GRIZIOTTI, Benvenuto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 59 (2002)

GRIZIOTTI, Benvenuto

Domenico Da Empoli

Nacque a Pavia il 30 maggio 1884 da Antonio e Giuseppina Marabelli in una famiglia di tradizioni risorgimentali.

La formazione scientifica e anche politica del G. dovette molto all'influenza del cognato G. Montemartini, economista ed esponente di spicco del movimento socialista, il quale lo introdusse negli ambienti degli economisti più qualificati e anche in quelli politici romani, nel periodo in cui Montemartini fu assessore nella giunta municipale del sindaco E. Nathan.

Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Pavia, il G. proseguì gli studi a Losanna con V. Pareto e poi a Roma, dove incontrò M. Pantaleoni, A. De Viti De Marco e V. Tangorra e dove, a partire dal 1910, lavorò presso l'Istituto internazionale dell'agricoltura, di cui curò il bollettino. Inoltre, insegnava scienza delle finanze presso la Scuola superiore postale telegrafica.

Le tematiche affrontate dal G. nei suoi primi scritti riguardarono soprattutto i problemi del debito pubblico (Sugli effetti della conversione della rendita, in Giornale degli economisti, s. 2, XXXVIII [1908], 1, pp. 353-384; La doppia imposta sui debiti e sui redditi in Italia, ibid., XXXIX [1909], 1, pp. 27-46; Discutendo sugli effetti della conversione della rendita, in L'Economista, XXIV [1908]) e quelli relativi alla tassazione delle rendite e agli incrementi di valore (Gli incrementi di valore nelle azioni industriali e il sistema tributario italiano, in Giorn. degli economisti, XXXIX [1909], 2, pp. 45-84; Le imposte sugli incrementi di valore nei capitali e sulle rendite nei redditi (interessi, salari e profitti), ibid., XL [1910], 1, pp. 625-658; 2, pp. 45-63, 169-183, 281-309, 401-430, 648-682).

Su questi temi egli ritornò più volte nel corso del suo lungo impegno scientifico. Per quanto riguarda il debito pubblico, la sua opinione, in contrasto con la tesi di D. Ricardo, fu che non vi è equivalenza tra gli effetti del debito e quelli dell'imposta straordinaria. Notevole, in particolare, l'articolo La diversa pressione tributaria del prestito e dell'imposta (ibid., XLVII [1917], 1, pp. 129-164, 313 s.), che ha suscitato interesse anche a livello internazionale (J.M. Buchanan, Public principles of public debt, Homewood, IL, 1958, pp. 114-122) ed è stato riedito, in inglese, in Italian Economic Papers, I, a cura di L.L. Pasinetti, Bologna-Oxford 1992, pp. 81-97.

Anche l'argomento dell'imposizione degli incrementi di valore e delle rendite fu uno dei filoni di ricerca che caratterizzò l'opera scientifica del G., rientrando nel più ampio tema dei principî distributivi delle imposte, che fu a lungo oggetto di meditazione da parte sua (cfr. in particolare, Il fondamento e la necessità delle imposte sui sopraredditi e incrementi patrimoniali, in Il Contribuente italiano, 1920, pp. 299-305). Su questo argomento egli espresse una posizione nettamente favorevole alla tassazione delle rendite e dei sovraredditi, in contrasto con gli studiosi che sostenevano, invece, l'opportunità dell'imposizione del reddito ordinario.

Nel 1907, col sostegno di L. Einaudi, conseguì la libera docenza in scienza delle finanze presso l'Università di Torino; quindi, nel 1914, vinse il concorso per la cattedra di diritto finanziario e scienza delle finanze bandito dall'Università di Catania, città ove si trasferì, rimanendovi fino al 1920, quando fu chiamato dalla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Pavia, ove insegnò fino al 1954, anno in cui andò fuori ruolo.

Con il conseguimento della cattedra, gli interessi scientifici del G. si estesero agli aspetti metodologici della scienza delle finanze. Già nel 1912 (Considerazioni sui metodi, limiti e problemi della scienza pura della finanza, Roma) e successivamente nella sua prolusione presso l'Università di Catania (Crisi e tendenze degli studi finanziari, in Giornale degli economisti, s. 2, XLV [1915], 1, pp. 93-110), il G. aveva manifestato dissenso rispetto alla concezione dominante, basata sull'impostazione data alla disciplina da De Viti De Marco, Pantaleoni e U. Mazzola, che sosteneva la prevalenza dell'elemento economico negli studi finanziari, mentre per il G. era necessario considerare anche le componenti politiche, giuridiche e tecniche. Questa posizione, che indubbiamente subiva l'influenza della dottrina tedesca della Staatswissenschaft, fu alla base del suo volume Princìpi di politica, diritto e scienza delle finanze (Padova 1929) e fu anche motivo per la pubblicazione della Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, fondata dal G. nel 1937.

