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Enciclopedia Dantesca (1970)

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Giorgio Stabile

. Il termine a. deriva dal latino auctor ed è in stretta connessione con il concetto di auctoritas (v. per tutto ciò AUTORITADE).

Conformente ai valori di augeo (" produrre ", " accrescere ", " integrare ", " ampliare ", " rafforzare ", " completare "), l'auctor, nella tradizione latina, è chi possiede capacità d'iniziativa, promuove un atto, perfeziona e garantisce, integrandola e rafforzandola, la insufficiente volontà o personalità di un altro (come il patronus, il pater, il tutor); così pure, chi è in grado di trasmettere a un'altra persona un diritto di cui si rende garante (è il caso dell'auctoritas venditoris), ovvero chi si fa mallevadore della ‛ autenticità ' delle altrui affermazioni (il testis). In senso generale, l'auctor è chi possiede sufficiente fides per esercitare un'influenza sulle altrui azioni o per garantire con la propria cauzione personale un provvedimento, un'iniziativa. L'auctor sententiae, o legis o consilii è chi si fa promotore, con l'efficacia della propria ‛ autorità ', di una sentenza o di una legge o di un consiglio inteso a orientare la condotta politica. Analogamente auctor è chi sta all'origine di una notizia o di un'opinione degna di fede, come un filosofo, un poeta, uno scrittore in genere, che ha forza di persuasione e assolve a una funzione di ‛ esempio ' e ‛ testimonianza '. Auctor è anche chi sta all'origine di un'iniziativa e la promuove, il ‛ capo ', sia in senso politico e militare, sia in senso dottrinale (l'auctor come fondatore di una scuola, princeps, conditor, magister). Pertanto l'auctor deve godere di tutti i requisiti materiali e morali di dignità, credito, capacità d'iniziativa, che formano la sua auctoritas.

Il Medioevo avvertì e mantenne la connessione tra auctor e augeo (Isidoro Etym. X 2 " Auctor ab augendo dictus... Actor ab agendo ") e trasferì sul piano dell'ortografia una serie di sfumature semantiche, con l'alternanza auctor, autor (o author), actor.

Onorio d'Autun (Exp. in Cant., prol., Patrol. Lat. 172, 348) così rilevava la polivalenza del termine: " Sic et auctor est aequivocum... Est auctor civitatis, idest fundator, ut Romulus Romae; est et auctor sceleris, idest princeps et signifer, ut Judas Christi mortis; est quoque auctor libri, idest compositor, ut David Psalterii, Plato Thymaei. Est etiam auctor commune nomen, ab augendo dictum "). In senso generale, auctor era chi in virtù di un riconoscimento di fatto o ufficiale (civile, scolastico, ecclesiastico) era abilitato a esercitare un potere sul piano della dottrina, in quanto dotato di auctoritas, e il suo pensiero, la sua dottrina era considerata ‛ autentica ' e quindi accolta con rispetto e obbedienza. L'auctor ha una priorità nel tempo e nel grado, egli è ‛ origine ', ‛ fonte ', e ‛ autorevole ', ‛ degno ', secondo una gamma di valori connessi alla nozione giuridica di auctoritas.

