BASTIGLIA

Enciclopedia Italiana (1930)

BASTIGLIA

Romolo Caggese

. Si dice per antonomasia Bastille la fortezza parigina che si ergeva tra la estremità della via S. Antoine, i giardini dell'Arsenale e l'odierna piazza della Bastiglia. Parigi ne aveva altre due: quella di S. Denis e quella del Temple, meno note e meno memorande. La Bastiglia di S. Antoine, destinata a difendere la città a oriente, sulla Senna, fu incominciata sotto il regno di Carlo V e condotta a termine, nella sua primitiva costruzione, sotto Carlo VI (1369-1383), con otto torrioni uniti da fabbricati massicci. Nel 1634 le fu scavato all'intorno un fossato di 36 metri di larghezza e 7 di profondità, al cui ciglio interno si elevava una formidabile muraglia di circa 11 metri di altezza. Naturalmente, in tempo di pace essa servì, fin dall'epoca di Luigi XI, come prigione e luogo di tortura per i condannati a pena capitale; e si ricorda comunemente che ivi fu torturato lungamente Giacomo d'Armagnac, duca di Nemours, prima di essere decapitato (1476-77). Servì anche, sotto Enrico IV, come luogo sicuro alla conservazione del tesoro regio: p. es., quando ne fu governatore Sully, vi furono rinchiusi circa 16 milioni di lire, destinati nella mente del re ad assicurare l'esecuzione di un ambizioso programma. In seguito, e cioè dai tempi di Luigi XIII, e poi, sempre più decisamente, sotto Luigi XIV, la mole possente servì quasi esclusivamente come prigione di stato: sempre armata di cannoni, del resto, e sempre predisposta alla difesa della città, come durante la guerra della Fronda. Ivi fu gettato Fouquet, quando cadde in disgrazia di Luigi XIV, e per molti anni vi languì, fino alla sua morte (19 novembre 1703), il misterioso prigioniero "dalla maschera di ferro". Per tutto il sec. XVIII, una folla di prigionieri illustri passò per la Bastiglia, da Voltaire, che vi andò per due volte (1717 e 1726), a Morellet e a Linguet, scrittori spregiudicati e pensatori, pubblicisti e librai, nobili perseguitati dai parenti, dai creditori, dalla corte, e borghesi colti e non rassegnati. Una lettre de cachet, senza alcuna specificazione di reato o d'imputazione, bastava perché la Bastiglia aprisse le porte e ingoiasse la vittima, la quale vi rimaneva per tempo indefinito, mescolata coi peggiori delinquenti, esposta allo sfruttamento di governatori e bassi funzionarî, alloggiati con le famiglie nell'immensa fortezza. Linguet, dunque, non esagerò troppo quando, nel 1783, pubblicò i suoi Mémoires sur la Bastille, che sollevarono un coro di proteste e d'imprecazioni. Naturalmente, quando scoppiò la rivoluzione, la Bastiglia fu presa di mira: essa era uno dei segni più manifesti dell'assolutismo dispotico, e il fatto che vi erano stati e vi erano prigionieri che languivano da mezzo secolo (come quell'Isacco Armet de la Motte che vi rimase 54 anni e 5 mesi!) stimolava l'istinto della plebe parigina all'assalto e alla distruzione. Il 14 luglio 1789 la guarnigione, composta di uomini dei quali 95 invalidi, fu subitamente travolta dall'ondata inarrestabile della folla (guidata da popolani violenti, ma anche da uomini come Barras), e in poche ore la fortezza (presa una prima volta nel 1418 dai Borgognoni e una seconda volta nel 1594 da Enrico IV) fu presto incendiata, smozzicata, vuotata dal furore popolare. Due giorni dopo, l'assemblea nazionale ne deliberava (16 luglio 1789) la demolizione; e con parte del materiale che se ne ricavò fu costruito il ponte Luigi XVI. La distruzione della Bastiglia fu salutata come annunziatrice di tempi nuovi, in Francia e all'estero, e poeti d'ogni paese ne cantarono il significato simbolico. Un prezioso archivio andò in gran parte distrutto; ma quella parte che sfuggì all'incendio e al saccheggio basta a fornire agli studiosi elementi preziosissimi e non ancora completamente sfruttati. L'ultimo governatore fu Jourdan de Launay. Dal 1880, il 14 luglio è la festa nazionale della repubblica francese.

Bibl.: Immensa la bibliografia relativa alla Bastiglia: v., per notizie sufficienti e sicure, Arnould, Histoire générale de la Bastille, voll. 7, Parigi 1843-44; Anon, La Bastille devoilée, voll. 3, Londra 1793; Linguet, Mémoires sur la Bastille, Parigi 1783; Lecocq, La prise de la Bastille, Parigi 1881. - Le carte degli Archives de la Bastille, furono in parte pubblicati da François e Louis Ravaisson-Mollien, voll. 19, Parigi 1866-1909; ed è indispensabile consultare Funck-Brentano, Catalogue des ms. de la Bibl. de l'Arsenal, Archives de la Bastille, Parigi 1892-94. V. anche Fournel, Les hommes du 14 juillet, Parigi 1890; Bournon, La Bastille, Parigi 1902; Arnaud, Fréron, Parigi 1909; Lavisse, Histoire de la France contemporaine, I, Parigi 1920.

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