BABELE

Enciclopedia Italiana (1930)

BABELE

Giuseppe Furlani

. La città di Babele, detta anche Babilonia (con nome identico a quello che significa la regione che le sta d'intorno e qualche volta comprende nell'intenzione di chi parla tutto quel tratto di territorio tra l'Eufrate e il Tigrì, che circa dal punto dove questi due fiumi hanno tra loro minore distanza si estende fino alle sponde del Golfo Persico), fu la più grande, importante e bella metropoli dell'Asia anteriore antica per più di due millennî. Fu la capitale naturale dei paesi eufratici e città imperiale per eccellenza per la sua posizione sulla strada che dal Golfo Persico e l'Oceano Indiano conduce alla Siria e al Mediterraneo. Capitale spirituale dell'Asia anteriore, essa fu simbolo di ricchezza, raffinatezza e cultura e godette pure presso i Greci, anche dopo la sua rovina, grande prestigio. Ma fu anche simbolo di corruzione ed oppressione. Come tutte le grandi città del vicino Oriente fu abitata da diverse nazionalità e fu perciò veramente la città dalle cento favelle e dalla confusione delle lingue.

Era situata sull'Eufrate al nord di Barsippa e al sud di Sippar, nella parte settentrionale della Babilonide. I suoi nomi più antichi in sumero sono Tin-tir "bosco di vita", o Ka-dingir "porta del dio", del qual nome quello semitico di Bāb-ilu o Bāb-ilāni, "porta del dio", o "porta degli deì", non è altro che una versione.

Era chiamata anche Shu-an-na, oppure anche semplicemente Ê "casa". Gli Ebrei la chiamarono Bābēl, da cui il nostro Babele. Il nome paleopersiano fu Bābirus. Dal nome semitico Bāb-ilāni i Greci trassero il loro βαβυλών.

Sulla fondazione della città i Babilonesi narravano varie leggende, le quali passarono anche negli scritti deglì storiografi greci e romani. Si narrava che fosse stata fondata dal dio Bēl stesso, subito dopo la creazione della terra ferma. I Greci e Romani la ritennero fondata da Semiramide o da Bēlos, re antichissimo. È probabile invece che Babele fosse una città, o in origine un villaggio, antichissimo, forse preistorico, di civiltà sumera, come le altre città della Babilonide. La storia ne attribuisce la fondazione al re babilonese Sargon di Agade (circa 2637-2582 a. C.), ma questo re non avrà fatto che ampliare qualche villaggio già esistente. Egli trasportò la sede del regno da Agade nella nuova città, che costruì secondo il modello dell'antica capitale e cui diede il nome di Bāb-ilu. Il dio locale della nuova città sarà stato Amar-udug, forse dio solare, che è più noto sotto il nome di Marduk, e che, quando la città divenne il centro d'un vasto impero, assurse a dio nazionale babilonese. Sargon eresse a Babele un grande palazzo reale che era in uso ancora un millennio più tardi. Di Hammurabi (XVIII sec. a.C.) sappiamo che ne fece la sua capitale, la provvide di magazzini di grano e fondò Barsippa, sua città sorella, col famoso tempio di Ē-zi-da. Il suo successore Samsu-iluna (1912-1875) allargò la città. L'incursione degli Hittiti alla fine della dinastia di Amurru deve averla data in mano di questo popolo. Il re cassita Agum-kakrime restaurò il famoso tempio di Marduk, per il quale Babele andava famosa, detto Ē-sag-ila, che era caduto in rovina. Ma un primo colpo allo splendore e alla importanza politica di Babele fu portato dal trasporto della capitale a Dür-Kurigalzu. Nabucadrezar I (1146-1123), della seconda dinastia di Isin, ne fa di nuovo la capitale. Essa ebbe a soffrire nelle lunghe lotte per la supremazia politica nella valle dell'Eufrate e del Tigri tra i re di Babilonia e di Assiria. Questi ultimi cercavano d'impossessarsene, perché il titolo di re di Babilonia, che potevano ottenere solo col possesso effettivo e politico dell'antica città imperiale, li investiva quasi del potere legittimo sopra tutta l'Asia anteriore, e il possesso di Babele teneva aperta la via commerciale verso l'Oceano Indiano. Fu presa molte volte dai re di Assiria, ma molte volte fu anche perduta, perché il partito babilonese non ammetteva affatto la supremazia assira sopra l'antica e gloriosa città. Però in tutte le conquiste gli Assiri rispettarono i santuari e templi della capitale. Quantunque non fosse più il centro politico di un vasto impero, anzi soltanto quello di un piccolo stato, si era sviluppata immensamente ed era divenuta il centro spirituale e religioso di quasi tutta l'Asia anteriore. Da questa posizione essa non decadde neppure in conseguenza delle frequenti guerre tra Assiri, Caldei ed Elamiti dopo l'estinzione delle dinastie babilonesi nazionali. Nel 720 se ne impadronì Tiglatpileser III (Pūlu). Nel 709 fu occupata da Sargon II d'Assiria, poi nel 704 da suo figlio Sennacheribbo, e di nuovo negli anni successivi a più riprese, finché nel 690 dovette subire per comando di questo re, odiatore di tutto ciò che era babilonese, una tremenda devastazione e quasi distruzione completa. Furono abbattute le mura, distrutti i templi, profanati e dati alle fiamme i santuarî, e per render la desolazione ancor più completa, il canale Arakhtu fu fatto scorrere attraverso le rovine della città. Gli dei, e tra questi il principale Marduk, furono trasportati ad Assur; Babele non doveva più esistere quale sede di dei e di re. Per undici anni essa rimase così. Una tribù di Caldei s'era intanto impossessata del suo territorio e vi aveva rizzato le sue tende. Ma già il successore di Sennacheribbo, suo figlio Assarhaddon (680-669), ne ordinò la ricostruzione; sua intenzione era quella di farla capitale del regno assiro. I lavori cominciarono dopo che i Caldei furono scacciati dalle sue rovine, nel 678. Furono ricostruite le famose mura Imgur-Enlil e Nimitti-Enlil; furono riedificati i templi. Il successivo re assiro Assurbanipal (668-626) proseguì coi lavori, finì le mura, il tempio Ē-hua, riedificò il santuario Ē-khar-sag-gi-na, ricondusse nella città le statue e i simulacri degli dei, fece adornare magnificamente il tempio principale Ē-sag-ila e fece rivivere l'antico culto in tutto il suo splendore. Nella guerra fratricida tra Assurbanipal e Shamash-shum-ukīn, re di Babilonia, la città ebbe a patire: fu assediata per ben due anni e presa nel 648; il palazzo reale divenne preda delle fiamme.

