Barney Oldfield's Race for a Life

Enciclopedia del Cinema (2004)

Barney Oldfield's Race for a Life

Paolo Cherchi Usai

(USA 1913, bianco e nero, 13m a 18 fps); regia: Mack Sennett; produzione: Keystone; sceneggiatura: Mack Sennett; fotografia: Lee Bartholomew, Walter Wright.

Dopo essersi fatta corteggiare dall'ingenuo fidanzato, la bella Mabel subisce le aggressive profferte di un malvivente. Lei lo respinge, ma lui non si dà per vinto. Fallito un secondo e ancor più brusco tentativo, l'uomo giura di fargliela pagare: chiama a raccolta i suoi due compari e decide di rapire Mabel per ucciderla. La donna ha appena congedato un gruppo di amici ‒ fra i quali c'è anche il suo spasimante ‒ e il bruto la fa catturare dai suoi complici per obbligarla a salire su un carro ferroviario che conduce il gruppo in un remoto binario. Incatenata alle traversine, Mabel è destinata a morte sicura al passaggio del prossimo treno. Informato dell'accaduto, il fidanzato ottiene l'aiuto di un pilota d'auto che si lancia in una disperata corsa contro il tempo nella speranza di salvare la ragazza. Uno dei macchinisti avverte la polizia, che accorre a sua volta su un altro carro ferroviario. Mabel è raggiunta e liberata un attimo prima del passaggio del treno.

Se è vero che alcuni registi passano alla storia per il complesso della loro opera più che per alcune pietre miliari circondate dall'unanime plauso della critica, il caso di Mack Sennett incarna questo paradigma nella sua accezione più compiuta. Barney Oldfield's Race for a Life è una delle più perfette comiche di Sennett, ma è lungi dall'essere l'unica di valore: le centinaia di cortometraggi Keystone prodotti fra il 1912 e il 1917 sono entrate a far parte della memoria collettiva non come capolavori a sé stanti, ma in quanto corpus di un'iconografia familiare anche agli spettatori più recenti. Le ragioni di tale popolarità trascendono il cinema in quanto specifico mezzo d'espressione; il cliché del 'cattivo' con lunghi baffi, del sempliciotto innamorato e della polizia incapace affondano le loro radici nella tradizione dello spettacolo popolare ottocentesco e nei gusti del suo pubblico. Un pubblico appartenente ai ceti popolari, spesso composto da immigrati, prevalentemente di sesso maschile; spettatori dai gusti volgari, che Sennett ha saputo comprendere e adattare agli schemi della commedia d'azione. La principale fonte d'ispirazione di Sennett e dello slapstick ‒ il genere da lui codificato e che gli è valso l'appellativo di king of comedy ‒ è il vaudeville, lo spettacolo più in voga presso gli spettatori meno abbienti e non acculturati: un'antologia di numeri musicali, drammi, acrobazie, episodi comici e sedute di prestidigitazione senza un preciso filo conduttore. La sua estetica è basata sulla sintesi di alcuni temi ricorrenti, primo fra tutti la derisione nei riguardi della borghesia, delle classi aristocratiche e dei rappresentanti dell'ordine costituito; giudici, industriali, medici e politicanti sono i bersagli privilegiati del suo corrosivo sarcasmo, ma sono i poliziotti a subire gli sberleffi più offensivi. Priva di censure è anche la spietata rappresentazione dei rapporti di coppia. Le donne sono formose e avvenenti, e dunque oggetto di seduzione; quando sono grasse e bisbetiche, rappresentano l'inferno coniugale; se sono magre e occhialute, denotano l'archetipo della zitella. Il maschio è da parte sua un seduttore inveterato, un furfante o un buono a nulla. Il teatro delle sue gesta è l'esterno di un bar (dal quale esce sempre ubriaco) o la panchina di un parco (dove attenta all'innocenza muliebre). I piedipiatti dormono, e quando un allarme li sveglia si avventano alla cieca per le strade provocando ulteriori disastri. Non mancano infine gli stereotipi etnici, e Sennett (proveniente da una famiglia di immigrati irlandesi) li sfrutta senza esclusione di colpi, grazie anche al contributo di un gruppo di attori dalle eccezionali qualità mimiche e acrobatiche: dallo strabico Ben Turpin al massiccio Mack Swain, da Billy Bevan a Roscoe 'Fatty' Arbuckle e Mabel Normand.

La preminenza di Barney Oldfield's Race for a Life nel repertorio di Sennett è probabilmente dovuta al fatto che la sua storia e la sua messa in scena riassumono queste componenti in una kermesse di geometrica perfezione. Il 'cattivo' è presentato in primo piano mentre si arrotola i mustacchi in un gesto che rappresenta la perfidia allo stato puro; la bella in pericolo è corteggiata senza troppi complimenti e condannata a morire sulla ferrovia dopo aver rifiutato le profferte del bandito (l'immagine di Mabel Normand incatenata ai binari riproduce un altro topos dell'immaginazione popolare, la scena madre del dramma teatrale di Augustin Daly Under the Gaslight, 1867); il protagonista maschile è un bellimbusto inetto e dalle reazioni tardive, al quale non giovano gli aiuti dei poliziotti di turno.

Il vero eroe del film è un personaggio reale: Barney Oldfield, pseudonimo di Berna Eli (1878-1946), campione automobilistico e celebrità dell'epoca. La sua fama è legata al fatto di essere stato il primo pilota al mondo a percorrere un miglio in meno di un minuto (1903). Barney Oldfield's Race for a Life è la sua più nota prestazione per il grande schermo, ma non è l'unica: lo si vide in azione nello stesso anno per The Speed Kings, e più tardi in The Speed Demon (1925), The First Auto (1927), Speed in the Gay Nineties (1932) e Blonde Comet (1941), anche qui nella parte di se stesso. L'inseguimento di Barney Oldfield alla locomotiva in fuga è l'attrazione 'sportiva' del film; è facile intravedere nella lunga sequenza finale gli echi di un talento allora in ascesa, quello di D.W. Griffith, con il quale Sennett aveva lavorato a partire dal 1908 alla Biograph Company di New York. L'influenza di Griffith è pure evidente nella qualità più duratura delle comiche Keystone, l'infallibile senso del ritmo ottenuto grazie a un montaggio disinvolto e a tratti forsennato. Presentandosi sullo schermo nei panni del fidanzato goffo e incapace, Sennett riconosce un altro importante debito stilistico nei riguardi della comica d'inseguimento francese nel cinema delle origini (1904-1908), prototipo del catastrofismo anarchico di marca Keystone. "Sono stati i francesi a inventare lo slapstick", ha ammesso Sennett, "io non ho fatto che imitarli. Ma non mi sono mai spinto ai loro livelli".

Interpreti e personaggi: Mabel Normand (Mabel), Mack Sennett (fidanzato di Mabel), Ford Sterling (il cattivo), Barney Oldfield (se stesso, nei panni del pilota d'automobile), Hank Mann, Al St. John, Helen Holmes, William Hauber.

Bibliografia

M. Sennett, King of Comedy, New York 1954.

J. Montgomery, Comedy Films, London 1954.

D. Turconi, Mack Sennett, Roma 1961.

K.C. Lahue, World of Laughter: The Motion Picture Comedy Short, Norman 1966.

F.J. Balshofer, A.C. Miller, One Reel a Week, Berkeley 1967.

K.C. Lahue, T. Brewer, Kops and Custards: The Legend of Keystone Films, Norman 1968.

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