Bari

Enciclopedia Dantesca (1970)

Bari

Adolfo Cecilia

La città, che nel sec. XII era sotto il dominio svevo e dopo la sconfitta di Benevento passò sotto gli Angioini, è citata da D. in Pd VIII 62 assieme a Gaeta e a Catona come uno dei ‛ borghi ' (cioè città estreme) del corno d'Ausonia, cioè del triangolo in cui si può raffigurare l'Italia meridionale.

Benché il Bassermann affermi (Orme 277-278) che D. " non può aver voluto circoscrivere il Reame se non a grandi tratti, e perciò egli sceglie per l'oriente Bari, per l'occidente Gaeta, pel sud Crotona, e pel nord il Tronto insieme col Verde ", e malgrado le questioni sollevate dal Bassermann stesso e da altri a proposito di Catona (v.) e del Verde, risulta ancora una volta nei versi danteschi la straordinaria capacità di sintesi del poeta che disegna i confini del regno di Napoli seguendo una linea abbastanza rigorosa, che dal Tronto tocca B., Catona, Gaeta e termina al Verde, già citato in Pg III 131 (v. Liri). E lo stesso Bassermann afferma: " L'abile scelta delle tre città o porti napoletani, alla stessa guisa che l'accostamento di San Leo, Noli e Bismantova, non può spiegarsi senza l'ipotesi che Dante le abbia vedute coi propri occhi " (ipotesi, questa, tutt'altro che sicura e necessaria). V. CORNO.

Bibl. - G.L. Bertolini, Dell'uso della parola ‛ isola ' per ‛ penisola ' nell'Alto Medioevo, Firenze 1927, 5.

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