Pérez Galdós, Benito

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Romanziere e drammaturgo spagnolo (Las Palmas, Canarie, 1843 - Madrid 1920). Tutti i migliori libri di P. lasciano l'amarezza delle lotte che si combattono invano e più d'una volta si conchiudono con lo sgomento di chi sa che l'uomo opera e soffre in mezzo agli errori, che egli stesso e la vita hanno creato lungo il corso della tradizione. Così i vari problemi che all'artista offriva la realtà spirituale sono investiti con una concezione dualistica: i contrasti fra tradizionalismo e coscienza moderna, fra pietismo e una più autonoma religiosità interiore, fra egoismo e sacrificio, fra interesse e amore, sono immersi da P. nella concretezza storica e psicologica della vita contemporanea. Se ne delinea una particolare tecnica narrativa imperniata su un netto antagonismo di idee, tendenze, temperamenti, passioni, che dividono gli uomini fra loro e spesso l'armonia stessa dei singoli individui.

Vita

Trasferitosi a Madrid nel 1863, rimase sempre legato alla vita della capitale, dove formò la sua cultura e la sua esperienza, assorbendone con vigorosa adesione gl'interessi contemporanei, di cui egli stesso si fece in parte rivelatore. Di origini modeste e di temperamento semplice, portato per la sua stessa natura a simpatizzare per le classi popolari, per gli ideali democratici, per una società migliore e redentrice, accettò con fervida fiducia le tendenze rivoluzionarie e riformatrici del tempo. Questo primo orientamento rimase fondamentale a tutta la sua opera, anche se con il volgere degli anni e con la progressiva maturità spirituale si andò disciplinando il torbido entusiasmo iniziale.

Opere

Di tendenze riformatrici e democratiche, narrò con una tecnica storico-romanzesca nei 46 volumi degli Episodios nacionales (1873-1912) gli avvenimenti civili e politici della Spagna, da Trafalgar alla restaurazione borbonica del 1873, dando risalto all'elemento psicologico e ambientale; sul filo conduttore degli avvenimenti storici s'inserisce la vita privata dei personaggi, che riappaiono con ruoli diversi nei vari romanzi, creando così una molteplicità di rapporti in un mondo fittizio che è lo specchio della realtà spagnola della seconda metà del sec. 19º. Scrisse romanzi nei quali l'interesse dello scrittore si accentra sull'ambiente come realtà sociale (Doña Perfecta, 1876; Gloria, 1877; La familia de León Roch, 1878; Marianela, 1878; El amigo Manso, 1882) e romanzi naturalistici e realistici (La desheredada, 1881; Lo prohibido, 1884; La de Bringas, 1884; Tormento, 1884; Fortunata y Jacinta, 4 voll., 1886-87; Miau, 1888; Angel Guerra, 3 voll., 1890-91), dibattendo problemi religiosi, morali, sociologici e psicologici, e in ispecie affrontando il tema del contrasto fra tradizione e coscienza moderna, fra egoismo e sacrificio. Le problematiche etiche sono al centro anche dei romanzi Tristana (1892), Nazarín (1895), Misericordia (1897). Analisi del motivo dell'avarizia è la tetralogia Torquemada en la hoguera, Torquemada en la cruz, Torquemada en el Purgatorio, Torquemada y San Pedro (1889-95); di forma epistolare La incógnita (1889), più dialogo che descrizione Realidad (1889). Nel teatro adattò spesse volte al dramma la materia dei suoi romanzi, ma scrisse pure opere originali, come La loca de la casa (1893), Electra (1901), El abuelo (1904).

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