BALCANI

Enciclopedia Italiana (1930)

BALCANI (A. T., 75-76)

Roberto Almagià

Sistema montuoso, che occupa una parte (nord-orientale) della regione da esso detta Balcanica, allungandosi, con forma lievemente arcuata, per circa 600 km., e con larghezza variabile da 20 a 45 km., dal fiume Timok, affluente di destra del Danubio, fino al Mar Nero, sul quale le estreme propaggini orientali scendono con un gradino ripido, dell'altezza di circa 50 m. È l'Haemus Mons degli antichi, Stara Planina (la Vecchia Montagna) dei Bulgari. Il nome che si è diffuso nei paesi occidentali, è di origine turca e significa semplicemente monte (balkan). Del resto un nome complessivo si adopera raramente nell'uso locale: i singoli tronchi hanno una quantità di nomi diversi, desunti sia da località abitate poste ai loro piedi (p. es. Slivnenska Planina, dalla città di Sliven), sia dalle vette più alte (p. es. Murgaš Planina), sia dai passi che li incidono (Arabakonak), sia dalla forma della montagna (Babin Nos "il naso della vecchia"; Čatal Balkan, da Čatal "forca"). Il sistema consta di una serie di catene - da tre a sette - originatesi in due periodi successivi, assai distanti, di ripiegamento: uno prepermico e l'altro terziario (oligomiocenico). Nel più antico periodo si formò una catena primitiva al posto degli attuali Balcani Occidentali e Orientali: rocce cristalline arcaiche e sedimenti di varî orizzonti del Paleozoico (fino al Carbonico) furono corrugati; masse di graniti, di porfiriti e quarzoporfiriti vennero alla luce nello sforzo di ripiegamento. Gli strati più recenti poggiano in discordanza su questa impalcatura del rilievo originario, come appare nel modo più manifesto nella gola con cui l'Iskăr taglia per intero le pieghe dei Balcani Occidentali. I rilievi anteposti alle catene principali, come pure tutti interi i Balcani Orientali, debbono la loro origine al secondo periodo del ripiegamento, avvenuto durante l'Oligocene e il Miocene; piccole perturbazioni avevano tuttavia avuto inizio anche prima, all'incirca alla metà del Cretacico.

In tutto il sistema le creste acute e dentellate sono rare; mancano tracce glaciali, circhi e laghi, mancano anche le nevi perenni: in una parola i Balcani non sono montagne di tipo alpino. Le zone culminali hanno forme arrotondate, cupoleggianti; verdi pascoli coprono anche le cime più alte; persino sulla vetta più elevata, lo Jumruk Cal (2371 m.) vanno a pascolare d'estate migliaia di pecore, come del resto indica il nome čal, che in turco significa pascolo montano. Le pendici delle montagne sono non di rado incise da torrenti impetuosi in strette gole a pareti ripide, ma più spesso si aprono in larghe valli i cui fianchi sono rivestiti di faggi e di querce.

Due fiumi hanno inciso per intero la serie delle catene principali: ad ovest l'Iskăr, affluente del Danubio, ad est la kamčija, che tributa direttamente al Mar Nero. Del resto i Balcani, specialmente nella loro sezione centrale, dividono due mondi diversi. Guardando dall'alto di uno dei tronchi più elevati, come la Trojanska Planina o la Kaloferska Planina, l'occhio a nord si posa su una monotona successione di dossi boscosi, che divengono man mano più bassi e più nudi, finché si perdono all'orizzonte brumoso, verso il Danubio; a sud invece, con brusco dislivello, si vedono stendersi ampie valli longitudinali, verdeggianti di campi coltivati, disseminate di villaggi; serie di dossi rivestiti di foreste limitano dall'opposto versante queste valli, separandole dal bacino della Marizza; in fondo appare, coronato di nubi, l'elevato massiccio del Rodope.

Le più recenti ricerche sulla tettonica e la morfologia dei Balcani dimostrano che il sistema è in realtà assai complicato, ma una sintesi generale non è finora possibile. In base a un criterio prevalentemente orografico si distinguono di solito i Balcani Occidentali fra il Timok e l'Iskǎr; i Balcani Centrali fra la gola dell'Iskăr e il passo di Demir Kapu alle sorgenti della Kamčija; i Balcam Orientali ad est di quel passo.

