BARBERINI-COLONNA di Sciarra, Maffeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARBERINI-COLONNA di Sciarra, Maffeo

Grazia Dore

Nato a Roma il 10 sett. 1850 da Maffeo e Carolina D'Andrea, occupò di sé le cronache mondane e artistiche della Roma della fine del secolo. Sua madre, la principessa Carolina dei marchesi d'Andrea di Pescopagano, ardente legittimista, sospetta di mene contro l'appena proclamato Regno d'Italia, subì nel 1863 a Napoli un processo politico, ma venne assolta. Sebbene appartenesse per nascita a una famiglia di tradizioni borboniche e pontificie, il B. accettò il nuovo ordine di cose, presentandosi anche candidato al Parlamento. Nelle elezioni del 1882 (XV legislatura) fu eletto fra i rappresentanti dell'Aquila; nel 1883 si schierò tra i seguaci della Pentarchia, il gruppo di opposizione al Depretis.

Fondato il 26 nov. 1883 il quotidiano La Tribuna,diretto da Luigi Roux, come organo di questa opposizione, dopo una crisi finanziaria nel 1884 ne assunse l'onere finanziario il B., il quale, insieme con il nuovo direttore Attilio Luzzatto, fece de La Tribuna uno dei più importanti giornali politici italiani, al livello della migliore stampa europea. Essi si servirono a questo scopo di una perfezionata tecnica giomalistica, fondata su un vasto servizio telegrafico di corrispondenti e inviati speciali, e su una selezionata équipe di redattori, fra i quali erano G. D'Annunzio, S. Barzilai, V. Morello, G. Gobbi Belcredi, E. Scarfoglio e M. Serao. Il B. fu pertanto considerato l'iniziatore del giornalismo moderno nella capitale: per La Tribuna fece anche costruire, con fastosa prodigalità, l'edificio che doveva servire di redazione e tipografìa, dotandolo pure di impianti culturali e sportivi. Nelle dipendenze del palazzo fece costruire la Galleria Sciarra, a decorare la quale chiamò il pittore Giuseppe Cellini. Solo nel 1890 il B. avrebbe lasciato la proprietà del giomale, che fu assunta dal Luzzatto. Accanto a La Tribuna il B. fondò e finanziò il periodico Rivista politica e letteraria e la terza serie della Cronaca bizantina diretta dal D'Annunzio. Di questo, durante il soggiamo romano, il B. fu il mecenate e pubblicò a sue spese, in edizione di lusso, la raccolta Isaotta Guttadauro ed altre poesie (Roma 1886). In locali di sua proprietà, a Roma, in via delle Vergini, aprì il primo teatro popolare di Roma capitale, il Quirino.

Possessore di stabili nel centro della città, il B. partecipò anche a quella febbre edilizia che caratterizzò gli anni seguenti il 1870. Proprietario di latifondi, tentò d'introdurvi forme industrializzate di coltura: compì la bonifica dell'alta valle del Tevere, nella tenuta di Montemaggiore in Sabina, dove organizzò tra l'altro una rimonta che avrebbe dovuto salvare le razze equine della campagna romana. Queste e altre sfortunate speculazioni, unite a una prodigalità leggendaria, lo portarono alla rovina economica. Il nome del B. fu inoltre, sia pure modestamente, 1c3,ato allo scandalo della Banca Romana: egli fu nel 1893 tra i deputati deplorati dallx commissione- parla-mentare, dei- Setteper rinnovo di effetti cambiari permanenti. Il B. lasciò allora Roma e si stabili a Parigi, dove sposò la marchesa di Bonn2val. Rientrato in Italia e ritiratosi definitivamente dalla vita mondana, visse l'ultimo periodo della sua vita a Frascati, dove morì il 13 marzo 1925.

Fonti e Bibl.: Arch. del Comune di Roma, Anagrafe,Stato Civile; T. Sarti, Il parlamento subalpino e nazionale,Roma 1896, pp. 298 S. (sub voce Colonna-Sciarra); M. Quilici, Banca Romana,Milano 1935, pp. 465, 586, 679; G. D'Annunzio, Roma senza lupa. Cronache mondane,a cura di A. Baldini e P. P. Trompeo, Milano 1947, pp. VIII, X, 19, 22, 41, 224; G. P. Carocci, Agostino Depretis e la politica interna italiana dal 1876 al 1887,Torino 1956, p. 334; A. Caracciolo, Roma capitale. Dal Risorgimento alla crisi dello Stato liberale,Roma 1956, pp. 160, 167; M. L. La Malfa, Orientamenti politici della "Tribuna", I, in Nord e Sud, IX, 2 (1962), pp. 98-122; V. Castronovo, Per la storia della stampa ital.,in Nuova riv. stor.,XLVII (1963), p. 153.

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