ARIOSTI, Attilio Malachia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

ARIOSTI, Attilio Malachia (Ottavio)

Riccardo Nielsen

Nacque a Bologna il 5 nov. 1666 da Giuseppe (che apparteneva a un ramo bolognese della famiglia nobile Ariosti) e da Caterina Sgargioli; fu battezzato il 10 novembre nella chiesa di S. Maria Maggiore con i nomi di Attilio Malachia, quest'ultimo in seguito sostituito spesso dall'A. con Clemente.

L'A. ebbe due fratelli: uno maggiore, Ludovico Agostino, che morì fanciuflo, e uno minore, Giovanni Battista, nato nel 1668, che, come lui, divenne frate col nome di Odoardo e fu musico. là da notare come la madre morta verso il 1716, nel suo testamento, così come èriportato in data 4 febbr. 1716nel Repertorio degli Cognomi nell'Archivio de' Servi (Arch. di Stato di Bologna), nomini suo erede universale "il molto R. Pre. Odoardo Areosti, Sacerdote dell'ordine di S. Maria de' Servi, di questa città, suo figlio..." e non faccia cenno dell'altro figlio Attilio. Forse questa voluta omissione deve ricercarsi nella vita avventurosa che conduceva l'A. e che poco si conciliava con le regole dell'Ordine che invece avrebbe dovuto osservare.

Dell'educazione musicale dell'A. non si sa nulla. Il 21 giugno 1688 entrò con altri due giovan, i, Giuseppe Franzoni e Gaspare Cavazza, nel convento dei Servi per il probandato. Non si conoscono le ragioni per cui divenne frate, poiché, come dimostrerà nella sua vita, inA ui il musicista prevalse sempre sul religioso (tanto da far scrivere in seguito alla regina Sofia Carlotta di Prussia in una lettera al Leibniz - forse del 25 marzo 1703 - che "il personaggio in questione [l'A.], sia detto fra di noi, muore di paura di ritomare nel suo convento, e ciò mi fa pietà").

Il 25 luglio 1688, nella cerimonia della vestizione, l'A. assunse il nome di frate Ottavio; il 28 luglio 1689 fece la professione pubblica e il 13 settembre prese gli ordini minori. Tre anni dopo (25 maggio 1692) divenne diacono. Non si ha notizia di una sua successiva ordinazione sacerdotale. In questo periodo l'A. occupò il posto di organista nella chiesa dei Servi. Nel 1693 fece eseguire a Modena un suo oratorio, La Passione, su testo di C. Arnoldi e, due anni dopo, stampò per i tipi di Carlo Maria Fagnani di Bologna i Divertimenti da camera a violino e violoncello.La sua fama di musicista superò presto i confini della sua ci ttà, e già nella primavera del 1696 egli si trovava a Mantova al servizio di quella corte ducale così amante delle arti e in particolare della musica. Nella stagione 1696-97, trovandosi a Venezia - con ogni probabilità al seguito del duca Carlo IV di Mantova ch'era solito trascorrere ivi il carnevale -, l'A. compose il dramma pastorale Il Tirsi, in collaborazione con A. Lotti e A. Caldara, e fece eseguire anche la sua opera Erifile.Forse da Venezia stessa, su ordine del duca, l'A. si recò direttamente a Berlino alla corte di Selia Carlotta elettrice di Brandeburgo che, ricevuta una buona educazione musicale alla corte patema di Hannover, aveva voluto fare di Berlino un nuovo centro della musica italiana e perciò aveva riunito intorno a sé molti artisti italiani, fra i quali il violinista N. Orio, il tiorbista A. F. Moscatelli, il compositiore R. Fedeli e il cantante F. Chiaravalle, precedentemente al servizio, come l'A., del duca di Mantova. In questo ambiente, favorevole alla sua attività, l'A. in pochi mesi riuscì a conquistarsi la benevolenza di Sofia Carlotta, per la quale egli divenne presto insostituibile, suscitando così l'invidia dei suoi colleghi - e in particolare del Chiaravalle, che era stato privato del favore dell'elettrice - e dando origine a diverse voci calunniose a suo riguardo, seppure infondate.

