BOSSI, Benigno

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOSSI, Benigno

Alfredo Petrucci
Paola Ceschi Lavagetto

Figlio di Pietro Luigi, nacque ad Arcisate (provincia di Varese) nell'anno 1727.

Pietro Luigi era operoso come stuccatore nel 1743-51 al castello di Hubertsburg (Sassonia), e quindi a Norimberga e a Dresda, dove morì nel 1754. Probabilmente è lo stesso Pietro Luigi che prima del 1755 presentò a Lipsia un progetto, che non fu accettato anche se venne pagato, di decorazione in stucco della ricostruzione delle ali del Gewandhaus.

Il B. aveva seguito il padre in Germania: certo apprese da lui l'arte dello stucco e probabilmente ne fu collaboratore. In Germania apprese anche l'arte dell'incisione, dato che nella sua Raccolta di teste pensieri e prove d'acquaforte, accanto a incisioni di teste molto più tarde (1738-84), ve n'è una datata 1754, un'altra "Dresdae 1755", e la stessa segnatura ha la Presentazione al tempio da G. Carpioni (nel Gabinetto nazionale delle Stampe di Roma, tra i ritratti incisi dal B., uno è datato 1753). Allo scoppio della guerra dei Sette anni (1757), comunque, il B. ritornò in Italia, attraverso la Svizzera: una sua incisione rappresentante un frate con barba fluente (in una versione della Biblioteca Palatina di Parma firmata "Borto Nazari p. Benigno Bossi Sculp.") è segnata "Mediolani 1758". Poco dopo si deve essere trasferito a Parma, dato che esistono incisioni segnate "Parma 1760"; e anzi già nel 1759, a Parma, fu pubblicata la Iconologie tirée de divers auteurs di J.-B. Boudard, per la quale egli aveva inciso alcune tavole. Certo è che in quegli anni il B. eseguì il trofeo in stucco, su disegno del Petitot, per l'attico della facciata della chiesa di S. Pietro (la costruzione iniziò nel 1761); la collaborazione con il Petitot fu particolarmente fortunata dato che nel 1764 il B. incise su suoi disegni la Suite des vases... Nello stesso periodo contribuì alla decorazione del palazzo della Riserva, decorando lo scalone e alcune sale con festoni a stucco di grande eleganza.

Dal 1º apr. 1766 il B. risulta impiegato come stuccatore di corte; nello stesso anno insegnava anche nell'Accademia di belle arti. Nel 1767 ebbe inizio la ristrutturazione del palazzo del Giardino, con l'aggiunta delle due ali laterali.

Il B. è l'autore degli stucchi interni, i più importanti dei quali, i medaglioni nelle volte delle gallerie laterali, sono purtroppo andati distrutti durante la seconda guerra mondiale. Le decorazioni superstiti a festoni, trofei, conchiglie mostrano uno stile sicuro, e grazia e vivacità soprattutto nei puttini (cfr. G. Copertini, in Parma per l'arte, VIII [1958], pp. 125-128). Negli affreschi monocromi della sala dei Giochi, oggi staccati e conservati alla Galleria nazionale, il gusto neoclassico è preponderante: si tratta di nove scene tratte dal V libro dell'Eneide rappresentanti i Giochi in onore di Anchise. Il B. ne ambienta alcune in un vasto paesaggio alberato, popolato di erme, di statue, di obelischi, in cui le figure d'ispirazione parmigianinesca si disegnano con netti risalti e luci fredde; altre, come la Corsa delle bighe, sono ambientate entro sfondi architettonici assai ricchi, di gusto molto "francese". Nella raccolta Ortalli (Biblioteca Palatina, Parma) si trovano due incisioni, una dall'Eneide e l'altra da Orazio (ode III, libro IV) molto simili a questi affreschi nel taglio scenico e nel gusto.

Nel 1772 il Petitot costruì il piccolo oratorio del Casino di Copermio presso Colorno; nell'interno di esso, sui pennacchi della piccola cupola, sono rappresentati i Quattro Evangelisti in stucco, figure piene di fantasia e di notevole qualità. Un'ipotesi di attribuzione al B., possibile da un punto di vista cronologico, non è per ora sostenuta da documenti certi.

