BALSAMO

Enciclopedia Italiana (1930)

BALSAMO (fr. baume; sp. bálsamo; ted. Balsam; ingl. balsam, balm)

T.
Fabrizio CORTESI
Fabrizio CORTESI

Le sostanze balsamiche sono per la maggior parte prodotti che scolano spontaneamente o per incisioni dalle piante e contengono sostanze volatili, le quali impartiscono loro un odore aromatico particolare. Alcune di tali sostanze sono costituite da resine, sciolte o emulsionate in olio essenziale, e acido cinnamico e benzoico; altre (oleoresine) consistono solamente di resina e olio essenziale. I balsami naturali, e anche quelli artificiali usati in farmacia, sono miscele più o meno colorate, di consistenza solida o semifluida. Alcuni servono per uso interno, altri per uso esterno e per la preparazione di balsami composti: pomate ed altre preparazioni galeniche. Tra i naturali, sono veri balsami il balsamo del Perù, quello del Tolú, lo storace (v.) e il benzoino (v.); sono invece oleoresine il cosiddetto balsamo copaive (o di copaive) e quello della Mecca.

Tra i balsami composti più usati sono da ricordare: il balsamo del Fioravanti, con energica azione stimolante, preparato dal celebre ciarlatano del '500; il balsamo Tranquillo, ottimo calmante nei dolori artritici, reumatici e nervosi, così detto dal nome di padre Tranquillo dell'abbazia d'Aignan del sec. XVI: il balsamo vulnerario adoperato una volta nelle contusioni e nelle infiammazioni dei tendini; il balsamo di opodeldoch molto usato per frizioni nelle affezioni reumatiche e traumatiche.

Balsamo del Perù. - È il prodotto del Myroxylon Pereirae Klotzsch (Myrospermum Pereirae Royle), albero della famiglia delle Leguminose (Papilionacee). È un albero di grandi dimensioni, alto da 15-20 m. che si ramifica a 2-3 m. dal suolo, e abita quella regione del Salvador designata appunto col nome di Costa del Balsamo, il Guatemala e parecchie altre località dell'America centrale, e il Messico; questa pianta è stata introdotta a Ceylon nel 1861 e vi ha bene attecchito e prosperato.

Sembra che il balsamo del Perù abbia origine patologica, perché i canali secretori che si osservano nella corteccia dei giovani rami si obliterano durante lo sviluppo della pianta e non se ne formano degli altri.

La raccolta del balsamo si pratica in questo modo: nei mesi di novembre o dicembre, dopo le ultime piogge, si batte la superficie dei tronchi di queste piante su quattro facce per mezzo di una mazzuola, di un martello o del dorso di una scure, avendo cura di rispettare le porzioni di corteccia intermedia per conservare agli alberi la loro vitalità e continuare così il loro sfruttamento durante parecchi anni.

Dopo 5 0 6 giorni dalla battitura si praticano delle incisioni trasversali e longitudinali e si avvicinano alla corteccia così battuta delle torce accese. La corteccia bruciata alla sua superficie si solleva nei sei o sette giorni seguenti e si stacca e sulle parti decorticate comincia un abbondante essudato di balsamo. Queste parti scoperte si coprono con cenci i quali s'imbevono di balsamo, e che si raccolgono e s'immergono nell'acqua bollente ove lasciano tutto il balsamo il quale si deposita in fondo al recipiente: si decanta poi l'acqua e si mette il balsamo in speciali recipienti. Gli alberi così trattati possono fornire il balsamo dall'età di cinque anni fino ai trenta. La raccolta va dal dicembre all'aprile. Un centinaio di alberi possono dare annualmente 250 chilogrammi di balsamo.

Il balsamo del Perù si presenta sotto l'aspetto di un liquido sciropposo; visto in massa è di color bruno nerastro, e per trasparenza o in strato sottile è bruno-rosso. La sua densità è di 1,15-1,16. Esposto, anche lungamente, all'aria non si condensa e non si solidifica: non presenta tracce di cristallizzazione. Ha un odore forte, aromatico, vainigliato e un sapore amaro seguito da un senso di acredine assai persistente. È quasi completamente solubile nell'alcool assoluto, nell'acetone e nel cloroformio; è poco solubile nell'alcool diluito, nella benzina, nell'etere, negli olî grassi; è completamente insolubile nell'etere di petrolio. Questo balsamo è costituito principalmente da una parte liquida fatta di 60-75% di olio di balsamo del Perù, detto anche cinnameina, e da una parte solida costituita dal 20-28% di resine in cui si trovano anche acido cinnamico libero e vaniglina.

