VALLECCHI, Attilio Giuseppe Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VALLECCHI, Attilio Giuseppe Antonio

Elisa Marazzi

VALLECCHI, Attilio Giuseppe Antonio. – Nacque a Firenze il 13 aprile 1880 da Stanislao Oreste e da Maria Anna Misuri.

Di famiglia modesta, per volere del padre fu avviato all’apprendistato in tipografia, prima come garzone e poi come compositore in diverse botteghe. Il percorso di formazione tipografica fu interrotto per qualche mese da una faringite tubercolare, ma nel 1901 Vallecchi fu assunto come proto in via Pietrapiana (avrebbe poi rilevato lo stabilimento alla morte del proprietario); lo stesso anno si sposò con Pia Sacchi, dalla quale ebbe Enrico (25 marzo 1902-4 gennaio 1990) e Piero (8 ottobre 1908-13 gennaio 1990). Il lavoro in tipografia mise Vallecchi in contatto con gli esponenti della cultura fiorentina: già amico di Enrico Corradini, sempre nel 1901 incontrò Giovanni Papini e altri intellettuali (Papini, 1955), intenzionati a stampare con lui il periodico LIconoclasta, che però non fu mai avviato (Brogioni, 2008, p. 9).

Si trattava per Vallecchi di un periodo di formazione anche politica: frequentava la sezione locale del Partito socialista, da cui avrebbe poi preso le distanze (Luti, 1983, p. 74). Nel 1904 pubblicò la seconda serie di Leonardo: l’incontro con le avanguardie influenzò i suoi successivi orientamenti anche in ambito politico, come emerge dalla scelta, nel 1906, di modificare la ragione sociale dello stabilimento in Tipografia della biblioteca di cultura liberale (ora in via Nazionale). Vallecchi si aprì così una nicchia editoriale ponendosi al servizio delle espressioni culturali della piccola borghesia colta «aperta al rinascente idealismo» (p. 166), che non trovava spazio presso le altre case editrici fiorentine.

Nel 1912 facendosi editore di Lacerba Vallecchi compì il «salto di qualità» che da «tipografo esecutore» lo indusse ad assumersi le spese di stampa e diffusione della rivista (Immagini e documenti..., 1991, p. 24); acquistò la tipografia del quotidiano La Nazione in via Ricasoli 8 (ibid.), dove riunì le sue attività, compreso lo stabilimento tipografico Aldino, acquistato nel 1916. Qui si stampava La Voce, in difficoltà per le divergenze ideologiche dei suoi fondatori e la diaspora causata dalla guerra: la situazione consentì a Vallecchi di entrare, per necessità numeriche, nel consiglio di amministrazione della Libreria della Voce, finché il 22 settembre 1917 gli fu concesso campo libero sulle finanze: ne divenne di fatto l’editore (p. 21).

La prima guerra mondiale non sembrò mettere in difficoltà la tipografia editrice, in piena espansione e attenta a tenere il polso dell’opinione pubblica, come già era apparso dalle posizioni interventiste di Lacerba, caldeggiate dallo stesso Vallecchi (ibid., p. 31), il quale stampò anche l’Almanacco della guerra e il foglio Trento e Trieste; concluso il conflitto optò per la memorialistica, le opere di reduci e scrittori-soldati.

Dopo il definitivo abbandono di Giuseppe Prezzolini (1919), l’editore fece proprie le idee di molti vociani, la qual cosa gli consentì di fondare, alla chiusura della Libreria della Voce, una casa editrice in suo nome (L’Italia che scrive, II (1919), 5, p. 64). L’accoglienza delle prime pubblicazioni, in cui è ben riconoscibile la matrice vociana accanto alla retorica del reducismo (Brogioni, 2008, p. 17), fu positiva, ma si affacciò di lì a poco un periodo di crisi: nel biennio 1920-21 l’incapacità di pareggiare con le vendite i costi di produzione tipografica e di magazzino mise a dura propria l’editore (Immagini e documenti..., 1991, pp. 43 s.).