Sicuramente il B. lavorò alla chiesa ducale di Colorno, S. Liborio, già costruita nel 1725, che il Petitot trasformò di sana pianta, cambiandone l'orientamento durante i lavori, definitivamente terminati nel 1791. Non sappiamo bene che ruolo avesse il B. nella decorazione della chiesa: infatti nei pagamenti per "le Reali Fabbriche di Colorno" (Parma, Archivio di Stato) appare con i suoi allievi per lavori agli altari, non altrimenti specificati, dal novembre del 1777 al dicembre dell'anno successivo. Gran parte di questi lavori venne probabilmente distrutta nel corso stesso della costruzione (cfr. E. Monti, L'architetto Petitot..., in Boll. d'arte, IV [1924-25], pp. 253-276 passim).Molti quadri in S. Liborio vengono attribuiti al B.: tra questi sicuramente autografa è la replica della pala con la Beata Orsolina Veneri di fronte all'antipapa Clemente VII, eseguita su commissione del duca Ferdinando, per la chiesa di S. Quintino a Parma nel 1786. Tra le altre opere, sempre nella chiesa ducale di Colorno, la pala dell'altare di S. Domenico, con l'Apparizione in Soriano della Madonna,s. Maria Maddalena,e s. Caterina che recano l'immagine di s. Domenico, attribuitagli dal Baistrocchi (Biblioteca Palatina), è confermata al B. da due incisioni del Saussat datate 1794, che portano la segnatura "B. Bossi inven.". Sempre attraverso i riscontri con le incisioni, possono essere assegnati al B., nella chiesa di S. Liborio, anche i quadri con S. Marino e con S. Omobono; e per caratteristiche stilistiche quelli raffiguranti S. Giovanni Buralli,S. Alberto da Bergamo, e S. Pietro da Uremis. In questa sua produzione pittorica sembra predominare, più che lo spiccato gusto neoclassico dei monocromi con i Giochi, la maniera contegnosa del Batoni (due quadri del quale erano a Parma dal 1760 circa) e l'influenza del Callani (a Parma nel 1952 sono state esposte due piccole Vestali a olio della coll. Corradi Cervi di Parma).

Migliore artista fu forse il B. incisore, esperto in tutti i procedimenti dell'incisione, da quelli lineari a quelli di tono - L'acquatinta (lavis) fu da lui portata al massimo delle sue possibilità di rendimento, sia come mezzo in sé sia in associazione con altri. Molta parte della sua attività di incisore fu dedicata alle opere del Parmigianino, per cui nutrì un vero culto. Nacque così, prima in tavole sciolte, poi, nel 1772, in volume, la Raccolta di disegni originali di Fra.co Mazzola detto il Parmigianino,tolti dal gabinetto di sua eccellenza il sig.re conte Alessandro Sanvitale,incisi da B. B. Milanese stuccatore regio e professore della reale Accademia delle Belle Arti, che può considerarsi il suo capolavoro: sono 30 tavole compreso il frontespizio; in ossequio agli originali, sono stampate parte in seppia parte in nero. Il B. incise altre opere del Parmigianino, del Correggio, del Guercino, del Landonio, già suo allievo, del La Rue. Del Petitot incise, oltre alla Suite de vases tirée du cabinet de Monsieur du Tillot marquis de Felino..., Milano 1764, alcuni Caminetti di ispirazione piranesiana e una Mascarade à la Grecque d'après les dessins originaux tirés du cabinet de... le marquis de Felino..., Parma 1771. Non contento di fare, come incisore, solo opera di riproduzione, intagliò fin dai primordi anche rami di sua invenzione, e su di essi anzi si compiacque di porre l'accento, quasi a rivendicare la sua genialità creativa, riunendoli più e più volte, con varianti, in volumi dai titoli diversi (Raccolta di teste inventate,disegnate ed incise da B. B.; Fisionomie possibili; Prove all'Acquaforte; Miscellanea; Trofei, ecc.), oltre a molte illustrazioni e frontespizi per libri, quali Le Stagioni... di G. Guttierez nella prima edizione rizzardiana (Brescia 1760), i Discorsi accademici del conte Gastone Della Torre di Rezzonico, Parma 1772, I versi sciolti e rimati di Dorelli Dafneo (è il Rezzonico), Parma 1773, ecc.

