ordinamento della polizia, in Svizzera e nel Belgio per studiarvi il voto obbligatorio. Alla Camera parlò soprattutto in materia di politica estera e coloniale, e alla questione coloniale è dedicata anche una parte della sua produzione pubblicistica. Fondatore del Giornale delle Colonie colprogramma di "contribuire a preparare l'espansione, e frattanto collegare gli Italiani sparsi in tutte le parti del mondo", scrisse nel 1885 L'Italia e la questione coloniale, un saggio di tono schiettamente crispino, in cui il nascente colonialismo italiano veniva presentato come il naturale "sviluppo economico e civile di un popolo fuori dei suoi confini politici" (p. XII).

In quest'atmosfera devono essere d'altronde collocati anche il suo interesse per la geografia, le esplorazioni e i viaggi, le sue collaborazioni al Bollettino della Società geografica ital., le iniziative di traduzione italiana di opere come la Nuova geografia universale di E. Reclus (1884-1900, in 16 volumi) e L'Africa orientale dal Limpopo al paese dei Somali di H. Barth (Roma 1876). Su questi temi scrisse ancora Glieredi della Turchia, Roma 1880; Algeria,Tunisia e Tripolitania. Studi di geografia politica, Milano 1881; Le colonie degli italiani, Torino 1895.

Il B. morì a Roma il 2 dic.1920.

Quale che sia stato il posto occupato dal B. nella vita pubblica e politica della sua età, è al suo contributo nel campo degli studi di diritto pubblico che si deve prestare maggiore attenzione. Il B. appartenne senza dubbio a quel filone della scienza del diritto costituzionale e amministrativo che era destinato, nel periodo che corre dalla prolusione di Orlando a Modena nel 1885all'avvento del fascismo, a restare isolato e ad avere la peggio nel confronto con le tesi rinnovatrici d'ispirazione tedesca della scuola siciliana. Senza confondersi con l'indirizzo sociologico ed evoluzionistico, il B. sottolinea in ogni caso con molta evidenza il legame indissolubile dell'indagine costituzionalistica con l'economia, la morale, la storia, la geografia, la "cultura in generale" e specialmente con la politica, poiché a suo avviso "disconoscere il carattere di scienza politica del diritto costituzionale equivarrebbe a disconoscerne l'obbietto" (Il diritto costituzionale e la politica nella scienza e nelle istituzioni, I, Torino 1896, p. 35).Si tratta di conclusioni cui il B. perveniva sulla base di un'esperienza storica fatta di autoritarismo nella gestione delle istituzioni, di unità statale "attuata dall'alto verso il basso, anziché dal basso in alto" (Crisafulli, Significato dell'opera giur. di V. E. Orlando, in Ann. triestini, XXII[1953], p. 41), di riduzione della vita costituzionale al momento dell'esecutivo: come ben testimonia una sua presa di posizione su La funzione politica del potere giudiziario, in Archivio giuridico, III (1870), p. 415, in cui affermava: "Il magistrato non è che un delegato del potere esecutivo: il potere giudiziario non è che una funzione del governo, a lui spetta bensì il mantenimento dell'ordine e della giustizia, ma lo spirito che lo informa è o deve essere quello del governo" (M. D'Addio). Tesi cui corrisponde d'altronde quella pure sostenuta dal B. insieme con l'Arcoleo e con l'Arangio-Ruiz, sulla nuova funzione che doveva assumere il gabinetto nei momenti di crisi parlamentare (La moderna evoluzione del governo costituzionale, Milano 1881). Al B. si deve dar atto di aver contribuito a portare avanti la tesi della revocabilità e modificabilità dello Statuto, e quindi della prevalenza del ruolo delle Camere su quello del re nella dinamica del sistema di governo. Tuttavia queste posizioni, che egli derivava soprattutto dai costituzionalisti inglesi, mancavano di un adeguato grado di concettualizzazione. Nella polemica sulla formazione del Regno d'Italia, in cui il B. fu tra i primi a schierarsi contro l'opinione della continuità sostenendo l'origine plebiscitaria dello Stato uscito dalle vicende del 1859-60, egli fu contrastato polemicamente non solo da Santi Romano (che definiva le sue concezioni "per così dire giuridiche": vedi I caratteri giuridici della formazione del Regno d'Italia, in Riv. di dir. internaz., VI (1912), n. 3, p. 14dell'estr.), ma anche dall'Anzilotti, che, pur sostenendo il carattere di novità del titolo di validità dello Statuto dopo le fusioni del 1860, teneva a precisare: "Tutto questo non ha nulla a che fare col preteso carattere plebiscitario dello Statuto, nel senso comunemente inteso fra noi", e richiamava in nota lo scritto del B., La costituzione italiana e i plebisciti, pubblicato nel fascicolo della Nuova Antologia del 16 genn. 1883 (pp. 322 ss.), opponendogli che "se i plebisciti hanno una rilevanza giuridica, l'hanno unicamente come manifestazione di volontà di Stati che hanno cessato di esistere; e come tali è impossibile che costituiscano la legittimazione dello statuto vigente in Italia". Il B., come al solito, "scambiava il fatto politico con quello giuridico" (D. Anzilotti, La formazione del Regno d'Italia nei riguardi del diritto internazionale, in Rivista di diritto internazionale, VI [1912], n. 1, p. 26 n. 1).

