Cairoli, Benedetto

L'Unificazione (2011)

Cairoli, Benedetto


Patriota e uomo politico (Pavia 1825 - Capodimonte, Napoli, 1889). Neoguelfo in gioventù, volontario nella guerra del 1848, nel 1850 aderì al movimento mazziniano, collaborando in particolare con i gruppi di Milano e Mantova. Scoperto dagli austriaci, si rifugiò in Piemonte. Costretto successivamente a lasciare il Piemonte, mentre l’Austria lo condannava per alto tradimento, si rifugiò in Svizzera. Durante l’esilio si allontanò dal Partito d’azione, le cui agitazioni riteneva ora inutili se non dannose, e si avvicinò al realismo della politica piemontese. Ciò gli permise di tornare in Italia stabilendosi a Genova, dove nel 1854 entrò in contatto con Garibaldi. Durante la guerra del 1859 si arruolò volontario nel secondo reggimento dei Cacciatori delle Alpi. Dopo l’armistizio di Villafranca tornò a Pavia e si impegnò nei preparativi per la spedizione dei Mille, aiutando Garibaldi nella raccolta dei fondi. Partì quindi per la Sicilia col grado di capitano della settima compagnia, combattendo a Marsala e partecipando alla presa di Palermo. Alle spedizioni dei volontari garibaldini partecipò insieme ai fratelli, e due di questi trovarono la morte: Ernesto fra i Cacciatori delle Alpi, durante la guerra del 1859, e Luigi a Napoli, nel pieno della spedizione dei Mille. Eletto deputato nel 1861, Cairoli si schierò con la Sinistra e partecipò attivamente alle discussioni parlamentari. Dopo lo scontro dell’Aspromonte, si riavvicinò a Mazzini. Durante la guerra del 1866 fece parte della commissione reale per l’organizzazione dei volontari, tra i quali poi egli stesso si arruolò. Deluso, come tutti i garibaldini, per l’esito del conflitto, concentrò ogni suo impegno nell’organizzazione di una spedizione per la liberazione di Roma. In ottobre prese parte allo scontro di villa Glori e in novembre alla battaglia di Mentana. Durante il primo episodio un altro suo fratello, Enrico, trovò la morte, mentre Giovanni, ancora un altro fratello, riportò gravi ferite. Salita la Sinistra al potere nel 1876, Cairoli appoggiò inizialmente il nuovo governo ma passò ben presto all’opposizione, guidando la corrente della Sinistra intransigente, e due anni dopo contribuì alla caduta di Depretis. Subentrato come presidente del Consiglio, diede vita a un ministero composto dagli appartenenti ai gruppi settentrionali della Sinistra e orientato in senso nettamente democratico. L’esecutivo si proponeva infatti la realizzazione del programma inattuato della Sinistra, l’adozione di un indirizzo statalistico in campo economico e la difesa delle garanzie statutarie, prima fra tutte il diritto di riunione. In politica estera, fu sostenitore di un orientamento filofrancese e favorevole alle rivendicazioni irredentiste. Il rifiuto di cercare un nuovo accordo con l’Austria-Ungheria e l’indebolimento della Francia condannarono però l’Italia a un progressivo isolamento. La partecipazione al Congresso di Berlino, nel giugno-luglio 1878, fu un sostanziale fallimento: il governo non riuscì a ottenere nessun risultato diplomatico di rilievo, creando quindi notevole delusione nell’opinione pubblica nazionale. Il 17 novembre 1878, accompagnando Umberto I a Napoli, Cairoli riuscì a impedire, facendo scudo col proprio corpo, che l’anarchico Passanante potesse pugnalare il re, rimanendo alla fine ferito. Per il suo gesto ricevette la medaglia d’oro al valor militare. Tuttavia, il fallito attentato rafforzò le polemiche contro la politica del governo, giudicata troppo tollerante verso organizzazioni e partiti sovversivi, tanto che l’opposizione di destra riuscì a provocarne la caduta. Cairoli tornò alla presidenza del Consiglio per la seconda volta nel luglio 1879, assumendo anche i portafogli degli Esteri e dell’Agricoltura. Da ministro degli Esteri dovette affrontare un momento particolarmente difficile per l’Italia, a causa delle crescenti tensioni con l’Austria, per la questione dell’irredentismo, e con la Francia, che ormai tendeva sempre più apertamente alla conquista della Tunisia. La politica nei riguardi della Francia, in particolare, fu oggetto di forti critiche. Di fronte al clamore suscitato, nel maggio 1881, dal trattato con cui Tunisi riconosceva il protettorato francese, fu costretto a dimettersi da tutti gli incarichi governativi. Nel novembre 1883, con Nicotera, Crispi, Zanardelli e Baccarini, costituì una corrente di opposizione, la Pentarchia, che si opponeva a Depretis sulla base dell’antico programma di governo della Sinistra. L’iniziativa però non ottenne i risultati sperati: Depretis rimase saldamente al governo, riuscendo anzi, alcuni anni dopo, a coinvolgere nell’esecutivo Zanardelli e Crispi. Esaurita anche quell’esperienza, Cairoli si ritirò definitivamente a vita privata.

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