BEATRICE d'Aragona, regina d'Ungheria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BEATRICE d'Aragona, regina d'Ungheria

Edith Pàsztor

Nata il 14 nov. 1457, molto probabilmente a Capua, era la figlia quartogenita di Ferdinando I d'Aragona, noto come Ferrante, allora principe di Calabria, e di Isabella di Chiaramonte. Aveva un anno quando moriva suo nonno, Alfonso il Magnanimo, e suo padre diventava r e di Napoli.

A sei anni venne promessa in sposa al cugino Giambattista Marzano, figlio quattrenne di Marino Marzano, principe di Sessa e Rossapo, e di una sorella di Ferrante; B. partì per Sessa il 7 sett. 1463, affidata alle cure della zia, ma già nell'estate del 1464 veniva portata ad Aversa, dopo che Ferrante aveva imprigionato Marino Marzano - accusandolo di tradimento - e quindi anche lo stesso Giambattista. Da Aversa B. non molto tempo dopo ritornò a Napoli, dove il 30 marzo 1465morì sua madre, al cui ricordo B. doveva rimanere sempre legata: ancora nel 1493 faceva una donazione affinché fosse celebrata ogni settimana una messa in suo suffragio.

Degli anni giovanili di B. - "et virtute et forma pulcherrima", come nota di lei il biografo di Ferrante, G. F. de Lignamine (Pontieri, p. 52) - l'umanista ascolano Antonio Bonfini, storico di corte del re Mattia Corvino, ci ha dato una descrizione preziosa, anche. se idealizzata, nel suo Symposion Trimeron, sive De pudicitia coniugali et virginitate dialogi (Basileae 1572, pp. 395-397), composto tra il 1480 e il 1486. Un'altra fonte, le cedole del tesoriere della corte di Aragona, ci testimonia che B. cominciò a studiare la grammatica nel 1465; suo istruttore fu l'abate Antonio de Sarcellis, che le rimase vicino fino al 1474.

Alcuni storici le attribuiscono come maestro anche Diomede Carafa, ma nessun documento contemporaneo conferma questa notizia; essendo comunque il Carafa consigliere intimo di Ferrante, non è affatto improbabile che egli abbia esercitato indirettamente la sua influenza anche sull'educazione dei figli del re. Sempre dalle cedole del tesoriere della corte di Aragona conosciamo anche le letture di B.: tra esse predominano le opere di. Cicerone e Virgilio; le piaceva anche la musica: il fiammingo Johannes Tinctoris le dedicava (1474) il Terminorum musicae diffinitorium. Per mezzo della stessa fonte si può ricostruire, almeno a grandi linee, la vita di B. alla corte di Ferrante ed avere notizie sui suoi gioielli, vestiti e utensili - dati preziosi sul gusto della Napoli quattrocentesca.

Non le mancavano intanto nuovi progetti matrimoniali, ideati dal padre per motivi politici: prima Filiberto di Savoia, poi il futuro Carlo VIII figurano tra i candidati alla sua mano. In una lettera diretta a Sisto IV, il 30 luglio 1475, B. si firmava però come regina d'Ungheria: il suo fidanzamento ufficiale con Mattia Corvino, uno dei principi più tipicamente rinascimentali dell'Europa quattrocentesca, era avvenuto nel 1474.

Mattia Corvino era stato eletto re d'Ungheria due mesi dopo la nascita di B., il 24 genn. 1458. Rimasto due volte vedovo, Mattia aveva cercato di avere per moglie Ippolita Sforza, ma questa invece sposò nel 1465 Alfonso d'Aragona, fratello di Beatrice. Ferrante, vedendo il continuo accrescersi del potere dell'ungherese e scoprendo in lui un promettente alleato contro Venezia, gli offriva allora la mano di una delle sue figlie, si suppone quella di Eleonora. Le trattative però non giunsero in porto (Eleonora sposò nel 1473 Ercole d'Este): Mattia considerava la politica di Ferrante troppo ambigua, e dello stesso re non aveva alcuna stima, come testimonia la sua corrispondenza diplomatica del 1466. Più tardi avvenne però in lui un cambiamento in proposito, cambiamento cui non dovettero essere estranee, secondo le fonti, le mosse di due ecclesiastici italiani - ben noti anche in Ungheria per avervi svolto importanti missioni diplomatiche cioè l'arcivescovo di Bari, Antonio Aiello, e il vescovo di Ferrara, Lorenzo Roverella. Essendo stato quest'ultiino nunzio a Buda, il suo intervento in favore del matrimonio fu allora interpretato dai contemporanei come prova che le nozze erano benviste anche dal papa. Le trattative matrimoniali ripresero dunque tra i due monarchi, concretizzandosi però solo nel 1474, e questa volta la prescelta fu Beatrice. Ferrante impose nel Regno delle tasse pro dote della figlia già a partire dall'autunno del 1475 e B., sposa di Mattia per procura, venne incoronata regina d'Ungheria dal cardinale Oliviero Carafa, a Napoli, il 15 sett. 1476. Tre giorni dopo lasciava Napoli alla volta dell'Ungheria. Alla vigilia della partenza Diomede Carafa consegnava a B. - sembra su richiesta di questa - un trattato intitolato De institutione vivendi, ricco di utili consigli - e quindi interessante fonte storica concernente sia il lungo viaggio che B. stava per affrontare attraverso l'Italia e la Germania, sia le usanze ungheresi (pubbl. da B. Croce, in Rassegna pugliese, XI[1894], pp. 343-348). B. giunse a Székesfehérvár il 10 dic. 1476 e due giorni dopo, presente re Mattia, venne incoronata una seconda volta regina d'Ungheria dal vescovo di Veszprém. Le nozze tra Mattia e B. avvennero con inusitato splendore e grandi festeggiamenti a Buda, il 22 dic. 1476, benedette dal vescovo di Eger.

