PONTELLI, Baccio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PONTELLI, Baccio

Jessica Gritti

PONTELLI (de Puntellis), Baccio (Bartolomeo). – Nacque a Firenze presumibilmente nel 1449 da Fino di Tura di Bartolo de Puntellis e da Monna Bruna, secondo l’estimo del 17 dicembre 1459 nel quale il padre, residente nel quartiere di San Giovanni, dichiarò che il primogenito Bartolomeo aveva allora dieci anni (Vasari, 1568, II, 1878, p. 660; Meneses, 2010, p. 55).

Pontelli si formò come intarsiatore nella bottega di Francesco di Giovanni, detto il Francione, e tra il 20 maggio 1469 e la metà del 1470 fu tra gli aiuti del maestro nella realizzazione dei soffitti intagliati della tribuna e dei transetti del Duomo di Pisa (Supino, 1893; Novello, 2013, p. 82, con precisazioni e bibliografia). A Pisa nel 1470, insieme a un maestro «Pratese», ricevette la commissione per una panca con schienale da collocarsi nel transetto destro e per due usci per lo scrittoio dell’Opera del duomo (Tanfani Centofanti, 1897, p. 65; Novello, 2013, p. 82) e nel 1471 – ancora una volta in base alla dichiarazione d’estimo del padre – era già residente a Pisa con il fratello Piero (Vasari, 1568, II, 1878, p. 660; De Fiore, 1963, p. 29). Tornato a Firenze, Pontelli lavorò nuovamente per il Duomo di Pisa nella realizzazione di un sedile, con tre figure rappresentanti la Fede, la Speranzae la Carità, oggi conservate presso il Museo dell’Opera del duomo di Pisa, per il quale il fratello ricevette un acconto il 15 aprile 1474 (Novello, 2013, p. 82). Il sedile, eseguito a Firenze, fu poi portato a Pisa dagli stessi Baccio e Piero il 2 marzo 1475, quando l’opera fu saldata (Tanfani Centofanti, 1897, pp. 65 s.; Novello, 2013, pp. 82 s.). Qualche mese più tardi Pontelli decise di trasferirsi a Pisa: sappiamo infatti che l’8 novembre 1475 l’Opera del duomo di Pisa pagò per il trasloco dei suoi beni e di quelli del fratello da Firenze (Supino, 1893, p. 164; Novello, 2013, p. 91) e che due giorni dopo egli prese in affitto una casa nei pressi del duomo per i successivi tre anni (Vasari, 1568, II, 1878, pp. 659 s.; De Fiore, 1963, p. 23).

Di datazione incerta, ma da collocarsi in questo lasso di tempo, fu la commissione a Pontelli e Francione per una cappella funeraria per Filippo Medici, già arcivescovo di Pisa, che sarebbe dovuta sorgere nel braccio est del Camposanto, ma che, a quanto sembra, non fu mai iniziata (Supino, 1893, pp. 162 s.; Luzzati, 1964-1966; Novello, 2013, p. 85).

Da un documento del febbraio 1476 risulta che Pontelli lavorò a quattro pancali, terminati entro il 18 aprile, da collocarsi nel Duomo di Pisa «in chontra al perbio [il pulpito]», tra le colonne (Supino, 1893, p. 164; Novello, 2013, pp. 85 s.), mentre tra il 27 giugno di quell’anno e il 31 maggio 1477 i fratelli Pontelli furono impegnati nella realizzazione degli stalli del perduto coro dell’Incoronata nel transetto destro, con 45 riquadri, cornici e fregio (Supino, 1893, p. 165; Novello, 2013, p. 86). Tra il 1476 e i primi mesi del 1477 Baccio fu attivo nel Palazzo arcivescovile di Pisa per opere lignee non meglio precisate (Fanucci Lovitch, 1991, p. 42; Giusti, 1992, p. 200) e nel giugno 1477, insieme al legnaiolo Giuliano di Papi da Fucecchio, partecipò in qualità di arbitro alla stima di alcuni cassoni decorati eseguiti da Pietro del Cervelliera (Fanucci Lovitch, 1991, p. 251). Secondo la puntuale ricostruzione di Roberto Paolo Novello, Pontelli compare successivamente nei registri dell’Opera del duomo di Pisa soltanto in relazione ad alcune elargizioni e piccole quantità di denaro. Contestualmente si hanno le prime notizie della sua partenza da Pisa, poiché il 28 novembre 1477 è attestata la presenza certa a Urbino del fratello e possibilmente anche la sua (Supino, 1893, p. 165; Novello, 1995, p. 311 nota 8), mentre nell’aprile 1478 la moglie agì in suo nome poiché egli si trovava a Urbino (Novello, 2013, p. 86).

