BADEN

Enciclopedia Italiana (1930)

BADEN (A. T., 56-57)

A.Arrigo LORENZI
Friedrich LAUTENSCHLAGER
Carlo BATTISTI

La repubblica democratica di Baden è uno degli stati della Repubblica federale tedesca, tra i quali, in ordine di grandezza, tiene il quarto posto (kmq. 15.070,87). Le coordinate geografiche dei suoi punti estremi sono: punto più meridionale, fondovalle del Reno a S. di Wyhlen, sul confine svizzero. 47°31′55″; punto più settentrionale, il confine bavarese a NE. di Dertingen, 49°47′22″ di lat.; punto più occidentale, medio alveo del Reno a NO. di Kleinkems, sul confine francese, 7°31′ E.; punto più orientale, il confine bavarese a Unterwittighausen, 9°52′40″ E. Lo stato confina a ponente con la Francia (Alsazia) e il Palatinato Bavarese, a settentrione con l'Assia, a greco con la Baviera, a levante con il Württemberg e con il Hohenzollern, a mezzogiorno con la Svizzera.

Le rive del Lago di Costanza a mezzodì, la linea mediana dell'alveo del Reno a mezzodì e a occidente, sono gli enti naturali ai quali si appoggia, sebbene non in tutto, il confine del Baden, che a levante è molto tortuoso e frastagliato e non segue quasi mai linee naturali: gli exclaves, cioè le piccole aree esteriori alla linea di confine principale, sulle quali il Baden ha sovranità e gli enclaves, cioè quei frammenti territoriali che altri stati possiedono entro alla linea stessa, fanno piuttosto pensare ad un paragone con gli orli di confine. I primi formano in complesso sette comuni e corti rurali, 2429 ettari di terreno con meno di 5000 abitanti; i secondi, in numero di undici, coprono 3665 ettari con 906 abitanti. Così delimitato, il Baden, con una lunghezza da NE. a SO. di 235 km., una larghezza massima a S. di 139 km. e una larghezza minima di 18 km. presso Rastatt, si estende sulla parte orientale dell'infossamento renano e dei rilievi che lo fiancheggiano, sino al confine con l'Assia, e cioè: sulla pianura renana di destra, sulla maggior parte della Selva Nera, sulle colline del Neckar, sull'Odenwald meridionale e sul Bauland che si collega alle colline della Franconia. Onde appena il 16% dell'area statale è situato in pianura, il 40% si può ascrivere alle colline, il resto (44%) è montuoso. Il territorio dello stato inoltre non corrisponde, nemmeno approssimatamente, a una qualsiasi unità fisica, e, idrograficamente, è diviso fra due grandi fiumi, Danubio e Reno: il primo vi nasce e i suoi rami sorgentiferi scendono dal pendio orientale della Selva Nera; il secondo, uscendo dal Lago di Costanza, circuisce lo stato a mezzodì e a ponente e riceve numerosi affluenti, tanto che emunge il 91% dell'area statale.

Il territorio del Baden, interrotto da rilievi di notevole altezza, non ha un centro naturale unico, bensì più centri separati, distinti da particolarità etnografiche e antropiche; essi sono: Friburgo in Brisgovia, Mannheim nell'estremità settentrionale e Karlsruhe situata in una posizione intermedia, mentre a Costanza, per il naturale declivio verso il lago, si volge la parte SE. Questi centri naturali sarebbero maggiormente disgiunti se il Baden non si trovasse fra la valle del Danubio e la brusca inflessione del Reno, del quale ultimo, per i molti affluenti che vi manda, è nell'insieme una dipendenza idrografica; questa situazione lo fece di buon'ora una regione di transito lungo il fiume e attraverso i passi della Selva Nera. Al Reno confluiscono quasi tutte le valli secondarie che sono anche vie naturali ed esso, reso navigabile dall'arte, con la pianura sulla sua destra, forma per il Baden una ricca zona di collegamento, che ha acquistato grande efficienza da quando la regolazione del corso e il prosciugamento delle paludi che il fiume formava, ne aumentarono la popolazione e la viabilità. Infatti la pianura dell'Alto Reno, come la chiamano i Tedeschi (e che più esattamente dovrebbe dirsi del Reno medio), situata sulle due sponde del fiume (la sinistra alsaziana), è un importantissimo territorio di transito, dove sboccano vie locali e passano vie di comunicazione generale: varcato il Reno, attraverso l'Alsazia meridionale, per la Porta Burgundica (tra Vosgi e Giura Svizzero) si entra nel bacino del Rodano e si può scendere al Mediterraneo; la ferrovia che da Basilea conduce in Olanda e in Belgio, o, per Francoforte, a Berlino ed è la continuazione di quella che viene da Costanza e di quella che per il San Gottardo conduce in Italia, percorre la pianura renana di destra (badese). Sono anche da ricordare la ferrovia percorsa dall'Orient-Express, che da Strasburgo, conduce a Stoccarda, e la ferrovia della Selva Nera che da Offenburg conduce a Villingen.

Dalla situazione geografica dipende anche il clima, che è essenzialmente distinto dall'influsso, ancora considerevole, dei venti di ponente. Questi rendono il clima dell'Europa atlantica umido e in complesso mite, nonostante le differenze locali dovute all'altezza sul mare, mite anche per il fatto che contro i venti freddi e secchi di NE. fanno schermo efficace le montagne. Per le quali ragioni specialmente la pianura renana, in confronto all'intera Germania, è il paese degli inverni brevi, della primavera precoce (incomincia dalla terza decade di aprile). Notevole anche il fatto che le rive del Lago di Costanza risentono del suo benefico influsso temperatore. Ciò spiega come nel Baden si possano praticare coltivazioni meridionali, tra le quali quella del mandorlo, del castagno e specialmente della vite, che si coltivano nelle parti basse e dànno ottimi prodotti, e come la flora spontanea e la fauna siano distinte dalla presenza di alcune specie proprie dell'Europa meridionale e occidentale. E quando si aggiunga che per la fertilità del terreno e l'industriosità degli abitanti la percentuale dei terreni veramente improduttivi (rocce scoperte, paludi, renai fluviali) è quasi trascurabile, perché computatevi insieme le case, le vie e le acque, rappresenta appena il 5,8% dell'area dello stato; si comprenderà perché il Baden, nonostante la sua piccolezza, abbia una parte importante nell'economia nazionale. Il 39% dell'area dello stato è occupato da boschi, il 55% da colture, il 2,8% da pascoli (e quasi esclusivamente sui monti) il 25% da prati irrigui. La superficie agraria è così ripartita: i campi ne formano il 65%, i vigneti 1,8%, gli orti e i frutteti il 2,2%, i castagneti 0,06%. Nella parte settentrionale della pianura renana, a valle del Kaiserstuhl, sono particolarmente estese le coltivazioni di piante industriali: tabacco e cicoria nei dintorni di Emmendingen sino a Bühl; tabacco, luppolo e barbabietola da zucchero fra Karlsruhe e Mannheim. I cereali (avena, orzo, spelta) si coltivano nelle zone collinose di SE. e di settentrione e anche nella pianura renana. La coltivazione della vite occupa una fascia alla base occidentale della Selva Nera e nelle parti basse delle valli, si coltiva anche sulle sponde del Lago di Costanza e dà alcuni vini stimatissimi. Dalla frutticoltura si ritraggono non meno pregiati prodotti e così pure dall'orticoltura.