Sul piano dell'ortografia e dell'etimologia i teorici medievali tendevano a distinguere tre ordini di significati: l'auctor, secondo la nozione di augmentum, amplificatio di augeo, indicava il promotore, il fautore, l'artefice dotato di potere d'iniziativa e di accrescimento (Isidoro Etym. IX III 16 " Augustus... apud Romanos nomen Imperii est, eo quod olim augerent rempublicam amplificando "; Capit. Reg. Franc., in Mon. Germ. Hist., Leges II " fautor regni auctorque "; Chart. Raitenh., ed. Krausen, 110 " se auctores ac fautores... offerunt [viri potentes] "). Actor era l'a. di un'opera in quanto opifex, artifex, che aliquid agit. La forma autor (o author) richiamava esplicitamente la qualifica di autenticus (o authenticus) e indicava l'inventor artium, lo scrittore, modello esemplare, fonte di sententiae, di autoritates degne d'imitazione. Sicché auctor (e auctoritas) si derivava da augeo, actor da ago, e autor (e autoritas) da autentin (o autentim), traslitterazione del greco a αὐφέντην acc. di αὐφέντης " che agisce da sé, che ha potere, autorità assoluta " (cfr. Pietro Elia " Auctor derivatur a graeco autentin, quod est antiquitas vel auctoritas... et dicunt quidam quod debet scribi absque c. Et dicitur auctor ab augendo et actor ab ago "; Prisciano Inst. V Iv 20 " Auctor, quando αὐφέντην significat, commune est "; Eberardo di Béthune Graecismus 11 " Auctor ab augendo nomen trahit, ast ab agendo / actor. Ab autentim, quod graecum est, nascitur autor "; Giovanni di Garlandia Opus syn., Patrol. Lat. 150, 1575, così riassumeva: " Artificis nomen opifex assumit et actor. / Invenit autor, agit actor, res ampliat auctor. / Autor sub autentin sine c "). Uguccione da Pisa (per la cui ampia definizione di augeo, auctor, auctoritas v. AUTORITADE) distingue anch'egli tra auctor come augmentator da augeo (" Augeo... Inde hic auctor, id est augmentator, et debet scribi per u et c... imperatores proprie debent dici auctores ab augendo rem publicam ") e autor come designante l'inventor artium e ogni persona di grande autorità, da autentin (" auctor quando vero significat autentin, id est autoritatem... debet scribi sine c, ut... autor, et derivatur ab autentin... philosophi et inventores artium, ut Plato Aristoteles et Priscianus, et quilibet magnae autoritatis debent dici autores... et ab autor, quod significat autentin, derivatur... autoritas, id est sententia digna imitatione, et autenticus... et... autorizabilis... quod fit autoritate sapientis vel sapientum, homo autenticus vel autorizabilis, huius autoritate videlicet cui credi debet "); ma autor come poeta - e dotato della medesima autoritas - Uguccione faceva derivare dal verbo auieo=ligare, (" auieo -es, id est ligo -as. Et inde auitor, id est ligator, similiter comunis generis et sine c... Virgilius et Lucanus et ceteri poetae debent dici auitores, qui ligaverunt carmina sua pedibus et metris ").

A questa definizione di Uguccione si attiene strettamente D. in Cv IV VI 3-5 E dunque da sapere che ‛ autoritade ' non è altro che ‛ atto d'autore '. Questo vocabulo, cioè ‛ autore ', sanza quella terza lettera C, può discendere da due principii: l'uno si è d'uno verbo molto lasciato da l'uso in gramatica, che significa tanto quanto ‛ legare parole ', cioè ‛ auieo '... sì che veramente imagina questa figura: A, E, I, O, U, la quale è figura di legame. E in quanto ‛ autore ' viene e discende da questo verbo, si prende solo per li poeti, che con l'arte musaica le loro parole hanno legate: e di questa significazione al presente non s'intende. L'altro principio, onde ‛ autore ' discende, sì come testimonia Uguiccione nel principio de le sue Derivazioni, è uno vocabulo greco che dice ‛ autentin ' , che tanto vale in latino quanto ‛ degno di fede e d'obedienza '. E così ‛ autore ', quinci derivato, si prende per ogni persona degna d'essere creduta e obedita.

L'a. di cui D. cerca qui di fondare, per via di ragione, l'autorità, è Aristotele, al fine di dimostrare il suo giusto diritto alla dignità di auctor, al supremo magistero morale. Auctor dunque (sebbene D. non lo designi con questo nome ma, come per Virgilio, lo dica mio maestro, I IX 9) in senso pieno di ‛ fonte originale e autorevole ' (dove aperse la bocca la divina sentenza d 'Aristotile da lasciare mi pare ogni altrui sentenza, IV XVII 3; cuncta moralia dogmatizans, Ep XI 11), di artefice ', ‛ guida ', ‛ promotore ' e ‛ perfezionatore ' di una dottrina (Cv IV VI 7 lo maestro e l'artefice, 8 maestro e duca, 16 la perfezione di questa moralitade per Aristotile terminata fue... additatore e conduttore de la gente a questo segno; praeceptor morum, Mn III I 3; v. anche AUTORITADE).