Queste calunnie (insinuazione sui rapporti fra l'A. e Sofia Carlotta, suo possibile matrimonio con una damigella di corte, ecc.) resero l'A. oggetto di un lungo carteggio, complicato da un sottile gioco diplomatico, fra illustri personaggi: il cardinale Francesco Maria Medici, il duca Giovanni Gastone di Toscana, il p. generale dell'Ordine dei Servi, il filosofo Leibniz (che nell'occasione si dimostrò abile diplomatico e buon amico dell'A.), l'elettrice Sofia Carlotta - divenuta nel frattempo regina di Prussia -, il duca Carlo IV di Mantova, il nunzio apostolico a Vienna Giovanni Antonio Davia, il principe vescovo Jodocus Edmund di Hildesheün ed altri ancora, fra i quali non ultimo l'abate Agostino Steffani, compositore e uno dei migliori rappresentanti della musica italiana in Germania, e il poeta aulico Ortensio Mauro, che scrisse alcuni libretti per l'Ariosti .

La diatriba si protrasse per lunghi anni per la resistenza opposta dalla regina, che non voleva privarsi del suo compositore preferito, e per il poco entusiasmo mostrato dall'A. nell'obbedire alle ingiunzioni dei suoi superiori di far ritomo in patria. Infine la regina dovette cedere e nel maggio del 1703, a seguito di un'ulti ma lettera del granduca di Toscana Cosimo III, diede il permesso richiesto per l'A. di "restituirsi in Italia ove il suo P. Generale lo desidera per vantaggio della propria Religione" (Ebert). Il 13 giugno l'A. inviava una lettera di obbedienza al generale, nella quale assicurava un suo prossimo ritorno, ma trascorsero ancora alcuni mesi prima della sua partenza da Berlino. Questa avvenne, infatti, soltanto nell'ottobre, quando alla regina fu assicurato che l'A. non sarebbe incorso in alcuna sanzione disciplinare, ma anzi, sarebbe stato "avanzato al grado di Maestro... per remunerare l'obbedienza da esso dimostrata in partirsi dalla Corte di Brandemburgo alla volta d'Italia" (Ebert). Nel viaggio di ritorno, l'A. si fermò a Vienna (24 novembre), dove restò fino al 1709 (dopo un breve soggi omo in Italia nel 1708), facendovi rappresentare nuovi lavori teatrali, cantate e oratori, fra i quali la giovanile Passione.

Conquistatisi la stima e il favore dell'imperatore Giuseppe I, l'A. venne nominato maestro aulico e inoltre ministro e agente dell'imperatore "presso tutte le Corti e Principi d'Italia". Tuttavia i pettegolezzi e le invidie furono per lui causa ancora una volta di guai.

Secondo G. Ghiselli (Memorie antiche manoscritte di Bologna, LXXIX, p. 279), la condotta piuttosto mondana dell'A., giustificata peraltro dall'ufficio di ministro imperiale, gli procurò, dopo la morte di Giuseppe I, avvenuta nel 1711, lo sfratto dagli stati austriaci e da quello pontificio.Allontanatosi dall'Italia, s'ignora dove l'A. si recasse; sembra che nel 1715 facesse un viaggio nella Germania del sud e successivamente a Parigi. Nel 1716 si trovava a Londra, dove il 12 luglio suonò l'assolo per viola d'amore nella sinfonia dell'Amadigi di G. F. Haendel, suscitando un grande interesse per questo strumento allora poco usato. Nell'anno seguente fu rappresentata una sua opera, Tito Manlio, al teatro di Haymarket (4 aprile); poi di nuovo per altri cinque anni non si hanno notizie della sua attività, poiché risulta infondata l'attribuzione del primo atto dell'opera Muzio Scevola (composto infatti dal violoncellista Filippo Amadei), scritta dal poeta P. Rolli per la Royal Academy of Music e in cui gareggiarono G. B. Bononcini e Haendel, musicando rispettivamente il secondo e terzo atto, per stabilire la propria superiorità. Secondo il Fassini, una nuova opera dell'A., L'odio e l'amore, avrebbe chiuso la stagione teatrale 1720-21.

