BEVERINI, Bartolomeo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BEVERINI, Bartolomeo

Nicola De Blasi

Nacque a Lucca il 3 maggio 1629 da Bernardo, agiato mercante, e da Chiara Pierotti. Affidato, per gli studi, a Pietro Lombardi, curato della pieve di S. Paolo nei pressi della città, oltre ad applicarsi alla letteratura volgare e latina, il B. venne maturando nel suo animo la vocazione religiosa, così che, non ancora sedicenne, manifestò il proposito di entrare nella Congregazione della Madre di Dio.

Giunse a Roma nel gennaio del 1645 e compì il noviziato nella casa di S. Maria in Portico, sotto la guida dei padre Tommaso Moriconi. Pronunciò i voti solenni il 17 febbr. 1647, passando quindi a studiar teologia con il padre Giovanni Benadù. Nel 1650 fu recitata, nel corso di una riunione in onore di Innocenzo X, la sua prima opera, un idillio in onore della Madonna della Neve: Saeculum niveum, sive de Nivibus Exquilinis (Romae 1650), nel quale è manifesta l'imitazione scolastica della quarta egloga virgiliana.

Al termine dei suoi studi gli fu concesso di insegnar teologia a Roma nelle case dell'Ordine, finché nel 1653 fu inviato a Lucca come lettore di retorica nel convento di S. Maria Corteorlandini. A Lucca diede alle stampe, nel 1654, una raccolta di Rime religiose, composte per la maggior parte in forma di madrigale in onore di alcuni santi.

Nel 1665 il padre generale Francesco Guinigi chiamò il B. a Roma, quale lettore di teologia ai professi dell'Ordine. Qui fu pubblicata un'altra raccolta di Poesie (Roma 1666), dedicata a Cristina di Svezia, poesie non prive di qualche pregio per una certa qual maggiore vigoria di espressione, del tutto nuova per il B., e per una capacità d'invenzione fantastica che, pur se talvolta mai raffrenata dalle preoccupazioni di stile, riesce ad infondere convinzione agli argomenti trattati.

Il cardinal Girolamo Buonvisi, vescovo di Lucca, lo richiamò in patria nel 1666 per predicarvi l'Avvento. In questa occasione, per l'alta stima che si aveva di lui e per dargli modo di meglio sovvenire alle necessità della sua famiglia, il Senato defia Repubblica lo nominò primario pubblico lettore di eloquenza dello Studio lucchese, cattedra che egli tenne fino alla morte.

A Lucca il B. pubblicò nel 1674i Carminum libri septem,dedicandoli a Fabio Guinigi. I poeti più di frequente imitati sono Catullo, Properzio e Ovidio, ma l'intento rigidamente moralistico e didascalico trae dall'imitazione strani effetti, al limite con la parodia. Unico pregio è la pienezza deflo stile e la proprietà dei vocabolario, da cui traspare la profonda familiarità dell'autore con i classici della latinità.

La fama di letterato dei B. fu definitivamente consacrata dalla pubblicazione del volgarizzamento in ottava rima dell'Eneide di Virgilio (Lucca 1680), dedicata all'imperatore Leopoldo I e più volte ristampata (Bologna 1683; Roma 1692 e 1700, con il testo latino e il titolo di Giano Bifronte; Napoli 1792, Lucca 1829).

La fortuna dei volgarizzamento fu dunque notevole, e non del tutto immeritata. L'uso dell'ottava rima costringe certo il B. ad allontanarsi più volte dal testo virgiliano, talora abbreviando, assai spesso amplificando i concetti e le frasi dell'originale. Tuttavia nello stile egli non abusa mai oltre la nuisura dei moduli barocchi: l'epica virgiliana risulta certo snervata dalla facilità di versificazione del traduttore, ma questa dolcezza non è priva di gusto e di armonia, tal che non vi appaiono fuor di posto quei versi del Tasso che con una certa insistenza il B. inserisce nelle sue ottave. Va dunque mitigato il giudizio totalmente negativo del Carducci, che per il B. coniò l'epiteto di "Virgilio in parrucca", ammonendo che "l'Italia bisogna s'avvezzi a non lodar più siffatta roba".

L'ambiente letterario del tempo accolse l'Eneide del B. con entusiasmo: favorevoli pareri espressero fra gli altri Angelico Aprosio, Francesco Redi e Antonio Magliabechi, che al B. era legato da rapporti di stima e che ne aveva sostenuto, senza successo, la candidatura alla cattedra di umanità dello Studio pisano.

