Baldanza

Enciclopedia Dantesca (1970)

baldanza


. Nella Vita Nuova il termine b. compare quattro volte, due in prosa e due in poesia, nelle Rime una sola volta e così nella Commedia.

Riferito ad Amore, ha il valore di " ardimento ", " coraggio ", in Vn XIV 12 8 Amor, quando sì presso a voi mi trova, / prende baldanza e tanta securtate, / che fere tra' miei spiriti paurosi, / e quale ancide, e qual pinge di fore, e II 9 E avvegna che la sua imagine... fosse baldanza d'Amore a segnoreggiare me, tuttavia era di sì nobilissima vertú, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione in quelle cose là ove cotale consiglio fosse utile a udire. Il Sicardi (" Zeit. Romanische Philol. " XXXIV 190, citato ad l. dal Barbi nell'edizione critica) propose una nuova interpunzione: fosse, baldanza d'Amore, a segnoreggiare me, riaccostando l'espressione ‛ b. d'Amore ' ai vari incisi ‛ bontà sua ', ‛ sua mercé '; ma il Barbi dissente da lui, quando afferma che " la locuzione infinitiva ‛ a segnoreggiare me ' è retta, né può essere altrimenti, dal solo verbo da cui può dipendere, cioè ‛ fosse ' ", e intende che l'immagine della donna rende Amore baldanzoso a signoreggiare il suo fedele. In Rime cif 63 Canzone, io porto ne la mente donna / tal, che con tutto ch'ella mi sia petra, / mi dà baldanza, ond'ogni uom mi par freddo, il termine ha significato affine, come s'intende dai vv. 64-65 sì ch'io ardisco a far per questo freddo / la novità che per tua forma luce. Riferito a persona grossa (Vn XXV 10), nella locuzione ‛ pigliar b. ', sembra assumere la connotazione di " arroganza ", " presunzione ", " tracotanza ". Si vedano, per l'elemento fraseologico ‛ pigliar b. ' in tal senso, B. Latini Tesoretto 2051 " Né non mostrar pavento / a om ch'è molto folle, / ché, se ti truova molle, / piglierànne baldanza ", e D. Compagni Cron. I 19 " tanta baldanza prese, che palesemente lui e la sua famiglia vendevano la giustizia, e non ne schifavano prezzo per piccolo o grande che fusse ".

Nella Commedia il termine compare legato a Virgilio che, dopo l'inutile colloquio con i diavoli, appare addolorato e confuso, in If VIII 119 Li occhi a la terra e le ciglia avea rase / d'ogne baldanza, e dicea ne' sospiri; / " Chi m'ha negate le dolenti case! ". Per il Barbi (Problemi I 238-239) che adduce esempi da Iacopo Cecchi, Giacomino Pugliese, Guido delle Colonne, Simone Serdini, il termine vale in questo caso " letizia ", " allegrezza ", come confermerebbero il riscontro virgiliano (Aen. VI 862 " frons laeta parum et deiecto lumina vultu ") e il resto del verso e dicea ne' sospiri; per il Vallone invece esso vale " sicuro dominio di se stesso, piena fiducia nell'azione che si compie non perché è atto della propria volontà ma perché è stimolata da supremo potere ". Il Bosco vede riassunti nel termine due aspetti di uno stesso stato d'animo, la " sicurezza di sé " (cfr. vv. 104-107) e la " letizia " che essa genera: " giacché sicurezza di sé è anche gioia ". Questa connotazione si riscontra in Vn VII 5 13 Or ho perduta tutta mia baldanza, / che si movea d'amoroso tesoro.

Bibl. - U. Bosco, D. vicino, Caltanisetta-Roma 1966, 233-235; A. Vallone, " Baldanza " - " Baldezza " dai Siciliani a D., in Atti del Convegno di studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 315-332.