BEIRUT

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

Vedi BEIRUT dell'anno: 1959 - 1973

BEIRUT (v. vol. ii, p. 38)

M. Chéhab

Museo Nazionale Libanese. - Nel 1920 in seguito all'esposizione che si tenne a B. lo Stato riunì in un locale provvisorio varie antichità trovate in epoca ottomana e disseminate nel paese.

Varî acquisti arricchirono queste collezioni. Doni importanti vi si aggiunsero, fra i quali i sarcofagi antropoidi. Gli scavi si moltiplicarono in seguito a scoperte fortuite o diretti metodicamente dalla Direzione delle Antichità.

Fin dall'inizio un Comitato di Amici del Museo sentì il bisogno di riunire gli oggetti in un edificio adatto. Lo stato intraprese nel 1930 la costruzione d'un Museo Nazionale a B., che fu inaugurato ufficialmente nel 1942. Questo museo fu destinato a raccogliere le diverse antichità del territorio della Repubblica Libanese, dall'epoca preistorica fino alla fine del VI sec. a. C., ramificandosi in diverse sezioni relative alle epoche medievali.

Il museo contiene collezioni di notevole importanza, le principali sono: una collezione d'oggetti preistorici e protostorici, una collezione di gioielli, il sarcofago d'Ahiram, i sarcofagi antropoidi, le figurine di terracotta, i mosaici, le sculture romane, i sarcofagi di piombo.

Oggetti preistorici e protostorici. - Le collezioni del Paleolitico provengono soprattutto dalle grotte di Abou Halka e dal riparo sotto roccia di Ksar ᾿Aquil. Gli scavi di Biblo hanno fornito numerosi oggetti, armi, strumenti, vasi e sculture del Neolitico. Dallo stesso luogo provengono giare, scheletri, vasi, armi ed oggetti di abbigliamento, di cui alcuni sono in oro e soprattutto in argento.

Collezione di gioielli. - Si suddividono in quattro categorie: i più antichi provengono da tombe dei re di Biblo o da templi e sono dei secoli XIX e XVIII a. C. Altri sono del sec. XIV a. C.; una terza categoria proviene da Sidone e si data nel IV sec. a. C.; la quarta categoria comprende quelli di epoca romana.

Gli scavi di Biblo hanno messo in luce undici tombe reali, di cui tre intatte: le due principali appartengono ai re fenici di Biblo Abichemou e Ipchemouabi. Questi gioielli si compongono di vasi di ossidiana incrostati d'oro, regalo dei faraoni Amenemḥēt III e IV. Questo complesso comprende inoltre gioielli ispirati dall'arte egizia o puramente fenici. Consistono in pettorali d'oro e pietre preziose, corone, collane, braccialetti e anelli d'oro e d'ametista. Scettri, coltelli, vasi di materiali preziosi, d'oro o d'argento, completano questo complesso.

Il museo acquistò nel 1930 gioielli analoghi d'origine indeterminata, fra cui un pettorale con il nome di Amenemḥēt III. Oltre a questo complesso due gruppi di armi d'oro, d'elettro o d'argento furono trovati nel tempio con gli obelischi. Questi oggetti preziosi consistono soprattutto in un pugnale figurato e in una quindicina di asce d'oro decorate di filigrane e in un certo numero di dischi d'oro e di statue di bronzo coperte d'oro. Numerosi vaghi di cornalina, cristallo di rocca e ametista completano questo complesso.

Il museo possiede alcune belle coppe del XIV sec. a. C. decorate d'intrecci alla maniera micenea.

I gioielli di Sidone provengono da tombe contemporanee all'epoca persiana. Sono decorati di filigrane e sono d'oro con pietre preziose e smalti. Il pezzo più bello è una corona fatta di due nastri d'oro intrecciati con una rosetta a rilievo sulla fronte. Questo insieme comprende anche un certo numero di anelli e di orecchini. Uno di questi ha una grossa ametista decorata a fine intaglio con una orante stante dinanzi alla divinità assisa in trono. Vi si nota l'influenza soprattutto dalle arti achemènide ed egizia. Il complesso comprende altresì numerosi oggetti, elementi di braccialetti e pendagli finemente cesellati, fra cui una bella testa di Gorgone, specchi e un pettine figurato.

Numerose maschere funerarie, orecchini, anelli e braccialetti provengono da varie tombe di età romana.

Sarcofago d'Ahiram. - Questo sarcofago si distingue per l'importanza dei rilievi e per l'iscrizione. Come ci dice il testo, appartenne ad Ahiram, re di Biblo, e conteneva vasi con nome di Ramesses II e un avorio con decorazione ispirata all'arte micenea. I rilievi che ricoprono tutta la superficie del coperchio e della cassa sono fra i più importanti dell'arte fenicia e raffigurano il re Ahiram seduto in trono fiancheggiato da sfingi davanti ad una tavola carica di cibi, mentre riceve gli omaggi o le offerte d'una lunga fila di uomini e di donne. Otto piangenti ornano i lati brevi. Il sarcofago fa corpo con quattro leoni che lo sostengono, con protomi a tutto tondo.