L'allevamento dei bovini, che è strettamente legato ai prati artificiali di leguminose, pone il Baden in uno dei primi posti fra gli stati germanici; e non trascurabile ramo dell'economia è l'acquicoltura, che dà ottima e abbondante produzione di pesce. Invece l'estrazione dei minerali utili non ha più l'importanza che aveva in passato. Oggi infatti non meritano considerazione se non il sale di Rappenau e di Dürrheim e il litantrace dei dintorni di Offenburg che serve solo agli usi locali. L'esistenza di alcune materie prime, come ferro, quarzo, terra da porcellana nella Selva Nera, fanno sì che in questa abbiano sede industrie metallurgiche, vetrerie e fabbriche di terraglie; mentre in questa stessa regione, la presenza di magnifici boschi di conifere diede origine a un gran numero di mestieri e d'industrie consistenti nella trasformazione del legname e nella preparazione di altri prodotti forestali; tra queste industrie è da ricordare quella domestica e particolarmente invernale degli orologi, che in origine si facevano tutti di legno. Altre industrie badesi hanno invece un legame molto indiretto con le condizioni naturali e dipendono piuttosto da cause puramente sociali.

I maggiori centri abitati si trovano ai punti di convergenza di più vie importanti e là dove si sono sviluppate le industrie. Nella pianura renana meridionale predomina l'agricoltura e le sedi più importanti, date le condizioni della pianura, ristretta e in passato sottoposta alle inondazioni del fiume, si sono sviluppate al piede delle montagne. La più notevole è Friburgo di Brisgovia, città industriale e commerciale. Alquanto più a nord si trova Karlsruhe, città di pianura, che quantunque non sia di origine spontanea (sorse nel 1715 su un parco da caccia) divenne un importante nodo ferroviario e centro commerciale e industriale di grande importanza. Anche Heidelberg, lungo il Neckar, sorge in pianura: ha peraltro maggior fama per la sua università che per l'attività economica, nella quale è di molto superata da Mannheim; questa, situata alla confluenza del Neckar con il Reno, che qui come via navigabile acquista un valore eccezionale, è sede di industrie e porto fluviale di prim'ordine. Anche le maggiori sedi della Selva Nera, piccole città e borgate, devono l'origine e lo sviluppo alle comunicazioni attraverso le valli o, come Baden e Wildbad, all'esistenza di sorgenti termali; alcune sono famose per l'industria degli orologi (Villingen, Furtwangen, Triberg); nel resto della montagna predominano le dimore sparse, più o meno avvicinate a formare villaggi. Nel paese montagnoso del Neckar è notevole la città di Pforzheim, dove si fabbricano oggetti d'oro e d'argento, situata alla confluenza del Nagold e dell'Enz, dove un varco importante conduce dalla pianura renana (Karlsruhe) al medio Neckar. Altro punto di convergenza delle comunicazioni è il Lago di Costanza: questa città si trova dove un forte restringimento separa la parte SE. del lago da quella NO., nel luogo cioè indicato dalla natura per passare da una sponda all'altra con un ponte.

Dalle accennate condizioni naturali favorevoli allo sviluppo delle città dipende necessariamente più in generale anche la ripartizione dell'intera popolazione. La densità media è di 153 abitanti per kmq., ma questo dato, poiché la densità varia molto da luogo a luogo, è lungi dal rappresentare la realtà e non può interessare se non per confronti tra vaste aree. Il Krebs, in un recente studio, prese a fondamento dei suoi calcoli le minori divisioni, cioè le aree dei comuni, tenendo conto delle regioni naturali nelle quali si trovano. Con tal metodo si rende evidente quale sia realmente la densità di popolazione: il grande addensamento nella pianura renana con 205 ab. nella parte meridionale (Brisgovia), 306 nel medio Baden, 189 nelle colline del Neckar (Kraichgau con Pforzheim), 170 sulle sponde del Lago di Costanza. Se poi si considerano zone minori, si nota il fatto caratteristico della pianura renana che è più popolata lungo il piede del rilievo della Selva Nera che verso il fiume (questo, in parte assai sregolato, tenne l'uomo piuttosto lontano dalle sue rive): lungo questo margine la densità va da 145 (parte meridionale) a 200 e 500 (nella parte media del Baden); la Selva Nera ha una densità da 45 a 74, per le condizioni meno favorevoli dell'insediamento offerte dalla montagna; la cifra si eleva a 131 dove essa si deprime nelle colline del Neckar e nella valle di questo fiume si eleva (200-500) specialmente alle confluenze. Nel distretto di Mannheim, alla confluenza del Neckar con il Reno, si hanno 916 ab. per kmq. Un'altra regione, dove è notevole la cifra relativa della popolazione, è quella intorno al Lago di Costanza: ivi la densità media generale è di 163, però risultante da una assai ineguale ripartizione: infatti nella strozzatura del lago, secondo il Kaltenbach, la densità supera i 1000 abitanti per kmq.

Bibl.: W. Deecke, Morphologie von Baden, in Geologie von Baden, III, Berlino 1918; Das Grossherzogtum Baden in geographischen, naturwissenschaftlichen, geschichtlichen, wirtschaftl, und staatlichen Hinsicht dargestellt, Karlsruhe 1885; E. Kaltenbach, Beiträge zur Anthropogeographie des Bodenseegebiets, Basilea 1922; Kienitz-Wagner, Literatur des Landes- und Volkskunde des Grossherzogtums Baden, Karlsruhe 1901; N. Krebs, Süddeutschland, Lipsia 1923; L. Neumann, Volksdichte in Grossherzogtum Baden, in Forschungen z. deutschen Landes- und Volkskunde, VII, Stoccarda 1892; id., Orometrie des Schwarzwaldes, in Geographische Abhandlungen, edite da A. Penck, Vienna 1886; id., Der Schwarzwald, in Monographien zur Erdkunde, Bielefeld e Lipsia 1925; F. W. Schnelting, Die geographischen Bedingungen der wichtigeren oberrheinischen Städte, Bonn 1909; Sonderhefete zu Wirtschaft und Statistik, anno VI, Sonderh. 3; Die Gemeinden mit 2000 und mehr Einwohnern in deutschen Reich nach der Volkszählung von 16 Ju. 1925, Berlino 1926. - Carte: Neue topographische Karte des Grossh. Baden, 1 : 25.000, in 165 fogli (Karlsruhe, Braun); Karte des Grossherzogtums Baden, 1 : 200.000, in 6 fogli; Gemarkungsüberischtskarten, 1 : 10.000, pubbl. dall'Ufficio topogr. Badese; Geologische Übersichtskarte von Württemberg und Baden, 1 : 600.000, 9ª ed., 1913.