Inevitabile la scelta di ampliare il catalogo a settori che esulassero dalla letteratura e dalla critica letteraria aprendo alla saggistica filosofica e pedagogica. Centrale in questo senso fu il rapporto con Ernesto Codignola, che, oltre ad apportare una consapevole progettualità alle pubblicazioni di ambito saggistico e scolastico, consentì all’editore di avvicinarsi a Giovanni Gentile.

Nel 1921 Vallecchi pubblicò la collana La nuova scuola diretta da Codignola, finendo per abbracciare la politica scolastica. Le iniziative editoriali in ambito educativo furono sempre più in linea con il regime, si pensi all’adesione alla riforma del 1923, criticata da altri editori per aver stravolto il mercato librario a danno di molti: Vallecchi vi si adeguò realizzando collane per la scuola e ampliando a dismisura la sezione pedagogica del catalogo (Brogioni, 2008, p. 24).

La crisi fu superata anche grazie ai provvedimenti fascisti nei confronti dell’industria, e nel 1926 l’editore si avvicinò a Strapaese dando alle stampe Il Selvaggio di Mino Maccari; nel contempo pubblicava opere di Bontempelli, sfruttando a suo favore lo scontro ideologico tra i due. Il passo dall’appoggio di intellettuali in linea con il regime all’adesione politica fu breve: dal 1929 Vallecchi fu editore del Bargello, settimanale della Federazione fascista fiorentina (1929); la visione dell’editore comprendeva inoltre una forte componente cattolica, evidente nella scelta di pubblicare dal 1930, grazie alla mediazione di Papini, Il Frontespizio, rivista orientata «all’inserimento del pensiero cattolico nella cultura nazionale» (Luti, 2004, p. 179).

A seguito di nuove acquisizioni (la Tipografia Galileiana fondata da Giovan Pietro Vieusseux) e dell’appoggio finanziario dei coniugi Baker, tipografi fiorentini, nel 1926 fu costituita la Società anonima Vallecchi (Firenze, Camera di commercio, Archivio storico, cit. in Brogioni, 2008, p. 24); tale assetto consentì di alzare il capitale sociale a 5 milioni di lire e di riunire le attività tipografiche in un moderno stabilimento in viale dei Mille (Firenze, Camera di commercio, Archivio storico, cit. in Brogioni, 2008, p. 25).

Nel 1927 Vallecchi risultava regolarmente iscritto al Partito nazionale fascista (PNF) e l’anno prima aveva iniziato a corrispondere con Benito Mussolini (Roma, Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri, anno 1927, lettera del prefetto di Firenze alla Presidenza, e Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio ordinario, entrambi cit. in Zetti, 2003-04) per rendere note al capo del governo quanto le sue attività editoriali fossero in linea con la politica culturale del regime. Chiese la sponsorizzazione di opere da lui edite, spesso accordata, come nel caso della Storia della rivoluzione fascista di Giorgio Alberto Chiurco, che fruttò a Vallecchi la possibilità di essere ricevuto al Viminale (10 agosto 1928), di stampare una nuova edizione con prefazione di Mussolini e di mettere in commercio un mobile per contenerne i cinque volumi (Zetti, 2003-04).

L’uscita di Gentile dal consiglio di amministrazione in vista di nuovi accordi con la Treves (Pedullà, 1986, p. 40) coincise con il culmine della collaborazione con Codignola, il quale diede vita alla rivista Civiltà moderna (Brogioni, 2008, p. 29); il sodalizio era però destinato a concludersi con l’impegno del filosofo nella Nuova Italia, causando un definitivo distacco degli idealisti dalla Vallecchi, situazione che è stata vista da Luca Brogioni come la perdita, per l’editore fiorentino, di un’opportunità di riflessione critica sul fascismo.

Dal canto suo il governo non poté che appoggiare o quantomeno agevolare un editore che sostenendo le avanguardie offriva un’opportunità di qualificazione culturale al regime (Immagini e documenti..., 1991, p. 76); tale atteggiamento emerse nel contesto della crisi dei primi anni Trenta, quando Vallecchi, in difficoltà con gli istituti di credito locale, riuscì a risollevarsi e a superare il blocco dell’editoria fiorentina grazie non solo alle commissioni del Poligrafico dello Stato legate al libro unico per le scuole elementari, ma anche a un ingente finanziamento dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale). Questo consentì, nel 1934, un nuovo cambiamento dell’assetto societario con l’appoggio della Banca Toscana (Firenze, Camera di commercio, Archivio storico, cit. in Brogioni, 2008, pp. 30 s.) e un consiglio d’amministrazione presieduto da Francesco Severi, accademico d’Italia.