Sulle incisioni in facsimile del B., cui la preoccupazione di una equivalenza senza residui con i disegni originali conferisce spesso un che di meccanico e di freddo, si può avanzare qualche riserva; ma non così sulle incisioni di sua invenzione. In queste, sia che si tratti di una fantasia mitologica o di una allegoria delle stagioni, sia che si tratti di una "testa" o "fisionomia possibile", l'artista, sciolto da quella preoccupazione, si anima e tende a individuarsi. Anche la produzione delle "teste" e delle "fisionomie possibili" corrispondeva a una moda del tempo, che affondava le radici nella famose deformazioni di Leonardo, ma che nel campo specifico dell'incisione era stata sfruttata specialmente dal Grechetto nel Seicento e dai Tiepolo nel Settecento: gli autori cioè che il B. sembra tenere specialmente presenti. Alle teste di maniera, quali di prevalenza venivano prodotte in quegli anni, egli volle evidentemente contrapporre le sue teste dal vero, notevoli per la loro icasticità e puntualizzazione espressiva. Eclettismo dunque il suo, dal Parmigianino al Petitot, dal Dürer al Castiglione, ma tutt'altro che superficiale, rifuggente sempre dalla volgarità e dalla faciloneria. Il B. formò alcuni allievi valentissimi come Francesco Landonio, Simone Francesco Ravenet iunior, Paolo Borroni e Guglielmo Silvestri.

Morì a Parma il 4 nov. 1792.

Fonti eBibl.: Parma, Museo d'Antichità: E. Scarabelli Zunti, Documenti e mem. di Belle Arti parmigiane, ms., VIII, ad vocem;Ibid.: Id., Materiale per una guida artistica e stor. di Parma (chiese e conventi), ms.; Parma, Bibl. Palatina: R. Baistrocchi, Notices sur les peintures et les peintres de Parme, ms.; I. Affò, Il parmigiano servitor di piazza, Parma 1796, pp. 128, 162; P. Donati, Nuova descriz. della città di Parma, Parma 1824, p. 80; A. Pezzana, Memorie dei letterati parmigiani, Parma 1833, pp. 375, 534; C. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 483 (con bibl. prec.); P. Martini, L'arte dell'incis. in Parma, Parma 1873, pp. 17 s.; G. A. Gariazzo, La stampa incisa, Torino 1907, pp. 119-121; S. Lottici, Le belle arti nella chiesa di San Quintino, in La realtà, Parma 1908, p. 4; H. Bédarida, Parme et la France, Paris 1928, p. 544; G. Copertini, Tesori d'arte ignorati, in Aurea Parma, XII (1928), p. 15; N. Pelicelli, Il Palazzo del Giardino, Parma 1930, pp. 23-26; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, III, Provincia di Parma, Roma 1934, ad Indicem;A. Pettorelli, I disegni del Parmigianino nelle incisioni di B. B., in Arch. stor. per le prov. parmensi, s. 3, V (1940), pp. 33-38; G. Allegri Tassoni, Mostra dell'Accademia (catal.), Parma 1952, pp. 39, 41, 44, 51 s.; P. Usberti, Note storico artist. sul palazzo del Giardino, in La Gazzetta di Parma, 29 apr. 1958; A. M. Castelli Zanzucchi, Contrib. allo studio su B. B., in Parma per l'Arte, X (1960), pp. 149-185; M. Pegri, E. A. Petitot, Parma 1965, pp. 50-185 passim;G. Bertini, I Quadri della Real Chiesa di San Liborio di Colorno, in corso di pubblicazione; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 405 (per Pietro Luigi, p. 404 sub voce Bossi).

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