AQUINO, Benigno jr

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

AQUINO, Benigno jr

Sandro Bordone

Uomo politico filippino, nato a Concepción il 27 novembre 1932, morto a Manila il 21 agosto 1983. Iniziò la sua carriera come giornalista: a soli sedici anni fu inviato dal Manila Times a seguire la guerra di Corea. Al ritorno, s'iscrisse alla facoltà di Legge dell'università di Manila. Nel 1954 fu uno dei consiglieri speciali del governo del presidente R. Magsaysay e partecipò ai negoziati con i ribelli Huks (guerriglieri filosovietici attivi nel centro del paese). In quello stesso anno fu eletto per la prima volta sindaco di Concepción. Tre anni dopo fu eletto governatore della provincia di Tarlac. Successivamente fece parte dei governi dei presidenti C. Garcia e D. Macpagal. Eletto senatore nel 1967 per il Partito liberale, divenne la sola figura in grado di opporsi al dilagare del Partito nazionalista e del suo leader F. Marcos. Nello stesso periodo A. cercò di mantenere i contatti col New People's Army (NPA), il braccio militare del Partito comunista filippino di orientamento filocinese. Per tale motivo fu accusato dal governo Marcos di essere un simpatizzante comunista, se non un vero e proprio attivista.

Nel 1971 le possibilità di A. di divenire presidente erano moltissime, perché Marcos, rieletto presidente nel 1969, non avrebbe potuto partecipare alle elezioni presidenziali del 1973. Ma un anno prima delle consultazioni Marcos fece decretare la legge marziale, col pretesto che era stato scoperto un vasto complotto contro il regime. Il giorno seguente la proclamazione della legge marziale, A. fu arrestato. Rimase in prigione sette anni. Nel 1977 il Tribunale militare lo condannò a morte per "assassinio, detenzione di armi e sovversione". L'esecuzione fu differita e A. fu trasferito al forte Bonifacio, a Manila, da dove continuò a lanciare i suoi appelli contro il regime di Marcos. Nel 1980 fu autorizzato a lasciare il paese per essere sottoposto a un'operazione cardiaca negli Stati Uniti. Ristabilitosi, vi rimase tre anni praticamente in esilio. Nel giugno 1983 A. annunciò la sua decisione di rientrare in patria. Le elezioni, fissate da Marcos per il 1984, sarebbero state l'occasione per rivitalizzare il Partito liberale, di cui era stato segretario. Ma egli confidava in una prospettiva ancora più ampia, la pacificazione reale del paese per la quale lavorava da tempo mantenendo contatti con tutte le formazioni politiche.

Il 21 agosto 1983, al suo ritorno dall'esilio, venne assassinato all'aeroporto di Manila da un gruppo di militari. Una commissione d'inchiesta stabilì in seguito le responsabilità nell'omicidio del generale F. Ver, capo di Stato Maggiore dell'esercito e braccio destro di Marcos, nonché di molti altri alti ufficiali.

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