BACIOCCHI, Felice, principe di Lucca e Piombino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BACIOCCHI, Felice, principe di Lucca e Piombino

Fiorella Bartoccini

Nacque il 18 maggio 1762 ad Aiaccio, da Francesco e da Flaminia Benielli (il nome Pasquale, attribuitogli nella tradizione popolare, non appare documentato).

La famiglia vantava lontane, nobili origini genovesi (era apparsa in Corsica verso la metà del sec. XVI, la sua nobiltà venne riconosciuta nel 1772). Suddivisasi in vari rami, aveva goduto di ricchezza e di prestigio, frutto di privilegi, di vasti possedimenti terrieri e di proficui commerci, ma si era poi lentamente impoverita nella generale decadenza dell'isola.

Seguendo l'esempio di molti nobili corsi di modesta fortuna, anche il B. scelse la carriera delle armi. Sottotenente al reggimento "Royal Corse" nel 1778, nel 1792 era nell'armata d'Italia e, nel 1793,capitano in quella delle Alpi. Fu destituito sotto il Terrore, come altri ufficiali di nobile origine, e poté rioccupare il suo posto solo dopo Termidoro. Trasferito a Marsiglia, ebbe occasione di frequentare alcuni membri della famiglia Bonaparte, tra cui Elisa, che egli sposò civilmente il 10 maggio 1797. Il matrimonio non incontrò l'approvazione di Napoleone, che, in ascesa, intravedeva attraverso le sorelle proficue alleanze familiari, ma che finì per rassegnarsi e presenziare alla cerimonia religiosa avvenuta a Mombello (Milano) il 14 giugno dello stesso anno. Nominato comandante della cittadella di Aiaccio, il B. assunse nell'agosto del 1798 il comando del forte SaintNicolas a Marsiglia e alla fine del 1799 raggiunse, divenuto colonnello, Parigi. Era l'inizio di una carriera che avrebbe avuto aspetti sempre più brillanti, una carriera che solo il fortunato incontro con Elisa poteva, però, giustificare.

I contemporanei sono, infatti, concordi nel negargli particolari qualità di pensiero e di azione: un "bon, excellent homme, mais très insignifiant" (M.lle d'Avrillon, Mémoires, Paris 1896, I, p. 315); né alcuna rivalutazione è stata mai tentata: "Fort brave homme, jovial et gai, courtisant les filles, généreux des deniers que le hasard lui avait prodigués de façon si inattendue et peti vain d'une fortune inouïe, Félix était bien fait pour jouer le personnage d'époux d'une souveraine, et il est bien évident qu'Elise ne lui aurait jamais permis d'être autre chose" (Rodocanachi, p. 17). Il B. appare totalmente estraneo all'ambiente che si andò formando nei salotti della ricca dimora parigina, dove la moglie, oltre a coltivare interessi letterari, intesseva fortunati intrighi politici intorno al primo console. E nella vita di Elisa, donna intelligente, ambiziosa, attiva, egli finirà per avere una influenza negativa, privandola, a causa della scarsa stima che di lui ebbe Napoleone, di quelle più alte concessioni che quasi certamente non le sarebbero state negate (cfr. Kl. von Metternich, Mémoires, I, Paris 1884, p. 311).

Nuovamente ad Aiaccio mentre si compiva la spedizione di Egitto, il B. fu al fianco di Napoleone durante il colpo di stato del 18 brumaio e all'inizio del 1801 seguì Luciano Bonaparte, nominato ambasciatore, a Madrid. Si trattò di una esperienza diplomatica di pochi mesi: con l'eccezione di un breve periodo di campagna militare in Germania, sotto Moreau, visse gli anni seguenti tra Parigi e alcune città di provincia, sedi di guarnigione. Divenuto nel 1804 generale di brigata e senatore, nel 1805 ricevette la Grande Aquila della Legion d'onore.

Maturavano intanto, con l'avvento di Napoleone al trono, più alti destini. Nel marzo del 1805, quando Elisa venne nominata duchessa di Piombino, al B. fu concesso il titolo di principe; tre mesi dopo fu proprio lui che i Lucchesi scelsero come sovrano (su consiglio di C. Saliceti), nella illusione di salvare una parvenza di indipendenza nell'Italia ormai napoleonica. Egli venne così nominato principe di Lucca il 24 giugno 1805. Qualche anno dopo, nel 1809, a Elisa, non paga, fu concesso, con il titolo di granduchessa, il governo della Toscana, divenuta terra francese, e il B., promosso generale di divisione e altezza imperiale, seguì la consorte a Firenze, come comandante in capo delle truppe francesi.

A Lucca il B. fu sovrano più di nome che di fatto. Per conoscere il carattere e le vicende del regno, bisogna rifarsi a Elisa, che aveva il gusto del dominio e la capacità di esercitarlo, e che, fatta sparire la costituzione, governò in una forma di paternalismo illuminato, che, se dette buoni frutti nel campo delle riforme amministrative ed economiche e in quello delle arti, delle lettere, dell'istruzione, conobbe anche dure forme di imposizione e di spoliazione. Pesava, inoltre, sui sovrani lucchesi la volontà di Napoleone, pronto a soffocare le velleità indipendentistiche, con una pressione che si manifestò ancor più evidente a Firenze, attraverso i suoi funzionari e i suoi generali. A Lucca e in Toscana la presenza del B. si avvertì quindi appena, ma egli lasciò in genere buon ricordo per mitezza e generosità.