Pontelli compare l’ultima volta nei documenti pisani in un conto rimasto in sospeso con l’Opera del duomo, contenuto in un registro iniziato al principio del 1479, che conferma chiaramente il suo abbandono definitivo della città (1995, p. 311 nota 8).

Al 1478 risale anche la prima attestazione della sua attività per i Montefeltro: l’8 dicembre fu pagato per alcuni lavori nella rocca di San Leo (Frommel, 2006, p. 372 nota 14).

La storiografia ha ipotizzato che tra il 1478 e il 1482 Pontelli abbia fatto esperienza presso il cantiere del Palazzo ducale di Urbino e in sodalizio con Francesco di Giorgio Martini, ma i dati documentari sono scarsi: si è supposta, inoltre, una sua partecipazione al cantiere del monastero di S. Chiara di Urbino (Rotondi, 1949, pp. 117 s.; Fiore - Tafuri, 1994, p. 280), in particolare tra l’estate del 1478 e la primavera del 1480 (Londei, 1998-1999, p. 33).

Si è molto dibattuto l’intervento di Pontelli nella realizzazione delle tarsie dello studiolo di Federico da Montefeltro, ritenuto a lungo cronologicamente compatibile con la sua presenza in città, poi scoraggiato in favore dei Da Maiano (Ferretti, 1982, pp. 517-520, con sintesi delle attribuzioni). L’attribuzione conosce ancora voci contrastanti, specialmente perché le tarsie sono oggi per lo più datate ante 1476 (a favore di una collaborazione di Pontelli: Benzi, 2004; sfavorevoli: Bagatin, 1992, Novello, 2013, pp. 88 s.).

Un pagamento del 13 agosto 1480, valutato con cautela da Francesco Benelli, segnalerebbe lavori non precisati di Pontelli presso il Palazzo apostolico e costituirebbe anche la sua prima comparsa romana (Federici, 1907, pp. 489 s.; Benelli, 2004, pp. 524 s.), mentre tra il 1480 e il 1481 egli lavorò alla costruzione dei quattro torrioni angolari della rocca di Senigallia, succedendo a Luciano Laurana, morto nel 1479.

Si tratta della prima attività per Giovanni della Rovere, fratello del futuro papa Giulio II, che ebbe un ruolo determinante nella commissione al maestro di opere architettoniche (Benelli, 2004, p. 520). L’attività presso la rocca è attestata da una cronaca locale (p. 526, con bibliografia, in partic. Bonvini Mazzanti, 1983, pp. 72-79) e confermata dalla testimonianza di frate Grazia di Francia, priore del convento di S. Maria delle Grazie di Senigallia (Benelli, 2004, p. 526).

Uno dei documenti più significativi di questi anni è rappresentato dalla lettera autografa, firmata «Baccio Pontelli di Fiorenza lignaiolo, discepulo de Francione», inviata da Urbino a Lorenzo Medici il 18 giugno 1481 (Gaye, I, 1839, pp. 274-277; Benelli, 2004, pp. 521 s.), in risposta a una richiesta di Giuliano da Maiano e del cancelliere di Lorenzo il Magnifico, ser Niccolò, di eseguire un disegno del Palazzo ducale di Urbino e di inviarlo a Lorenzo. Si trattava di un rilievo puntuale dell’edificio, corredato da doppia scala dimensionale, che accompagnava un tempo la missiva e che aveva impegnato molto il maestro per la necessità di prendere le misure.