Storia.

Dalle origini fino alla costituzione del granducato (1806). - Lo stato del Baden è, nelle sue frontiere d'oggi, una creazione recente, nata nell'epoca napoleonica sulle rovine dei dominî laici ed ecclesiastici del Sacro Romano Impero. Il nucleo fu costituito dall'antico margraviato di Baden.

I territorî compresi nell'odierno stato del Baden ebbero uno svolgimento storico non dissimile da quello dei territorî della valle superiore del Reno; l'inizio della vita civile risale a tempi preistorici. Il territorio del Baden attuale è infatti straordinariamente ricco di ritrovamenti dell'epoca preromana (Homo Heidelbergensis, palafitte nella zona del lago di Costanza, tracce dell'epoca della pietra presso Munzingen, tumuli e colombarî). Venne poi la conquista romana; e il Baden fu occupato stabilmente da alcune legioni che stavano di guarnigione nello Zehentland (agri decumates). Strade romane attraversavano il paese. Il limes dell'alta Germania tagliava l'Odenwald badese. Sono note dalle iscrizioni la Civitas Ulpia Sueborum Nicretum con il sobborgo di Lopodunum (Ladenburg), la Civitas Alisinensium e la Civitas Aquensis (Aurelia Aquensis). I bagni di Baden-Baden, di Badenweiler e di Riegel, furono centri di civiltà romana. Gli Alemanni rovesciarono la dominazione romana, ma poco dopo caddero essi stessi sotto il giogo dei Franchi, i quali divisero il Baden in comitati, i cui nomi franchi sopravvivono ancora a designare le varie regioni.

Dopo la conversione al cristianesimo, la cultura letteraria fiorì principalmente nei centri monastici (Reichenau, Schwarzach, Gengenbach, Säckingen, Salem, St. Blasien, Schuttern, Ettenheimmünster, ecc.); basti pensare ai carmi latini di Walafridus Strabo e alle cronache di Hermannus Contractus, l'uno e l'altro di Reichenau.

Durante le lunghe lotte, che i re tedeschi condussero contro i duchi delle originarie stirpi germaniche, la famiglia alemanna dei Zähringen (v.; 962-1218) riuscì a formarsi un vasto dominio, che si estendeva sul Baden, sul Württemberg e sulla Svizzera e che si disciolse solo alla morte del duca Bertoldo V (1218). Un ramo cadetto dei duchi di Zähringen fondò il margraviato di Baden. Hermann I, il figlio maggiore del duca Bertoldo I, aveva avuto in feudo (1061) la marca di Verona col titolo di margravio e suo figlio Hermann II trasferì il titolo al castello di Baden ch'egli eresse (v. baden-baden). Il vero e proprio fondatore di una compagine territoriale costituente lo stato di Baden, è Bernardo I (1364-1431). Il nome del margravio Cristoforo (1475-1515) è legato alla storia dell'umanesimo; favorì, infatti, la scuola di Pforzheim, la cui fama varcò le frontiere del piccolo paese, portata lontano da Giovanni Reuchlin, da Filippo Melantone, dall'Irenicus e da Gaspare Hedio. Applicando la convenzione dell'anno 1515, i fratelli Bernardo ed Ernesto si divisero nel 1535 il vecchio margraviato di Baden, distinto da allora nei due rami di Baden-Baden e Baden-Durlach.

Il margraviato di Baden-Baden ebbe in generale una storia molto agitata, soprattutto per i contrasti religiosi; cattolicesimo e luteranesimo s'avvicendarono più volte e con varia fortuna, come religione ufficiale dello stato; alla fine il cattolicesimo ha mantenuto il campo. I principi di Baden-Baden cercarono spesso di svolgere la loro attività ben oltre le frontiere del loro piccolo stato. Il più famoso fra essi e il margravio Ludovico Guglielmo (1677-1707), il vincitore dei Turchi nella battaglia di Slankamen (1691); il quale proprio in quegli anni, mentre si acquistava gloria, lontano, vedeva le sue proprie terre, nella guerra di successione d'Orléans, barbaramente devastate dai Francesi. Nel 1689, il castello e la città di Baden furono dati alle fiamme.

Per il minorenne margravio Ludovico Giorgio, figlio di Ludovico Guglielmo, governò la vedova di quest'ultimo, Francesca Sibilla Augusta, donna di forte volontà e di non comune gusto artistico. Essa si stabilì nel nuovo castello costruito a Rastatt. Ludovico Giorgio (1727-1761) e Augusto Giorgio (1761-1771), che gli successe, non lasciarono figli maschi. I territorî di Baden-Baden passarono quindi al ramo Baden-Durlach (1771).

Il margraviato di Baden-Durlach non era uscito senza guai dalle fortunose vicende dell'epoca: esausto per la guerra dei contadini, dovette rassegnarsi ad una vita pacifica entro le sue anguste frontiere, consacrandosi interamente allo sviluppo economico e industriale. Il margravio Carlo II (1553-1577), successore del margravio Ernesto (1527-1553) che già aveva favorito apertamente la Riforma, nel 1556 la accettò come religione di stato e da allora in poi il luteranesimo è rimasto in questa parte del Baden. I margravî di Baden-Durlach non ebbero sempre fortuna nelle armi: nella battaglia di Wimpfen (1622) il margravio Giorgio Federico (1604-1638) fu vinto dal generalissimo della Lega, Tilly; nella guerra dei Trent'anni Baden-Durlach ebbe a soffrire molti danni, e non minori durante le guerre di Luigi XIV; Durlach e Pforzheim furono distrutte dai Francesi (1689). Tempi migliori vennero col margravio Carlo Guglielmo (1709-1738), che trasportò la residenza a Karlsruhe (1715), ma specialmente col suo successore Carlo Federico (1738-1811), il più importante e il più noto fra i principi del vecchio Baden. Egli, dopo il 1771, sovrano di tutto il Baden, incarnò per i suoi contemporanei il tipo del perfetto regnante, secondo l'ideale illuministico: incoraggiò, da conoscitore eletto, l'arte e le scienze e fu in rapporti con Goethe, Gessner, Pfeffel, Forster, Schoepflin, Voltaire, Klopstock, Herder, Lavater, Jung-Stilling, con i fisiocratici Mirabeau e Du Pont de Nemours. Per l'abolizione della schiavitù della gleba (1783) il margravio divenne il benefattore dei suoi sudditi e il suo nome corse per tutta l'Europa.