Nel periodo neobabilonese della dinastia caldea (625-538) Babele ebbe un periodo di rifioritura e splendore. Nabopolassar (625-605) ricostruì del tutto la celebre torre Ē-temen-an-ki del tempio di Marduk, la quale era visibile da grande lontananza, edificò un grande palazzo di residenza, fece rinnovare e costruire le banchine sull'Eufrate e sul canale Arakhtu, e rinforzò le mura. Anche più importanti furono i grandi lavori di costruzione e di abbellimento di Nabucadrezar II (604-562). Egli pensò anzitutto a render più salde e atte alla difesa le mura, rinforzandole mediante opere esterne e fossati. Poi fece costruire una cittadella a difesa militare della città. Per dar nuovo impulso al commercio dotò la città di nuove banchine. Infine costruì nuove porte di grande bellezza. La Babele descrittaci dagli scrittori greci e latini è veramente quella di Nabucadrezar. La famosa via Ay-ibur-shabū, la strada processionale di Marduk, fu rialzata, pavimentata a nuovo e prolungata fino a Barsippa. Il re fece costruire un nuovo ponte sull'Eufrate, compì grandi restauri in Ē-sag-ila, fece rivestire in oro le pareti del santissimo Du-ku del tempio, eseguì nuove costruzioni a Barsippa e fece molti altri lavori di abbellimento. Gli altri re della dinastia caldea imitarono Nabucadrezar nella sua attività costruttrice. Nel 538 la città cadde in mano dei Persiani e Ciro fu salutato dai suoi abitanti come liberatore. Egli la risparmiò ed anzi vi abitò per qualche tempo, adottando in tutto i costumi dei re babilonesi e sacrificando al dio Marduk. Cambise vi tenne corte. Ma i Babilonesi non s'erano ancora rassegnati al nuovo stato di cose: sotto Nidintu-Bēl, il quale asseriva di esser figlio di Nabucadrezar II, la città si sollevò contro il dominio straniero, ma la rivolta fu da Dario soffocata nel sangue e Babele fu presa. Una seconda volta essa dovette esser espugnata dal generale persiano Vindafrā, il quale ne scacciò l'usurpatore Arakha. Non tutti i re persiani però rispettarono la religione babilonese, come aveva fatto con accorta politica Ciro: già forse Dario, certamente però Serse, danneggiarono i templi e i santuari. Sotto il dominio persiano Babele fu a capo della più importante e ricca satrapia del vasto impero, ma non fu più la capitale, quantunque i re vi abitassero nei mesi d'inverno. Durante questo periodo comincia il lento ma inesorabile decadimento della famosa città, iniziato dalla rovina dei templi. Quando Alessandro Magno prende la città nel 331, il famoso santuario Ē-sag-ila era coperto in buona parte dai detriti delle sue rovine. Soltanto una parte del suo territorio era ancora abitata, l'altra era ridotta a giardini e campi. Il Macedone intuì la grande importanza politica, storica e spirituale di Babele e riattaccandosi alla millenaria tradizione volle far rivivere la città per farne il centro del suo immenso impero. Perciò egli diede l'ordine di ricostruirla, ma, appena dato principio ai lavori più urgenti, la morte lo colse. Si può dire che dal 323 comincia la lenta agonia di Babele. Durante le lotte tra i generali di Alessandro, seguite alla sua morte, Seleuco cui era stata assegnata dovette prenderla a viva forza nel 312. Fu presa però ancora una volta, più tardi, da Demetrio Poliorcete e saccheggiata. Il colpo di grazia essa lo ricevette dalla fondazione della nuova città capitale dei Seleucidi, Seleucia sul Tigri. Ancora Antioco I Sotere volle continuare i lavori di restauro iniziati da Alessandro Magno. Fu nuovamente fondata da Antioco IV e ricevette probabilmente il nome di Antiochia. Ma infine essa passò in mano dei Parti. Fu arsa dal satrapo parto Euemero nel 126-125 a. C. La rovina fu completa. Il nome della disgraziata città divenne sinonimo di grandezza distrutta e di solitudine tragica. Sotto gli Arabi decadde a misero villaggio dal nome Bābil.