Verosimilmente Pontelli lasciò Urbino dopo la morte di Federico da Montefeltro, nel 1482, e un breve di papa Sisto IV del 27 luglio 1483, inviato al castellano di Civitavecchia, attesta l’incarico all’artista, definito questa volta «Bartholomaeus Pontelli Florentinus architectus», di ispezionare la rocca (Frangipani, 1761, p. 124; per una sintesi delle proposte relative all’arrivo a Roma di Pontelli si veda Benelli, 2004, p. 528 nota 34).

Diverse sono le fabbriche romane che gli sono state attribuite sotto i pontificati di Sisto IV e Innocenzo VIII, a partire dalla numerosa serie di opere assegnategli da Vasari: la chiesa e il convento di S. Maria del Popolo (nonché alcune cappelle nello stesso edificio, in particolare quella di Domenico della Rovere); il palazzo di Domenico della Rovere (palazzo dei Penitenzieri); la chiesa di S. Pietro in Montorio; la chiesa e la facciata di S. Agostino; la cappella Sistina e la libreria vaticana; la fabbrica di S. Spirito in Sassia; il ponte Sisto; restauri a molte chiese di Roma per il Giubileo del 1475 (ritenuto poi troppo precoce per un soggiorno romano di Pontelli), tra le quali la chiesa dei Ss. Apostoli, S. Pietro in Vincoli e S. Sisto Vecchio (sulle opere attribuite a Pontelli da Vasari: Benzi, 1990, pp. 75-80; Morresi, 1990-1991, pp. 122-124).

Solo alcune di queste attribuzioni, vagliate a più riprese dalla storiografia, sembrano essersi oggi consolidate. È stato suggerito un suo possibile intervento non documentato negli appartamenti del palazzo di Giuliano della Rovere ai Ss. Apostoli (Frommel, 1984, p. 51; Benzi, 1990, pp. 145-151) e gli è per lo più riconosciuta la paternità della chiesa di S. Pietro in Montorio, almeno dal 1488 in poi (Cantatore, 2007, pp. 91-102); mentre maggiore incertezza resta per la chiesa di S. Maria della Pace, con inizio dei lavori tra il 1482 e il 1483 (Riccardi, 1981, pp. 5-18, in partic. p. 13, con bibliografia; Benzi, 1990, pp. 114-119; discorde specialmente Frommel, 1998, p. 404) e per il Belvedere di Innocenzo VIII dal 1485 (Morresi, 1990-1991, pp. 124-128). Fabio Benzi ha proposto di assegnare a Pontelli la paternità della mano principale dei disegni del Codex Escurialensis (Madrid, Real Biblioteca del Monasterio de San Lorenzo de El Escorial, 28.II.12), con elaborazione a partire dall’inizio degli anni Ottanta (Benzi, 2000).

Tra il 1482-83 e il 1486 Pontelli lavorò certamente a Ostia, – mentre era vescovo Giuliano della Rovere – alla realizzazione della rocca, sul portale della quale si trova l’iscrizione «Baccio Pontello florent architecto» (De Fiore, 1963, p. 69; Aurigemma, 1981; Broccoli, 1989; Benelli, 2004, p. 530), e dal 1483 diede avvio anche al cantiere della chiesa di S. Aurea (Frommel, 1989; Benelli, 2004, pp. 532-539). Nella storiografia il nome di Pontelli ricorre anche per le fortificazioni dell’abbazia di S. Nilo a Grottaferrata (Pagliara, 1989, in partic. pp. 24-32; Morresi, 1990-1991, pp. 120-122; Benelli, 2004, p. 529).