Nell'editoriale con cui presentava la nuova rivista, il G. precisò che, a suo avviso, l'attività finanziaria era costituita di quattro elementi: "Quattro sono gli elementi costitutivi, che l'anatomia del fenomeno finanziario pone in evidenza, e cioè l'elemento politico, che ne indica le direttive; quello giuridico, che ne spiega il fondamento e la manifestazione concreta; l'economico, che ne illustra le condizioni, il contenuto e gli effetti; e il finanziario, che spiega l'operazione, la quale procura l'entrata", e quattro, di conseguenza, avrebbero dovuto essere gli indirizzi di ricerca necessari per conoscere gli elementi costitutivi del fenomeno finanziario (Per il progresso scientifico degli studi e degli ordinamenti finanziari, ibid., I [1937], 1, pp. 1-7).

Nella sua impostazione metodologica il G., tra il diritto finanziario e la scienza delle finanze, dava la precedenza alla prima delle due discipline, suscitando il vivace dissenso dei molti studiosi che, come Einaudi, attribuivano importanza preminente alla metodologia economica e quindi, nelle indagini di finanza pubblica, preferivano anteporre la scienza delle finanze al diritto finanziario.

Su questo come su altri temi del dibattito tra il G. ed Einaudi, cfr. la Prefazione di quest'ultimo alla raccolta di scritti del G.: Studi di scienza delle finanze e diritto finanziario, I, Milano 1956, pp. V-IX; e inoltre D. Fausto, La polemica sull'unità disciplinare tra scienza delle finanze e diritto finanziario, in Il pensiero economico italiano fra le due guerre, a cura di R. Faucci, Milano 1991, pp. 223-260.

Ancor più profonde divergenze nella visione dei fatti finanziari e, più in generale, sul ruolo dell'economia di mercato, dividevano il G. da Einaudi e dagli altri economisti liberali, in quanto la formazione politica socialista, unita all'influenza della scuola tedesca del socialismo della cattedra, indirizzava piuttosto il G. verso una visione dello Stato come entità trascendente e differenziata rispetto agli individui che lo compongono.

Da ciò il favore con cui il G. vedeva, oltre alla tassazione delle rendite e dei sovraredditi (su cui si sono già citati gli scritti più importanti), anche l'imposta sulle società (La pressione tributaria sulle società per azioni in Italia, in Giornale degli economisti, s. 2, XLVI [1916], pp. 327-341; Incidenza e pressione dei tributi sulle società per azioni, ibid., XLVII [1917], pp. 409-454), l'imposta di successione (La riforma dell'imposta progressiva sulle successioni qual era nel progetto Giolitti e come dovrebbe essere, in Critica sociale, XX [1910], rist. in G. Pischel, Antologia della Critica sociale (1891-1926), Lecce 1992, pp. 297-309) e i monopoli fiscali (L'imposizione dei consumi e i monopoli fiscali, in Ministero per la Costituente, Finanza, Sottocommissione per l'economia e la finanza, V, pp. 395-409).

L'impostazione metodologica del G., cui egli rimase sempre legato, difendendola in più occasioni, ebbe sistemazione definitiva nei suoi Saggi sul rinnovamento dello studio della scienza delle finanze e del diritto finanziario (ibid. 1953). E proprio in conseguenza della sua scelta metodologica il G. affrontò, oltre alle tematiche tipiche degli studi di scienza delle finanze, anche tematiche di diritto finanziario.

A parte una vasta serie di scritti brevi (note a sentenza, commenti alla legislazione finanziaria ecc.), il G. scrisse numerosi articoli e saggi giuridici, poi raccolti nel volume Studi di diritto tributario (Padova 1931), e nel volume II degli Studi di scienza delle finanze e diritto finanziario (Milano 1956, con prefazione di E. Vanoni).

Un collegamento tra i diversi elementi costitutivi degli eventi finanziari (politico, giuridico, economico e tecnico) e la ratio delle leggi finanziarie fu tentato dal G. attraverso l'elaborazione del concetto giuridico di "causa" delle obbligazioni tributarie, rappresentata, a suo parere, "dai vantaggi generali e particolari, che derivano dall'associazione, in quanto appunto questi vantaggi sono lo scopo pratico del contributo e la ragione economica e giuridica, per cui il contribuente si adatta o desidera di far parte dell'associazione" (Princìpi di politica…, pp. 155-158).

Oltre ai temi di finanza pubblica, il G. si occupò anche, e a lungo, di problemi monetari, con riferimento alla situazione italiana del primo dopoguerra.

Si vedano: La politica finanziaria italiana, in collaborazione con E. Fossati, T. Gola, L. Lillia, M. Pugliese, Milano 1926, e Politica monetaria e finanziaria internazionale, in collaborazione con R. Angelone, M. Pugliese, E. Vanoni, ibid. 1927. Sulla rivalutazione della lira, in particolare, il G. aveva assunto una posizione decisamente favorevole alla politica governativa (L'imperativo italiano: rivalutare la lira, in Rivista delle Casse di risparmio, XIV [1926], pp. 241 ss.).