Ma ben maggiore importanza, nella vita del margraviato di Baden, ebbero gli avvenimenti dell'epoca rivoluzionaria e napoleonica. Il piccolo stato vi si trovò immischiato, inevitabilmente; poteva rimanerne sommerso, come molti altri stati tedeschi, ma per l'abilità del suo sovrano e per le doti di fine diplomatico del ministro Sigismondo von Reitzenstein, ne uscì invece accresciuto di territori e di dignità. Non ebbe fortuna nella prima coalizione contro la Francia, perché nel 1796 dovette accettare la pace dal vincitore, cedere quanto aveva sulla riva sinistra del Reno e pagare una forte indennità di guerra; ma ebbe poi la sua rivincita. Fra il 1803 e il 1806 si aggregò la parte del Palatinato Elettorale (Kurpfalz) sulla riva destra del Reno, inoltre frammenti di terre già asburgiche (cioè il Breisgau, l'Ortenau, il langraviato di Nellemburg), parti del principato di Fürstenberg, del principato di Krautheim, del principato di Leiningen, le signorie di Hohengeroldseck, di Lahr-Mahlberg e di Tengen, le contee di Hanau-Lichtenberg e di Wertheim, il langraviato di Klettgau, i cantoni nobiliari (reichsritterschaftliche Kantone) di Odenwald, di Kraichgau, del Danubio, di Hegau e del Lago di Costanza, parecchie città libere dell'impero, una parte dei territori ecclesiastici di Costanza, di Basilea, di Strasburgo e di Spira, l'abbazia di Petershausen, di Salem, la contea di Bonndorf e Mainau, commenda dell'ordine Teutonico. Il margravio fu elevato alla dignità di principe elettore (1803); poi, quando il principe aderì alla Confederazione del Reno e mandò un suo continġente di truppe sotto le bandiere francesi, ebbe da Napoleone il titolo di granduca (1806).

Il granducato e le lotte per la costituzione (1806-1850). - Lo stato, ora così formato, si trovò dinanzi a gravi problemi, di politica interna ed estera: i diversi stati componenti il granducato dovevano anzitutto fondersi in un'unità vitale. Si diede mano a ricostruire lo stato, fondandosi, contro le opposizioni e le sopravvivenze feudali, sull'ordinamento burocratico dell'antico stato di Baden, ben saldo e operante secondo lo spirito di Friedrich Brauer. All'esterno si riuscì a difendere lo stato contro gli appetiti e le rivendicazioni dichiarate dei vicini; e non fu difficile finché Napoleone I fu imperatore e protettore.

Il giovane granducato era legato alla sorte e alla prosperità dell'imperatore, il principe ereditario Carlo ne sposò la figlia adottiva, Stefania Beauharnais, e soldati badesi combatterono nelle armate del conquistatore francese. Lo stato di Baden piegava sotto il peso dei tributi che pagava, volente o nolente, al suo protettore.

La caduta di Napoleone espose a molti pericoli l'esistenza del giovane stato: non era bastato che il successore di Carlo Federico, il granduca Carlo (1811-1818) passasse, dopo la battaglia di Lipsia, dalla parte degli alleati. Il ramo legittimo degli Zähringen minacciava di estinguersi; e, mentre i figli di Carlo Federico, nati dal suo tardivo matrimonio con la contessa di Hochberg, lottavano, per ora invano, perché fosse loro riconosciuto il diritto eventuale alla successione, l'Austria e la Baviera tramavano di nascosto per impadronirsi dei territorî del granducato. Nel Congresso di Vienna non riuscirono però a tradurre in pratica i loro piani. Più tardi, il Hausgesetz del 4 ottobre 1817 riconobbe il diritto dei figli della contessa di Hochberg, quali principi e margravî di Baden; ma soffocò, in germe, il pericolo di complicazioni ereditarie, poiché la stessa legge affermò l'indivisibilità del granducato.

Le grandi potenze riconobbero quest'atto importante al Congresso di Aquisgrana; il che si dovette soprattutto all'opera del barone von Reitzenstein e del gen. Tettenborn, fedeli consiglieri del principe, debole di carattere e infermo. Mancava però ancora l'unità in questo stato, formato di parti eterogenee artificialmente riunite; vano era intraprendere un'attività veramente proficua; si credette necessaria una costituzione, parola magica in quell'epoca. Il 22 agosto 1818, dopo lungo resistere e molto indugiare, il granduca, fiaccato dal suo male mortale, firmò finalmente la costituzione, opera di Federico Nebenius.

La Costituzione del Baden è una delle prime concesse in Germania. Il parlamento o dieta (Ständeversammlung) era diviso in due camere. Nella prima entravano i principi della casa granducale, i nobili (Standesherren), i rappresentanti della nobiltà terriera, il vescovo cattolico del paese ed il prelato evangelico, i rappresentanti delle due università ed altri membri nominati dal principe senza riguardo al titolo o alla nascita. La seconda camera comprendeva i deputati della popolazione, eletti con votazione di secondo grado. L'approvazione d'imposte e di nuove leggi era il diritto più importante della dieta; tardi, nel 1868, essa ottenne il diritto di chiamare responsabili e incriminare i ministri, e più tardi ancora, nel 1904, in relazione con una riforma generale della costituzione, entrò in vigore il suffragio popolare diretto per la seconda camera.

La storia politica dei primi tre decennî del Baden costituzionale è la storia delle lotte sostenute, da un lato per tenere in vita la costituzione e per darle un indirizzo liberale, dall'altro per soffocarla.

Già sotto il granduca Ludovico (1819-1830) avvenne il primo urto fra il governo e la seconda camera, che si era messa al lavoro con ardore giovanile. Le decisioni di Karlsbad (v.), che furono una non lontana conseguenza dell'assassinio del Kotzebue perpetrato a Mannheim, nel Baden, fornirono a Ludovico la felice occasione di sciogliere la dieta: la quale, discutendo un editto che toccava da vicino la nobiltà e il bilancio militare, metteva in pericolo gl'interessi federali. Nelle elezioni per la nuova dieta, il governo con gli organi suoi esercitò indebite pressioni sugli elettori ed ebbe ragione degli avversarî. Con questa dieta più docile, il principe, ispirato dai suoi sentimenti anticostituzionali, riuscì a ridurre i diritti che la costituzione avrebbe dovuto garantire all'assemblea. In questo stesso torno di tempo, nel 1821, avvenne l'unione della chiesa luterana con quella riformata e l'istituzione dell'arcivescovado di Friburgo; secondo i suggerimenti del Reitzenstein veniva riorganizzata l'università di Heidelberg, e cure speciali il granduca dedicava all'università di Friburgo.