Di pari intensità è la qualifica di maestro e a. rivolta a Virgilio in If I 85 Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore. Oltre l'immediata e rilevante connotazione poetico-letteraria, non uno dei valori prima ricordati sfugge alla pregnanza del termine. Virgilio è insieme autor e auctor, è fonte (v. 79) di scienza e di saggezza, di sententiae e di exempla, ma anche la guida (v. 113) e il garante che dà augmentum e auxilium (cfr. vv. 88-89 Vedi la bestia... aiutami da lei, e tutte le caratteristiche ‛ tutorie ' del personaggio Virgilio, maestro, duca e segnore). Tutta l'invocazione di D. si presenta come una richiesta di cauzione, di garanzia, di auctoritas nel senso più ampio, della quale arreca come prove l'eccellenza del poeta (onore e lume) e i segni della propria fiducia e dipendenza (vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore (v. 83); Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore, tu se' solo colui da cu' io tolsi / lo bello stile, vv. 85-87).

Peraltro, la stretta relazione tra i due termini, oltre gli echi classici (cfr. Cic. Orat. III 10 " dicendi gravissimus auctor et magister, Plato ", De orat. I 33 " Stilus... dicendi effector et magister ", Har. resp. 9 " habeo auctores ac magistros... maiores nostros "; v. anche Agostino Civ. IX 23 " eorum [Platonicorum] auctor et magister Plato ") si arricchisce di uno spiccato valore allusivo. L'auctor e il magister sono due figure ‛ tipiche ' della cultura medievale: l'a. che fornisce gli elementi originali e autorevoli della tradizione e il maestro che li espone e li elabora, fino ad assumere, a un grado inferiore, un proprio peso e una propria autonomia rispetto all'auctoritas degli antichi. Nella stessa terminologia si opera l'attenta distinzione tra magistralia e authentica, tra i verba magistralia, di minor credito e portata, e i verba dei doctores authentici che hanno robur auctoritatis, a un superiore livello di dignità e potere vincolante. Non a caso, dunque, la progressione dantesca parte dal riconoscimento del ‛ magistero ' di Virgilio per sollevarsi a quello della sua ‛ autorità '.

Di Dio come sommo auctor ispiratore della divina auctoritas (la Scrittura) e fonte di verità, parla D. in Pd XXVI 40 Sternel la voce del verace autore, / che dice a Moïsè, di sé parlando: / ‛ Io ti farò vedere ogne valore ' (cioè le parole di Ex. 33, 19). E da notare che qui D. espone un argomento ab auctoritate, mentre ai versi precedenti (37-39) si trattava di un argomento di ragione (intelletto, mi dimostra, e cfr. anche i vv. 46-48 e 25-27; per il ruolo della ratio e dell'autor nell'argomentazione, vedi Mn I V 3).

Nel senso di " scrittori " (" philosophi et inventores artium ") ricorre due volte in Cv II XII 5 e IV III 3; in VE II VI 7 auctores sono i poeti (in VIII 4, la canzone è considerata secundum quod fabricatur ab auctore e secundum quod fabricata profertur... ab auctore). Ancora da vedere Mn II III 11 (per auctor-pater, da Aen. VIII 134), IV 5 (l'autor arrecato a ‛ testimonianza '), Ep III 2 (per il nesso auctor-ampliare) e XI 26 (auctor come " fautore ", " promotore "). Per l'a. che ‛ somministra ' la propria sapienza come ‛ padre ', rispetto ai ‛ figli ', v. Ep III 8.