BALSAMO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)

BALSAMO

Alessandro Pratesi

Decimo abate della SS.ma Trinità di Cava de' Tirreni, successe al beato Pietro II, che lo aveva designato per l'alta carica tre giorni prima di morire, il 13 marzo 1208. Prima di questa data, il suo nome si incontra, con il titolo di priore di S. Nicola, una dipendenza della badia di Cava, tra le sottoscrizioni di un documento del gennaio 1200. L'elezione ad abate ottenne la conferma di Innocenzo III, da San Germano, tra il 22 giugno e il 25 luglio 1208.

Per poter conservare ed anche per accrescere la potenza del suo monastero, B. si preoccupò di mantenere sempre buoni rapporti con Federico II, e già a poca distanza dall'insediamento sulla cattedra abbaziale si recò a visitare il sovrano a Messina ottenendos ad personam,ilsingolare privilegio della nomina a giustiziere con giurisdizione sia civile sia criminale su tutti gli uomini del monastero e nell'ambito dei suoi possedimenti (settembre 1209), mentre ai successori veniva riconosciuto il diritto di scegliere, tra i giustizieri eletti nella curia regia per la regione in cui sorgeva il cenobio, quello che fosse più gradito. Risulta che B. ebbe ad esercitare la funzione propria di questo eccezionale ufficio nel marzo 1216, allorché Pietro Mannarino, stratigoto di Salerno, dovette sospendere il giudizio in corso contro un vassallo del monastero, reo di omicidio e demandarlo all'abate giustiziere: non si conosce però il tenore della sentenza emanata in tale circostanza.

Una delle principali finalità che B. impose alla sua amministrazione fu quella di recuperare i possessi che il monastero aveva perduto negli ultimi anni di governo del suo predecessore, allorché i vescovi di Salerno e di Capaccio e il conte Diopoldo di Hohenburg, approfittando della momentanea debolezza del potere regio per la minore età di Federico II, erano riusciti a far trionfare sui diritti dell'abbazia le loro pretese. Già il 31 luglio 1208 una lettera di Innocenzo III da Sora (che alcuni storici cavensi, ripetendo un errore del Guillaume, attribuiscono al dicembre 1210) autorizzava l'abate a ripristinare la propria giurisdizione sulle terre sottratte al monastero; forte di questo privilegio e dei successivi interventi dello stesso pontefice e del suo successore Onorio III, B. riuscì a poco a poc0, tra il 1210 e il 1221, a rientrare in possesso di tutti i beni (particolarmente il castello di S. Adiutore, la tenuta Starza in Sarno, S. Nicola di Mercatello presso la foce del Sele e molte altre chiese nel Cilento) e a sottrarsi al tributo ingiustamente imposto per la chiesa di S. Maria de Domno in Salerno, a favore di quell'ordinario. Nel febbraio 1221 l'abate ottenne da Federico II la conferma di tutti i possedimenti, nominati espressamente nel diploma, e la dichiarazione che il cenobio era da considerarsi "camera specialis" del sovrano; un'ulteriore conferma seguì nel luglio dello stesso anno; il 31 ott. 1229 il Monastero fu preso sotto la protezione speciale dell'imperatore, finché nel febbraio 1231 (la data non è però sicura) venne concessa ai vassalli dell'abbazia, fin quando fossero rimasti ad essa fedeli, l'esenzione dalle imposte dovute alla curia regia, ad eccezione di un piccolo tributo annuale.

La proprietà temporale del monastero fu ancor più accresciuta da numerose e cospicue donazioni, dall'acquisizione di nuovi porti, da un commercio marittimo veramente fiorente e dalla regolamentazione del traffico navale nelle rade di proprietà dell'abbazia, documentata dal Registrum domini Balsami abbatis,composto tra il 1222 e il 1225 e conservato ancor oggi nel ricchissimo archivio monastico.

Mentre rinsaldava e accresceva l'ingente patrimonio del monastero, B. attendeva anche a curarne il regime interno, vigilando sull'osservanza scrupolosa della regola e sulla vita spirituale dei monaci a lui sottoposti: la fama di austerità del cenobio, in quegli anni, era tale che Gregorio IX dispose che alcuni "patarini" scoperti a Roma nel 1231 fossero inviati parte a Montecassino e parte a Cava de' Tirreni perché, tenuti quivi in catene nello speco su cui sorgeva il complesso abbaziale, fossero dalla custodia e dall'esempio dei monaci indotti al pentimento (3 marzo 1231).

Non meno notevole fu l'impulso che B. impresse all'attività culturale, al punto che il centro di Cava conobbe sotto il suo governo uno dei periodi migliori: ma dei numerosi codici di teologia, di ascetica, di storia usciti da quello scrittorio nel venticinquennio in cui B. fu abate, soltanto pochi sono giunti fino a noi. Fiorirono allora tra gli altri nel monastero l'anonimo autore del Liber viatorishuiusvitae e il monaco Benedetto da Bari, autore del De septemsigillis in quattro libri, dove vengono affrontate, in un latino non privo di eleganza, le questioni più difficili della sacra Scrittura, particolarmente dell'Apocalisse. il manoscritto, probabilmente autografo, si conserva tuttora nella biblioteca cavense e reca a c. 300v la dedica metrica dell'autore all'abate.

B. morì il 24 nov. 1232: il culto di cui fu subito oggetto la sua memoria presso la congregazione cavense venne confermato da Pio XI il 16 maggio 1928.

Un codice della biblioteca monastica con le Vite dei primi quattro abati di Cava de, Tirreni, narrate da Ugo abate di Venosa, trascritto nel 1295 dal monaco Giovanni di Capua, contiene in calce un elogio in versi, dovuto allo stesso Giovanni, di coloro che ressero il convento della SS.ma Trinità dalla fondazione fino agli ultimi anni del secolo XIII: B. vi è definito "gemma sacerdotum prelatorumque monile".

Fonti e Bibl.: A. Potthast, Regesta pontificum Romanorum...,I,Berolini 1874, n. 8672; P. Guillaume, Essai historique de l'abbaye de Cava,Cava dei Tirreni 1877, pp. 143-151, XLI-XLIV; J. Fr. Bóhmer - J. Ficker, Die Regesten des Kaiserreichs unter... Friedrich II,..., Innsbruck 1881-1901 (Regesta Imperii,V),nn. 613, 1285, 1351, 1767, 1865; L. Mattei Cerasoli, La badia della SS. Trinità di Cava,in P. Lugano, L'Italia benedettina,Roma 1929, pp. 185, 210 s.; La glorificazione dei beati abati cavensi, Napoli 1929; Isanti padri cavensi,Badia di Cava 1932, pp. 42-44, 108 s.; L. Mattei Cerasoli, Codices Cavenses, pars I,in abbatia Cavensi 1935, pp. 41 s., 49; Id., I benedettini marinari della badia di Cava, estr. da Lega navale italiana, Sezione di Salerno, XXV anniversario, Salerno 1937; Id., Il decimo abate di Cava: Balsamo, 1208-1232, in Rassegna storica salernitana,V(1944), pp. 109-144.

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