Con Ludovico, il ramo diretto della casa di Zähringen si estinse. Il paese accolse con gioia il successore, il granduca Leopoldo (1830-1852) della linea di Hochberg. I primi anni di governo del nuovo principe furono anni di fiducia reciproca fra il governo e la rappresentanza popolare. Frutto di quest'armonia furono le agevolazioni fiscali, i provvedimenti di pubblica beneficenza e una legislazione liberale, che servì di modello a tutta la Germania. La costituzione riprese subito il suo primo indirizzo: una legge comunale su base democratica, la riforma del diritto civile e del diritto penale, l'abolizione delle prestazioni personali feudali e l'esenzione dalle decime, l'entrata del Baden nell'unione doganale (Zollverein), tutti questi benefici sembrarono compensare le agitazioni e le amarezze degli anni passati. Il governo costituzionale fu affidato al ministro dell'Interno, Ludwig Winter. La dieta, sotto l'impressione della rivoluzione parigina di luglio, seppe imporre anche una legge sulla stampa che, in contrasto con le norme della Confederazione germanica, abolì la censura in tutto il Baden.

La Germania liberale vedeva con orgoglio le conquiste politiche del piccolo Baden, ma il Metternich, consapevole dei pericoli che ne potevano venire al suo sistema politico, non condivideva questi sentimenti. Sotto la pressione della Confederazione germanica la censura fu di nuovo introdotta nel Baden. L'università di Friburgo fu sottoposta a un più severo controllo dello stato. I professori Karl Rotteck e Karl Theodor Welcker, gli assertori più decisi del liberalismo badese prima del '48, furono dispensati dall'insegnamento. Solo Ludwig Winter con la sua opera onesta, ispirata da una chiara visione della realtà e sorretta da una calda eloquenza, riuscì ad attenuare le forme più aspre nella lotta dei rappresentanti del popolo contro il governo. Il barone von Blittersdorf, fino allora rappresentante badese nell'Assemblea federale di Francoforte, assunse nel 1841 la presidenza con l'intenzione di seguire la politica federale reazionaria. La lotta che egli intraprese, con burbanza e senza alcun riguardo contro le istituzioni liberali, gli arbitrî della polizia e della burocrazia suggeriti e approvati da lui, non riuscirono ad altro che a inasprire e a rendere più agitata la vita politica del paese, e a farne sentire il disagio a tutte le classi della popolazione. Nella seconda camera le opposizioni si erano unite a comune difesa. Il movimento cattolico tedesco aggravò la situazione. Un cambiamento radicale del sistema era l'unica salvezza. La direzione del governo fu affidata a Johann Baptist Bekk, che veniva dalle file dell'opposizione. Egli riuscì, con la sua politica conciliativa e piena di tatto, a guadagnare i deputati monarchici-costituzionali, per un lavoro positivo; fra costoro: Karl Theodor Welcker, Friedrich Daniel Bassermann e Karl Mathy. La sinistra democratica però, sotto la guida di Friedrich Hecker e di Lorenz Brentano, rimase intransigente e non si lasciò ammansire. Negli annali della storia parlamentare badese di quel tempo è rimasto famoso il discorso del deputato di Mannheim, Bassermann (febbraio 1848), che fece grande impressione in tutta la Germania: egli proponeva che le diete dei singoli stati federati fossero rappresentate alla dieta federale, onde elaborare una legislazione ed istituzioni uniformi, comuni a tutta la Germania. Ma pochi giorni dopo, lo scoppio della rivoluzione in Francia provocava un movimento rivoluzionario anche in Germania e più serio ancora nel granducato di Baden; il paese fu travolto infine nel vortice della guerra civile.

Il vecchio sistema politico prerivoluzionario aveva capitolato, senza combattere, in tutti gli stati della Confederazione germanica - Prussia ed Austria escluse. La generazione del Quarantotto si accinse con entusiasmo giovanile alla ricostruzione della grande Germania, una e libera. Il popolo del Baden e i suoi capi lottarono nelle prime file. Numerose delegazioni portarono a Karlsruhe, la capitale, le richieste del popolo: libertà di stampa, giuria popolare, guardia nazionale e un parlamento tedesco comune. Il ministero Bekk promise che i desiderî del popolo sarebbero stati soddisfatti. La legge sulla stampa del 1831 fu ristabilita; alcuni dei ministri furono sostituiti. Al posto dell'odiato von Blittersdorf andò a rappresentare il Baden nella dieta federale il leader di provata fede liberale Karl Welcker. Nelle terre del granducato, prima del 1803 soggette immediatamente all'Impero, specie a Odenwald e a Kraichgau, scoppiarono, nei primi di marzo, moti agrarî e antisemiti che furono soffocati solo per l'intervento militare.

I liberali del Baden riposero tutte le loro speranze nel parlamento convocato a Francoforte. I loro uomini migliori figuravano in questa assemblea nazionale, come capi e membri eminenti: Bassermann e Mathy, Mittermayer e Zittel, Soiron e Christ, Itzstein e altri. Ma Friedrich Hecker, il duce acclamatissimo della sinistra democratica, ebbe il grave torto di credere che il problema tedesco si potesse risolvere nella forma di una repubblica tedesca; l'esempio e il primo passo dovevano venire dal Baden. Nell'aprile del 1848, i suoi seguaci si sollevarono nell'Oberland Badese, appoggiati dalla legione tedesco-democratica di Parigi, condotta dal poeta Georg Herwegh; ma il moto fallì. Hecker fu sconfitto presso Kandern dai soldati badesi rimasti fedeli al regime e dalle truppe della Confederazione. Vi fu nel settembre del 1848 una seconda insurrezione preparata in Svizzera e condotta dal rivoluzionario Gustav von Struve: egli proclamò la repubblica tedesca a Lorrach, ma fu battuto completamente nello scontro di Staufen.

