BONELLI, Benedetto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)

BONELLI, Benedetto (al secolo Francescantonio)

Giuseppe Pignatelli

Nacque il 26 dic. 1704 a Cavalese, in Val di Fiemme, da Giandomenico e da Antonia Miorini, in una nobile famiglia. Avviato agli studi nel collegio dei gesuiti di Trento, il B. spinto da vocazione religiosa vestì il 26 maggio 1721 l'abito dei frati minori osservanti di S. Francesco nel monastero di S. Giovanni di Cles, in Val di Non, pronunciandovi i voti solenni il 26 maggio 1722. Seguiti con grande profitto gli studi di filosofia e teologia, fu per alcuni anni lettore di ambedue le materie. Ordinato sacerdote nel 1728, iniziò l'anno dopo le pubbliche letture di teologia e filosofia e l'esercizio della predicazione, ricoprendo più volte la carica di guardiano nei conventi dell'Ordine, finché nel 1745 fu eletto definitore provinciale. Già distintosi nella polemica teologico-morale, il B. cominciava un'intensa attività di erudito pubblicando la Dissertazione apologetica sul martiriodel beato Simone daTrento nell'anno 1475dagli Ebrei ucciso, Trento 1747, che riattizzava l'odio antiebraico nel secolo XVIII.

Il B. vi sosteneva la veridicità degli omicidi rituali ebraici contro le tesi di J. C. Wagenseil (Benachrichtigungenwegen einiger diegemeine Iüdischeitbetreffenden wichtigen Sachen, Leipzig 1705) e di J. Basnage (Histoire de la religion desJuifs depuis Jésus-Christjusqu'à present, Paris 1710), e in particolare voleva provare che effettivamente il piccolo Simone da Trento era stato ucciso da alcuni Ebrei, i quali, come risultava da alcune testimonianze coeve e dagli atti del processo intentato nel 1475 contro di loro, si erano serviti del suo sangue per compiere i riti pasquali. Come prova indiretta della colpevolezza ebraica, il B. ricordava nel quinto capitolo dell'opera i quattro supposti infanticidi rituali di Andrea da Rinn, di Orsola di Lienz, di Lorenzino da Marostica e di Sebastiano da Porto Buffolé. Oltre che la totale mancanza di senso critico del B. nel raccogliere i documenti a lui favorevoli (molti dei quali furono pubblicati nella Collectanea in Iudaeos nel volume Monumenta Ecclesiae Tridentinae, pp. 421-462), è utile ricordare che l'opera si inquadra storicamente nella rinata animosità antiebraica di cui è anche testimonianza autorevole la beatificazione di Andrea da Rinn (Anderle von Rinn) decisa da Benedetto XIV il 14 genn. 1754. Sullo stesso argomento il B. curerà ancora l'edizione di uno scritto di Flaminio Correr: De cultuS. Simonis pueritridentini et martyris apud Venetos, Tridenti 1775. Il culto del beato, considerato patrono minore della città e diocesi di Trento, è stato abolito il 4 maggio 1965 dalla Congregazione dei Riti (G. Volli, in Il Ponte, XXII [1966], n. 3, pp. 403-408).

Rigido difensore delle tradizioni religiose della sua regione il B. appare anche nelle opere successive, con cui s'inserì nella disputa fra G. Tartarotti e A. Roschmann, intorno all'episcopato sabionese di S. Cassiano e alla santità di Ingenuino, vescovo della stessa sede. Nelle VindiciaeRomani martyrologii, Veronae 1751, il B., sostenuta la santità di Ingenuino d'accordo con il Roschmann, non poté fare a meno di concordare con il Tartarotti, che seguiva l'autorità del Mabillon e dei bollandisti, nel negare che S. Cassiano fosse stato vescovo di Bressanone: ma fissate, con grande sfoggio di erudizione, queste verità, il B. concluse che non era conveniente, nella pratica, turbare la chiesa sabionese, impedendole di venerare secondo la tradizione S. Cassiano oltre che come martire anche come vescovo. Queste affermazioni provocarono la reazione del Tartarotti, eccitata anche da un contemporaneo scritto del B., le Animavversioni critiche sopra ilnotturno congressodelle lammie,per modo di lettera indirette ad unletterato. S'aggiugne il discorsodel p. Gaar sullastrega d'Erbipoli,la risposta dello stessoalle note,il ragguaglio sulla strega diSalisburgo,e il compendio storico della stregheria, Venezia 1751.