Per conoscere l'ambiente dove si svolse la seconda parte della vita di B., quella di sposa, è indispensabile caratterizzare almeno per sommi capi il regno di Mattia Corvino. Mattia era il primo re nella storia ungherese giunto al trono non in base a diritti dinastici, ma per libera elezione dei grandi latifondisti e della nobiltà ungheresi, che si erano alleati e avevano deciso di eleggersi un re nazionale. Il fatto che la scelta fosse caduta sul figlio di Giovanni Hunyadi indica chiaramente il programma politico che gli elettori volevano che il nuovo re si prefiggesse: la continuazione delle lotte antiturche. Ma quando Mattia giunse sul trono ungherese, oltre al Turco, anche un altro nemico minacciava l'Ungheria: la dinastia sempre più potente degli Asburgo. Egli dovette dunque intraprendere una lotta su due fronti: nell'oriente contro il Turco, nell'occidente contro una coalizione composta di Austria, Boemia, Polonia e Valacchia. Sposando la figlia del re di Napoli, Mattia si vide però impegnato anche su un terzo fronte, quello degli stati italiani in lotta per l'egemonia sulla penisola. Infatti l'aspetto per cui il matrimonio di Mattia con B. risulta più significativo per la storia ungherese è appunto l'inserirsi del re d'Ungheria nella politica dinastica di Ferrante, e il conseguente cambiamento della natura dei suoi rapporti con i papi. Giovanni Hunyadi e Mattia, prima di questo. matrimonio con B., avevano avuto infatti contatti con il papa esclusivamente in quanto capo della cristianità, per le crociate antiturche, che i papi rendevano possibili con i loro sussidi finanziari e che i due Hunyadi combattevano come, "baluardi della cristianità". Avendo spostato ora il suo campo d'azione dall'oriente in Italia, Mattia si trovò spesso di fronte al papa come avversario, dovendo appoggiare, per influenza della moglie, la causa del suocero Ferrante. Così nel 1482 contro Girolamo Riario, nipote di Sisto IV, Mattia combattè a fianco del cognato Ercole d'Este; così nel 1485 contro i baroni napoletani, sostenuti da Innocenzo VIII, Mattia intervenne in favore dell'altro cognato Alfonso, duca di Calabria.

La nuova svolta della politica ungherese seguita al matrimonio di Mattia con B. non trovò consenso nei nobili ungheresi e contribuì in misura molto notevole ad aumentare l'odio verso la regina, già colpevole ai loro occhi di non aver dato un erede al trono. Grande fu l'influenza di B. su Mattia in materia politica: essa è largamente testimoniata dalle lettere della regina al padre e dalle relazioni conservateci del legato pontificio Bartolomeo Maresca, vescovo di Città di Castello, e degli ambasciatori italiani in Ungheria.