Il governo badese appoggiò lealmente il progetto della costituzione, che si veniva discutendo a Francoforte. Ne era rappresentante alla dieta federale il Welcker, che fece la proposta di offrire al re di Prussia la dignità imperiale ereditaria, stabilita dalla Costituzione. Ma nel proprio paese il governo del Baden trovava difficoltà a difendersi dagli attacchi del partito rivoluzionario, che si mostrava di giorno in giorno più radicale. Una rete d'associazioni rivoluzionarie teneva in continua sovreccitazione tutto il paese; la propaganda rivoluzionaria entrò perfino nelle caserme, fra le truppe. La resistenza del ministero Bekk non era abbastanza attiva ed energica. Dopo che il re di Prussia Federico Guglielmo IV rifiutò la corona imperiale e il parlamento di Francoforte si sciolse ingloriosamente nel maggio del 1849, un'altra rivoluzione scoppiò nel Baden; il granduca dovette fuggire. I soldati fecero causa comune con i rivoluzionarî.

Un comitato rivoluzionario, un governo provvisorio, dominato dalla personalità del Brentano, un'assemblea costituente e finalmente una dittatura Brentano-Goegg-Werner, ressero la nuova repubblica badese: ma solo per poche settimane. Le truppe prussiane e federali, sotto il comando del principe Guglielmo di Prussia (poi imperatore Guglielmo I) riconquistarono lo stato al granduca fuggitivo. L'armata rivoluzionaria, condotta dal polacco Mieroslawski, fu più volte sconfitta, respinta in Svizzera ed ivi disarmata. Una parte dell'armata rivoluzionaria, bloccata nella fortezza federale di Rastatt, si arrese a discrezione dopo una lunga ed eroica difesa. I tribunali di guerra prussiani pronunciarono sentenze severissime. Nuove miserie e sciagure colpirono il Baden, già tanto provato. Le truppe badesi furono trasferite in guarnigioni prussiane e sostituite con truppe prussiane.

Il Baden dopo il 1850. - Dopo la morte del granduca Leopoldo, il figlio maggiore Ludovico risultò incapace a governare. Fortuna volle che, prima come reggente (1852), poi come principe regnante (1856), venisse a capo dello stato il granduca Federico I (1856-1907), un uomo che per la sua forte personalità era come nessun altro adatto a curare le piaghe così doloranti del Baden; egli seppe ristabilire la fiducia fra il governo ed il popolo e condurre lo stato verso un miglior avvenire. Non ad un tratto: dovette trascorrere una decina d'anni ancora, prima che lo stato si potesse riprendere interamente, tra varî e replicati tentativi per migliorarne le condizioni materiali. L'esercito fu ricostituito su nuove basi. Ma, sul paese pesò ancora per lungo tempo la pressione della reazione imperante a Francoforte.

Solo sotto lo stimolo del generale movimento nazionale, anche nel Baden la nuova volontà politica riuscì ad affermarsi, e ne fu uno dei più nobili assertori il principe regnante, discepolo entusiasta degli storici e politici tedeschi Häusser e Dahlmann. La spinta esteriore al nuovo indirizzo venne dalle lotte di politica ecclesiastica. I vescovi dell'alto Reno, richiamandosi al progetto di Costituzione dell'impero presentato a Francoforte nel 1849 e accettato dal Baden, avevano fatto richiesta ai governi degli stati, per ottenere assoluta libertà nelle questioni ecclesiastiche. Di qui, la lotta dello stato del Baden con l'arcivescovo di Friburgo, Hermann von Vicari, per mantenere la chiesa di stato contro le opposte pretese di completa indipendenza della chiesa. La lotta fu condotta con passione, ma non ebbe sempre obiettivi precisi e sicuri; portò finalmente a trattative dirette con la Santa Sede. La questione fu risolta a Roma con il Concordato del 28 giugno 1859, che garantiva all'arcivescovo la direzione delle cose ecclesiastiche indipendentemente dalla sovranità dello stato. Una vera tempesta d'indignazione si scatenò nel paese quando il governo granducale pubblicò il Concordato, conferendogli valore di decreto. Il paese si ribellò tanto contro il contenuto del Concordato quanto contro il fatto che era stato già accettato senza il consenso della rappresentanza popolare. Il granduca, fedele ai suoi doveri di principe costituzionale, non volle mettersi in opposizione alla maggioranza del suo popolo. Egli congedò i suoi ministri e formò un nuovo ministero, Stabel-Lamey, dichiarò di voler denunciare il Concordato, il cui contenuto non sarebbe stato accettato che secondo le norme costituzionali del suo stato. Nel proclama di Pasqua del 1860 egli fece aperta confessione dei suoi doveri di sovrano costituzionale: "Io non potevo ammettere che ci fosse un'antitesi fra il diritto del principe e il diritto del popolo; io non volevo dividere ciò che deve essere unito, ciò che reciprocamente si completa: principe e popolo indissolubilmente uniti sotto un comune usbergo: la Costituzione". Queste parole suscitarono grande entusiasmo in tutto il paese; esse ricondussero alla dinastia. il liberalismo, appartatosi dal 1848-49.

Una vasta riforma legislativa inaugurò l'era liberale del Baden. Anzitutto parecchie leggi speciali regolarono la situazione giuridica delle due chiese, cattolica ed evangelica. Ne fu riconosciuta l'indipendenza e la piena libertà d'azione nelle questioni interne. Lo stato si riservò la direzione e la vigilanza dell'insegnamento, rinunziando invece a qualunque vigilanza dell'insegnamento religioso, lasciato alle chiese. Per garantire la libertà di coscienza nei matrimonî misti fu creata l'istituzione, considerata d'eccezione, del matrimonio civile (Notzivilehe). L'istruzione degli ecclesiastici cattolici rimase affidata alla Chiesa, ma per l'ammissione alla carriera ecclesiastica si richiese l'attestazione di possedere una sufficiente cultura generale. Contro gli abusi nell'esercizio di cariche ecclesiastiche furono previste dalla legge sanzioni severe. L'introduzione di ordini religiosi fu sottoposta all'approvazione preventiva e revocabile dello stato. La Chiesa cattolica continuò la lotta, benché quasi tutti i punti del Concordato fossero stati presi in considerazione nella nuova legislazione. Solo il successore dell'arcivescovo Vicari, il sostituto vescovile Lothar Kübel abbandonò del tutto l'opposizione contro le leggi dello stato. La lotta furiosa fra lo stato e la Chiesa cattolica si riaccese dopo la pubblicazione delle decisioni del Concilio vaticano del 1870 e dopoché la legislazione badese si conformò alla legge prussiana di maggio, nel pieno del Kulturkampf. L'accordo finale si dové in gran parte al tatto e al carattere conciliante del principe regnante. Le conseguenze di queste lotte appassionate sono sopravvissute tuttavia anche alla rivoluzione del 1918 ed anche ora, nella giovane repubblica del Baden, si sentono vive, in prima linea fra i problemi politici.

