SOVERO, Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SOVERO (Souvey), Bartolomeo (Barthelemy)

Elio Nenci

SOVERO (Souvey), Bartolomeo (Barthélemy). – Nacque a Corbières, nel cantone svizzero di Friburgo, nel 1576.

Nel 1593 fu alunno del collegio gesuitico di S. Michele a Friburgo e l’anno successivo entrò nella Compagnia di Gesù, compiendo il suo noviziato tra Arona e Genova. Nel 1596 lo troviamo studente di logica nel collegio di Brera a Milano, dove si fermò anche nei due anni seguenti. Tra il 1600 e il 1602, prima di iniziare gli studi teologici, compì il suo periodo di magistero a Mondovì, insegnando nelle classi inferiori del collegio di quella città. Tornato a Milano, pare che nel 1602-03 vi insegnasse matematica. L’anno successivo iniziò il corso di teologia, ma presto si trovò costretto ad abbandonare la Compagnia. Come si può ricostruire da un intenso scambio epistolare tra il generale Claudio Acquaviva e i padri provinciali, alla base di tale decisione stavano gravi problemi familiari di Sovero, che richiedevano la sua presenza in patria. In un primo tempo gli fu permesso di assentarsi dal collegio, ma successivamente ciò non fu probabilmente più possibile (Cecchini, 2001, pp. 108-111).

Per più di dieci anni non si hanno notizie di Sovero, che riappare nel 1616 a Torino. È egli stesso a informarci di ciò, inserendo in un manoscritto, contenente un’interessante opera sulla teoria dei sifoni, molte notizie relative ad avvenimenti torinesi accaduti in quell’anno (Venezia, Biblioteca Marciana, lat. VIII, 12 [=3682]). Nella stessa opera si trovano altri riferimenti agli anni 1619 e 1622, che ci permettono di stabilire un suo stretto contatto con Felice di Savoia, fratellastro del cardinale Maurizio di Savoia. Documenti conservati nell’Archivio di Stato di Torino mostrano come Sovero fosse ‘lettore’ privato del cardinale e come per questa posizione egli riscosse uno stipendio sui fondi dell’Università fino al 1623 (Cecchini, 2001, pp. 111-115).

Nel 1621 e nel 1623, durante il periodo trascorso presso il cardinale Maurizio di Savoia, Sovero compì due viaggi a Roma. Il primo fu descritto in una specie di diario, che contiene numerose interessanti notizie su alcuni apparati idraulici da lui osservati (Venezia, Biblioteca Marciana, it. VI, 4 [=6346]).

All’inizio del 1623 fu attivamente impegnato nella ricerca di una nuova collocazione. Lo si evince da una lettera del 26 febbraio di questo anno spedita a un certo Giovanni Massone che si trovava allora a Bologna. Parrebbe che costui fosse stato incaricato da Sovero di sondare la possibilità di una sua chiamata alla cattedra di matematica occupata fino al 1617 da Giovanni Antonio Magini. Privo di un’opera stampata, condizione necessaria per l’eventuale condotta, Sovero si rammaricava con il suo corrispondente di non potere presentare i molti lavori pressoché finiti che aveva presso di sé, oppure di dimostrare in altro modo le proprie competenze. Alcune delle opere brevemente descritte in questa lettera si accordano abbastanza bene con quelle presenti in alcuni manoscritti ancora oggi conservati; ma va comunque notato che in molti casi è difficile considerare i testi rimasti come libri «alli quali non manca se non l’ultima mano, et un poco di lima» (lettera di Sovero, in Favaro, 1886, p. 101).

Sfumata la possibilità di un trasferimento a Bologna, Sovero riuscì invece a ottenere la cattedra di matematica a Padova nel 1624. Qui, fin dal 1613 aveva insegnato Giovanni Camillo Gloriosi; riconfermato dopo sei anni, questi però dal giugno del 1622 non aveva più tenuto lezioni, perché giudicava troppo basso l’onorario riconosciutogli dalla Repubblica. L’assunzione di Sovero permise dunque di superare una fase di stallo, ma le modalità attraverso cui avvenne la scelta di quest’ultimo non sono facili da stabilire con precisione, dato che le notizie sulla vicenda si trovano inserite nel contesto di un’aspra polemica tra i due piena di attacchi personali.