Di ritorno a Londra nel 1722, l'A. ottenne una carica direttiva nella Royal Academy of Music, per la quale, nel periodo di poco più di quattro anni, scrisse sette opere. Nonostante il successo arriso alle prime di queste, tale da indurre l'editore Walsh di Londra a pubblicame i Favourite Songs, e pur avendo intorno a sé un gruppo notevole di ammiratori e protettori, l'A. non poté sostenere a lungo il confronto con Haendel e dopo il 1727, perduto H favore del pubblico, lasciò l'Inghilterra. Tuttavia l'A. riuscì a far pubblicare a Londra nel 1728 per sottoscrizione Alla Maestà di Giorgio Re della Gran Britagna...ecc., (Six cantatas [sic] and six lessons for viola d'amore, dedicated to George the First by A.A., i.e. Attilio Ariosti), una significativa raccolta dedicata a Giorgio I, ma che sembra fosse stata già stampata nel 1724 sotto il titolo Cantates and a collection of lessonsfor the viola d'amore.L'A. visse oscuramente gli ultimi anni della sua vita, forse a Bologna. Morì, sembra, verso il 1740 in Spagna e il Rolli lo gratificò di un beffardo epitaffio.

Compositore attivo (scrisse circa venticinque opere, almeno cinque oratori e molte cantate), l'A. è oggisoprattutto ricordato per l'importanza che le sue lezioni-sonate hanno nella letteratura degli strumenti ad arco. Dei suoi oratori, S. Radegonda reina di Francia (Bologna 1694), La Profezia d'Eliseo nell'assedio di Samaria (ibid. 1704), La madre dei Maccabei (Vienna 1705), Nabuccodonosor (ibid. 1706), va ricordato il già citato lavoro giovanile, La Passione, che per il vigore drammatico e il potente realismo dei cori, occupa un posto particolare nella storia dell'oratorio italiano. Delle opere composte durante il soggiorno berlinese, la prima, La Festa del Himeneo di O. Mauro, è una azione drammatica con ballo scritta in collaborazione con il direttore della musica da camera Rieck (che compose l'ouverture e i pezzi vocali; sono dell'A. gli intermezzi strumentali e il prologo) per le nozze del principe ereditario Federico di Kassel con la principessa brandemburghese Luigia Dorotea Sofia (10 giugno 1700).

L'opera seguiva nello stile e nella strumentazione la maniera francese, imitando principalmente il Lully, a quell'epoca in gran voga nelle corti germaniche. Pochi giorni dopo (6 giugno) veniva eseguita Atys, o L'inganno vinto dalla costanza (Der bestrafte Betrug des Schaefers Atys), favola pastorale di O. Mauro, anche questa, come la precedente, più che opera, spettacolo misto di danze e canto in cui l'A. ritorna alla maniera italiana, in particolare ad A. Scarlatti.

