BENARES

Enciclopedia Italiana (1930)

BENARES (Banāras o Kasi; A. T., 93-94)

C. C.
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Città dell'India inglese, nelle Provincie Unite, situata sulla riva sinistra del Gange. Il computo della sua popolazione è assai difficile per la continua fluttuazione dei molti pellegrini che vi accorrono dalle più lontane regioni dell'India: contava 219.500 ab. nel 1891, per tre quarti indù e per un quarto maomettani, 198.400 nel 1921.

L'antico nome sanscrito è Vāranāsī, di etimologia incerta. Nel sec. XVIII si chiamò ufficialmente Muḥammadābād. Il Mahābhārata ed il Rāmāyma attestano della sua grande antichità, ma pochi sono i particolari storici, tantoché gli stessi Purāna contengono una sola dinastia di re. Si sa che Gautama Buddha cominciò a predicare da un punto delle immediate vicinanze, Sārnāth, di cui si scavarono le rovine. Nel sec. VII d. C., Hiuen Tsiang trovò che il reame di Benares era abitato soprattutto da indù e da pochi buddhisti. Al principio del sec. XI sembra che Benares sia stata saccheggiata da Maḥmūd di Ghaznah, e circa 200 anni più tardi cadde nelle mani di Muḥammad al-Ghōrī.

Nel sec. XVIII Benares, coi dintorni, passò sotto il Rājā di Benares e finalmente nel 1775 fu ceduta agl'Inglesi, che la costituirono in municipalità nel 1868.

Oggi ancora essa è la città santa dell'ortodossia indù e il numero dei pellegrini che vengono annualmente per bagnarsi nelle acque del Gange tocca in media il milione.

La città indigena si estende per 4500 m. lungo la sponda NE. del sacro Gange, dove l'occhio dell'osservatore può abbracciarne il panorama pittoresco, dai numerosissimi ghāt (gradinate che scendono sino all'acqua) coronati da una sequela di costruzioni irregolari di vario stile e proporzioni, da massicce cupole di templi e da slanciate guglie di minareti. In questo scenario grandioso si svolgono continuamente le ascetiche abluzioni dei devoti, le cremazioni dei cadaveri i cui resti saranno poi abbandonati nelle sacre acque, le feste religiose con processioni galleggianti dei simulacri delle divinità indù; mentre sotto una selva di ombrelli di bambù siedono a gambe intrecciate i religiosi delle varie caste.

Parallelamente alla sponda, per una profondità di uno a tre km., le costruzioni formano un tortuoso labirinto di viuzze strette e spesso sordide dove s'aprono i negozî più varî, le abitazioni, i reliquarî, i templi, ruderi antichi. La grande città è tutta affollata dalle file di pellegrini che visitano i principali santuarî e dal gran numero di sacre vacche che errano pigramente per le strade.

Più a valle, di là dal ponte della ferrovia, sfocia nel Gange il piccolo affluente Barna che va a dividere in due il quartiere europeo, il quale si trova a circa 3 km. verso NO. dalla riva sinistra del Gange. Ivi sorgono, tra giardini e piazze, gli alberghi, le caserme, i tribunali distrettuali, gli ospedali, le banche, il collegio nazionale, le missioni religiose.

Tra il 1890 e il '92 fu costruita una buona conduttura di acqua potabile estratta dal Gange e filtrata. Negli anni successivi si è sviluppato un piano di drenaggio e di fognatura.

La ricchezza di Benares dipende principalmente dal movimento dei pellegrini; i principi indiani e in genere tutte le ricche personalità credenti si dimostrano sempre munifiche benefattrici. Ad essi dobbiamo aggiungere i turisti europei che vi accorrono pure numerosi.

Dato che gli indù sono strettamente vegetariani, la città consuma un'ingente quantità di prodotti agricoli d'ogni genere. Le manifatture consistono specialmente in oggetti di ottone, tessuti di seta ricamati in argento e oro, oreficeria, legni laccati. Esistono fabbriche di ghiaccio, fornaci da mattoni, laboratorî chimici, importanti stamperie. Godono gran fama le scuole indigene indù.