Gloriosi fu il primo a parlare del suo successore nella sua Responsio ad controversias de cometis peripateticas, seu potius ad calumnias, et mendacia cuiusdam peripatetici (1626). In questa opera, scritta contro Fortunio Liceti, egli attaccò ferocemente Sovero, reo a suo giudizio di averlo accusato pubblicamente in Venezia di essere incappato in un paralogismo nella risoluzione della questione geometrica propostagli nel 1613, quella questione cioè che gli permise di ottenere la cattedra (Gloriosi, 1626, pp. 114 s.). La replica di Sovero fu altrettanto astiosa; intitolata Vinidiciae pro veritate seu antagonisticon in C. Mallium Eudoxum, fu resa pubblica solo dopo la sua morte e inserita alla fine del secondo capitolo dell’unica sua opera stampata: Curvi et recti proportio [...] promota libri sex (1630). In questo testo Sovero si presenta come colui che, accorrendo tempestivamente a Padova, avrebbe mandato all’aria il disegno messo in atto da Gloriosi per ottenere un onorario più alto di quello che gli era stato offerto. A questa ricostruzione si oppose di nuovo Gloriosi nella Responsio ad vindicias Bartholomaei Soveri (1630), dove ripercorreva ancora una volta tutta la vicenda, partendo dalla sua prima venuta a Padova e dalla famosa questione geometrica allora propostagli. Gloriosi raccontò come in effetti fosse stato il mercante olandese Daniel Nys ad avere supportato la candidatura di Sovero alla cattedra di matematica, che quindi sarebbe stata ottenuta con modalità affatto diverse da quelle raccontate nelle Vindiciae.

Durante gli anni del suo insegnamento padovano Sovero ottenne un ulteriore riconoscimento venendo eletto nel 1627 matematico dell’Accademia Delia. Questa istituzione, fondata circa venti anni prima da Pietro Duodo, si proponeva di offrire ai gentiluomini dediti alle discipline militari un’adeguata formazione matematica: nozioni di aritmetica utili alla disposizione degli eserciti, cognizioni di geometria e meccanica, pratica nell’uso degli strumenti per la misurazione delle distanze, altezze e profondità, e soprattutto una profonda conoscenza dell’arte della fortificazione. La competenza di Sovero nel campo dell’architettura militare risulta con evidenza dalla lettura di una sua opera manoscritta (Venezia, Biblioteca Marciana, lat. VIII, 5 [=3222]), in cui egli mostra di avere studiato molti degli autori più importanti di questa disciplina: Giovanni Battista Belluzzi, Girolamo Cattaneo, Bonaiuto Lorini, Domenico Mora, Carlo Teti e, fra gli stranieri, Albrecht Dürer e Jean Errard.

Morì a Padova il 23 luglio 1629, dopo una lunga malattia che per molti mesi gli aveva impedito d’insegnare. Pochi giorni prima di morire si era sposato con Maddalena Fogarina, da cui aveva avuto due figli allora ancora in tenera età.

Immediatamente dopo la morte la sua biblioteca manoscritta, pur non particolarmente ricca, fu al centro di un tentativo di acquisto da parte di Nys, il mercante olandese che secondo Gloriosi aveva aiutato nel conseguimento della cattedra patavina. Nys disse di agire per conto del cardinale Maurizio di Savoia e di Isaac Wake, già ambasciatore inglese a Torino. L’intervento delle autorità venete impedì il negozio. Un certo numero di manoscritti appartenuti a Sovero pervenne prima alla Biblioteca dell’Università, e poi, verso la fine del XVIII secolo, fu trasferito alla Biblioteca nazionale Marciana di Venezia (Cecchini, 2001, pp. 121-131).

Fonti e Bibl.: Presso la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia si trovano oggi sette manoscritti contenenti opere inedite di Sovero. Si tratta prevalentemente di codici di carattere composito, in cui sono inclusi quasi sempre lavori non compiutamente sviluppati o rifiniti. Oltre a quelli precedentemente citati, vanno ricordati: lat. VIII, 6 (=3094) contenente nelle sue parti più estese vari contributi relativi all’astronomia, alla geometria delle coniche, ai logaritmi e all’ottica; lat. VIII, 7 (=3095) dedicato prevalentemente a questioni di carattere cronologico e a problemi connessi con la dottrina della sphaera; lat. VIII, 8 (=3096) comprendente riflessioni sulla meccanica e sul Novum organum di Bacone; lat. VIII, 15 (=3572) intitolato Geometria plana et conica.

G.C. Gloriosi, Responsio ad controversias de cometis peripateticas, seu potius ad calumnias, et mendacia cuiusdam peripatetici, Venezia 1626; G.C. Gloriosi, Responsio ad vindicias Bartholomaei Soveri, Napoli, 1630; B. Sovero, Curvi et recti proportio […] promota libri sex, Padova 1630, pp. 129-134; G.F. Tommasini, Elogia virorum literis et sapientia illustrium, Padova 1644, pp. 269-271; A. Favaro, Intorno alla vita ed alle opere di B. S., in Bullettino di bibliografia e storia delle scienze matematiche e fisiche, XV (1882), pp. 1-48; Id., Ulteriori notizie intorno alla vita ed alle opere di B. S., ibid., XIX (1886), pp. 99-114; M. Cecchini, Vita e opere di B. S.: un matematico nell’Italia del Seicento, in Bollettino di storia delle scienze matematiche, XXI (2001), pp. 35-139.

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