Oltre all’apertura nei confronti di un pubblico più vasto con la collana economica Biblioteca Vallecchi (1931) e alla pubblicazione, nel 1934, di uno dei più grandi successi dell’editore, Sorelle Materassi di Aldo Palazzeschi, è evidente la ripresa della ricerca letteraria, in ragione di una rinnovata vivacità in ambito fiorentino e dell’appoggio, per scelta del figlio Enrico, all’ermetismo (la rivista Campo di Marte, fondata nel 1938, fu soppressa però dalle autorità nel 1939). Nel 1937 era stata avviata un’altra rivista, Letteratura di Alessandro Bonsanti, che «raccolse l’eredità dei solariani estraniandosi volutamente dai problemi politici e sociali e aprendo alle istanze della giovane generazione meno allineata» (Immagini e documenti..., 1991, p. 67).

Non mancarono quindi segnali di autonomia, spesso dovuti alla collaborazione con gli intellettuali (restava fittissima quella con Papini) più che a consapevoli scelte dell’editore, ben più attento alle ragioni economiche e quindi a sfruttare appalti e finanziamenti pubblici.

Il legame con la cultura fiorentina è evidente anche nell’Almanacco dei visacci, uscito per quattro anni dal 1937, che pubblicava gli esiti delle dispute culturali emerse durante riunioni conviviali organizzate da Enrico Barfucci e dalla famiglia Vallecchi all’osteria di Giovacchino, con l’intento di celebrare la città di Firenze e i suoi ingegni.

Diverse le onorificenze ottenute in epoca fascista: da cavaliere del lavoro (Giornale della libreria, 1932, vol. 45, n. 17) a capo del littorio (1942, vol. 55, n. 28-29); per non citare la presidenza della Federazione nazionale fascista italiana editori dal 1940 (1940, vol. 53, n. 29-30) alla sua ricostituzione nel 1946.

Anche a causa della presa di posizione politica e dei favori ottenuti, la fase successiva alla caduta del fascismo non fu semplice: oltre alla diaspora degli autori e ai danni subiti dagli stabilimenti durante i bombardamenti del 25 aprile 1943 (gli uffici furono trasferiti in via Guelfa), i figli e il nipote Franco Tinacci furono destinati ai lavori forzati; militari tedeschi aggredirono e ingiuriarono lo stesso Vallecchi definendolo ‘badogliano’; i repubblichini gli devastarono gli uffici (Brogioni, 2008, p. 38); infine nel 1944 fu incarcerato dalla polizia alleata (gli furono poi concessi gli arresti domiciliari per ragioni di salute) e la sua azienda commissariata.

Grazie alle attestazioni di solidarietà e all’impegno di molti autori, tra cui Luigi Russo, allontanatosi negli anni Venti per divergenze ideologiche, ma legato a Vallecchi da profondo affetto, nel 1945 fu possibile riprendere le attività con un nuovo consiglio d’amministrazione (Firenze, Camera di commercio, Archivio storico, cit. in Brogioni, 2008, p. 40) e avviare nuove edizioni in ambito scolastico, filosofico e letterario (nel 1947 lo stesso Russo avrebbe fondato la rivista Belfagor).

Le vicende citate avevano però messo a dura prova la salute dell’editore, che morì a Firenze il 18 febbraio 1946.

L’attività editoriale fu proseguita dai figli: Enrico, che già dagli anni Venti e Trenta collaborava assiduamente con il padre tenendo i rapporti con gli autori (Firenze, Gabinetto G.B. Viesseux, Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti, Fondo Enrico Vallecchi), e Piero, che si dedicava alla parte amministrativa e promozionale. Le scelte del passato si rivelarono però insostenibili di fronte alla concorrenza di editori attenti a un’innovazione tecnologica che la Vallecchi non si poteva permettere. Nel 1960 la Montecatini entrò nel gruppo societario e i fratelli Vallecchi retrocedettero progressivamente su posizioni di minoranza fino a cedere totalmente la proprietà nel 1964. Un ultimo tentativo di rimpadronirsi dell’azienda fu posto in atto da Enrico nel 1983, che la gestì fino alla sua morte nel 1990. La casa fu poi rilevata da Fernando Corona e Umberto Croppi, che modificarono il marchio in Vallecchi 1903 per la loro attività di edizioni di pregio.