In modo analogo ai diritti della Chiesa cattolica, furono fissati per legge anche i diritti della Chiesa evangelica. Il supremo consiglio ecclesiastico (Oberkirchenrat), prima sottoposto al Ministero dei Culti, veniva ora a dipendere direttamente dal granduca, in forza della sua qualità di vescovo dello stato. Il Sinodo generale del 1861 creò una Costituzione ecclesiastica basata sulle circoscrizioni comunali e sull'autorità del sinodo, con partecipazione dei laici.

Anche le altre leggi emanate in armonia con lo sviluppo liberale dello stato dopo il 1860, ebbero grande e durevole importanza. Qui possiamo solo enumerare la legge sull'industria e sull'ordinamento industriale, sul pareggiamento civile degli Ebrei e sulla libertà di domicilio (1862), sull'ordinamento amministrativo (1863), sull'ordinamento giudiziario, sull'arbitrato volontario e sul notariato (1864), sulla riforma delle scuole medie (1867), sul matrimonio civile; infine la legge comunale (1869), e il regolamento municipale (1874). Nella seconda camera ebbe voce decisiva dapprima solo il partito nazionale liberale, fondato nel 1863, poi si aggiunse il partito popolare cattolico e più tardi il democratico.

Nella storia del movimento per l'unità germanica, il Baden ha una parte importantissima. Fino alla rivoluzione del 1848 i rappresentanti popolari del Baden erano sempre stati gli antesignani dell'idea dell'unità germanica. Ora il principe stesso di Baden si mise alla testa di questo gruppo, combattendo per la soluzione del problema germanico. Fu una via aspra e difficile, cosparsa di speranze e di delusioni quella che Federico I dové battere, prima di vedere il suo paese entrare nel nuovo impero germanico. I grandi meriti nazionali del granduca, negli anni decisivi fra il 1854-1871, erano quasi sconosciuti fino a poco fa; ma sono stati messi in chiara luce dalla recente pubblicazione del suo carteggio, dei memoriali e dei diarî. Le direttive ed i mezzi di questa politica furono spesso soggetti a cambiamenti radicali; ma lo scopo: "l'unione di tutta la Germania" rimase dal principio alla fine lo stesso. Si sperò e si cercò dapprima di arrivare all'unità germanica con la Prussia e l'Austria; ma quando questa soluzione fu riconosciuta inattuabile, se ne avvantaggiò l'idea di uno stato federale secondo il programma dei Kleindeutsche. Questa idea trovò nel barone Francesco von Roggenbach, nominato ministro degli Esteri nel 1860, il suo fervido assertore entro il governo del Baden, e nello storico Ludwig Häusser e nel professore di diritto costituzionale Johann Caspar Bluntschli i più dotti sostenitori fra i deputati. Al Congresso dei principi a Francoforte (1863), il granduca Federico, oratore della minoranza, riuscì col suo energico intervento, a mandare a monte i piani, preparati dall'imperatore d'Austria, per una confederazione di stati. Non va taciuto, però, che il procedere di Bismarck nel conflitto costituzionale alla Camera dei deputati prussiana ed il suo modo di trattare la questione dello Schleswig-Holstein distrussero le simpatie badesi verso la Prussia.

Dopo la guerra danese (1864) e l'accordo di Gastein fra la Prussia e l'Austria, l'ostilità, oramai largamente diffusa, del Baden contro la politica prussiana raggiunse un grado d'intensità come mai per l'innanzi. Roggenbach si dimise. Il principe, malgrado così dolorose delusioni, rimase fedele ai suoi obiettivi politici. Però egli non poté impedire che nella guerra fratricida per l'egemonia in Germania (1866), le sue truppe combattessero con l'Austria contro la Prussia. La vittoria prussiana di Königgrätz provocò nel Baden un mutamento radicale. Il paese richiese e impose la pace immediata e l'alleanza con la Prussia. Nuovi uomini politici occuparono i seggi ministeriali: Karl Mathy, Julius Jolly, von Freydorf. Con la Prussia si concluse un'alleanza difensiva ed offensiva e si introdusse il servizio militare obbligatorio per tutti. I desiderî del Baden diretti ad avvicinarsi ancor più alla Prussia, il cui re era il padre della granduchessa Luisa, non incontrarono il favore di Bismarck; ché ciò non entrava nel quadro delle opportunità politiche del momento.

La guerra franco-tedesca del 1870-1871, nella quale le truppe badesi si batterono valorosamente sotto Strasburgo, nella Borgogna e sulla Lisaine, risolse la questione germanica. Nelle trattative, che dovevano condurre alla formazione dell'impero germanico, il granduca Federico ebbe una parte decisiva; sacrificando i suoi diritti sovrani, egli, guidato dalla consapevolezza dei suoi doveri verso la patria, fu d'esempio agli altri sovrani tedeschi, e per Bismarck e per il re Guglielmo un collaboratore fedele e prezioso. Nella questione dell'elezione imperiale egli riuscì con la sua abilità e il suo tatto politico, a vincere le resistenze più tenaci.

Al progresso generale della Germania prese parte considerevole anche il piccolo paese del Baden. Non mancarono gli attriti, ma, paragonato con il passato, questo fu un periodo di grande benessere. L'agricoltura, l'artigianato, l'industria ed il commercio si avvantaggiarono delle cure assidue dello stato e progredirono. Le grandi città prosperarono, soprattutto la città commerciale sul Reno, Mannheim; e tutte erano la viva testimonianza dello sviluppo economico generale. La pubblica beneficenza fu organizzata in modo esemplare. L'arte e le scienze furono incoraggiate con larghezza tale da superare di gran lunga le legittime esigenze di uno stato così piccolo. Nelle scuole superiori del paese insegnarono scienziati di fama mondiale: Bunsen, Helmholtz, Kirchhoff, Friedrich Czerny, Windscheid, Vangerow, Bluntschli, Zeller, Kuno Fischer nell'università di Heidelberg; Weismann, Kussmaul, Franz Xaver Kraus a Friburgo; Hübsch, Redtenbacher, Hertz nel Politecnico di Karlsruhe. L'accademia di belle arti, le collezioni artistiche dello stato, la commissione storica badese testimoniavano con la loro attività lo spirito, con il quale il paese adempiva i suoi compiti culturali.

Sotto il figlio di Federico I, il granduca Federico II (1907-1918), la guerra mondiale, con la sua fine funesta per la Germania, recise d'un tratto lo sviluppo del Baden. Il cugino del principe regnante e presunto erede al trono di Baden, il principe Max, nella sua qualità di ultimo cancelliere imperiale, dovette a Berlino seppellire l'impero tedesco, alla creazione del quale lo zio aveva tanto contribuito. La rivoluzione di novembre del 1918 si estese anche al Baden: ma principe e popolo si separarono con dignità. Anche l'ardua ricostruzione dello stato si attuò nel Baden in maniera più pacifica e rettilinea che in altre parti del Reich; facilitata in questo dalla tradizione politica lasciata dagli ultimi Zähringen, ai quali la nuova repubblica di Baden non nega grandi meriti.

