EUSTACHI, Bartolomeo

Enciclopedia Italiana (1932)

EUSTACHI, Bartolomeo

Giuseppe Favaro

Anatomista nato a San Severino (Marche) fra il 1500 e il 1510, morto in viaggio da Roma a Fossombrone verso la fine d'agosto del 1574. Attese agli studî umanistici e allo studio delle lingue greca, araba ed ebraica, delle quali divenne profondo conoscitore; sembra che abbia seguiti gli studî medici nell'archiginnasio di Roma. Dopo avere esercitato per poco tempo, a partire dal dicembre 1539, la medicina in patria, passò a Urbino, alla corte del duca Guidobaldo della Rovere, ove attese allo studio delle matematiche. Nel 1549 seguiva a Roma il cardinale Giulio della Rovere, fratello del duca, e quivi veniva nominato membro del Collegio medico, archiatra pontificio e professore d'anatomia alla Sapienza, ove la sua scuola saliva in breve ad altissima fama; conservò tali cariche sino alla morte. L'E. è celebre oggi soltanto come anatomico: egli rappresenta, con il Vesalio e il Falloppia, la triade dei massimi riformatori dell'anatomia. Fu equo, ma strenuo difensore di Galeno contro le accuse del Vesalio. La sua fama è dovuta non solo alle numerose scoperte nel campo anatomico (v. anatomia umana), ma anche alle Tavole anatomiche, in origine in numero di 54, rimaste inedite per un secolo e mezzo, finché non le dava alla luce G. M. Lancisi. Altre sue opere anatomiche inedite andarono perdute.

Opere principali: Opuscula anatomica, vdc. de renum structura, ecc.; de auditus organis; ossium examen; de motu capitis; de vena azygos, ecc.; de dentibus, ecc., (Venezia 1564); Erotiani... vocum quae apud Hippocratem sunt collectio. Libellu de multitudine (Venezia 1566); Tabulae anatomicae, a cura di G. Lancisi (Roma 1714).

Bibl.: G. Bilancioni, Bartolomeo Eustachi, Firenze 1913.

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