DEL NUNZIO, Balbino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 38 (1990)

DEL NUNZIO, Balbino

Mattia Ferraris

Nacque a Spoltore (Pescara) il 15 marzo 1893 da Giovanni e da Filomena De Leonardis. Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, si laureò nel 1919 in fisica presso l'università di Padova. Nello stesso ateneo entrò nell'istituto di fisica applicata ed elettronica della facoltà di ingegneria e svolse, negli anni 1922-1932, una serie di ricerche nel campo dell'elettrologia e dell'elettrotecnica.

Tra i lavori più interessanti di questo periodo è da citare la Misura dell'energia radiante mediante le forze Maxwell-Bartoli (pubblicato negli Annali della R. Scuola di ingegneria di Padova, III[1927], 1, pp. 35-43); in esso il D. ricorda come ottenne, con un'apparecchiatura sperimentale molto sensibile e basandosi anche su precedenti indagini di F. Amerio, risultati originali basati appunto sulla pressione della luce ("pressione di Maxwell-Bartoli"), così detta dagli studi del Bartoli che, nel 1876, dimostrando l'esistenza della pressione di radiazione aveva confermato la teoria di Maxwell secondo il quale la luce esercita una determinata pressione quando viene riflessa o assorbita.

Nel 1934 il D. divenne professore ordinario di fisica tecnica presso la facoltà d'ingegneria dell'università di Padova. Nel 1936 fu nominato presidente della commissione per l'applicazione del freddo nella conservazione delle derrate deperibili e nell'industria chimica dell'Istituto internazionale del freddo, mentre dal 1951 al 1955 fu vicepresidente del consiglio tecnico dello stesso istituto e presidente della commissione per l'applicazione del freddo al di fuori del dominio alimentare e agricolo. Nel 1936 fondò presso la facoltà d'ingegneria dell'università di Padova l'istituto di fisica tecnica e, subito dopo la seconda guerra mondiale, creò presso tale istituto il Centro studi per le applicazioni del freddo del Consiglio nazionale delle ricerche (oggi Istituto per la tecnica del freddo).

Il D. fu un pioniere in Italia nelle ricerche sulla tecnica e sulle applicazioni del freddo, ricerche che ebbero il loro inizio scientifico con la pubblicazione della memoria Ciòche si fa nella tecnica del freddo, in La Ricerca scientifica, VI (1935), 2, pp. 149-69, che non solo costituisce un punto di osservazione della tecnica frigorifera dell'epoca, ma effettua previsioni sui futuri problemi della produzione e dell'utilizzazione del freddo non solo alla luce della scienza e della tecnica, ma anche dell'economia. La sua opera assidua di scienziato ed organizzatore valse a far divenire la città di Padova il punto di irraggiamento delle conoscenze del settore frigoristico.

Negli anni immediatamente precedenti il secondo conflitto mondiale il D. collaborò con F. Mauro alla stesura delle norme italiane per le macchine frigorifere; successivamente diresse i lavori normativi del sottocomitato macchine frigorifere del Comitato termotecnico italiano e diresse la commissione dell'E.A.M. dei trasporti in regime di freddo. Nel dopoguerra, dopo aver progettato importanti complessi frigoriferi dell'Italia centromeridionale, fu nominato dal governo ellenico consulente tecnico per la realizzazione della catena del freddo in Grecia.

Dal 1949 al 1964 fu preside della facoltà d'ingegneria dell'università di Padova. In questa città morì il 1º dic. 1980.

L'opera di ricerca del D., dopo il primo citato decennio, può essere classificata nei seguenti indirizzi: dal 1924 al 1927 sidedicò a ricerche sulle proprietà dei triodi, sulla loro dipendenza dalle caratteristiche tecnologiche e costruttive, applicando le misure statiche e dinamiche (utilizzando il galvanometro balistico) allo studio degli amplificatori, nonché studi di ottica applicata ed infine ricerche nel settore della fluidodinamica e della termocinetica; dal 1928 al 1934 si dedicò a ricerche sulle discontinuità nella magnetizzazione dei fili di nichel sottoposti a deformazioni meccaniche; dal 1935 inizia infine l'interessamento che gli avrebbe dato fama internazionale.

