Babilonia

Enciclopedia Dantesca (1970)

Babilonia (Babillon)

Vincent Truijen

Capitale di un popolo della Mesopotamia e una delle più grandi città dell'antichità, ed erede della civiltà più antica dei Sumeri. Talvolta B. era sinonimo della Mesopotamia tutta intera. La città di B. ha rivestito un ruolo fondamentale nell'antichità del vicino Oriente: essa era un attivo centro di cultura, di arte, di letteratura e di diritto. Cosicché Mosè, per la legislazione ebraica, attinse largamente dal codice del re Hammurabi.

La Bibbia considera fondatore della città Nemrod, più volte citato da D. a proposito della torre di Babele. La città e il regno di B. conobbero tre periodi di particolare grandezza: tra il XIX e XVI secolo a.C. (Hammurabi è un re di questo periodo); tra il 1170 e il 1040; e tra il 625 e il 539, periodo quest'ultimo contemporaneo a molte narrazioni bibliche. I sovrani dell'impero neobabilonese nel 612 operarono una completa devastazione di Ninive, capitale dei loro nemici perenni, gli Assiri. Nabucodonosor, il più grande re di questo periodo, assoggettò il regno di Giuda deportando in B. la famiglia reale con una parte dei notabili. Dopo una rivolta della Giudea prese Gerusalemme il 16 marzo 597, dopo un assedio di due anni, riducendo in cattività, nel 587 e nel 582, quanto rimaneva della popolazione. D. ricorda due volte i pianti dei prigionieri, in Pd XXIII 135 piangendo ne lo essilio / di Babillòn, e in Ep VII 30 quemadmodum, sacrosanctae Ierusalem memores, exsules in Babilone gemiscimus, con una reminiscenza di Ps. 136. A proposito di Daniele, D. ricorda come costui seppe acquetare la collera di Nabucodonosor, il che dimostra la dolorosa condizione dei prigionieri di B. (Pd IV 14 ed Ep XIII 81). Dopo Nabucodonosor il regno conobbe una rapida decadenza, tanto che Ciro, re dei Persiani, poteva sconfiggerne l'esercito e prenderne la capitale; con lui comincia il terzo impero di dimensioni mondiali (Mn II VIII 6). Nel parlare della torre di Babele, D., conformemente alla Bibbia, alle volte chiama la B. col nome di Sennàar (v. per es. Pg XII 36). Da tutto ciò è chiaro che D., della B. e della sua civiltà, aveva solo idee assai generali, attinte soprattutto dalla Bibbia (v. BABELE; DANIELE; NEMBROT). Da notare che il luogo di If V 60, da confrontare con Mn II VIII 8, denuncerebbe una confusione di D. tra B. antica, mesopotamica, e quella meno antica, l'egiziana: D., cioè, ubicherebbe B. sui confini tra Asia e Africa, giacché nel primo passo (If V 58-60) considera il regno di Nino come la terra che 'l Soldan corregge, e nel secondo (Mn II VIII 8) fa morire Alessandro apud Aegiptum, che dovrebbe intendersi B., se a D. era noto (come riportava Orosio da lui ben conosciuto) che il Macedone morì in quella città (cfr. E.G. Parodi, in " Bull. " XXIII [1916] 15-18). Inoltre l'Eufrate non è neppure menzionato da D. come fiume della Mesopotamia, ma come uno dei fiumi del Paradiso terrestre (Pg XXXIII 112).

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