L'umanista fiorentino Naldo Naldi scrisse di lei: "Beatrix sumitur in sociam regni". Del resto anche vari diplomi reali confermano l'intervento della regina in favore del conferimento di qualche beneficio o della decisione di qualche causa. Essa si circondava di Italiani e cercò di assicurare le cariche più importanti a membri della sua famiglia. Così nella maggiore dignità ecclesiastica d'Ungheria, quella arcivescovile di Esztergom, si successero prima Giovanni d'Aragona, fratello minore di B. (1484), Poi Ippolito d'Este, figlio della sorella di B. (1485), che ricevette la diocesi in amministrazione appena undicenne. Anche alla sede vescovile di Modrus, Mattia fece nominare, contro la volontà del papa, un intimo di B., il suo confessore, e tenne nella cancelleria reale un altro fratello di B., Francesco. B. mutò anche la vita della corte reale. Se la nobiltà ungherese l'accusò di isolare il re dal suo popolo, dovette riconoscerne i meriti sotto l'aspetto del raffinamento del gusto ungherese. Nei gioielli, nei tessuti, nell'organizzazione delle feste, B. fece adottare infatti in Ungheria sempre più il gusto e la forma della vita rinascimentale italiana. Essa condivise in pieno l'amore di Mattia verso l'arte e la cultura umanistica, di cui il re, prima ancora del suo matrimonio, aveva fatto centro la sua corte di Buda, sostituendola ai precedenti centri unianistici ungheresi, Várad, cioè, ed Esztergom, sedi di Giovanni Vitéz, prima come vescovo e poi come arcivescovo. Il re e la regina si circondavano dei più celebri umanisti italiani ed ungheresi del tempo e la celebre Biblioteca Corvina si arricchì di preziosi codici dedicati a B. che portavano nelle miniature e nelle iniziali la sua effigie. Nel 1479 Giovanni Marco Cinico trascriveva con dedica a B. un'opera del Carafa, e cioè il Tractato dello optimo cortesano, preziosa opera in cui il conte di Maddaloni si rivela quale precursore del Castiglione.

Mattia difese sempre B. dalle accuse dei nobili ungheresi, finché la questione della successione al trono finì col creare profondi, dissensi anche tra loro. Non avendo avuto figli da B., Mattia volle infatti assicurare il trono al figlio, illegittimo, Giovanni Corvino, nato tre anni prima del matrimonio con B., mentre la regina voleva regnare essa stessa dopo la morte dei marito. Mattia fece tuttavia riconoscere i diritti di successione di Giovanni Corvino già a partire del 1485, e nel 1486 lo fece sposare, per procura, con, Bianca Sforza, nipote di Ludovico il Moro. B. si oppose con tutte le sue forze a questo matrimonio, ben sapendo che, in caso di morte del re, la famiglia Sforza avrebbe sostenuto la causa del Corvino. Nell'estate del 1488 Ferrante inviò alla corte ungherese il domenicano Pietro Ranzano, vescovo di Lucera, già istruttore di Alfonso e Giovanni d'Aragona, con lo scopo di sostenere le ragioni di B. e di ostacolare il matrimonio del Corvino. Ma il re era ben deciso e non dette ascolto alle ragioni della moglie, anzi si lamentò fortemente di lei in una lunga lettera inviata al principe di Calabria, nel maggio del 1489. Sembrava che B. dovesse perdere la sua causa, quando il 6 apr. 1490 Mattia morì improvvisamente. B. cercò di approfittare di questa nuova situazione per impadronirsi del regno, appoggiando per la successione al trono il figlio del re di Polonia Ladislao Jagellone da cui aveva ricevuto in cambio promessa di matrimonio, e verso il quale i nobili stessi, dimentichi del giuramento fatto di eleggere re Giovanni Corvino, inclinavano. Fu B. a convocare l'assemblea per l'elezione del nuovo re, costringendo poi Ladislao a tenere fede alla sua promessa matrimoniale. Tuttavia le nozze, avvenute in segreto nello stesso 1490 - benedette dal cancelliere Tommaso Bakócz, vescovo di Györ -, vennero annullate nel 1500 da Alessandro VI, avendo Ladislao dichiarato d'esservi stato costretto.

Persa così ogni speranza di tornare sul trono ungherese, B. lasciò l'Ungheria, ritirandosi a Napoli, dove morì il 13 sett. 1508.

Fonti e Bibl.: Per la figura di B. sono fondamentali i Beatrix magyar királyné életére vonatkozó okiratok (Docum. concern. la vita della regina ungherese Beatrice), a cura di A. Berzeviczy, in Monumenta Hungariae Historica, I, Diplomataria, XXXIX, Budapest 1914; A. Berzeviczy, Beatrix király(La regina Beatrice), Budapest 1908 (trad. ital., Milano 1931). Per quanto riguarda la bibi. in lingua ungherese - che è piuttosto considerevole - si rinvia a D. Kosáry, Bevezetés a magyar történelem forrásaiba és irodalmába (Introduz. alle fonti e alla letter. della storia ungherese), I, Budapest 1951, pp. 166-186. In italiano cfr. E. Póntieri, Per la storia del regno di Ferrante I d'Aragona, re di Napoli, Napoli 1946.

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