Tra i lavori di questo periodo sono particolarmente da ricordare Misure balistiche sui triodi, in L'Elettrotecnica, XI (1924), 18, pp. 413418, in cui vengono appunto segnalati i vantaggi provenienti dall'effettuare sui triodi non solo misure statiche, ma anche dinamiche; Inuovi problemi scientifici delle radiocomunicazioni, in Annali della R. Scuola di ingegneria di Padova, I (1925), 8, pp. 243-47; ibid-, 4, pp. 392-96; Alcuni esperimenti di oscillografia catodica, ibid., II (1926), 4, pp. 330-34, in cui mostra la possibilità di ottenere mediante oscillografia catodica tracciati nitidi e fedeli in base alle esperienze effettuate dal D. a Parigi presso il laboratorio di A. Dufour.

Le ricerche, dello stesso periodo, nel settore dell'ottica applicata, furono dapprima rivolte al fenomeno della diffusione prodotta da superfici opache, ideando un nuovo metodo di ricerca sperimentale che eliminava i difetti degli altri metodi dell'epoca, sostenendo la necessità di conoscere l'influenza della variazione di tensione delle sorgenti luminose ad incandescenza sul coefficiente di diffusione delle superfici mediante misure dirette atte a fornire dati numerici conclusivi. Sull'argomento sono da ricordare le memorie Ilsolido delle superfici diffondenti, in Annali della R. Scuola di ingegneria di Padova, II (1926), 4, pp.317-21, e Il coefficiente di diffusione delle pareti colorate e la tensione di alimentazione delle lampade ad incandescenza, in L'Energia elettrica, III (1926), 12, pp. 1053-59.

Successivamente, sempre nel settore dell'ottica applicata, collegandosi a lavori di Amerio, Bordoni, Fabry, Forsythe e Worthing, il D. effettuò ricerche sperimentali sulle lampade ad arco di tungsteno nel vuoto e sulla misura della radiazione ultravioletta delle lampade ad incandescenza: sono da citare in proposito Le lampade ad arco di tungsteno nel vuoto, ibid., IV (1927), 3, pp. 253-61; Sulla radiazione ultravioletta nelle lampade ad incandescenza, ibid., 4, pp. 377-82.

Nel 1927si manifestò un primo interesse del D. per fenomenologie di termocinetica e fluidodinamica che avrebbero poi trovato il loro sbocco solenne nel settore frigorifero. p. da ricordare che nel 1874 Reynolds e poi Stanton nel 1897 avevano già messo in luce l'analogia fra trasporto di calore e trasporto di quantità di moto, mentre Prandtl nel 1910 aveva adattato al flusso termico la teoria dello strato limite. Successivi sviluppi si erano avuti con ricerche di Sonnecker nel 1910, di Taylor e di Pannel nel 1916 e di Latzko nel 1921. Purtroppo i fenomeni di convezione termica non erano, in quel periodo, chiaramente collegati ai fenomeni del moto dei fluidi e l'analogia più sopra ricordata non era ancora sufficientemente utilizzabile per la soluzione dei problemi termici.

Le ricerche del D. portarono ad un risultato determinante nel settore, iniziando con una ricerca sull'impiego dell'anemometro a filo caldo, ideato dal Bordoni per l'impiego in correnti d'aria, nella misura della velocità dell'acqua e studiandone l'applicabilità nel caso dei liquidi in presenza di fenomeni di natura elettrolitica atti a turbarne la misura (cfr. La misura elettrica della velocità dell'acqua, in L'Elettrotecnica, XIII [1926], 12, pp. 837-41). Forte dei risultati acquisiti, il D. applicò poi lo stesso strumento alla misura della velocità dell'acqua alla parete delle condutture, migliorando così i risultati rispetto a quelli di altri sperimentatori che per la stessa misura avevano utilizzato il tubo di Pitot (cfr. La misura della velocità dell'acqua alla parete delle condutture, ibid., XIV[1927], 1, pp. 7-11) ed alla risoluzione del problema sperimentale della relazione tra perdite di calore ed attrito superficiale nei condotti cilindrici. In tale ultima ricerca egli poté così mettere in relazione il profilo della velocità con quello delle temperature, sia in regime laminare sia in regime turbolento, ed ottenere il valore 0,35 da inserire nella formula di Taylor per il rapporto tra velocità sulla superficie estrema dello strato limite e velocità media nel condotto. In proposito si ricorda Nuovi esperimenti sulla relazione tra perdita di calore e attrito superficiale nei condotti cilindrici, ibid., 11, pp. 234-39.

