ATTONE

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

ATTONE

Roberto Abbondanza

Giovane chierico, di nobile famiglìa, non ancora fornito degli ordini maggiori, fu eletto dagli ordinari il 6 genn. 1072 arcivescovo di Milano. Lo aveva proposto Erlembaldo. La nomina, alla presenza del legato romano e senza tener conto dell'assenso imperiale, non piacque a molti. Poco dopo l'elezione gli avversari della pataria invasero il palazzo arcivescovile e obbligarono il neo-eletto a rinunziare solennemente alla dignità episcopale. Nel sinodo romano dei primi di marzo del 1072 Alessandro II dichiarò valida l'elezíone di A., nulla la sua rinunzia e scomunicò Gotofredo, il vescovo simoniaco sostenuto da Enrico IV. La lotta tra i partigiani dei due vescovi fu aspra e parve nel 1073 piegare a favore di A., appoggiato vigorosamente dal nuovo papa Gregorio VII, presso il quale egli si era recato (forse era già a Roma dall'epoca immediatamente successiva alla forzata rinunzia). L'azione di Gregorio VII condusse al concilio del marzo 1074, nel quale venne condannato Gotofredo, ormai sulla via d'essere abbandonato dall'imperatore, e nuovamente proclamato arcivescovo Attone. Questi peraltro non fu mai consacrato, né potè prendere possesso della sua sede, alla quale nella primavera del 1075, divampato ormai il conflitto tra Impero e Chiesa, fu designato da Enrico IV Tedaldo. La contrastata elezione di A. fu una delle scintille che diede esca alla lotta delle investiture.

A Roma A. ebbe il titolo cardinalizío di San Marco e compose, probabilmente intorno alla metà del pontificato di Gregorio VII, la prima collezione canonistica ispirata alle idee del grande papa riformatore. Il Capitulare, più propriamente Breviarium canonum, di A. ci è stato tramandato da un solo manoscritto, il Cod. Vat. 586 (sec. XI), del quale A. Mai si servì per l'unica edizione in Scriptorum veterum nova collectio, VI, 2, Roma 1832, pp. 60-102.

A. dedica la raccolta al clero della chìesa di San Marco (di cui è titolare) presso il quale regna povertà di mezzi per frequentare le scuole (o per averle a domicilio) e povertà di libri. Per questo clero povero A. compila un estratto, o, come egli dice, una "defloratio", delle decretali dei pontefici romani e dei canoni dei concili d'oltremare. Dichiara di non aver aggiunto nulla ai frammenti che ha scelto, ma di aver eliminato ciò che gli è parso superfluo. Sì tratta di una raccolta di circa 500 capitoli, in forma generalmente assai stringata, nei quali, eliminata, ogni considerazione di fatto ed ogni sviluppo accessorio, si enunciano proposizioni generali di diritto e di morale. Molti passi sono tratti anzitutto da lettere pontificali apocrife o autentiche, da san Clemente a san Gregorio, comprese nella collezione del Pseudo-Isidoro. I passi sono raggruppati per pontificato e disposti cronologicamente. Nella serie di Gelasio A. inserisce una quindicina di frammenti di lettere che non figurano nelle antiche collezioni canonistiche e che pare fossero rimaste sconosciute fino ai tempi di Gregorio VII.

Altri capitoli, circa 115, provengono dalla raccolta in due libri di lettere,di san Gregorio Magno fatta da Adriano I. La serie di san Gregorio termina con dei testi forniti da canoni dei concilio romano tenuto nel 595 dallo stesso. Infine 95 frammenti sono estratti dalla collezione di canoni degli apostoli e dei concili orientali e africani, opera di Dionigi il Piccolo.

Nel Breviarium di A., in cui non mancano le interpolazioni, si raccoglie in forma breve e netta l'insieme delle regole care ai riformatori del sec. XI in materia di primato pontificale e di disciplina del clero. 16 stata sottolineata nell'opera di A. la presa di posizione nei confronti di tutti i concili francesi e tedeschi, nel senso di limitame territorialmente la validità.

Il Breviarium non pare abbia avuto grande influenza a causa della sua forma troppo scarna e del suo carattere astratto. Fu utilizzato tuttavia dal cardinale Deusdedit - che pare si sia valso di una redazione diversa da quella che conosciamo - e forse da Anselmo da Lucca e da Placido da Nonantola.

Poco si sa del resto della vita di Attone. Prese parte come cardinale di San Marco al sinodo romano del 1081; forse è una stessa persona con l'A. che diviene in quell'anno cardinale vescovo di Palestrina e che muore prima della fine del 1083 (Gams, Series episcoporum, Ratisbonae p. XVI).

Egli, che era stato un partigiano della riforma, sembra che negli ultimi anni abbandonasse la causa gregoriana. Bennone afferma che A. fu tra i cardinali che nel 1084lasciarono il papa per passare dalla parte dell'imperatore. Questo sarebbe il motivo per cui, qualche anno più tardi, l'arcivescovo Ugo da Lione, scrivendo alla contessa Matilde, rimprovera tra l'altro al nuovo pontefice, Vittore III, d'aver fatto l'elogio e d'aver chiamato "beatus" il cardinale A., che era stato colpito di scomunica da Gregorio VII e che era morto senza esserne stato prosciolto. Se non si accetta, per la morte di A. (vescovo cardinale di Palestrina), la data del Gams, essa va comunque fissata prima della morte di Gregorio VII, cioè prima del 25 maggio 1085.

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