L'intervento del B. nella polemica "diabolica", che si agitava a metà dei sec. XVIII, lo mostra ancora una volta lontano da ogni velleità rinnovatrice nel sostenere contro il Tartarotti (Del congresso notturno delle lammie, Rovereto 1749) l'esistenza della stregoneria. Le argomentazioni del B., se si basano soprattutto sul fatto che esistono delle leggi contro le streghe, tengono peraltro conto di una lunga tradizione cattolica, che ammetteva la possibilità del commercio fra la donna ed il demonio, di recente riaffermata da Benedetto XIV e da D. Concina (Theologia christiana dogmatico-moralis, Romae 1749, III, pp. 37-90). Alle salaci critiche che gli vennero mosse da F. A. Zaccaria (Storia letteraria d'Italia, III, Venezia 1752, pp. 149-151., 404 ss.) e dal Tartarotti (Lettera prima di ungiornalista d'Italia ad ungiornalista oltremontanosopra il libro intitolato: Vindiciae Romanimartyrologii, Lucca 1752, e Apologia del congressonotturno dellelammie, Verona 1751), il B. rispose con le Tre lettere apologetiche delle Vindiciae eAnimavversioni dirette all'autoredell'Istoria letteraria d'Italia, in Raccolta di opuscoliscientifici e filologici, XLVIII, Venezia 1753, pp. 472 ss., con il Iudicium criticum insatyram inscriptam:Lettera di un giornalista d'Italia…, Ausugii 1753, e infine con il Raziocinio critico teologicosu l'Apologia delcongresso notturno..., Venezia 1754.

Ancora contro il Tartarotti, tenace demolitore di pie leggende, il B. fu incaricato dalle autorità trentine di scrivere la Dissertazione intorno alla santità e martiriodel b. Adalpretovescovo di Trento, Trento 1754, per impugnare alcune affermazioni da lui fatte nelle Memorie antiche di Rovereto..., Rovereto 1754. La replica del Tartarotti, che non faceva alcun esplicito riferimento al B. (Apologia delle memorie antiche di Rovereto, Lucca 1758), sdegnò le autorità trentine: il vescovo ordinò al clero e ai fedeli di porre riparo allo scandalo con pubbliche preghiere, mentre i consoli e i provveditori indussero il B. a scrivere un'opera più valida in favore delle origini apostoliche, dei santi e dei vescovi della Chiesa trentina. Nacquero così i tre volumi delle Notizie istorico-critiche, l'opera più interessante del B. per il fondamentale contributo che reca ancor oggi alla conoscenza della storia di Trento.

I primi due volumi (Notizie istorico-criticheintorno al b. M.Adelpreto vescovo ecomprotettore della Chiesadi Trento, Trento 1760-61) ampliano la già citata Dissertazione con la pubblicazione di cento e trenta documenti, che peraltro, non riescono a provare l'esistenza della Chiesa trentina anteriormente al IV secolo. Preziose sono comunque le note illustrative del B. al Dittico udalriciano, per le copiose notizie sui vescovi trentini fino al XIV secolo, e quelle al Calendario udalriciano, per l'erudizione liturgica; di grande importanza altri documenti, fra cui gli Atti del sinodo diocesano del 1336, fondamentali per la conoscenza delle norme giuridiche e disciplinari della diocesi trentina in quell'epoca. Il terzo volume è diviso in due parti: nella prima (Notizie istorico-critichedella Chiesa di Trento, Trento 1762), oltre ai due lavori originali Dissertazione apologeticaintorno a s.Romedio e compagni e Dissertazione apologetica intornoEnrico diMetz vescovo di Trento, vi è un'ampia raccolta documentaria tra cui spiccano le Antichitàfirmiano diplomatiche, preziose illustratrici della storia della famiglia Firmian; la seconda parte (Monumenta Ecclesiae Tridentinae, Tridenti 1765) contiene la Series universaTridentinorum antistitum commentariohistorico-diplomaticoillustrata - che, oltre ai documenti concernenti i singoli vescovi trentini da Giovino a Cristoforo Sizzo, è ricca di notizie sulla storia politica, religiosa e letteraria -, la già citata Collectanea in Iudaeos e le VindiciaeGeorgii Hachii Ep.ac Princ. Tridentini. Giova insistere sul fatto che la produzione storico-erudita del B., tutta tesa a difendere le tradizioni religiose, anche a scapito della verità (cfr. nella Praefatio ai Monumenta..., pp. XV s., l'affermazione secondo cui lo storico non deve mentire, ma può tuttavia tacere alcuni fatti non onorevoli per chi li compì), fu priva dell'ansia illuminatrice propria del movimento erudito settecentesco, nonostante i frequenti contatti che il B. ebbe con G. Lami, G. Bianchini, L. A. Muratori, S. Maffei, G. M. Mazzuchelli.