Si falsifica frequentemente questo prodotto mescolandolo con alcool, con olî grassi volatili, con balsamo di copaive, con benzoino e con storace, ma esistono saggi e reazioni speciali che permettono di riconoscere queste sofisticazioni.

Il Myroxiylon Pereirae Kl. fornisce anche un altro prodotto conosciuto col nome di balsamo bianco di Sonsonate (dal paese di Sonsonate nel Salvador donde proviene): esso si ottiene dalla spremitura dei frutti di questa pianta, che sono legumi allungati, muniti di un'ala membranosa e contenenti un'unica loggia monosperma. Tra il seme e la parete del frutto si trova un serbatoio di balsamo che costituisce appunto tale prodotto. È di aspetto semifluido, di color biondo giallastro, di apparenza granulosa o un po' nebulosa; ha un odore che ricorda quello del meliloto ed è più solubile nell'etere che nell'alcool.

Questo balsamo non si deve confondere col balsamo bianco liquido che si ottiene incidendo la corteccia del Myroxylon peruiferum DC., balsamo che rimane liquido durante parecchi anni.

Gli Aztechi conoscevano da lungo tempo il balsamo del Perù perché già all'epoca dell'occupazione spagnola lo conoscevano. Monardes e Hernández ci dettero le prime descrizioni degli alberi da cui esso deriva. Il nome di balsamo del Perù che fu per qualche tempo causa di errore, perché lo fece considerare come un prodotto dell'America Meridionale, deriva dal fatto che il prodotto raccolto nell'America Centrale veniva avviato al porto di Callao nel Perù, donde veniva portato in Europa. La sua introduzione in Europa è di qualche anno posteriore al 1524 e un tempo questo balsamo era tenuto in tale pregio da raggiungere il prezzo favoloso di 100 ducati l'oncia; però il suo prezzo e il suo pregio diminuirono poi rapidamente.

Il balsamum peruvianum è stato usato in forma di sciroppo e di pillole, nei catarri cronici, nelle affezioni atoniche dello stomaco e delle vie urinarie. La nostra farmacopea (1929) prescrive la quantità massima di grammi uno per dose e grammi quattro nelle 24 ore, nell'adulto. Per uso esterno si adopera nelle ulceri dolorose, in varie malattie cutanee, specialmente nella scabbia.

Balsamo del Tolú. - È il prodotto del Myroxylon toluiferum H. B. K. (Toluifera balsamum Mill.; Myrospermum toluiferum A. Rich.), pianta della famiglia Leguminose (Papilionacee). È un grande albero di più che 20 metri di altezza, con tronco dritto, ramificante a 10-18 m. dal suolo, che vive nel Venezuela, nella Colombia (lungo il corso inferiore del Río Magdalena; prende il nome appunto dal villaggio di Tolú a SO. del porto di Cartagena), e che è stato introdotto a Cuba e in altre isole delle Antille. È specie molto affine a quella che produce il balsamo del Perù tanto che alcuni botanici, fra cui il Baillon, ne hanno fatto due varietà della medesima specie Toluifera balsamum. Però è certo che l'origine del prodotto è notevolmente diversa.

Nel Myroxylon toluiferum si trovano grandi lacune secretrici d'origine schizogenica nel parenchima corticale, mentre il legno ne è completamente privo. Il balsamo si raccoglie facendo due incisioni a forma di V nella corteccia del tronco; nel punto di congiunzione della V si pratica un'apertura tale da collocarvi una zucca della grandezza e della forma di una tazza da tè, in cui si raccoglie il balsamo mentre sgorga. Si ripete almeno 20 volte questa operazione intorno al tronco e quando la parte inferiore di esso è completamente incisa s'innalza un'impalcatura per praticare una serie superiore di nuove incisioni che si rinnovano salendo sempre in alto lungo il tronco. Periodicamente i raccoglitori vuotano le zucche entro sacchi di pelle che sono trasportati a dorso d'asino sino ai porti vicini; quivi vengono vuotati in cilindri di stagno o di latta per spedire in Europa il prodotto. In altre regioni si lascia colare il balsamo lungo il tronco fino a terra, ove è raccolto su grandi foglie di una specie di Marantacea del genere Calathea.

