AUGUSTO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi AUGUSTO dell'anno: 1958 - 1994

AUGUSTO (v. vol. I, p. 918)

D. Boschung

La ricerca sui ritratti negli ultimi vent'anni si è occupata specialmente di problemi di ordine tipologico, anche nel caso di quello di Augusto. Già il lavoro di O. Brendel ne aveva posto le basi metodologiche (Ikonographie des Kaisers Augustus, Norimberga 1931): da allora è chiaro che tutti i ritratti noti del princeps risalgono a pochi prototipi, che spesso poterono essere copiati liberamente e diffusi largamente in tutto l'Impero. Tuttavia la tipologia proposta da Brendel è stata rivista in molti punti da studi più recenti: i presunti ritratti infantili (tipo «A») riproducono in realtà uno dei nipoti di Α., Gaio o Lucio; il c.d. ritratto giovanile di Ottaviano (tipo «B») è stato attribuito con buone ragioni a C. Cesare, adottato dall'imperatore nel 17 a.C.; inoltre il tipo «D» è insostenibile.

Allo stato attuale delle conoscenze complessive ad A. devono essere riferiti indiscutibilmente tre prototipi di ritratto, descritti di seguito.

Il tipo «Ottaviano» (tipo «Azio»). - Le repliche di Alcudia, Firenze e Tripoli sono quelle più fedeli al modello originario, creato negli anni trenta del I sec. a.C. Sono riconoscibili alcune caratteristiche che inclinano al patetico: i capelli che ricadono sulla fronte sono scompigliati, le ciocche sono ammucchiate a strati e formano una grande tenaglia ben divaricata. La testa è sollevata e volta a destra con decisione. Gli occhi sottili, le sopracciglia convergenti e la fronte corrugata esprimono tensione e concentrazione. Il modello originario che ne è alla base utilizzava evidentemente un ben preciso repertorio di forme di origine ellenistica, come attestano i confronti con ritratti di dinasti greci; però in molte repliche l'esecuzione formale nervosa e spezzettata si placa e si distende in un'unità riconquistata. In tal modo le teste di Providence, Tindari e Roma (Museo Capitolino) si avvicinano al gusto classicistico della prima età imperiale.

Per il momento non si è ancora chiarito con certezza quale aspetto dovevano avere i primi ritratti di Ottaviano, attestati da fonti letterarie al più tardi intorno al 43 a.C. Il tipo «B», proposto per essi da Brendel, va comunque escluso.

Il tipo «Prima Porta» (tipo principale). - Il tipo «Prima Porta» fu ideato negli anni venti del I sec. a.C., forse in seguito alla nuova struttura data al principato e alla conseguente assunzione del titolo di Augusto da parte del princeps, nel 27 a.C.

Le repliche a tutto tondo rimasteci, almeno 135, mostrano quasi costantemente la tendenza alla semplificazione dei complessi motivi del prototipo. Nei ritratti postumi di A. vengono ripresi solitamente tratti tipologici dell'acconciatura dei capelli ed elementi fìsiognomici da ritratti di imperatori successivi. U. Hausmann e B. Schmaltz hanno tentato di ricondurre le copie del tipo «Prima Porta» a varí prototipi in stretta successione cronologica tra di loro, ma ampi confronti tra le diverse repliche dimostrano il carattere unitario di questo tipo e al medesimo tempo rivelano che nella testa della statua con corazza, proveniente dalla Villa di Livia presso Prima Porta, bisogna riconoscere la copia migliore.

Nei motivi principali dell'acconciatura dei capelli, nelle sopracciglia aggrottate e nella torsione della testa si legge la dipendenza dal tipo precedente, quello detto «Ottaviano». D'altro canto qui la nuova conformazione del ritratto si attiene in maniera conseguente al canone formale classicista: al posto dei riccioli, assai scomposti e disordinati, subentra uno schema più posato di ciocche, dalla struttura ritmica. I connotati più tipicamente individuali dell'imperatore risultano fusi con le forme ideali delle teste greche giovanili del V sec. a.C., come hanno mostrato confronti col Doriforo di Policleto. I contorni del volto sono più regolari e continui del tipo «Ottaviano», gli occhi più grandi, la fronte e le guance più lisce, il collo più potente. La vicinanza alle opere d'arte della grecità classica prese a modello distingue il nuovo ritratto di A. da quello marcatamente individualistico della tarda età repubblicana e solleva il princeps al di sopra della contingenza della vita quotidiana e della imperfezione umana.