Frattanto era aumentato in seno all'Ordine il prestigio del B.: nel capitolo generale di Murcia del 1756, cui aveva partecipato come provicario provinciale, gli fu conferito il titolo di definitore generale della nazione germanica; nel 1757 fu visitatore della provincia di Milano e divenne scrittore generale dell'Ordine. In questa qualità gli fu affidata dal padre generale Pietro da Molina, subito dopo il capitolo di Mantova del 1762, la stesura del decreto contro il probabilismo, che era normativo per tutto l'Ordine francescano e minacciava ai lassisti severissime sanzioni. A questa decisione il B. aveva collaborato sia con un suo autorevole intervento al dibattito svoltosi a Mantova sia con gli scritti anteriori a tale data.

Formatosi in un ambiente impregnato di rigorismo, il B. già nel 1737 aveva scritto in favore del probabiliorismo (Epitome,qua theoriapraxisque exhibetursanioris morum doctrinae a corruptavitiataquein utraque,signanter Dei proximi charitatedignoscendae..., Tridenti). In seguito, pur disapprovando alcune delle proposizioni contenute nell'Istoriateologica (Trento 1742) del Maffei, il B. lo affiancò nella lotta contro il giansenismo, pubblicando contro il Migliavacca, accusato di calvinismo, l'Epistolain quaanimadversiones in Historiam theologicam,earumque defensioad crisim theologicamexiguntur, Lucae 1751; con il Maffei il B. collaborò ancora correggendo Il giansenismo nuovodimostrato nelle sueconseguenze il medesimoe ancor peggiore delvecchio, Venezia 1752. Ammiratore del Concina e del Patuzzi, il B. aveva ricevuto da quest'ultimo l'impulso a comporre le Brevi notizie per la buona direzionedelle anime e per salutareammaestramento degli studiosidi morale, Venezia 1756, lodate dalle Novelle letterarie (XX [1759], coll. 69 s.) del Lami, il quale fornì al B. il materiale per comporre l'Avvertimento per il bene delleanime intornoall'ultimo decreto di dannazionedell'istoria delpopolo di Diodel Berruyer, Cosmopoli 1758, cui fece seguito la Condanna della teologiamorale de'PP. Busembaoe Lacroix famosiprobabilisti della Compagnia..., Cosmopoli s. a. (ma 1758): in questa è un deciso attacco contro il probabilismo ed i suoi rappresentanti italiani Zaccaria ed Alfonso de' Liguori, che ridicolizza presentando una silloge di proposizioni scandalosamente lassiste. Contro lo Zaccaria scrisse ancora la Dissertatio prodroma adversusItaliae historiae literariaeauctorem aliosque sententiaede sufficientiaservilis attritionis ad obtinendamgratiam in sacramento... (nel volume di B. Francesconi Necessitas dilectionis Dei, Venetiis 1759), in cui sostiene la necessità del dolore dei peccati (contrizione) per riottenere la grazia divina nel sacramento della penitenza.

Estranea alle polemiche sul probabilismo è la Risposta epistolared'un amico alla terza letteradel signor dottor modeneseintorno allelettere del p. Flavianodi Cembra, Cosmopoli 1758, con cui il B. intervenne nella disputa sul "voto sanguinario", suscitata dal Muratori con il libro De superstitione vitanda, Mediolani 1740, sostenendo moderatamente le tesi dei confratelli V. Weber e Flaviano Ricci, che consideravano meritevole dar la vita per difendere la credenza dell'immacolata concezione della Vergine, contro G. B. Araldi (il dottor modenese), che riprendendo gli argomenti muratoriani reputava tale voto contrario alla ragione e all'insegnamento del Vangelo.

Il 23 maggio 1763 il padre Pietro da Molina incaricò il B. di procedere ad una nuova edizione delle opere di s. Bonaventura che sostituisse degnamente l'edizione vaticana, ormai superata, del 1599, criticata dal protestante Casimiro Oudin e dai francescani Giovanni Mazzucato e Giovanni degli Agostini, che ritennero molte delle opere ivi inserite spurie o dubbie. Aiutato dai confratelli Teodoro Bianchetti e Floriano Pomarolli, che effettuarono accurate ricerche nelle biblioteche dell'Italia settentrionale e centrale, e dal padre G. G. Tovazzi suo prezioso collaboratore a Trento, in contatto epistolare con i più noti eruditi d'Europa, il B. compì in quattro anni il lavoro di riordinamento dell'immenso materiale raccolto e ne poté esporre i primi risultati nel Prodromus ad opera omniaS. Bonaventurae, Bassani 1767.