Dopo essersi occupato quasi prevalentemente del reclutamento per le armate imperiali, il B. si trovò di fronte ai più difficili compiti della sua vita militare: le coste erano minacciate dagli Inglesi, che riuscirono a sbarcare, nel 1813, a Viareggio e a occupare Lucca. Furono respinti, ma la crisi finale, nel declino di Napoleone, ormai maturava. Pochi mesi dopo i Baciocchi dovettero affrontare non solo gli Inglesi, ma anche Murat, che stava scindendo la sua sorte da quella dell'imperatore. Un tentativo simile fu invano compiuto, nei primi mesi del 1814, da Elisa, che cercò di salvare al marito, d'accordo con Gioacchino, il dominio di Lucca. Gli Inglesi non concessero che una possibilità di fuga. Portate le truppe francesi a Genova, il B. abbandonò il comando e seguì la consorte nelle sue peregrinazioni, stabilendosi infine a Bologna, dove rimase anche quando essa si recò in Austria per difendere sia i diritti del marito alla sovranità di Lucca, che si era spontaneamente concessa al suo potere, sia - e con maggior fortuna - le grosse proprietà accumulate. Da parte sua, anche il B. cercò di conservare la propria posizione di senatore e di ufficiale, inviando al Senato francese una adesione alla nuova costituzione.

Nel 1816 i Baciocchi si stabilirono a Trieste, dove Elisa morì nel 1820. Il B. ottenne allora di soggiornare a Bologna. Dal crollo era stata salvata una ingente fortuna, che egli seppe abilmente amministrare; comprò tenute e poderi, palazzo Ranuzzi, varie dimore in città e in campagna, che fece splendidamente restaurare. Bene accetto alla nobiltà locale, condusse una esistenza fastosa e brillante. Bologna era allora importante centro bonapartista, ma egli si mostrò sempre cauto e prudente, occupato a mantener vivo il mito napoleonico, ma timoroso di vedergli riprendere consistenza reale. Era un atteggiamento che si uniformava a quello dei Bonaparte più anziani, e anche in casa Baciocchi si creò una frattura con la generazione più giovane, non aliena da avventure rivoluzionarie.

Oltre a tre figli morti bambini, Felice ed Elisa avevano avuto: Napoleona Elisa (1806-1869), sposata al conte Filippo Camerata (con la morte del loro unico figlio Napoleone Carlo, suicidatosi nel 1853, si estinse la discendenza diretta), e Federico Napoleone (1810-1833). Napoleona continuò, con minore abilità, la tradizione materna nel campo della politica: arrivò a recarsi, alla fine del 1830, in Austria per spingere il duca di Reichstadt alla rivendicazione dei propri diritti, invano trattenuta dai consigli di "réserve la plus absolue" del padre, che, costernato, vedeva alcuni suoi parenti fra cui l'omonimo Felice Baciocchi, cospirare, come altri giovani Bonaparte, nell'Italia centrale. Ma anch'egli contribuì ai moti dei '31 con una forte somma di denaro.

La tragica morte del figlio Federico avvenuta a Roma per una caduta da cavallo, colpì duramente il vecchio principe, che si ritirò a vita più appartata. Morì a Bologna il 27 apr. 1841 e venne sepolto, a fianco di Elisa, in S. Petronio.

Fonti e Bibl.: Inventario del R. Arch. di Stato in Lucca, Lucca 1872-1888, IV (per i doc. del periodo lucchese), v. Indice (pp.416-417); C. Massei, Storia civile di Lucca..., Lucca 1878, II, pp. 7124; F. Masson, Napoléon et sa famille, Paris 1897-1910, I, pp. 179 ss., 190; II, pp. 181, 389, 402; III, pp. 55 s., 61 ss., 201, 206; IV, pp. 458 ss.; VI, p.268; IX, pp. 157, 250, 255, 332; X, pp. 82, 85, 230, 238 ss.; XII, pp. 162 ss., 356 ss., 365; P. Marmottan, Elisa Bonaparte, Paris 1898, passim (con doc. sul B. e la sua famiglia); E. Rodocanachi, Elisa Napoléon (Baciocchi) en Italie, Paris 1900, pp. 8 s., 15 ss., 210 s. e passim; F. Giorgi, La villa Baciocchi ora Cacciaguerra. Notizie sulla vita bolognese nella Prima metà del sec. XIX, Bologna 1910, p. 37-108 (con indic. di fonti bolognesi); V. Plitek, I Napoleonidi a Trieste, in Archeografo triestino, XLI (1926), pp. 229-285; R. Di Tucci, La nobiltà di Corsica, in Arch. stor. d. Corsica, X(1934), p. 237; Colonna de Giovellina, Le général F.P.B., in Revue de la Corse, XVII(1936), pp. 97-109; A. Lensi, Napoleone a Firenze, Firenze 1936, pp. 159 s. e passim; J.Valynseele, Le sang des Bonaparte, Paris 1954, pp. 32, 68 ss.; P.-L. Albertini-G. Rivollet, La Corse militaire, Paris 1958, pp. 124-128; R. Marchi, Il principato di Lucca e i Baciocchi, in Rassegna lucchese (1960), estr. (con ulteriore bibliografia); A. Corsini, I Bonaparte a Firenze, Firenze 1961, v. Indice.

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