RIVALTA, Augusto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RIVALTA, Augusto

Marco Pierini

RIVALTA, Augusto. – Nacque ad Alessandria il 3 marzo 1835, terzogenito di Antonio, colonnello dell’esercito del Regno di Sardegna, e di Paola Salvo (Archivio di Stato di Alessandria, ASCAL II, 347). Una cancellazione senza data dalle liste di leva del Comune di Alessandria «perché iscritto a Genova per domicilio legale» (Archivio di Stato di Alessandria, ASCAL III, 2036) suggerisce che si trasferì abbastanza presto a Genova, dove nel 1851 era studente all’Accademia ligustica.

Curiosamente, fin da quando Rivalta era ancora in vita, circolano numerose e discordanti versioni sulla data e sul luogo di nascita dello scultore, da alcuni ritenuto genovese (De Gubernatis, 1889; De Micheli, 1992; Dizionario degli artisti liguri, 2012), per altri nato nel 1837 (Vicario, 1994; Sborgi, 1997) o nel 1838 (Da Vela a Medardo Rosso, 1998; Palma, 2008).

Nel 1857 fu, con Giuseppe Benetti, tra i «prescelti dall’Accademia a studiare in Firenze» (Alizeri, 1866, p. 394), e l’anno successivo figurava tra gli allievi di Aristodemo Costoli all’Accademia di belle arti di Firenze (Torresi, 2000). Nel 1859, allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza, tornò in Liguria per arruolarsi nei Carabinieri genovesi assieme al fratello Francesco (poi tra i Mille di Giuseppe Garibaldi). Dopo la pace di Villafranca, guarito da una ferita alla spalla che si era procurato durante i combattimenti, tornò a Firenze per continuare lo studio nella bottega di Giovanni Duprè. Nel 1863 l’architetto Antonio Cipolla risultò vincitore del concorso per il monumento a Camillo Benso conte di Cavour a Torino e le fonti sono concordi nell’indicare Rivalta come lo scultore incaricato dell’esecuzione; a Cipolla venne poi tolta la commissione – pare anche per la troppo giovane età di Rivalta – e infine assegnata a Giovanni Duprè. Il primo monumento importante affidato a Rivalta fu comunque dedicato a Cavour e destinato all’atrio della sede fiorentina della Banca d’Italia, progettata proprio da Cipolla.

Il marmo, realizzato tra il 1869 e il 1870, rappresenta lo statista seduto in poltrona, pensoso ma sereno, secondo un’immagine diffusa grazie a una fotografia e presa a modello qualche anno prima anche da Vincenzo Vela per la statua della Borsa merci di Genova.

Nel 1867 Rivalta fu nominato socio dell’Accademia di belle arti di Firenze, dove, dal 1874 fino alla morte, tenne la cattedra di disegno e scultura (Torresi, 2000), formando numerosi artisti attivi a cavallo dei due secoli come Antonio Garella, Giuseppe Graziosi, Raffaello Romanelli, Pietro Guerri ed Ercole Drei. Non lasciò mai il capoluogo toscano, dove, il 31 dicembre 1887, sposò la livornese Sofia Anatrella, dalla quale ebbe Augusto jr. nel 1885, e Carlo, anch’egli in seguito divenuto scultore, nel 1887.

Sempre più svincolato dall’ideale artistico di Duprè, Rivalta approdò negli anni della maturità a una sorta di realismo ‘macchiaiolo’ influenzato da Adriano Cecioni, che interpretò al meglio nei numerosi monumenti funebri e nelle sculture pubbliche, mentre le opere di più modeste dimensioni e di soggetto più ‘leggero’ come Il ritorno dalla posta (Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, 1860-70) o le numerose composizioni di ninfe, fauni e centauri, «d’un brio indiavolato» (Tarchiani, 1936, p. 57), incarnano una «scultura episodica, dove la sua bravura gli consentiva esiti di eleganza e perfezione formale, ma col rischio di perdere in qualità espressiva» (De Micheli, 1992, p. 217).

La scultura funeraria ebbe come principale destinazione il cimitero di Staglieno di Genova, per il quale Rivalta progettò numerose opere improntate al realismo borghese, in cui la morte non è più restituita attraverso forme simboliche e allegorie di derivazione classica o cristiana, ma diviene un fatto di cronaca. I protagonisti – nei loro abiti contemporanei – sono i defunti stessi, attorniati dai loro congiunti colti nel vivo di un dolore composto e pieno di dignità, come emerge nell’archetipico monumento per Carlo Raggio del 1872.