Sempre utilizzando l'anemometro a filo caldo, ma perfezionandolo con il collegamento ad un amplificatore a triodi, egli riuscì poi a quantificare l'ampiezza e la frequenza dellevariazioni di velocità prodotte dalla turbolenza del moto in ogni punto della massa fluida; successivamente studiò la distribuzione dei vortici nelle condotte chiuse in regime laminare e turbolento qttenendo il risultato fondamentale di individuare fenomeni periodici anche in un campo di velocità in cui la teoria precedente basata su attrezzature sperimentali inferiori rispetto a quelle del D., aveva dichiarato l'esistenza di solo moto laminare, ed infine cercò la relazione tra la frequenza dei vortici di Bénard-Karman. con il numero di Reynolds (curva di Strouhal). I risultati di tali esperienze sono raccolti nelle memorie Sui caratteri della turbolenza nelle condotte cilindriche, ibid., XVII (1930), 32, pp. 730-33; La curva di Strouhal per l'aria corrente in condotta chiusa, in Atti del R. Istit. veneto di scienze, lettere ed arti, XC, (1930-31), 2, pp. 561-70; La distribuzione dei vortici nelle condotte chiuse in regime turbolento e laminare, in L'Elettrotecnica, XVIII (1931), 14, pp. 320-24.

Le ricerche condotte tra il 1928 ed il 1933 sulle discontinuità di magnetizzazione dei fili di nichel sottoposti a deformazioni meccaniche vennero effettuate con un isteresigrafo, da lui ideato, con un solo equipaggio e due moti ortogonali. Seguendo il metodo di R. Forres, egli riuscì con tale strumento a correlare la discontinuità di magnetizzazione con lo stato di cristallizzazione della sostanza, a ottenere differenze nell'aggregazione intima del materiale, a valutare se era possibile l'esistenza di un effetto termico analogo a quello di Barkhausen e concludendo con l'impossibilità di tale esistenza. Si vedano sull'argomento le memorie Brusche variazioni nel magnetismo del nichel, in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lett. ed arti, LXXXIX (1929-1930), 2, pp. 863-74; Ricerca di un analogo termico dell'effetto Barkhausen, in Rendic. d. R. Accad. naz. d. Lincei, classe di scienze fis., mat. e nat., s. 6, XII (1930), 3-4, pp. 125-29; Caratteri delle brusche variazioni della magnetizzazione nel nichel, in IlNuovo Cimento, VII (1930), 8, p. 15; Il reticolo cristallino del nichel e le brusche variazioni della sua magnetizzazione, in Atti del R. Ist. veneto di scienze, lett. ed arti, XCII (1932-33), 2, pp. 541-49; Cicli di leghe ad altissima permeabilità magnetica, in Rendic. d. XXXVII Riunione annuale d. Assoc. elettrotecnica ital., Sorrento, VI (1933), p. 254.

Un primo interesse per il settore della termotecnica da parte del D. può farsi risalire al 1933 quando pubblicò la memoria Moderni materiali isolanti del calore e del freddo, in Atti del I Congresso d. ingegneri delle tre Venezie, Trieste 1931, pp. 159-64, seguita da Misure pireliometriche a Padova, in Atti e mem. della R. Accad. di scienze, lett. ed arti in Padova, classe di scienze fis. e matem., n.s., LI (1934-35), pp. 1-11. Iprimi interessi per lo specifico settore della frigotecnica, come si è detto, risalgono al 1935 con, la pubblicazione della nota Ciòche si fa nella tecnica del freddo, in La Ricerca scientifica, VI (1935), pp. 149-69. Dapprima essi si rivolsero alle macchine frigorifere ad assorbimento ed all'utilizzazione dell'effetto Peltier. Le macchine ad assorbimento erano state storicamente le prime ad essere studiate da Leslie nel 1810, da Faraday nel 1823, da E. ed F. Carrè nel 1859, da Mignon e Ruart nel 1862, da Geffert: nel 1899 e da Planck 1910. Dopo un florido sviluppo dovuto alle realizzazioni di Altenkirche ed al contributo di Maiuri, negli anni '30 le macchine frigorifere ad assorbimento avevano ceduto il passo alle macchine a compressione.