Bibl.: Per la parte storica, il recente repertorio bibliografico di F. Lautenschlager, Bibliographie der badischen Geschichte, Karlsruhe 1929 (finora la 1ª parte del vol. I). Fra le storie generali del paese, v. Fr. von Weech, Badische Geschichte, Karlsruhe 1890; A. Krieger, Badische Geschichte, Berlino e Lipsia 1921. Per l'epoca più antica: E. Fabricius, Die Besitznahme Badens durch die Römer, Heidelberg 1905; E. Wagner, Fundstätten u. Funde aus vorgesch. röm. u. alemann.-frank. Zeit in Baden, Tubinga 1908-11, voll. 2; K. Schumacher, Die Siedlungs- und Kulturgeschichte der Rheinlande, I, Magonza 1921. Per la storia del Baden sotto i margravî v. la bibliografia sotto zähringen. Per la storia del granducto specialmente: W. ndreas, Geschichte der badischen Verwaltungsorganistion und Verfassung in den Jahre 1802-1818, I; Der Aufbau des Staates im Zusammenhang der allgemeinen Politik, Lipsia 1913: F. Schnabel, Sigmund v. Reitzenstein, Heidelberg 1927; R. Goldschmit, Geschichte der bad. Verfassungsurkunde, 1818-1918, Karlsruhe 1918; L. Müller, Badische Landtagsgeschichte, Berlino 1900-1902; K. Ruchstuhl, Der badische Liberalismus und die Verfassungskämpfe 1841-1843, Berlino e Lipsia 1911; F. Hecket, Die Ehrebung des Volkes in Baden, Bsilea 1848; L. Häusser, Denkwürdigkeiten z. Geschichte der badischen Revolution, Heidelberg 1851; G. Struve, Geschichte der drei Volkserhebungen in Baden, Berna 1849; F. Lautenschlager, Die Agrarunruhen in den badischen Standes- und Grundherrschaften im Jahre 1848, Heidelberg 1915; id. Volksstaat u. Einherrschaft. Dokumente aus der bad. Revolution 1848-1849, Costanza 1920; A. Fendrich, Die badische Bewegung der Jahre 1848-49, Francoforte sul M. 1924; A. Dove, Grossherzog Friedrich von Baden als Landesherr und deutscher Fürst, Heidelberg 1902; E. Marcks, Baden, Preussen und Deutschland in Grossherzog Friedrichs Geschichte, Heidelberg 1906; O. Baumgarten, Der Anteil Badens an der Reichsgründung, Tubing 1924; H. Oncken, Grossherzog Friedrich I von Baden und die deutsche Politik 1854-1871, Briefwechsel, Denkschriften, Tagebücher, voll. 2, Stoccarda 1927. Per la storia recentissima: W. E. Oeftering, Der Umsturz 1918 in Baden, Costanza 1920; A. Remmele, Staatsumwälzung und Neuaufbau in Baden, Karlsruhe 1925.

Istituti di cultura e biblioteche. - Servono all'istruzione superiore le due università di Heidelberg (v.), con facoltà teologica protestante, e di Friburgo (v.), con facoltà teologica cattolica; la prima con una frequenza media (negli ultimi anni) di 2525, la seconda di 3040 studenti. A Karlsruhe (v.) ha sede l'istituto tecnico superiore Fridericiano, con 6 facoltà; a Mannheim (v.), la Scuola superiore di commercio, cui è aggiunta dal 1911 una sezione di scienze sociali. L'istruzione media statale comprende una ventina fra ginnasî e licei; 25 fra scuole, istituti tecnici e istituti magistrali; una cinquantina di istituti privati. Numerose le scuole professionali di tipi e programmi molto diversi (125); 12 scuole agrarie. L'istruzione elementare è obbligatoria dal 6° al 14° anno; la scuola primaria dello stato data dalla fine del sec. XVI.

Il centro culturale più importante è Heidelberg, la cui antica università è affiancata da alcuni istituti speciali: l'accademia delle scienze, Heidelberger Akademie der Wissenschaften e, nel dopo guerra, la società scientifica di Strasburgo, Strassburger Wissenschaftliche Gesellschaft in Heidelberg, celebre per la pubblicazione degli Acta conciliorum oecumenicorum; la società medico-naturalistica Natur-historisch-Medizinischer Verein, che ha pubblicato finora due serie di atti, Verhandlungen, e la società storico-filosofica, Historisch-philosophischer Verein, fondata nel 1863, che pubblica i Neue Heidelberger Jahrbücher. A Karlsruhe si concentrano invece le società tecniche, fra cui sono particolarmente notevoli quelle delle industrie tessili, Forschungsinstitut für Textilstoffe (1917) e il Forschungsinstitut für rationelle Betriebsführung im Handwerk (1919). A Friburgo, oltre all'università, l'interessantissimo istituto vinicolo, Badisches Weinbau Institut, e l'istituto geologico qui trasportato nel 1910 da Karlsruhe. Ma la nota caratteristica, che dimostra un latente antagonismo con Heidelberg, è data dalla società scientifica, Wissenschaftliche Gesellschaft (1911), dalla società di storia patria della Brisgovia (1820), da quella geografica, naturalistica e medica. Qui sono pure la centrale per l'esplorazione del limes romano in Germania e l'archivio per i canti popolari tedeschi. Le biblioteche più notevoli sono le due universitarie di Heidelberg con 525.000 voll., 340.000 programmi e dissertazioni, 1522 incunabuli, 3600 mss. e 500 papiri (anche un fondo archivistico), e di Friburgo con 300.000 voll. e circa 700 mss.; particolarmente interessante quella di Donaueschingen, la Fürstenbergische Hofbibliothek, con 150.000 voll., 510 incun., 1183 mss. e circa 3000 mss. di musica dal sec. XVI al XIX. Ad essa si aggiungono l'archivio principesco di Fürstenberg e il museo di Fürstenberg, noto particolarmente per i dipinti della scuola tedesca antica, con sezione naturalistica e ricco medagliere. Pure importante la biblioteca provinciale di Karlsruhe, la Badische Landesbibliothek, fondata come biblioteca aulica a Pforzheim nel sec. XV, con circa 270.000 voll. e 4624 mss. e con un medagliere fondato nel 1670, di circa 65.000 pezzi.

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