L'importanza del sarcofago è data soprattutto dalla iscrizione, in alfabeto fenicio, che corre sul coperchio e sulla cassa e che rappresenta il prototipo di tutti gli alfabeti. L'iscrizione informa che il sarcofago fu fatto per Ahiram, re di Byblos, dal figlio Ithobaal e formula molte minacce per qualsiasi re o governatore che voglia violarlo.

Sarcofagi antropoidi. - In seguito alla campagna di Egitto, a fianco di Cambise, i re di Sidone Tabnit e Echmounazar portarono con loro sarcofagi egizî. Secondo questo modello i borghesi di Sidone fecero scolpire i loro sarcofagi nel marmo proveniente dalla Grecia. Questi sarcofagi antropoidi a forma di casse da mummie sono frequenti nella Fenicia vera e propria ed esistono nelle colonie della parte occidentale del Mediterraneo. Sidone ne ha fornito finora il più gran numero. Il museo ne possiede già più di una trentina, di cui ventiquattro donati al museo dalla Missione Presbiteriana Americana e da Livingstone Taylor, sotto il nome di Collezione Ford. Questi sarcofagi sono del V e del IV sec. a. C. e mostrano l'evoluzione dell'arte fenicia che va distaccandosi sempre di più dall'impronta egizia per trarre ispirazione dall'arte greca.

Figurine di terracotta. - Il museo possiede molte collezioni di figurine di terracotta, delle quali le più antiche risalgono al Neolitico. Altre fenicie del III e del II millennio provengono dagli scavi di Biblo. Matrici di figurine del IV sec. a. C. sono state recuperate nella fornace di un vasaio nei dintorni di Sidone. A questi complessi varî si aggiungono più di mille figurine di età ellenistica dal IV al II sec. a. C., trovate a Kharayeb tra Sidone e Tiro, e rappresentanti divinità, musicisti, scolari e giochi di fanciulli.

Mosaici. - Il Libano ha una grande ricchezza di mosaici. Le città, le case e poi le chiese ne erano ricoperte. Questi mosaici di cui il museo possiede la maggior parte, sono databili dalla fine del II sec. d. C. al VII sec. d. C. Quelli di età romana s'ispirano a cicli religiosi o mitologici. Il più bello, con la raffigurazione di Dioniso, di grande finezza di disegno e di colore, rivestiva il pavimento del teatro di Biblo. Altri con il ratto di Europa, e Bacco accompagnato dal Satiro, decoravano il pavimento di una villa di Biblo. Alle case di B. appartengono i mosaici con Bacco e Arianna e con le avventure galanti di Giove. Una villa di Baalbek ha restituito altri bei mosaici, che datano alla fine del III o al principio del IV sec. d. C., e rappresentano Calliope e i Sapienti, l'annuncio ad Olimpia e la nascita di Alessandro. Dell'epoca bizantina il museo possiede un importante mosaico che raffigura il Buon Pastore, l'Estate tra Aprile e Ottobre, animali e busti umani in medaglioni e riquadri d'intrecci. Le chiese hanno dato larghe superfici di mosaici figurati con scene allegoriche o con motivi geometrici. Alcuni sono esposti nelle sale del museo, altri nei terreni all'intorno.

Sculture romane. - Un buon numero di sculture romane orna le gallerie e il giardino del museo. Comprendono soprattutto un busto colossale di Giove e statue di Apollo e di Ercole provenienti da B., statue di Igea, di Orfeo, di Hypnos e di un pescatore molto realistico trovate a Biblo, statue di Venere e di altre divinità provenienti da Békaa, statue di Adriano, di Nike e belle teste, fra le quali quella di Settimio Severo trovata negli scavi di Tiro.

Sarcofagi di piombo. - L'uso del piombo per fabbricare sarcofagi fu molto diffuso in Fenicia in epoca romana e bizantina. Questi sarcofagi sono frequenti nel mondo romano, lungo il Reno e in Inghilterra, là dove erano stanziati dei libano-siriani.

Alcuni testi informano che all'epoca bizantina il piombo che copriva alcuni tetti fu reimpiegato per fabbricare sarcofagi. Questi sono decorati con motivi a stampo ottenuti per impressione. Le officine di ciascuna città avevano i loro motivi preferiti. Il museo possiede una cinquantina di questi sarcofagi che costituiscono la più ricca collezione del genere.

Bibl.: Per i gioielli fenici del XIX e XVIII sec.: P. Montet, Byblos et l'Egypte, Parigi 1928; M. Dunand, Fouilles de Byblos, II, Parigi 1933-38; M. Chéhab, Trésor d'orfèvrerie syro-égyptien, in Bulletin du Musée de Beyrouth, I, 1937. Per il sarcofago d'Ahiram: P. Montet, Byblos et l'Egypte, Parigi 1928. Per i sarcofagi antropoidi: E. Kukahn, Anthropoide Sarkophage in Beyrouth, Berlino 1955. Per le figurine di terracotta: M. Chéhab, Terres cuites de Kharayeb, in Bulletin du Musée de Beyrouth, X e XI, 1951-52 e 1953-54. Per i mosaici: M. Chéhab, Mosaïques du Liban, in Bulletin du Musée de Beyrouth, XIV e XV, 1958 e 1959. Per i sarcofagi di piombo: M. Chéhab, Sarcophages en plomb du Musée National Libanais, in Syria, XV, 1934, p. 337.