Dopo aver studiato a fondo il problema nelle memorie Sulle macchine frigorifere ad assorbimento, in Atti del Congresso nazionale degli ingegneri, Trieste 1935, il D. cercò di approfondire le conoscenze scientifiche e tecniche sull'argomento per favorire la rinascita di impianti che non richiedevano l'impiego di energia meccanica. Così nella memoria Generatori statici del freddo, in Rivista del freddo, XXII (1936), 11, pp. 345-52, dopo aver approfondito le basi fisiche, studiò l'influenza della velocità del processo sull'assorbimento ed i fattori che determinano la velocità stessa, calcolò la durata dell'assorbimento per le più comuni condizioni di concentrazione e di pressione, ed infine studiò l'utilizzazione di nuovi fluidi frigoriferi e assorbenti.

L'auspicato sviluppo degli impianti frigoriferi ad assorbimento non ebbe allora luogo, forse anche perché, all'epoca, gli impianti a compressione sembravano di più facile progettazione e di maggiore flessibilità. Solo oggi, in Italia, i tecnici cominciano a valutare favorevolmente l'utilizzazione degli impianti ad assorbimento soprattutto per l'impiego mirato allo sfruttamento del "calore di scarto" o per lo sfruttamento dell'energia solare per la produzione di riscaldamento o di refrigerazione. Per sottolineare l'opera di pioniere in questo settore svolto dal D. basterà ricordare la memoria Chaleur endogène pour les Centres frigorifiques (in Proceedings of the Eighth International Congress of refrigeration, London 1951, pp.510 ss.) e le continue insistenze fatte dal D. di utilizzare il calore delle acque termali di Abano come fonte di energia per grossi impianti frigoriferi.

Per quanto concerne l'effetto Peltier, si ricorda che Altenkirche nel 1910 ne aveva studiato e messo a punto la teoria, ma sino agli anni '30 nessun tentativo da parte degli sperimentatori aveva portato a risultati pratici nel settore della refrigerazione termoelettrica. Il D., dopo aver studiato sperimentalmente ed analiticamente il problema (cfr. Le moderne tendenze nella tecnica frigorifera e la produzione puramente elettrica del freddo, in Rendic. d. XLIII Riunione annuale dell'Assoc. elettrotecnica ital., Torino, n. s., XI [1938], p. 5), costruì nel suo laboratorio termoelementi in grado di fornire differenze di temperatura ai giunti di una diecina di gradi. Attualmente, dopo ricerche sui semiconduttori basate anche sulle ricerche del D., si è riusciti ad utilizzare la refrigerazione termoelettrica per applicazioni speciali.

Tra gli studi e ricerche del D. nel settore della frigotecnica sono infine da ricordare: Commissione per gli studi sul freddo. Preparazione dell'VIII Congresso internazionale, in La Ricerca scientifica, X (1939), pp. 752-58, Istruzioni e norme per le macchine e gli impianti frigoriferi, a cura dell'Ente di unificazione naz. dell'industria, Milano 1941, pp. 1-83; Conservazione in atmosfera controllata (gas storage), in Atti del I Convegno dell'ortofrutticultura meridionale, Napoli 1949, pp. 298-301; Problémes de la décongélation, in Proceedings of the Eighth International Congress of refrigeration, London 1951, pp. 547 s.; Refrigerazione dei prodotti deperibili, pubblicazione della Commissione economica dell'ONU, Ginevra 1961; Applicazione del freddo ai prodotti ortofrutticoli: la prerefrigerazione, in La Ricerca scientifica, XXI (1951), 12, pp. 2102-2110; Suitrasporti frigoriferi, pubblicazione dell'OECE, Ginevra 1952; Moderni materiali isolanti: il cadorite, in Atti del II Congresso nazionale del freddo, Padova 1953, pp. 249-60; Modelli analogici di fenomeni termici, in Accad. naz. dei Lincei, Atti del Convegno "I modelli nella termica", II, Venezia 1955, pp. 264-80; Attrezzature frigorifere per le centrali ortofrutticole, in Terra pugliese, VII (1958), 5, pp. 27-33; L'azoto liquido nei trasporti frigoriferi. Pubblicazione dell'XI Congresso nazionale del freddo, Padova 1962.

Fonti e Bibl.: Roma. Ministero della Pubblica Istruzione, fascicolo personale; necrol., in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lett. ed arti, CXL (1981-1982), pp.1-12.

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