AVVENTO

Enciclopedia Italiana (1930)

AVVENTO

L. M. C.
C. K.

. È il nome (dal lat. adventus "arrivo, venuta") del periodo di quattro o sei settimane che precede il Natale, con il quale s'inizia l'anno ecclesiastico. Non è facile precisare quando fu stabilita questa distinzione: le prime notizie sicure si hanno per la Francia nel sec. VI, ma come di uso abbastanza antico. D'altra parte, secondo íl Cabrol, il rotulus delle preghiere della chiesa di Ravenna ne contiene alcune relative all'avvento, e risalirebbe a circa la metà del sec. V; e all'avvento si riferirebbe una prescrizione del concilio di Saragozza del 380, che ne fa un periodo di ventun giorni, a partire dal 16 dicembre, collocando perciò il Natale al 6 gennaio secondo un'usanza abbastanza diffusa nella Chiesa antica, ma oggi conservata solo dagli Armeni non cattolici. Ed evidentemente, l'istituzione di questo periodo liturgico deve aver seguito la diffusione della festa del Natale, come il suo inizio deve essere dipeso dalla data in cui questa festa si celebrava. Ma è probabile che, già nella seconda metà del sec. IV, a somiglianza della quaresima in preparazione della Pasqua, si volesse consacrare un'altra quaresima all'aspettativa della festa della nascita di Gesù Cristo. Perciò in alcune chiese cominciava dopo la festa di S. Martino, uso conservato nel rito ambrosiano. Nel sec. VII la sua celebrazione era accettata da tutta la Chiesa, ma la durata era ridotta a quattro settimane, cominciando dalla domenica più vicina alla festa di S. Andrea (30 novembre).

Come la quaresima, anche l'avvento è tempo di penitenza e anticamente anche di digiuno, in relazione alle ansie, preghiere e afflizioni dei patriarchi, profeti e santi dell'Antico Testamento che aspettavano la venuta del Messia; e in questo tempo nella liturgia si leggono appunto le loro profezie e le loro invocazioni, riportando la mente ai loro tempi. Si fa inoltre udire l'eco della predicazione di S. Giovanni Battista, e si commemorano l'annunciazione a Maria e la sua visita a S. Elisabetta: si fa cioè una rassegna e una sintesi di tutto ciò che fu detto e fatto prima della venuta del Figlio di Dio sulla terra.

Dato questo significato dell'avvento, si comprende che per l'appunto con questo periodo cominci l'anno liturgico: benché, per ciò che riguarda gli affari, anche la chiesa latina faccia incominciare l'anno col 1° gennaio. Durante l'avvento, viene sospesa la celebrazione delle nozze; si omettono il Te Deum e il Gloria in excelsis quando dovrebbero essere detti, e il celebrante usa paramenti violacei; più ricchi, o di color rosa (e anche dalmatiche) nella terza domenica, detta Gaudete dalla prima parola dell'introito della messa, la quale, pur nella penitenza, ha una nota di letizia, perché si annunzia prossima la venuta del Messia aspettato. Limitazioni sono anche prescritte per il suono dell'organo; ma negli ultimi sette giorni durante la funzione del vespro si cantano con speciale solennità le antifone dette maggiori, che invocano anch'esse la venuta del Salvatore.

Benché il rito bizantino non abbia alcuna parola che corrisponda esattamente al termine avvento dei riti occidentali, romano ed ambrosiano, la festa del Natale viene anche in esso preparata da uno speciale periodo di semplice astinenza (è bene ricordare che nella disciplina orientale non esiste tra digiuno ed astinenza differenza così precisa come in Occidente) detto quaresima di S. Filippo, perché principia all'indomani della festa dell'Apostolo (15 novembre).

Bibl.: N. Nilles, Kalendarium manuale utriusque Ecclesiae, Innsbruck 1897; id., in Zeitsch. für katol. Teol. 1896, p. 593 segg.; P. Guéranger, L'année liturgique, 2ª ed., I: L'avent, Parigi 1858; F. Cabrol, in Revue bénéd., 1905; p. 484 segg.; id., in Dict. d'Archéol. chrét. et de liturgie, I, ii, col. 3223 segg.; I. Schuster, Liber sacramentorum, 2ª ed., Roma 1924; per il rito bizantino, l'opera del Nilles sopracitata, e qualsiasi edizione del Meneo di dicembre.

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