CORTENUOVA, BATTAGLIA DI

Federiciana (2005)

Cortenuova, battaglia di

Francesca Roversi Monaco

A Cortenuova, presso il fiume Oglio, il 27 novembre 1237 l'esercito di Federico II ebbe ragione delle truppe milanesi, recatesi nella zona per difendere Brescia, ottenendo una delle vittorie più significative nell'ambito del conflitto che opponeva l'imperatore alle città padane riunite nella seconda Lega lombarda.

Fra il 1234 e il 1236 Federico era stato impegnato a riorganizzare il Regno in Germania, domando la ribellione del figlio Enrico, che nel 1234 si era alleato con la Lega. Nel novembre 1235 le città della Lega avevano riaffermato la loro volontà di resistere all'imperatore, evidenziando così la crescente difficoltà di una soluzione politica del conflitto, malgrado la mediazione papale. Gregorio IX, infatti, intervenne più volte fra i comuni della Lega e Federico, favorendo le trattative e richiamando l'imperatore ai suoi doveri di difensore della cristianità: il papa era preoccupato per l'avvicinarsi della scadenza dell'accordo decennale relativo ai Luoghi Santi stipulato con il sultano d'Egitto al-Malik al-Kāmil, senza contare che la presenza imperiale nell'Italia padana interferiva sempre di più con gli interessi della Santa Sede. La mediazione pontificia, peraltro, divenne da questo momento una costante della lotta fra Federico e le città padane, e consolidò il legame fra il papato e la Lega.

Federico entrò in Italia nell'estate del 1236, fermandosi a Cremona dopo aver saccheggiato Vicenza. Gregorio IX cercò di convincere i ribelli lombardi a trattare, convocandoli a Brescia nel luglio del 1237 alla presenza dei suoi legati Tommaso di Santa Sabina e Rinaldo d'Ostia, e dei rappresentanti dell'imperatore Ermanno di Salza, Gran Maestro dell'Ordine teutonico, e Pier della Vigna. In questa sede si richiese che la Lega si impegnasse a sciogliersi, giurando di non costituirsi mai più e promettendo di fornire uomini per la crociata. Le trattative non diedero però i risultati sperati; mentre il papa continuava a esortare Federico a occuparsi della difesa di Gerusalemme, truppe provenienti dalla Germania e dall'Italia meridionale andavano a rinforzare l'esercito svevo, appoggiato inoltre da Cremona, da Ferrara e da Ezzelino da Romano.

Bergamo e Mantova si consegnarono all'imperatore, che si volse allora contro Brescia sostenuto da Cremona, Modena, Reggio, Parma, Mantova. I milanesi inviarono un contingente nella zona per difendere la città minacciata. L'imperatore fece, però, credere agli avversari di voler riunire le truppe a Cremona per trascorrervi l'inverno, rimandando a primavera gli scontri campali. L'esercito lombardo levò allora le tende da Pontevico, sul fiume Oglio, dove era acquartierato, risalendone verso nord la riva sinistra, ignaro di essere pedinato sull'argine opposto dalle truppe imperiali. Raggiunta Cortenuova, i lombardi iniziarono ad attraversare il fiume per raggiungere Milano, dove erano i loro quartieri invernali. Federico, avvisato della manovra da un esploratore, mandò un distaccamento a circondare il nemico, senza però impegnarlo in battaglia, ma l'incontro con un plotone avversario costrinse l'avanguardia imperiale ad attaccare disperdendo lo squadrone lombardo. All'arrivo dell'imperatore i lombardi erano schierati intorno al carroccio milanese, dove resistettero all'impeto del nemico fino al tramonto, quando le parti cessarono le ostilità con l'idea di riprenderle il giorno successivo. In realtà, durante la notte le truppe lombarde abbandonarono il campo, costrette a lasciare il carroccio impantanatosi nel fango, mentre la pioggia battente rendeva le operazioni di passaggio ancora più disagevoli. Si trattò di una disfatta umiliante per Milano e le sue alleate, disfatta simbolicamente rappresentata dalla perdita del carroccio, l'insegna della libertas comunale, che fu fatto sfilare per le vie di Cremona trainato da un elefante, mentre il podestà di Milano, Pietro Tiepolo, figlio del doge di Venezia, vi era incatenato. Il carroccio venne poi offerto in dono alla città di Roma, a testimoniare i fasti imperiali che rinverdivano la tradizione romana, ponendo sotto gli occhi del papa il simbolo della vittoria di Federico. Esso fu accolto trionfalmente ed esposto in Campidoglio, come attesta un'epigrafe ancora oggi esistente (Brezzi, 1947, pp. 432-433), contrariamente a quanto afferma Salimbene de Adam, secondo il quale sarebbe stato bruciato per oltraggio all'imperatore. Peraltro, a testimonianza di un'accoglienza non ovunque gradita, Federico raccomandò la buona conservazione del carroccio promettendo rappresaglie nel caso di eventuali azioni di danneggiamento.

"La vittoria di Federico assunse un valore simbolico indipendente dal suo aspetto militare […] tutta la corrispondenza federiciana posteriore allo scontro venne improntata alla celebrazione della vittoria: le decine di lettere che furono indirizzate ai principi europei conferirono a Cortenuova un'aura quasi epica, di grande evento spartiacque nella storia imperiale, ma soprattutto fornirono l'occasione per esaltare la maiestas che trovava finalmente una prima grande affermazione sul campo" (Vallerani, 1998, p. 467).

La Lega lombarda conobbe un periodo di decadenza: nel dicembre del 1237 cadeva Lodi, mentre gli alleati di Milano chiedevano la pace o ripudiavano il giuramento. Nell'agosto del 1238 Gregorio IX attribuì la legazione in Lombardia a Gregorio da Montelongo, ufficialmente per pacificare la regione, in realtà per organizzare la resistenza lombarda contro Federico. L'imperatore, per parte sua, nel 1239 emanò un editto contro gli infedeli dell'Impero che segnava la chiusura definitiva della parte imperiale nei confronti delle città della Lega lombarda.

fonti e bibliografia

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