Il tipo «Forbes» (tipo secondario). - Il c.d. tipo secondario è numericamente meno significativo. Contrariamente all'opinione corrente, non si tratta però di un tipo unitario, bensì di due serie di repliche strettamente legate dal punto di vista concettuale. La prima è rappresentata nella maniera migliore dalle teste di Stoccarda e del Louvre MA 1276, e le va attribuito anche il ritratto di A. sull'ara Pacts (13-9 a.C.). L'altra serie, formata dai ritratti MA 1280 del Louvre e Imperatòri 6 del Museo Capitolino, si può ritrovare anche sull'ara del vicus Sandaliarius di Firenze, consacrata nel 2 a.C. Questa seconda serie dovrebbe risalire a una redazione più tarda del prototipo originario.

Solamente poche delle statue conservate possono essere riferite con certezza ad Α.: una serie di realizzazioni a carattere onorario (statue equestri, columnae rostratae) si può ricavare dalle monete e dalle fonti letterarie. Nel Vaticano (Cortile della Pigna 52) si conservano i resti di una statua colossale del giovane Ottaviano. La maggior parte delle creazioni a tutto tondo mostra l'imperatore con la tradizionale toga romana, spesso col capo coperto (capite velato), in qualità di pio sacrificante agli dei (cfr. gli esemplari nei musei di Alcudia; Ancona; Aquileia; Bruxelles; Chiusi; Colonia; Como; Corinto; Istanbul, Museo Archeologico 385, da Kyme; Merida; Osor; Parigi, Louvre MA 1276; Roma, Museo Nazionale Romano 56230, dalla Via Labicana, Palazzo Colonna; Samo; Venezia). In tale atteggiamento lo raffigura anche il fregio dell'ara Pads e l'ara dei Sandaliari.

La statua con corazza da Prima Porta sottolinea l'autorità militare dell’imperator Augustus. I rilievi su di essa illustrano la restituzione delle insegne a opera dei Parti nel 17 a.C., cioè uno dei successi più importanti del principato. Una statua di bronzo, ripescata nel 1979 nell'Egeo, mostrava A. a cavallo. Spesso l'imperatore veniva rappresentato nel tipo statuario di Diomede (Istanbul, Museo Archeologico, da Pergamo; Vaticano, sala a croce greca 565, da Otricoli). Numerose sono le statue che riproducono A. vestito soltanto con mantello, o in nudità eroica, trasferendo quindi l'imperatore nella sfera degli dei ed eroi (statue ad Arles; Minturno; Napoli, Museo Nazionale, da Ercolano; Salonicco; Selçuk; Tripoli, Museo Archeologico, da Leptis Magna; cfr. anche il rilievo di A. a Ravenna e la Gemma Augustea a Vienna).

Talvolta i ritratti di A. portano la corona di foglie di quercia (esemplari a Monaco; Parigi, Louvre MA 1246;

Saintes; Tolosa; Zara e molti altri), che alludeva al titolo onorifico ob cives servatos conferitogli nel 27 a.C.; in un caso ha anche la corona di spighe dei fratres Arvales (Vaticano, sala dei busti 274). Ritratti postumi poterono essere decorati con la corona radiata (p.es. a Minturno, Vicenza e il rilievo di A. a Ravenna). Anche monete e cammei mostrano spesso il divus Augustus con la corona radiata.