Il 23 novembre 1487 fu nuovamente impegnato come ingegnere militare: una lettera di Jean Balue, cardinale di Angers, vescovo titolare della sede suburbicana di Albano e legato pontificio nelle Marche, ricorda a quella data l’attività di Baccio nell’ispezione e sistemazione delle fortezze di Osimo, Jesi e Offida (il documento recita «tamquam ingenieribus universalis dirigat fabricas arcium», De Fiore, 1963, p. 103).

Queste attività sono confermate da alcuni documenti relativi alla retribuzione di Baccio: il primo, del 13 aprile 1490, redatto a Osimo, con il quale Gabriele Mirone, commissario generale di papa Innocenzo VIII, relazionava sul conto fatto con «magistro Baccio» per la sua «provisione et mercede» per i lavori alle fortezze nel territorio delle Marche (De Fiore, 1963, p. 104); il secondo, steso a Roma nel dicembre dello stesso anno (p. 104 s.), nel quale l’artista è citato ancora come «Baccio Pontello servienti armorum et architetto [sic] et commissario nostro super fabrica arcium que in dicta provincia edificantur» (Coltrinari, 2006, pp. 132 s., segnala l’impossibilità di rintracciare questi documenti indicati da De Fiore come esistenti in una collezione intitolata ‘Memorie patrie’, conservata presso la Biblioteca comunale di Macerata). Per le rocche di Offida e Osimo alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Macerata, nei protocolli del notaio Marino di Coluccio da Montalto, testimoniano l’allogazione dei lavori a maestri lombardi, alla presenza di Pontelli, che si trovava quindi a Macerata il 19 marzo 1488 e ancora il 24 marzo (pp. 133-142). Di queste tre rocche, quella di Osimo fu distrutta nel 1505-06, quella di Jesi fu distrutta nel 1527, mentre di quella di Offida si conserva solo una parte, inglobata nel circuito delle mura (p. 132).

Una lettera del 2 aprile 1488 inviata da Nofrio Tornabuoni a Lorenzo il Magnifico cita alcuni busti realizzati da Baccio a Ostia, ma la missiva di per sé non indica che egli si trovasse lì in quel momento (come supposto in Meneses, 2010, p. 58), mentre una lettera al governatore di Osimo del 10 maggio dello stesso anno esplicita la volontà del cardinale di Angers che Jacopo da Bagno e Pontelli partecipassero a una stima di beni (De Fiore, 1963, p. 77 nota 4).

Tra le opere romane di questi anni che vedono attribuzioni a Pontelli figura il palazzo del cardinale camerlengo Raffaele Riario (palazzo della Cancelleria), nipote di Sisto IV, la cui prima notizia secondo il Diario della città di Roma di Stefano Infessura (1890, p. 252) risale all’autunno del 1489, ma i cui lavori fervettero negli anni Novanta (specialmente dopo il 1495) e fino al primo Cinquecento (Valtieri, 1982). Frommel ha indicato in Baccio l’unico architetto attivo a Roma in quel momento in grado di dispiegare un linguaggio debitore della cultura fiorentina e urbinate, delle teorie albertiane e di citazioni dall’antico (2006, p. 418). Dibattuta è la possibilità di identificare con Pontelli il «mastro Bartholomeo fiorentino» che compare in un atto del 4 dicembre 1489 per la fabbrica della canonica di S. Pietro in Vincoli (Ippoliti, 1999, pp. 55, 140; Finocchi Ghersi, 2000, pp. 142 s.).

Da un verbale del Consiglio dei duecento del Comune di Recanati dell’11 settembre 1490 si apprende che a quella data maestro Pietro Amorosi si era adoperato per tre anni nella fortificazione delle mura della città, ma che maestro Baccio (identificato dalla storiografia con Pontelli) aveva proposto di realizzare le mura più robuste, secondo un nuovo disegno e con minore spesa (De Fiore, 1963, p. 112; per questi lavori recentemente ricondotti a Recanati, anziché alle fortificazioni della basilica di Loreto, come accaduto talora in passato, si veda Renzulli, 2011).