A Lucca, nell'aprile del 1686, il B. riceveva la visita dei benedettino Jean Mabillon e del padre Michel Germain, che di lui avevano ascoltato le lodi a Firenze dal Magliabechi. Ad essi diede lettura di alcuni passi degli Annales lucienses,che aveva cominciato a comporre fin dal 1671.

L'opera narra le vicende della città di Lucca dalle origini al 1600, e il B. vi rivela una perfetta conoscenza dello stile liviano, assunto a modello in pagine non prive d'una certa vigoria e talvolta d'una risentita e profonda tragicità. Manca del tutto il rigore della critica, il ricorso alle fonti storiche, il tentativo di far tacere le passioni di parte (e soprattutto di evitare Padulazione per la famiglia dei Guinigi) per giungere a un giudizio sereno, se non obiettivo, dei fatti narrati. Fu probabilmente quest'aspetto dell'opera che condannò gli Annales a restar manoscritti finché durò la Repubblica. Più volte nel Consiglio generale fu discusso il problema della loro pubblicazione, e sempre con esito negativo. Soltanto nel sec. XIX Carlo Lodovico di Borbone duca di Lucca, cedendo alle pressioni di Lazzaro Papi, di Pietro Giordani e di Cesare Lucchesini, dispose che l'opera fosse data alle stampe in quattro volumi a spese del pubblico erario, con il titolo di Annalium ab origine Luciensis urbis libri XV (Lucae 1829-1833).

Il B. morì a Lucca il 24 ott. 1686.

Postuma fu pubblicata a Lucca nel 1711una sua compilazione erudita non priva di meriti: il Syntagma de ponderibus et mensuris, in quo veterum nummorum pretium, ac mensurarum quantitas demonstratur,con aggiuntovi un trattatello De Romanorum Comitiis.L'opera fu ristampata a Lipsia nel 1714ed a Napoli nel 1714 a cura dei padre Sebastiano Pauli, che vi aggiunse notizie sulle monete bizantine, tratte dagli appunti dei Beverini.

Numerosi suoi manoscritti si conservano nella Biblioteca di Lucca, fra i quali un Volgarizzamento dei primi quattro libri della terza deca di Tito Livio (cod. 1809), alcuni trattati di argomento religioso e Ilpellegrino guidato per la città di Lucca (cod. 1875),la più antica guida della città che si conosca, incompiuta. Una sua operetta teologica, De corporali morte Deiparae,è stata edita nel 1950 a Roma, a cura del padre C. Balid.

Fonti e Bibl.: Giornale de' letterati d'Italia,X (1712), p. 512; XXI (1715), p. 432; XXXII (1719), pp. 548-550; XXXVII (1726), pp. 278-279; F. S. Quadrio, Della storia e della ragioned'ogni poesia,II,Milano 1741, p. 338; IV, Bologna 1743, p. 696; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante,I,Venezia 1734, pp. 152-153; IV, Venezia 1747, p. 541; F. Sarteschi, De scriptoribus Congregationis clericorum regularium Marris Dei,Romae 1753, pp. 168-179; C. Erra, Memorie de' religiosi per pietà, e dottrina insigni della Congregazione della Madre di Dio,II,Roma 1760, pp. 1-13; G. M. Mazzuchelli. Gli Scrittorid'Italia,II,2, Brescia 1760, pp. 1103-1108; B. Berti, De Bartholomaeo Beverino e Congregatione cler. regul. Matris Dei commentariolum,Lucae 1797; A. Fabroni, Vitae Italorum doctrina excellentium qui saeculis XVII et XVIII floruerunt,XIX, Lucae 1804, pp. 72-104; E. Gerini, Memorie storiche di illustri scrittori e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana,I,Massa 1829, pp. 293-296; F. Inghirami, Storia della Toscana,XII, Fiesole 1844, p. 257; A. Simonetti. B. B. storico e poeta lucchese del sec. XVII,Foligno 1906; M. Lombardi Lotti, Un dotto lucchese del Seicento: B. B.,Lucca 1935; G. Carducci, Primisaggi,in Opere (ediz. naz.), VI, Bologna 1935, pp. 357-359; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclès., VIII, coll. 1289-1290.

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