In realtà, a distanza di oltre mezzo secolo l'impegno giuspubblicistico del B. appare talmente limitato dall'impostazione culturale, eclettica e superficiale, nonché da quella politica, sostanzialmente disponibile al trasformismo (il B. continuò a votare con la maggioranza anche dopo la salita al potere di Crispi), da spingerci piuttosto a rivalutare, della sua opera, un aspetto minore che fu però singolarmente importante e fortunato: quello del divulgatore del patrimonio scientifico d'altra lingua, soprattutto tedesca e inglese. Questa meritoria opera di divulgazione fu svolta dal B. attraverso le tre fortunate serie della Biblioteca di scienze politiche, che sotto la sua direzione pubblicò dal 1884 al 1915in più d'una trentina di volumi oltre sessanta titoli, introducendo in Italia autori fondamentali quali lo Stein (compendio del Trattato e del Manuale di scienza dell'amministrazione "aduso degli italiani", nel 1897), il Laband (Ildiritto pubblico dell'impero germanico, tradotto nel 1911), il Triepel (Diritto internazionale, tradotto nel 1913), e che contribuì alla conoscenza della costituzione e delle istituzioni parlamentari inglesi (volumi III e IV della prima serie) e americane (volume VI, parte 1 della stessa serie), oltre che francese) belga, svizzera, ungherese, turca.

Opere: tra le opere del B. ricordiamo, oltre a quelle già citate nel testo, Libertà e democrazia. Studi sulla rappresentanza delle minorità, Milano 1880; Le moderne evoluzioni del governo costituzionale, Milano 1881; Guida allo studio del diritto costituzionale. Parte generale, Torino 1882; Il diritto costituzionale italiano e la politica nella scienza e nelle istituzioni, Torino 1890; Lo Stato moderno, Torino 1891; Ildiritto pubblico inglese e le sue trasformazioni, Torino 1896; nonché tutte le introduzioni, le note di presentazione, le note biografico-scientifiche e quelle bibliografiche premesse ai volumi della Biblioteca di scienze politiche.

Bibl.: S. Rumor, Gliscrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, I, Venezia 1905, pp. 272-302, che si arresta tuttavia a questa data, e le cui notizie dovranno quindi essere completate con quelle di A. Malatesta, Ministri,deputati,senatori dal 1848 al 1922, Milano 1940, s.v. Accenni alle posizioni del B. in materia di politica coloniale si trovano in O. Confessore, La "Rassegna nazionale" e la politica coloniale crispina, in Rass. stor. del Risorg., LIV (1967), p. 32 nota 1; in materia di pubblicistica, politica in A. Caracciolo, Il Parlamento nella formazione del Regno d'Italia, Milano 1960, pp. 50-51, e in M. D'Addio, Politica e magistratura (1848-1876), Milano 1966, p. 244. Le notizie sulle carte Rossi e Lampertico mi sono state fornite da S. Lanaro (di cui si confronti Mercantilismo agrario e formazione del capitale nel pensiero di Alessandro Rossi, in Quaderni storici, VI[1971], 1, pp. 48 ss.). Per il posto occupato dal B. nella storia della scienza del diritto pubblico in Italia si vedano: W. Cesarini Sforza, Gli studi di diritto pubblico in Italia negli ultimi cento anni, in Civiltà fascista, 1938, p. 609; A. Biggini, Diritto costituzionale 1839-1939, in Un secolo di progresso scientifico, Roma 1939, p. 136; M. S. Giannini, Profili storici della scienza del diritto amministrativo, in Studi sassaresi, XVIII (1940), p. 60; Id., Diritto amministrativo, in Encicl. del Dir., XII, Milano 1964, pp. 860-61; A. Giannini, Gli studi di diritto costituzionale in Italia, in Rass. di dir. pubbl., I (1949), pp. 79 ss.; V. E. Orlando, Intorno ad alcune fasi storiche e critiche del diritto amministrativo in Italia dopo il 1890, in Riv. trim. dir. pubbl., 1952, n. 2, pp. 261-63; L. Caiani, La filosofia dei giuristi italiani, Padova 1955, passim; G. Miglio, La scienza dell'amministrazione, in Atti del I Convegno di studi di scienza dell'amministrazione, Milano 1957, passim; M. Galizia, Profili storico-comparativi della scienza del diritto costituzionale, in Arch. giur., CIL (1963), n. 1-2, pp. 89-90, e in Enc. del dir., XII, p.968.

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