Esistono due tipi commerciali di questo balsamo:

balsamo del Tolú molle: presenta la consistenza della trementina e della pece molle; ha un colore oscuro, è più o meno trasparente, omogeneo o d'aspetto granuloso. Ha un odore soave e aromatico che ricorda quello del benzoino. Disteso in strati sottili, si dissecca rapidamente in seguito all'evaporazione di una parte del suo olio volatile;

balsamo del Tolú secco: differisce dal precedente perché è compatto in seguito a una più lunga esposizione all'aria. Si presenta come una resina di color bruno chiaro o bruno rossastro, solida, d'apparenza cristallina. Il suo odore si sviluppa in seguito allo stropicciamento o all'azione di un calore debole.

Il balsamo del Tolú è completamente solubile nell'alcool, nell'acido acetico, nell'acetone e nel cloroformio; è meno solubile nell'etere; pochissimo solubile negli olî essenziali e insolubile nella benzina e nel solfuro di carbonio. Esso consta di molta resina (toluresina fino all'80%) e di poco olio etereo che è più abbondante nel balsamo molle, mentre è scarsissimo in quello secco. Nell'olio etereo vi sono acido benzoico e acido cinnamico libero, vainiglina, ecc.

Il balsamo del Tolú è falsificato con l'aggiunta di trementine oppure di colofonia o di balsamo già esaurito, ma con opportune reazioni si riconoscono tali sofisticazioni.

Monardes e Hernández sono i primi autori che ci dànno notizie di questo balsamo; il primo ne descrive il modo di raccolta come fu riferito dagli esploratori dell'America Meridionale. Fu introdotto in Europa nel sec. XVII.

Il balsamum tolutamum è stimolante, diuretico ed espettorante; se ne utilizzano le proprietà aromatiche nella confezione dei farmaci. La nostra farmacopea (1929) prescrive la quantità massima di centigrammi dieci per dose, e centigrammi sessanta nelle 24 ore, nell'adulto.

Balsamo di copaive (fr. baume de copahu; sp. bálsamo copaiba; ted. Copaivabalsam; ingl. balsam of copaiba). - È il prodotto di talune specie arboree del genere Copaifera della famiglia Leguminose (Cesalpiniacee) che vivono nell'America tropicale. Le Copaifera hanno i fiori apetali con 8-10 stami e il legume corto, compresso, deiscente, contenente 1 0 2 semi. Le principali Copaifera produttrici del balsamo sono:

Copaifera officinalis L. (C. Jacquini Desf.) che cresce alla Trinidad, nel Venezuela, in Colombia e nella parte meridionale e occidentale dell'America Settentrionale e Centrale a partire dal Salvador. Si coltiva anche in altri paesi tropicali, specie alla Martinica.

C. Martii Hayne che cresce nel Brasile settentrionale e centrale (stati di Amazonas, Pará e Matto Grosso) e nella Guiana inglese.

C. Langsdorfii Desf. (C. nitida Hayne) che vive abbondantemente negli stati brasiliani di San Paolo, Minas Geraes, Matto Grosso, Bahia e Ceará. Di questa specie si distinguono tre varietà: var. glabra (C. glabra Vogel), var. grandifolia, var. laxa (C. laxa Hayne).

C. guyanensis Desf. che vive nelle Guiane e nel Brasile settentrionale.

C. coriacea Mart. che cresce negli stati di Bahia e di Piauhy.

Tutte queste diverse specie di Copaifera contengono un apparato secretore che secerne il balsamo, che è particolarmente sviluppato nel corpo legnoso, e i cui canali possono, nelle piante adulte, raggiungere perfino un diametro di 3 centimetri.