I ritratti di A. erano esposti in gran numero a Roma e in ogni parte dell'impero; nell'ambito tanto pubblico quanto privato essi erano espressione della lealtà all'imperatore di tutti gli strati sociali e gruppi etnici e nello stesso tempo influirono decisamente sulla ricezione dell'immagine dell'imperatore da parte dei contemporanei. Perciò le connotazioni legate ai diversi tipi di statue impiegate e i varí luoghi in cui sorsero riflettevano la posizione ambivalente di Augusto. I numerosi gruppi statuari, che mostravano l'imperatore insieme ai suoi probabili successori, attestavano la durata e la forza della dinastia Giulia. I ritratti di A. costituirono in larga misura un modello sia per i suoi contemporanei sia per i suoi successori. Per tutti questi motivi molti dei ritratti di A. appaiono monumenti di primo piano non soltanto per quanto riguarda l'arte, ma anche per la storia della cultura.

Bibl.: In generale: P. Zanker, K. Vierneisel, Die Bildnisse des Augustus (cat.), Monaco 1979; E. Simon, Augustus. Kunst und Leben in Rom um die Zeitenwende, Monaco 1986, p. 52 ss.; P. Zanker, Augustus und die Macht der Bilder, Monaco 1987, pp. 46 ss., 103 ss., 166 ss. (trad, it., Augusto e il potere delle immagini, Torino 1989).

Ritratti: P. Zanker, Studien zu den Augustus-Porträts, I, Der Actium-Typus (AbhGöttingen, 85), Gottinga 1973; U. Hausmann, Zur Typologie und Ideologie des Augustusporträts, in ANRW, II, 12, 2, 1981, pp. 513-598; W. H. Gross, Augustus als Vorbild, ibid., pp. 599-611; E. D. Hertel, Untersuchungen zu Stil und Chronologie des Kaiser- und Prinzenporträts von Augustus bis Claudius, Bonn 1982, pp. 20 ss., 101 ss.; A.-K. Massner, Bildnisangleichung. Untersuchungen zur Entstehungs- und Wirkungsgeschichte der Augustusporträts (43 v. Chr. -68 n. Chr.) (Das römische Herrscherbild, IV), Berlino 1982, p. 6 ss.; P. Zanker, Κ. Fittschen, Katalog der römischen Porträts in den Kapitolinischen Museen und den anderen kommunalen Sammlungen der Stadt Rom, I, Magonza 1985, ρ. 1 ss., n. I. 2 (tipo «Ottaviano»), nn. 3-7 (tipo «Prima Porta»), n. 8. 9 (tipo «Forbes»); p. 21 ss., n. 20 (tipo «Β»); Β. Schmaltz, Zum Augustus-Bildnis Typus Primaporta, in RM, XCIII, 1986, pp. 211-243; E. Touloupa, Das bronzene Reiterstandbild des Augustus aus dem Nordägäischen Meer, in AM, CI, 1986, pp. 185-205; Κ. Fittschen, Die Bildnisse des Augustus, in G. Binder (ed.), Saeculum Augustum, III, Darmstadt 1991, p. 149 ss.; D. Böschung, P. Zanker, Die Bildnisse des Augustus (Das römische Herrscherbild, I, 2), in preparazione. - Sui ritratti dei nipoti di A. v. anche: J. Pollini, The Portraiture of Gaius and Lucius Caesar, New York 1987.

Statue: H. G. Niemeyer, Studien zur statuarischen Darstellung der römischen Kaiser (Monumenta Artis Romanae, VII), Berlino 1968, nn. 1, 4, 9, 36, 38, 71, 76, 82, 83, 89, 97, 98, 100; P. Zanker, Prinzipat und Herrscherbild, in Gymnasium, LXXXVI, 1979, pp. 353-368; T. Pekáry, Das römische Kaiserbildnis in Staat, Kult und Gesellschaft, dargestellt anhand der Schriftquellen. (Das römische Herrscherbild, III), Berlino 1985; W.-R. Megow, Kameen von Augustus bis Alexander Severus, Berlino 1987, p. 137 ss.; C. Maderna, Iuppiter, Diomedes und Merkur als Vorbilder für römische Bildnisstatuen, Heidelberg 1988; D. Böschung, Gens Augusta. Untersuchungen zu Zusammensetzung, Aufstellung und Bedeutung der Statuengruppen des iulisch-claudischen Kaiserhauses (diss, ancora inedita).

(D. Böschung)

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