AURELIANO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

Vedi AURELIANO dell'anno: 1958 - 1994

AURELIANO (L. Domitius Aureliānus)

D. Faccenna

Nato nel 214 o 215 a Sirmio (Pannonia) o nella Mesia, fu proclamato imperatore dalle truppe nel marzo 270. Ristabilite l'unità e la sicurezza dell'Impero, ebbe il trionfo nel 274, uno dei più fastosi e meritati, ed il titolo di restitutor orbis. La sua principale riforma monetaria è del 272-3. Fu ucciso nell'agosto (?) del 275.

A. era di alta statura, di grande forza fisica e di aspetto maestoso (Vop., Aurel., 6); Malalas (xii, 229, 18, p. 67, ed. Schenk) aggiunge: magro, occhi piccoli, un poco calvo e canuto (v. anche Zosimus, i, 51, rec. Bekker). Secondo Aurelio Vittore (Epit., 35) per primo tra i Romani portò sul capo il diadema, ornato (Malalas, l. c.) di una stella. Questo ornamento tuttavia non compare sulle monete, in cui sia il costume, come anche la moda della barba e dei capelli tagliati corti, non subiscono alcuna modifica rispetto a quelli del predecessore Claudio II, il Gotico.

Nel primo periodo della monetazione, l'effigie di A. appare improntata da forte realismo (Delbrück, Münzbil., tav. 23, 1-2): testa piccola su collo magro e nervoso; volto asciutto, scavato; la fronte dritta e bassa solcata da rughe; occhi piccoli ed infossati; naso breve e prominente; mento e mascelle angolosi; i capelli mancanti sulle tempie. Permane tuttavia nei tratti un'eco di quelli di Claudio II. Dopo la riforma (272-3) si avverte un mutamento della effigie, in cui si ricerca soprattutto l'espressione della forza: il profilo è più duro, il collo ingrossato (Delbrück, op. cit., tav. 23, 12-13) fino al raggiungimento di una idealizzazione eroica (Delbrück, op. cit., fig. 20).

Oltre alle iscrizioni dedicatorie su basi rinvenute nelle varie parti dell'Impero, anche nella tradizione letteraria è conservato il ricordo di monumenti eretti ad A. e di quadri con il suo ritratto. L'esercito gli innalzò statue su colonne nel luogo della sua morte (Vop., Aurel., 37, 2). Il successore Tacito (Vop., Tacit., 9, 2 e 5) fece collocare tre statue di argento nella Curia, nel Tempio del Sole e nel Foro Traiano (un'altra d'oro sul Campidoglio, decretata, non fu posta); ordinò inoltre che ognuno dovesse avere di lui un quadro dipinto. Nel palazzo dei Tetrici sul Celio si trovava un mosaico rappresentante A. in atto di dare a Tetrico e a suo padre la pretesta e la dignità senatoria e di ricevere da loro scettro e corona (Treb., Tyr. trig., Tetricus iun., 25). In un altro quadro, posto nel Tempio del Sole, egli era raffigurato con il suocero Ulpio Crinito (Vop., Aurel., 10).

Nella plastica non si conoscono ritratti dell'imperatore. Nulla hanno a che vedere con lui il cosiddetto Aureliano del Museo Torlonia (C. L. Visconti, Mon. Torl., tav. clviii, n. 607), respinto giustamente dal Bernoulli e dal Bovini, ed il busto al Braccio Nuovo (Duruy-Hertzberg, Geschichte des römischen Kaiserreiches, iv, 1888, p. 523; W. Amelung, Sculpt. Vat. Mus., I, p. 148, n. 122, tav. 20). A lui è anche dato erroneamente un torso da Carnuntum (A. Alföldi, in Röm. Mitt., l., 1935, p. 27, fig. 1; E. Swoboda, Garnuntum, Seine Geschichte und seine Denkmäler, Vienna 1949, p. 32, tav. iv, 2).

Sembra di ritrovare invece l'immagine dell'imperatore su alcune gemme (Comez. Cades, Impronte gemmarie, tav. 41, nn. 614, 615, 616) affrontata a quella della moglie Ulpia Severina ed identificata in base alla pettinatura di questa. Il Delbrück (Ant. Porphyrwerke, pp. 121, 124, tav. 57 b = n. 614, c = n. 615) le attribuisce a Diocleziano (?) e p. 126, tav. 58 a (= n. 616) a Galerio (?).

Il ritratto di A., come si presenta sulle monete, si inserisce nel quadro dell'arte contemporanea quale si manifesta nel periodo tra la morte di Gallieno e la prima età tetrarchica (268-293). Dopo il classicismo gallienico ritornano ora gli elementi che hanno caratterizzato la ritrattistica romana della metà del III sec. La costruzione della testa assume forme angolari, stereometriche; il modellato è semplificato, duro, preciso; il volto tormentato da solchi che risentono di una tendenza decorativistica; una forte concentrazione della espressione appare nello sguardo. Sono anticipazioni di elementi, che si svilupperanno nella successiva età tetrarchica.

Bibl.: F. Fuchs, in E. Ruggiero, Diz., I, s. v. Aurelianus; Groag, in Pauly-Wissowa, V, 1905, c. 1347 ss., s. v. Domitius; J. J. Bernoulli, Die Bildnisse der röm. Kaiser, II, 3, Stoccarda 1894, p. 182 s.; H. P. L'Orange, Studien zur Geschichte des spätantiken Porträts, Oslo 1933, p. 35 s.; G. Rodenwaldt, Zur Kunstgeschichte der Jahre 200 bis 270, in Jahrbuch, LI, 1936, p. 82 ss.; p. 109 ss.; R. Delbrück, Die Münzbildnisse von Maximinus bis Carinus, Berlino 1940, p. 51 ss.; p. 56, p. 148 ss., tavv. 23, 1-19, 24, 20-34; G. Bovini, Osservazioni sulla ritrattistica romana da Treboniano Gallo a Probo, in Mon. Ant. Linc., XXXIX, 1943, col. 245 ss.; c. 353 ss.; R. Delbrück, Antike Porphyrwerke, Berlino 1932.