Nei Balcani Occidentali, la cresta principale - sulla quale corrono lo spartiacque ed anche, fino al Passo di Berkovica, il confine politico tra Bulgaria e Iugoslavia - si mantiene dapprima ad altezze modeste col dorso arcuato del Babin Nos (1150 m.) coperto di fitti boschi fino alla cima, poi si eleva oltre i 2000 m. nel gruppo centrale del Midžor (Midžor 2186 m., Dabišin Vrh 2180 m.), che col suo prolungamento, il Kom (1960 m.), costituisce in complesso una sezione assai impervia. A questo gruppo più elevato si affianca a nord una zona di colline costituite di arenarie rosse e conglomerati sormontati talora da calcari, in cui l'erosione dei corsi d'acqua formanti il Lom ha inciso forme bizzarre e oltremodo pittoresche: sono i monti di Belogradčik, un paesaggio orrido che fu talora paragonato a quello della Svizzera sassone e che la fantasia popolare ha popolato di paurose leggende. I Balcani Occidentali terminano sull'Iskǎr col Vračanska Planina (1498 m.).

I Balcani Centrali cominciano col Murgaš Planina (1687 m.) che, allungandosi dalla gola dell'Iskăr al passo di Arabakonak (952 m.), rinserra a nord est la conca di Sofia. Oltre quel passo ha inizio la sezione più elevata dei Balcani, costituita dai Zlatiška Planina (Vežen 2197 m.), dai Troianska Planina (2166 m.) e dai Kaloferska Planina, che contengono le due più alte vette: lo Jumruk Čal (2371 m.) e il Kademlija (2273 m.); essa è caratterizzata dal fatto che tutta la cresta si mantiene molto alta, intaccata da passi assai poco depressi rispetto alle massime cime: Prohod [passo] Ribarski 1916 m., Prohod Rosalski 1855 metri. Lo Jumruk Čal, arrotondato in alto, ha fianchi assai ripidi tanto a nord che a sud; e qui, in forre selvaggie, sono rintanati quasi tutti gli esemplari di camosci ancora viventi nei Balcani. La sezione orientale dei Balcani Centrali è molto più bassa.

Quanto ai Balcani Orientali, essi soltanto ad ovest (Slivnenska Planina. Kotlenska Planina) hanno vette superanti i 1000 m., mentre più ad est, si mantengono quasi sempre sotto i 500; sono perciò piuttosto colline che montagne. Tuttavia, poiché esse si ordinano in tre serie parallele, di altezza quasi uguale, il passaggio dal versante settentrionale a quello meridionale del sistema è, nonostante la modesta altezza, sovente lungo e disagevole. Mancano qui le valli che si insinuano fin nel cuore delle catene principali, come si hanno nelle altre sezioni; predominano invece valli longitudinali, come sono ad es. i tronchi successivi della Kamčija la quale corre dapprima tra la serie di rilievi meridionali (Čatai Balkan) e quelli centrali, poi tra questi e i settentrionali; i singoli tronchi sono raccordati da gole selvagge e inaccessibili.

I Balcani sono in complesso una catena facilmente valicabile. Due sole ferrovie li attraversano per intero finora: quella che da Sofia a Plevna (Pleien) segue la valle dell'Iskăr, e quella che da Tărnovo risale la valle della Drenovska fino alle sorgenti, poi scende nella valle della Tungia e poi attraverso la Sărnena Gora giunge a Stara Zagora. Ma i passi carrozzabili sono parecchi: tra essi quelli di S. Nicola, di Petrochan, di Araba Konak, di Ribarski, di Šipka, ecc.

La guerra russo-turca del 1877-78 ha dimostrato che anche nel cuore di un rigoroso inverno i Balcani possono essere traversati da eserciti numerosi. I Balcani hanno una grande importanza dal punto di vista climatico, perché arrestano i venti freddi del nord, che, per la larga breccia fra i Carpazi e il Mar Nero, penetrano largamente fino nel tavolato bulgaro: a nord di essi predominano perciò condizioni non dissimili da quelle della Russia meridionale, mentre a sud si fanno già sentire alcune influenze mediterranee.

I Balcani sono fiancheggiati a sud - di là dai solchi longitudinali dei quali si è parlato sopra - da una serie di rilievi (Srednja Gora, Karadža Dag [Sărnena Gora]) che alcuni geografi hanno raggruppato sotto il nome di Antibalcani, ma a torto, perché essi non hanno relazione col slstema balcanico (v., anche per la bibliografia, balcanica, regione e bulgaria).

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