BENEDIZIONE

Enciclopedia Italiana (1930)

BENEDIZIONE (fr. benediction; sp. benedición; ted. Segen; ingl. benediction)

Leone Mattei Cerasoli

La parola ebraica (bĕrākhāh) e la greca (εὐλογία) corrispondenti alla latina (benedictio) e attraverso questa all'italiana benedizione, hanno varî significati: possono esprimere un augurio di prosperità, una lode, la gratitudine, e spesso anche un'elargizione fatta da Dio agli uomini. Benedizione perciò nei riti cristiani indica un'azione sacra fatta da un uomo, a ciò rivestito di un potere divino dalla Chiesa, e il cui effetto è di attirare, mediante la preghiera, il favore divino sulle persone e le cose. Benedizione equivale talvolta nell'uso liturgico anche all'altra frase della Bibbia "imposizione delle mani". Nel Vangelo si legge che Gesù Cristo più volte: con la benedizione e l'imposizione delle mani operò dei miracoli, e che gli apostoli ne seguirono l'esempio: così negli scritti dei Padri dei primi secoli si parla delle benedizioni dei vescovi e dei sacerdoti a persone e a cose, specialmente ai cibi. Tertulliano e Clemente d'Alessandria ricordano la benedizione delle nozze, e nei canoni di un concilio di Cartagine (del 255) si prescrive la benedizione dell'acqua per il battesimo, e si ripete che il benedire è uno degli uffici del sacerdote. S. Ambrogio dà quasi la definizione della benedizione, dicendo che santifica e conferisce grazie. Già da tempi antichissimi le preghiere della benedizione erano accompagnate dal segno di croce. In genere i libri liturgici anche più antichi contengono formule di benedizioni per le più svariate circostanze.

Varie sono le benedizioni principali; alcune sono riservate al papa, come quella degli Agnus Dei e della Rosa d'oro fatte di solito nella 4ª domenica di quaresima, e quella degl'imperatori: altre riservate al vescovo, come la solenne sul popolo in fine della messa, quella degli olî santi nel giovedì santo, dei re, degli abati, delle vergini sacre e delle campane. Altre benedizioni son dette liturgiche, perché fatte o prima o durante la messa, come quelle delle ceneri, candele, palme, del cero pasquale, ecc. Le altre sono extra-liturgiche, perché possono farsi in ogni tempo: fra queste si ricordano quelle delle case e di certi cibi, come le uova e gli agnelli per Pasqua, l'acqua nella festa dell'Epifania, degli animali per la festa di S. Antonio abate, ecc. La più augusta è quella detta del SS. Sacramento, cioè il segno di croce fatto sul popolo con le SS. Specie eucaristiche, preceduto o inframezzato (a seconda dei varî paesi) dal canto di inni liturgici, specialmente dal Tantum ergo, che è l'ultima coppia di strofe del cantico Pange lingua gloriosi.

Importanti sono anche, per le varie cerimonie che le accompagnano, quella dell'acqua per il battesimo o del fonte, alla quale si accenna negli scritti dei Padri apostolici, e che si fa nel sabato santo con molti simbolici riti, e si ripete nella vigilia della Pentecoste: dell'acqua benedetta, detta anche lustrale, il cui uso da taluni si vuol far risalire fino al papa Alessandro I (morto nel 117), e che per ordine del papa Leone IV (morto nell'855) si ripete ogni domenica.

Le formule delle benedizioni sono raccolte nel pontificale romano e nel rituale; quelle propriamente liturgiche nel messale.

Bibl.: Gretser, De benedictionibus libri duo, quibus tertius de maledictionibus adiunctus, Ingolstadt 1615; Bona, Rerum liturgicarum libri duo, Torino 1753; Augusti, Denkwürdigkeiten aus der christlichen Archölogie, voll. 3, Lipsia 1817-1831; Cabrol e Leclercq, Monumenta Ecclesiae liturgica, I: Reliquie liturgiae vetustissimae, Parigi 1900; cfr. inoltre i varî articoli: Bénédiction, Bénédiction commune, ecc., nel Diction. archéologie chrét., II, i, p. 670 segg.

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