Opere. L’attività dei nostri editori, in Leonardo. Rassegna mensile della coltura italiana, II (1926), 3; Per la battaglia del libro: esperienza di un editore, in La fiera letteraria, II (maggio 1926), 22; Idee e libri che prepararono la Nuova Italia (1902-1927), Firenze 1927; Ricordi e idee di un editore vivente, Firenze 1934.

Fonti e Bibl.: Firenze, Gabinetto G.B. Vieusseux, Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti, Fondo Enrico Vallecchi; Camera di commercio, Archivio storico, f. Vallecchi; Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio ordinario, ad nomen; Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Archivio storico, sez. Arnoldo Mondadori, f. Vallecchi Attilio e Enrico.

L’Italia che scrive, II (1919), 5; G. Prezzolini, Amici, Firenze 1922; Onorificenza Gr. Uff. A.V. Cavaliere del Lavoro, in Giornale della libreria, 1932, vol. 45, n. 17; Come nacque il libro. Cenni bibliografici su le più importanti opere della casa editrice Vallecchi…, in Il pubblico e il libro, VII (febbraio-marzo-aprile 1935), n. straordinario; Giornale della libreria, 1940, vol. 53, n. 29-30, 1942, vol. 55, n. 28-29; A. Soffici, Ricordi di vita artistica e letteraria, Firenze 1942; A. Palazzeschi, Ricordi di V., in Fiera letteraria, I (aprile 1946), 1, p. 2; L. Russo, Ricordo di A. V., in Belfagor, II (1947), 2, pp. 227-233; A. V. nel ricordo di alcuni amici, Firenze 1947; G. Papini, A. V., il primo e l’ultimo ricordo, in La loggia dei busti, a cura di G. Papini, Firenze 1955, pp. 239-247; Il tempo de «La Voce», a cura di A. Nozzoli - C.M. Simonetti, Firenze 1982; G. Luti, Firenze corpo 8. Scrittori, riviste, editori nella Firenze del Novecento, Firenze 1983; Carteggio: 1914-1941 Giovanni Papini, A.V., a cura di M. Gozzini, Firenze 1984; G. Pedullà, Il mercato delle idee. Giovanni Gentile e la casa editrice Sansoni, Bologna 1986; Fondo Vallecchi, Carteggio Prezzolini, a cura di G. Bartoletti, Firenze 1991; Immagini e documenti di una casa editrice, a cura di A. Manetti Piccinini, Firenze 1991; M.C. Chiesi, Storie e titoli di copertine. Pratolini scrive a Vallecchi, in Il Vieusseux, V (1992), 14, pp. 47-56; G. Turi, Giovanni Gentile. Una biografia, Firenze 1995; M. Raicich, Di grammatica in retorica. Lingua, scuola, editoria nella terza Italia, Roma 1996; Per Enrico Vallecchi nel decennale della scomparsa, in Caffè Michelangiolo, V (2000), 3; G. Mughini, L’invenzione del ’900, Firenze 2001; C. Zetti, A.V.: un editore del ventennio fascista nelle lettere a Benito Mussolini (1926-1943), tesi di laurea, Università degli studi di Firenze, a.a. 2003-04; G. Luti, Attilio ed Enrico Vallecchi, in Fiorentini del ’900, Firenze 2004, pp. 170-187; M. Galfré, Il regime degli editori, Roma-Bari 2005; C. Betti, Vallecchi editore, in Teseo ’900. Editori scolastico-educativi del primo Novecento, a cura di G. Chiosso, Milano 2008; L. Brogioni, Le edizioni Vallecchi. Catalogo 1919-1947, Milano 2008; S. Oliviero, La nuova scuola. La prima collana politico-scolastica di Vallecchi, Firenze 2008.

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