Questo monumentale volume in folio, diviso in otto libri, oltre alla vita del santo e all'esposizione della sua dottrina, presenta i canoni metodologici che hanno presieduto il lavoro e passa in rassegna le opere edite ed inedite, discutendone l'autenticità. Il difetto maggiore del Prodromus, che mantenne tuttavia la sua validità fino all'edizione critica bonaventuriana di Quaracchi (1882-1902), sta nel carattere scopertamente apologetico che il B. gli conferisce rivendicando la paternità di s. Bonaventura a molti scritti riconosciuti in seguito apocrifi. Lo stesso largo criterio fu seguito dal B. nell'edizione in tre volumi - frettolosamente compiuta nel timore di non potere, per la tarda età, eseguire l'incarico affidatogli, delle opere inedite da lui raccolte (S.Bonaventurae... operum omniumSupplementum, Tridenti 1772-74): delle quarantacinque opere attribuite dal B., con certezza o probabilità, al santo, una trentina sono state ritenute spurie dagli editori di Quaracchi; resta comunque al B. il merito d'aver scoperto e pubblicato per primo il Tractatus de plantationeparadisi; il Sermo de regno Dei ...; la Vitis mystica, già attribuita a s. Bernardo; le Collationes de septemdonis Spiritus Sancti; il Sermo de sanctissimocorpore Christi; la Legenda minors.Francisci; l'Epistolade imitatione Christi ed alcune lettere.

Dopo questo lavoro il B., al quale nel 1770 Clemente XIV aveva concesso un breve onorifico per la lunga attività apologetica svolta in favore della Chiesa, non pubblicò più nulla di notevole.

Morì nel convento di S. Bernardino a Trento il 28 ott. 1783.

Fonti e Bibl.: Carteggio fra G. Tiraboschi e C. Vannetti(1776-1793), a cura di G. Cavazzuti e F. Pasini, Modena 1912, pp. 214 s., 220, 241, 277; Korrespondenz desFürstabtes Martin II. Gerbert von St. Blasien, I, 1752-1773, Karlsruhe 1931, pp. XVIII, 518; S. Maffei, Epistolario(1700-1755), a cura di C. Garibotto, II, Milano 1955, ad Indicem; F. A. Zaccaria, Storia letteraria d'Italia, III, Venezia 1752, pp. 149-151, 404 ss.; IV, ibid. 1753, pp. 457 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1587-1592; E. De Tipaldo, Biografia degliItaliani illustri, VII, Venezia 1840, pp. 152-158; N. Toneatti, Cenni intorno alla vitaed agli scritti del p. B. B. da Cavalese, Trento 1861 (riproduce il necrologio pubblicato da G. C. Tovazzi nella Nuova raccolta diopuscoli scientifici e filologici, a cura di A. Calogerà, XLI, Venezia 1785, pp. 152); Fedele da Fanna, Ratio novaecollectionis operumomnium... s. Bonaventurae, Torino 1874, pp. 21 ss.; C. von Wurzbach, Cenni intorno allavita ed agli scrittidel p. B. B., Trento 1881; G. Papaleoni, G. Tartarotti e S. Maffei, in Arch. stor. per Trieste,l'Istria e ilTrentino, III, Roma 1884-86, pp. 124 s.; D. Provenzal, Una polemica diabolica nel sec. XVIII, Rocca San Casciano 1901, pp. 21-29, 49-51, 57 s., 63-66; E. Benvenuti, G. Lami e i letteratitrentini nel sec.XVIII, in Atti dell'Accad.degli Agiati diRovereto, s. 4, II (1902), pp. 282 ss.; M. Rigatti, Un illuminista trentino del sec. XVIII: C. A. Pilati, Firenze 1923, pp. 54 s., 73; Contributi alla storia dei Frati minoridella provincia di Trento, Trento 1926, pp. 67-93, 135-143, 153-162, 182-184 e passim (con importanti indicazioni di fonti inedite); A. C. Jemolo, Il giansenismo in Italia primadella Rivoluzione, Bari 1928, p. 239 n. 4; G. C. Sbaraglia, Supplementumet castigatio ad scriptorestrium ordinumS. Francisci, Romae 1936, pp. 193-197, 251; L. von Pastor, Storia dei Papi, XVI, 2, Roma 1954, p. 389; A. Vecchi, Correnti religiose nel Sei-Settecento veneto, Venezia-Roma 1962, p. 375; Dict. d'Hist. etde Géogr. Ecclés., IX, col. 839.

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