Il distretto di Benares occupa una superficie di 2520 kmq. di terreno alluvionale e pianeggiante. È ben coltivato a grano, riso, canna da zucchero e conta una popolazione di 901.312 abitanti.

Monumenti. - L'attuale Benares, centro religioso antichissimo e città santa indù di grandissima fama, è caratterizzata soprattutto dall'enorme numero di templi (più di 1500) quasi tutti di epoca recente e di piccola mole e alcuni notevolissimi.

Più pregevole fra tutti è il tempio Bisheshwar o tempio d'oro (sec. XVIII), espressione tipica dello stile che caratterizza il periodo di ripresa dell'architettura sacra indù dopo varî secoli di intolleranza musulmana. La parte alta dell'edificio o Sikhara, a forma di svelto tronco di piramide a facce curve nel senso dell'elevazione, irta di pinnacoli, con una decorazione a festoni di frutta e di fiori e di rami di palma, ha uno spiccato slancio verticale; e in essa è raggiunto al massimo quel senso del meraviglioso e del pittoresco che è stato sempre ricercato dagli architetti indiani. Esso è dedicato a Śiva, venerato col nome di Bisheshwar come il vero signore della città ed è considerato il più sacro tempio di Benares; contiene il simbolo del dio creatore sotto la solita forma del lingam di pietra.

La stessa ricerca di sbalordire si ritrova anche negli altri templi di Benares, tra cui sono notevoli il tempio Durga, quello di Bhaironāth, hiogotenente di Śiva, di Ganeśa o Dhundi Rāj, di Vindumādhava o di Viṣṇu e di Annpurna, quasi tutti costruiti dai Maratti nel sec. XVII. Ma soprattutto fastosi sono i ghāt, scalinate che si stendono per circa sette km. lungo il Gange e servono ai bagni sacri della enorme quantità di pellegrini che visitano continuamente la città. Di proporzioni amplissime, sono interrotte di tanto in tanto da terrazze e da bastioni coronati di edicole e dai palazzi che molti principi, specialmente Rajaputi, si sono fatti costruire nei varî secoli sulle rive del fiume sacro: più bello fra tutti quello del raia di Nagpur al Ghosla Ghāt (sec. XIX). Lungo il fiume presso il Manikarnikā ghāt (uno dei più famosi) si trova il pozzo che Viṣṇu scavò col suo disco e riempì col suo sudore; nelle sue fetide acque migliaia di pellegrini vanno annualmente a bagnarsi. Ancor più famoso è il tempio nepalese con gli osceni bassorilievi in legno che lo ornano esternamente.

La grande architettura musulmana dell'India gangetica è qui rappresentata solamente dalla moschea di Aurangzēb, imperatore di Delhi, bell'edificio dagli altissimi minareti, da lui costruita, nel 1669, quasi ad insulto, nel centro della città sul Panchgangā ghāt (ghāt dei cinque fiumi), e che perciò appartiene all'epoca della decadenza dello stile mogol.

L'Osservatorio presso il Mān-mandir Ghāt, celebre per gli enormi strumenti, fu costruito dal raja Jai Singh nel 1693. Benares era famosa per i suoi lavori in rame, e ora, benché in decadenza, l'industria continua. Sono tipici anche i suoi lavori in broccato di seta e in filigrana d'oro e d'argento. (V. tavv. CLI e CLII).

Bibl.: The Imperial Gazetteer of India, VII, Oxford 1908; R. M. A. Sherring, The Sacred City of the Hindus, Londra 1868; J. A. Dubois, Hindu manners, Customs and Ceremonies, Oxford 1906; Murray, India, Burma, Ceylon, Londra e Calcutta; L. Mecking, Benares, in Geograph. Zeitschrift, Lipsia 1913; Havell, Benares, the sacred city, Londra 1905.

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