AVELLA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

AVELLA (Abella)

E. Laforgia

Centro in provincia di Avellino, da cui dista 24 km. Come per Nola, intorno a cui gravitava nell'antichità, alcune fonti attribuiscono ad A. un'origine calcidese (lust., xx). Servio (Aen., VII, 740) la ritiene fondata dal mitico Muranus; Strabone (v, 4, 11) la pone fra le città sannitiche mentre Plinio (Nat. hist.,III, 63) l'annovera tra i centri della I Regio. Civitas foederata (CIL, X, I2I2), fu distrutta dai nolani durante la guerra sociale (Gran. Lic., ΧΧVΙ) e probabilmente già con Siila vi fu dedotta una colonia. Ebbe rinomanza nell'antichità per la produzione di nocciole (nux abellana: Plin., Nat. hist., ΧVΙ, 120-121). Alla metà del II sec. a.C. va datato il cippus abellanus (recuperato nel 1745 e forse proveniente dal castello di Α.), importante documento in lingua osca, relativo a un trattato tra Nola e A. sul comune Santuario di Ercole. Recente è il rinvenimento nella zona E della città di un'altra iscrizione osca di carattere pubblico.

Occasionali sono i ritrovamenti preistorici, collocabili tra l'Eneolitico e la prima Età del Bronzo, dalle aree a Ν e a NE della città. La ricerca archeologica condotta più sistematicamente nell'ultimo ventennio ha messo in luce una vasta area di necropoli sia a E (loc. S. Paolino) che a O (loc. S. Nazzaro), databili alla seconda metà del VII sec. a.C. I corredi sono in prevalenza composti da vasi di impasto con forme e decorazioni che rivelano contatti con Claudium e con la valle del Sarno: anfora con ansa a piattello, orciuolo globulare con collo a clessidra, coppa biansata con decorazione incisa e inoltre decorazione a lambda in rilievo. Completano la serie: attingitoi, askòi, kotylai, scodelle su alto piede, askòi e brocche a bocca trilobata. Scarsi sono i vasi di bucchero e le ceramiche d'importazione. Tra le fibule prevalgono quelle a ghianda, ad arco semplice con staffa allungata e a doppia spirale. I pochi frammenti di ceramica daunia recuperati sono databili alla fine dell'VIII sec. a.C.

Scarse sono le testimonianze del VI e del V sec. a.C., mentre diventano più ricche per la seconda metà del IV secolo. Infatti le tombe a cassa di tufo della necropoli occidentale hanno restituito un corredo costituito da vasi a figure rosse e a vernice nera, posti ai piedi del defunto.

Nelle raffigurazioni sui vasi e nella produzione bronzistica prevalgono elementi del costume sannita. Tra i vasi a figure rosse, oltre a quelli attici, si riscontra la presenza di ceramica pestana (Assteas). Scarsi sono i prodotti ceramici della fabbrica capuana I e di quella cumana, numerosi i vasi del gruppo AV: tra le forme ricorrono le lèkythoi a fondo piatto, le hydrìai, il cratere a campana e le anfore.

Nella fascia S della stessa necropoli si sono rinvenute tombe a camera databili al II sec. a.C., con volta a botte in scheggioni di tufo, ingresso a S e tre letti tricliniari; alcune di queste sono state riutilizzate fino al V sec. d.C. Numerosi sono i monumenti funerarî, databili tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. In opera incerta o reticolata, di calcare, generalmente a pianta quadrata con coronamento circolare o poligonale, si dispongono lungo gli assi della centuriazione, in prevalenza sui tratti a O della città. Tra questi ultimi si segnala un complesso in località Casale.

Poche e scarse sono le tracce dell'abitato più antico, mentre la situazione è più chiara a partire dal II sec. a.C.: la città romana che si trova sotto l'attuale, leggermente spostata a E, ha un impianto a schema ortogonale, il cui asse principale corrisponde all'attuale Corso Vittorio Emanuele e al suo prolungamento verso E, dove è stato rinvenuto un tratto della strada antica in blocchi irregolari di calcare, rimasti in vista fino al V sec. d.C., che si sovrappongono a una strada in battuto. È ipotizzabile che le attuali strade perpendicolari all'asse viario principale, distanti tra loro tre actus, e quelle parallele, distanti due actus, rispecchino l'andamento antico. Orientati con le strade sono i resti monumentali rinvenuti, databili tra il II e il I sec. a.C. L'unico edificio che si discosta dall'orientamento generale è l'anfiteatro, che si appoggia al limite E delle mura di cinta. Costruito in opus reticulatum, senza sotterranei ed exaggeratum, è conservato fino alla media cavea. Trova confronti nell'anfiteatro di Pompei, di poco più antico. Resti di una struttura a O dell'anfiteatro fanno pensare a una palestra. Poche e sparse sono le tracce di età imperiale.

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