Si potrebbe collocare tra il 1489 e il 1491 l’incarico a Pontelli da parte di Giulio Cesare Varano per l’ampliamento del suo palazzo a Camerino, con l’addizione di un blocco di fabbrica con cortile porticato all’edificio preesistente (Corradini, 1976; Benelli, 2002, pp. 273 s.), mentre dall’agosto 1491 Pontelli progettò la chiesa e il convento di S. Maria delle Grazie di Senigallia per i minori osservanti, su commissione di Giovanni della Rovere (Benelli, 1998, pp. 13-26; Id., 2002, pp. 93-97). Fonti ottocentesche segnalano che un protocollo perduto del notaio Cristoforo Bartoli datava al 1492 la costruzione della chiesa di S. Maria Nuova di Orciano di Pesaro su progetto di Pontelli (Pesaro, Biblioteca Oliveriana, mss. 936: A. Antaldi, Notizie di alcuni architetti, pittori, scultori di Urbino, Pesaro e altri luoghi…, 1805, c. 76v; Pungileoni, 1822, p. 82; Morresi, 1991-1996, pp. 101 s.; Ead., 2003, p. 43; ma da anticipare al 1482 secondo Frommel, poiché consta per quell’anno un lascito testamentario in favore dell’edificio; Frommel, 1998, p. 409).

Si tratta di uno dei suoi interventi più significativi nell’ambito dell’architettura ecclesiastica, molti elementi del quale mostrano rapporti stringenti (se si eccettua l’impianto) con il tempio della Ss. Annunziata a Camerino, per il quale, secondo una proposta di Matteo Ceriana, entro il 1493 Pontelli poté fornire un progetto (Ceriana, 2002). Al 1492 potrebbe datarsi, inoltre, il progetto per il cortile del castello Brancaleoni a Piobbico, come proposto da Francesco Benelli (2007, p. 87).

Il 4 maggio 1492 papa Innocenzo VIII ordinò di revisionare i conti delle fabbriche delle rocche di Osimo, Jesi e Offida, di richiamare Baccio Pontelli per imporgli la conclusione dei lavori a Jesi, incompleti a causa della sua assenza e, in caso questi non fosse comparso, di affidare i lavori a maestro Paolino di Corrado (Gianuizzi, 1890, pp. 298 s.; De Fiore, 1963, pp. 105 s.). Il 21 luglio dello stesso anno Pontelli risulta debitore di Giulio Cesare Varano di 400 fiorini, definendosi contestualmente ancora architetto di Innocenzo VIII (Aleandri, 1904), mentre un breve di Alessandro VI del 24 marzo 1494 dispose il sequestro di un fondo, situato nel territorio di Osimo e appartenente a Pontelli, per garantire i suoi creditori (De Fiore, 1963, p. 107), documento che è stato interpretato come una conferma di difficoltà economiche negli ultimi anni della sua vita.

Tra il giugno e il dicembre 1494 Pontelli è documentato nel Regno di Napoli, come sovrintendente dei lavori alla rocca di Reggio Calabria (Ceci, 1900, p. 83). L’ultima attestazione di lui, in vita, è un invito da parte di Alfonso II d’Aragona del 4 novembre 1494 a Sessa Aurunca (Pane, II, 1977, pp. 211 s.). A Napoli si è tentato di attribuirgli la cappella di Giovanni Pontano, datata agli anni 1490-92 (Frommel, 2006, pp. 390-393).

Pontelli sembra essere sepolto a Urbino, nella chiesa di S. Domenico, dove un nipote gli dedicò un’epigrafe nel 1577 (De Fiore, 1963, p. 32 nota 9).

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