Nella differenza di stile delle due composizioni e di una Sinfonia infernale contenuta nell'Atys, che per il suo carattere descrittivo sarebbe stata un notevole documento del teatro musicale barocco anteriore a Haendel, ci dà notizia Joh. von Besser (Die Schriften des Herrn...,Leipzig 1732), poiché le partiture di entrambi i lavori sono ormai andate perdute. Il 12 luglio 1701 fu eseguita al castello di Lützenburg presso Berlino La fede ne' tradimenti (libretto su soggetto spagnolo di G. Gigli), che deve considerarsi l'unica opera italiana nel vero senso della parola rappresentata alla corte di Prussia prima di Federico il Grande. A questa fece seguito Le Fantôme amoureux (opera conosciuta soltanto dalla descrizione in un diario francese contemporaneo) e il 13 luglio 1703 Marte e Irene (libretto di Ch. Reuter). Le opere del periodo viennese sono: La più gloriosa fatica d'Ercole sulibretto di P. A. Bernardoni (15nov. 1703), Il bene dal male (carnevale 1704), I gloriosi presagi di Scipione Africano di D. Copeda, trattenimento musicale per l'onomastico dell'imperatore Giuseppe I (19 marzo 1704), Marte placato (19 marzo 1707), La gara delle antiche eroine ne' Campi Elisi di S. Stampiglia, per il giorno natalizio dell'imperatrice Amalia Guglielmina (21 apr. 1707), Amor tra nemici (19 marzo 1708), La Placidia (15 luglio 1709).Appartengono invece al periodo londinese (quello in cui più completamente l'A. riuscì ad affermare la sua personalità di compositore teatrale, tanto da potersi in un primo momento porre a fianco per i successi ottenuti ai due grandi dominatori delle scene di Londra, Haendel e G. B. Bononcini) Caio Marzio Coriolano sulibretto di N. Haym (19 febbr. 1723), Vespasiano (14 genn. 1724), Artaserse di A. Zeno, ma rivisto da N. Haym (10 dic. 1724), Dario (5 apr. 1725), Lucio Vero, imperator di Roma di A. Zeno (7 genn. 1727) e Teuzzone (21 ott. 1727), che è la sua ultima fatica teatrale. Tuttavia, più che alla sua pur numerosa produzione teatrale, il nome dell'A è legato a quella strumentale da camera è* in particolare alle sei Lezioni per viola d'amore. Queste sono in effetti sei sonate per il suddetto strumento e basso continuo modellate sulla forma della classica sonata antica, la quale, dai mutui scambi avvenuti fra sonata da chiesa e sonata da camera, si è fissata in modo definitivo, pur con le sue varietà, in quel tipo che accoglie in sé qualche movimento di danza o da questo derivato, qualche agile giga a festosa chiusura, movi menti quasi sempre preceduti o intramezzati da un andante solenne o largo come tempo libero gravemente elaborato in stile contrappuntistico.

I giovanili Divertimenti da camera a violino e violoncello sono invece dodici balletti composti nelle usate forme di danza; constano, oltre che di un primo tempo propriamente detto Balletto, di una giga e di una corrente, o di una gavotta e di un minuetto. Benché, a confronti delle Lezioni, meno sicuri nella condotta e più legati agli stilemi della moda imperante, essi mostrano il notevole talento dell'A. nel costruire temi ricchi di buona melodia, e anche tempi interi, caratteristici e di buon effetto. Questa efficacia melodica si riscontra anche nelle sei Cantate da camera che fanno parte del volume delle Lezioni e di cui la quinta, Naufragio vicino, per contralto, due violini e basso, è significativa per il vigore descrittivo della prima aria contrastante con l'ispirata dolcezza della seconda. Delle sei Lezioni per viola d'amore sono state fatte diverse trascrizioni per violino e per violoncello, fra le quali si ricordano quella per violoncello e pianoforte sul basso numerato a cura di A. Piatti, edita da William E. Hill & Sons, s.l. 1897, e una recente, sempre per violoncello e pianoforte, curata da E. Desderi (revisione della parte violoncellistica di B. Mazzacurati), edita da Carisch, Milano 1959. Una nuova edizione integrale con ricche note è stata curata da R. Sabatini per i tipi del De Sanetis, Roma 1958.

L'A. scrisse anche un libretto per G. B. Bononcini, Les Amours de Polyphème, privo, però, di valore letterario e teatrale. Di alcuni concerti che si stampavano in Olanda e di una Messa per Natale, annunciati dall'A. in una sua lettera da Berlino (9 dic. 1699), nulla è pervenuto. Sembra invece che sia rimasta una Salve Regina a quattro voci nell'Archivi o della ss . Annunziata di Firenze.

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