Tornò su temi monetari e finanziari concreti in occasione della seconda guerra mondiale (Alta finanza per la vittoria della guerra e della pace, in Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, VI [1942], 1, pp. 166-190) e anche nel dopoguerra (Critica e ricostruzione finanziaria, in Critica economica, I [1946], 1, pp. 7-15).

L'opera del G. si segnala poi, oltre che per i contributi scientifici, anche per una vivace attività di organizzatore culturale.

Nel 1929, presso l'Università di Pavia, aveva fondato l'istituto di finanza che, ricollegandosi all'antica tradizione dell'insegnamento della scienza delle finanze presso quell'Università, ne aveva fatto un punto di riferimento nazionale relativamente a questa branca di studi; come già ricordato, aveva fondato la Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, per molto tempo l'unica rivista italiana specialistica per le discipline finanziarie. Inoltre, nel 1939, d'intesa con la Banca d'Italia, con il ministero delle Finanze e con un gruppo di banche d'interesse nazionale, oltre che con l'Istituto nazionale delle assicurazioni, aveva dato vita all'Istituto nazionale di finanza corporativa, con l'obiettivo di svolgere indagini finanziarie con riferimento sia al sistema italiano, sia ai sistemi finanziari stranieri (cfr. il suo articolo, L'Istituto nazionale di finanza corporativa, in Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, V [1941], pp. 221 s.).

Il G. intrattenne anche intense relazioni con istituti universitari stranieri. Nel 1923 e nel 1927, insegnò presso le università di Buenos Aires (che nel 1923 gli conferì la laurea honoris causa), Rosario e Córdoba; nel 1930 tenne lezioni anche presso l'Università di Berlino. Inoltre, svolse corsi presso l'Accademia di diritto internazionale dell'Aia (nel 1926, nel 1932 e nel 1934). Nel 1950 l'Università di Marsiglia gli conferì la laurea honoris causa. Nel 1953 fu nominato socio nazionale dell'Accademia dei Lincei.

Sotto il profilo politico, il G. aveva iniziato il suo percorso da socialista unitario e nei primi anni del fascismo mantenne un atteggiamento di opposizione, che gli valse anche una diffida della questura di Pavia. Tuttavia, nel 1927, dichiarò al ministro della Pubblica Istruzione P. Fedele la sua "leale adesione alle direttive generali politiche del Governo Nazionale", dando inizio a una collaborazione con le autorità che culminò nella costituzione del ricordato Istituto nazionale di finanza corporativa. Successivamente, aderì alla Repubblica sociale italiana e per questo motivo dopo la guerra fu sottoposto a giudizio di epurazione, con l'accusa di collaborazionismo, che egli non negò, pur dichiarando che i fatti contestatigli non erano tali da metterlo "in condizioni d'incompatibilità con la ulteriore permanenza in servizio"; in data 15 marzo 1946, venne prosciolto dall'addebito. Poté quindi riprendere l'attività universitaria fino alla sua conclusione per limiti di età.

La sua ultima lezione, Il potere finanziario e il diritto finanziario nello studio autonomo delle finanze pubbliche, fu pubblicata sulla Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze (XVII [1954], 1, pp. 134-149).

Il G. si spense a Pavia il 2 nov. 1956.

Fonti e Bibl.: Le carte del G. sono nell'Archivio storico B. Griziotti, presso l'Istituto di finanza dell'Università degli studi di Pavia, su cui si veda: G. Ghessi, L'Archivio B. Griziotti dell'Istituto di finanza di Pavia, in Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, LXV (2002), 2, pp. 174-202; inoltre cfr. Torino, Fondazione L. Einaudi, Carte Einaudi (lettere del G. a L. Einaudi); L. Einaudi, Lettere a B. G. (1909-1936), a cura di L. Firpo, in Annali della Fondazione Luigi Einaudi, I (1967), pp. 255-313; Id., Altre cinque lettere a B. G. (1926-1955), a cura di L. Firpo, ibid., II (1968), pp. 295-302. Una bibliografia del G. in B. Griziotti, Studi di scienza delle finanze e diritto finanziario, pp. XXXVII-XXXVIII, e si segnalano anche le citate prefazioni di L. Einaudi al vol. I e di E. Vanoni al vol. II degli Studi di scienza delle finanze e diritto finanziario. Inoltre vedi: A. Garino Canina, L'opera scientifica di B. G., in Studi in memoria di B. G., Milano 1959, pp. 195-200; D. Jarach, La teoria finanziaria di B. G., ibid., pp. 211-229; S. Steve, Commemorazione di B. G., in Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, XXII (1959), 1, pp. 3-14; F. Forte, Attualità dell'insegnamento di B. G., ibid., XXX (1967), 1, pp. 343-355; G. Parravicini, Commemorazione in occasione del centenario della nascita di B. G., in Id., Scritti scelti, Padova 1986, pp. 739-754; S. Steve, Alla scuola di B. G., in Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, XLIV (1981), pp. 311-321; Id., L'"officina" di B. G., ibid., LIII (1990), 1, pp. 471-480; G. Ghessi, I primi cinquant'anni della "Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze" (1937-1991), ibid., LIX (1996), 1, pp. 541-566.

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