BEIRUT

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

Vedi BEIRUT dell'anno: 1959 - 1973

BEIRUT (Βηρυτός, Berçtus)

M. Floriani Squarciapino

Antichissima città fenicia sorta alla foce del Magoras, odierno Nahr Beirut (Plin., Nat. hist., v, 78). Era stata, secondo la leggenda, fondata da Crono e dedicata a Posidone ed ai Cabirî (Euseb., Praep. Evang., 1, 10). Tra le etimologie proposte la più accettabile sembra quella dal fenicio be'erot "pozzi" (v. Beroe).

Poco si conosce della sua storia primitiva: nel XIV sec. a. C. è presente nella corrispondenza diplomatica di el-‛Amārnah. In epoca ellenistica fu distrutta da Diodoto Trifone durante le lotte per il trono con Demetrio II ed Antioco VII Sidete nel 145-138 a. C. (Strabo, xvi, 735). Fu nota per breve periodo, nel II sec. a. C., col nome di Λαοδίκεια ἡ ἐν Φοινικιῃ. Fu completamente ricostruita dai Romani quando Agrippa vi dedusse una colonia di diritto italico, verso il 15 a. C., che ebbe il nome, documentato dalle fonti letterarie ed epigrafiche, di Colonia Iulia Augusta Felix Berytus. Fu detta anche Antoniniana nell'età di Caracalla. Nota per la fertilità del suolo (specialmente viti) e per la produzione e il commercio dei lini e delle sete, aveva scali e sedi commerciali a Delo (sede dei Posidoniasti di B.) e a Pozzuoli.

Sede, sin dal III sec. d. C., d'una facoltà di diritto, sì che da Giustiniano venne chiamata nutrix legum, venne distrutta nel 529 da un terremoto; nel 635 fu conquistata dagli Arabi.

Ebbe fama di splendida e venne abbellita di monumenti da Erode il Grande e da Erode Agrippa: le fonti ne ricordano il teatro, l'anfiteatro, i portici (Ioseph., Bell. Iud., i, 21, ii; Ant. Iud., xix, 335; xx, 211) e il grande acquedotto che convogliava alla città le acque del Magoras.

Purtroppo di tanta magnificenza oggi nulla rimane, ad eccezione dell'acquedotto romano con tre piani di arcate: la città araba ha sommerso quella romana, ma rinvenimenti fortuiti e varî saggi di scavo han consentito di ricostruire approssimativamente la topografia della città antica, il cui perimetro pare coincida con quello quadrato delle vecchie fortificazioni arabe, come pare coincida con una delle principali arterie antiche (il decumano) la via rettilinea che congiunge la porta occidentale con la orientale, ai cui lati si sono trovate tracce di costruzioni. Si è individuato anche il Foro; anzi, in base ai recenti scavi del Lauffray, la città ne avrebbe avuti due: uno in corrispondenza della moderna piazza dell'Étoile, di cui si è rintracciata la basilica di tipo orientale, con peristilio interiore d'ordine ionico e colonnato esterno corinzio; l'altro presso l'antica chiesa di San Giovanni, oggi moschea.

Recentemente sono state ritrovate tombe fenicie, databili verso l'inizio del I millennio a. C.

Bibl.: R. Lepsius, Monuments de Beirout, in Ann. Inst., X, 1838, pp. 12-19; Mon. Inst., II, 51; A. J. Letronne, in Rev. Arch., III, 1846-1847, pp. 78-83, 489-491; W. Smith, Dictionary of Greek and Roman Geography, Londra 1873, s. v. Berytus; Pauly-Wissowa, III, 1897, cc. 319-321 s. v. Berytos (Benzinger), con bibl. prec.; E. de Ruggiero, Diz., I, 1895, s. v. Berytus; Cheikho, Beyrouth. Histoire et monuments, 1927; Du Mesnil du Buisson, Le decumanus maximus de la colonie romaine de Beryte, in Bull. de la Soc. des Ant. de France, 1926, p. 202 ss.; Syria, II, p. 249; B. M. Felletti Maj, Siria, Palestina, Arabia Settentrionale nel periodo romano, Roma 1950, p. 64; J. Lauffray, Forums et monuments de Béryte, in Bulletin du Musée de Beyrouth, VII, 1944-45 (pubbl. 1948), pp. 13-80; H. Seyrig, ibidem, VIII, 1946-48, pp. 155-158; R. Mouterde-J. Lauffray, Beyrouth, ville romaine. Histoire et monuments, Beirut 1952.

Monete: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911. Iscrizioni: C. I. L., III, 153-176, 6004-6042; Suppl. III, 6668-6695; C. I. G., III, 4529-4536; Le Bas-Waddington, III, 1842-1850. Un notiziario periodico delle scoperte archeologiche di B. è pubblicato sulla rivista Bulletin du Musée de Beyrouth.