Tra gli altri gruppi marmorei di Staglieno si ricordano almeno quelli per le tombe Bianchi Ricchini (1880), Drago (1884), Pallavicino (1892), mentre nel cimitero della Certosa di Bologna si trova la tomba di Marco Minghetti (1871 circa).

L’opera di Rivalta fu di frequente richiesta per monumenti pubblici che intendevano onorare l’epopea risorgimentale e i suoi maggiori protagonisti, probabilmente perché alla maestria tecnica lo scultore seppe unire uno stile senza dubbio celebrativo e non privo di retorica, ma quasi sempre controllato e sobrio. I massimi raggiungimenti in questo campo sono considerati il monumento a Raffaele Rubattino a Genova (1889), con l’effigiato ritratto in piedi nel gesto naturale di tenere la mano nella tasca dei calzoni, quello – sempre a Genova – a Garibaldi (1893), e la statua equestre in bronzo di Vittorio Emanuele II nella piazza Grande di Livorno (1892).

Ancora, tra i pubblici monumenti, si ricordano quelli a Garibaldi di Livorno, Chiavari e Sampierdarena (rispettivamente 1889, 1890, 1895), quello a Giuseppe Mazzini per Chiavari (1888) e quello a Bettino Ricasoli per Firenze del 1897.

Per il complesso monumentale del Vittoriano a Roma, infine, Rivalta modellò il grande gruppo allegorico La forza, portato a termine attorno al 1910, anno in cui realizzò in bronzo il busto di Cristoforo Colombo per Detroit (Randolph street), su commissione della comunità italiana del Michigan (Nawrocki, 2008).

Lungo tutto il corso della carriera partecipò a numerose esposizioni italiane e internazionali, come la Promotrice di belle arti di Torino nel 1863, la Quadriennale di Torino nel 1902, la Biennale di Venezia nel 1903, l’Internazionale di San Francisco nel 1915, mentre soltanto dopo la morte gli fu dedicata una retrospettiva – condivisa con il pittore Alberto Pisa – allestita alla Società delle belle arti di Firenze nel 1931.

Morì a Firenze il 14 aprile 1925.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Alessandria, ASCAL II, 347, ASCAL III, 2036; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalla fondazione dell’Accademia, III, Genova 1866, pp. 394, 401-404; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, pp. 418-420; Esposizione retrospettiva: prof. Alberto Pisa, pittore e prof. A. R., scultore (catal.), Firenze 1931; S. Vigezzi, La scultura italiana dell’Ottocento, Milano 1932, pp. 42, 99, 132; R., A., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVIII, Leipzig 1934, p. 394; N. Tarchiani, La scultura italiana dell’Ottocento, Firenze 1936, pp. 56 s.; F. Sapori, Scultura italiana moderna, Roma 1949, pp. 22, 33; E. Lavagnino, L’arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, II, Torino 1956, pp. 622-625; M. De Micheli, La scultura dell’Ottocento, Torino 1992, pp. 214-218, 222, 224, 330; P.P. Pancotto, A. R. Baccanale, in Museo d’arte italiana di Lima, a cura di M. Quesada, Venezia 1994, p. 187; V. Vicario, Gli scultori italiani dal Neoclassicismo al Liberty, II, Lodi 1994, pp. 889-892; C. Vasic Vatovec, Tre monumenti scultorei per le piazze fiorentine nel tardo Ottocento, in Storia dell’urbanistica. Toscana, IV, Roma 1996, pp. 33-66; F. Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento, Torino 1997, pp. 5, 117, 121, passim; Da Vela a Medardo Rosso. I grandi scultori italiani dell’Ottocento (catal.), a cura di R. Bossaglia, Milano 1998, pp. 125, 142; A.P. Torresi, Scultori d’Accademia. Dizionario biografico di maestri, allievo e soci dell’Accademia di belle arti a Firenze (1750-1915), Ferrara 2000, p. 108; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento, II, Torino 2003, pp. 779 s. (con bibl.); M.T. Lazzarini, Il monumento equestre a Vittorio Emanuele II di A. R. Note storico-artistiche, in Nuovi studi livornesi, XIII (2006), pp. 239-247; D.A. Nawrocki, Art in Detroit public spaces, Detroit 20083, p. 27; C. Palma, in Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. Catalogo generale, a cura di C. Sisi - A. Salvadori, II, Livorno 2008, pp. 1523-1525; G. Sommariva, Il monumento a Garibaldi di A. R., in La Casana, LIII (2011), 4, pp. 10-13; Dizionario degli artisti liguri, a cura di G. Beringheli, Genova 2012, pp. 323 s.

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