Le rovine della città occupano una vasta area presso il villaggio di Hillah e furono esplorate dal Ker Porter, dal Rich, dal Layard e da una missione archeologica francese della quale faceva parte anche J. Oppert. Scavi sistematici nell'intento di determinare la pianta della città antica furono intrapresi da una missione tedesca sotto la direzione di R. Koldewey, il quale illustrò le rovine dei templi più importanti e di tutto ciò che di notevole ci è stato conservato in parecchie pubblicazioni, riassunte nel suo libro Das wieder erstehende Babylon, Lipsia 1914 (3ª ediz.). Le rovine si estendono specialmente sulla sponda sinistra dell'Eufrate e hanno per centro il cosiddetto el-Merkez, che era la parte non monumentale della città, ma il quartiere popolare. Tra el-Merkez attuale e il fiume stanno i templi più importanti, Ē-sag-ila, "casa della testa eretta", il tempio di Marduk, con la torre Ē.-temen-an-ki, "casa del fondamento del cielo e della terra", a nord. Ancora più a nord lungo il fiume sta la rovina detta Qaṣr (castello) col tempio Ē-makh, "casa sublime", della dea Nin-makh. A sud di Ē-sag-ila si trovano il tempio Ē-pa-tu-ti-la, che era dedicato a Nimurta, dio della guerra, e quello chiamato "Z" dagli scavatori. Tra il Qaṣr e il Merkez giace il tempio di Istar di Agade. Un primo muro interno scorreva ad est del Merkez in direzione parallela al fiume. Più in fuori, ancora più ad oriente, scorreva l'altro muro, quello esterno il quale formava verso oriente un angolo acuto. La famosa porta di Istar coi piloni riccamente ornati con mattoni in maiolica rappresentanti animali apotropaici si trovava nel Qaṣr, che era il castello o palazzo costruito da Nabucadrezar. Sotto la porta passava la strada processionale di Marduk, chiamata Ay-ibur-shabū, "che nulla di male vi passi". Questa si dirigeva dal Palazzo verso il peribolo del tempio di Marduk, che costeggiava sui lati orientale e meridionale, per passare, sotto la porta di Urash e il muro di Nabonedo, sopra un ponte l'Eufrate e raggiungere sull'altra sponda il bīt-akītu di Marduk, nel quale i sacerdoti accompagnavano coll'intervento del re, durante la festa dell'anno novello, la statua del dio in solenne processione. Un'altra celebre via processionale correva da Babele a Barsippa, sede del dio Nabū. Il tempio Ē-sag-ila era situato sulla sponda sinistra dell'Arakhtu ed era circondato da un grande muro del quale una sezione trasversale divideva il santuario in due vaste corti. In quella meridionale sorgeva nell'angolo sud-occidentale la torre a scalini Ē-temen-an-ki. Il tempio stesso era situato a sud della torre. Nel periodo greco fu costruito a Babele un teatro greco, del quale ci sono state conservate alcune rovine.

Bibl.: J. Oppert, Expédition scientifique en Mésopotamie, Parigi 1859-1863; H. Winckler, Geschichte der Stadt Babylon, in Der Alte Orient, VI, i, Lipsia 1904; R. Koldewey, Das wieder erstehende Babylon, Lipsia 1914; id., Die Pflastersteine von Aiburschabu, Lipsia 1901; id., Die Tempel von Babylon und Borsippa, Lipsia 1911; id., Das Ischtar-Tor in Babylon, Lipsia 1918; V. Tscherikower, Die hellenistischen Städtgründungen von Alexander dem Grossen bis auf die Römerzeit, Lipsia 1927, p. 92; O. Reuther, Die Innenstadt von Babylon-Merkes, Lipsia 1926.

TAG

Demetrio poliorcete

Seleucia sul tigri

Tiglatpileser iii

Shamash-shum-ukīn

Alessandro magno