Per l'estrazione del balsamo si pratica alla base del tronco un largo taglio cuneiforme che penetra fin nel cuore del legno: da questa incisione sgorga il balsamo tanto abbondantemente da raggiungere un peso considerevole in poche ore. Quando il deflusso del liquido è terminato si chiude la ferita del tronco con dell'argilla, che si toglie dopo qualche tempo per fare una nuova raccolta. Altre volte, invece di asportare un cono del legno, si usa fare un buco che penetra fino agli strati centrali del corpo legnoso. Secondo alcuni autori, la secrezione del balsamo è tanto abbondante in certi alberi che il loro tronco, non potendo resistere alla pressione, scoppia con fragore e non è raro udire tali scoppî nelle foreste in cui vivono queste piante.

Il balsamo di copaive si raccoglie sulle rive dell'Orinoco e dei suoi affluenti superiori, donde si trasporta il prodotto a Ciudad Bolívar e lungo il Casiquiare, il Rio Negro e gli altri affluenti di sinistra del Rio delle Amazzoni, fino a Pará.

Il balsamo di copaive è un liquido più o meno trasparente, un po' fluorescente, di consistenza oleosa, il cui colore varia dal giallo ambra pallido al bruno dorato; esso lascia talora depositare una parte solida sul fondo del vaso che lo racchiude. La sua densità varia da 0,940 a 0,993 secondo la proporzione d'olio essenziale che contiene: sotto l'azione del calore diviene più fluido. Ha odore aromatico particolare, forte e tenace, e un sapore acre, sgradevole e persistente. È solubile in alcool forte, benzina, solfuro di carbonio, etere e alcali. Le sue proprietà ottiche variano secondo la sua origine. Contiene dal 40 all'80% di olio etereo (oleum balsami copaivae) e una quantità proporzionale di due resine, di cui una è cristallizzabile (acido copaivico) e l'altra si presenta amorfa.

Due sono i tipi commerciali di questo prodotto:

1. balsamo di copaive del Brasile fornito per la maggior parte dalla C. Langsdorfii e dalle sue varietà e che proviene in barili dal Pará e qualche volta da Rio de Janeiro;

2. balsamo di copaive della Colombia o di Maracaibo che si raccoglie nel Venezuela, nella Colombia e alla Trinidad e che è prodotto specialmente dalla C. officinalis.

Il balsamo di copaive può essere sofisticato con l'aggiunta di essenza di trementina, di essenza di sassafrasso, di olî grassi (ricino, papavero, ecc.) e di balsamo di Gurjum che è fornito da alcune specie asiatiche del genere Dipterocarpus. Esistono reazioni e saggi caratteristici che permettono di riconoscere queste falsificazioni. Questo prodotto era usato, forse da tempi assai remoti, dagl'indigeni dell'America tropicale per medicare le ferite; questo uso fu conosciuto certamente dagli Spagnoli, ma solo nel sec. XVII noi troviamo questo balsamo introdotto nella medicina europea.

Il balsamum copaivae è registrato nella nostra farmacopea (1929); si somministra in forma di pillole nella quantità massima di grammi due per ogni due ore e grammi otto nelle 24 ore, nell'adulto. Si adopera quasi esclusivamente nell'infezione gonococcica per l'azione antisettica che conferisce all'urina. A dosi elevate o protratte, per intolleranza del farmaco, può essere causa di albuminuria, ematuria, disturbi gastrointestinali, esantemi pruriginosi.

Bibl.: G. Planchon e E. Collin, Drogues simples, II, Parigi 1896; F. Cortesi, Botanica farmaceutica, Torino 1910; A. Tschirch, Pharmakognosie, II, Lipsia 1912.

Balsamo della Mecca. - Mentre i balsami trattati fin qui sono usati come farmachi, il balsamo della Mecca o balsamo di Giudea è importante per il suo uso liturgico. Esso è un'oleoresina, che si ricava dalla Commiphora opobalsamum, albero della famiglia delle Burseracee, che cresce nell'Arabia sud-occidentale. Il balsamo si unisce all'olio per la preparazione e consacrazione del sacro crisma, il quale serve nell'amministrazione di alcuni sacramenti. L'usanza di mescolarlo all'olio santo è già attestata dai documenti del sec. IV, e da tale epoca le leggi ecclesiastiche l'impongono sotto grave precetto e la ritengono necessaria per avere il sacro crisma. Il vescovo stesso lo benedice e lo mischia con l'olio nella funzione solenne della consacrazione degli olî santi, il giovedì santo; il suo valore simbolico è di indicare il buon odore delle virtù, che il cristiano deve spargere attorno a sé.

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