CASTELLI, Bernardino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASTELLI, Bernardino

Nicola Ivanoff

Figlio di Francesco e Maria Elisabetta Forcellini, nacque il 15 giugno 1750 ad Arsié (fraz. di Feltre) nel Trevigiano. Secondo il Federici “fin de’ primi verdi anni” si sentì inclinato alla pittura “disegnando a penna e carboncino fiori, animali ed insetti”. Dopo una prima istruzione pittorica a Feltre con Giovanni d’Antonio (allievo a Roma del Conca), esordì dipingendo ornati nella villa del nobile Franzoja a Quero. Venne poi condotto dal canonico Franzoja a Treviso e presentato al vescovo P. F. Giustiniani, che lo prese sotto la sua protezione, facendogli continuare gli studi.

Il C. si affermò fin da allora come ritrattista. L’opera che gli diede notorietà è stato appunto il ritratto del Vescovo Giustiniani che dovette poi ripetere per tutti i parroci della diocesi. Dipinse anche pale d’altare: un S. Lorenzo Giustiniani per la chiesa del seminario, un Transito di s. Giuseppe per la parrocchiale di Ravai, e un S. Spiridione vescovo per quella di Coste, ambedue nella provincia di Treviso. Nel 1772, invitato dal convento domenicano di S. Nicolò, sempre a Treviso, avrebbe eseguito nello spazio di sei mesi molti ritratti di uomini illustri di questo Ordine; ne restaurò diversi altri ordinandoli insieme in una galleria, collocata nella sala del capitolo (distrutta da eventi bellici). Nel 1775, raccomandato dal vescovo Paolo Francesco Giustiniani al di lui fratello Antonio Giustiniani, si trasferì a Padova continuando a dedicarsi ai ritratti. Federici e Moschini citano quelli che fece per Francesca Capodilista e Alberto Zabarella, di loro stessi, dei familiari e di loro amici.

Cresciuta la sua fama, il C. si stabilì a Venezia dove divenne, nel 782, membro dell’Accademia di pittura. Ritrasse i dogi Paolo Renieri e Ludovico Manin (a mezzo busto; Venezia, Civico Museo Correr), il papa Pio VI (esiste un’incisione del ritratto) durante il suo passaggio a Venezia e Pio VII allorché fu eletto (dipinto conosciuto attraverso l’incisione; Moschini, 1926, p. 106). Nel 792 si recò a Bologna, dove fu associato all’Accademia Clementina, e si trattenne anche a Ferrara lasciando ovunque ritratti. Continuò poi anche a dedicarsi alla pittura sacra onde veniva chiamato “pittore delle belle Madonnine”. Fra le sue ultime opere, Moschini cita una Susanna con i vecchioni, dipinto in gara con I. Guarana e G. B. Mengardi per G. G. Manfrin, un ritratto di Elisabetta Morosini Gattenberg, raffigurata dinanzi al busto del suo avo, il Peloponnesiaco, nonché per Girolamo Silvio Martinengo di Brescia un S. Gerolamo Miani che accoglie gli orfanelli, terminato dopo la morte del C. dal pittore Liberale Cozza. Protetto dalla famiglia Giustiniani, non rispose all’invito del Canova di recarsi a Roma.

Morì a Venezia il 24 febbr. 1810 e venne sepolto, a spese dei Giustiniani, nella chiesa di S. Giovanni Crisostomo.

Quasi tutti i numerosi ritratti elencati dal Moschini e dal Federici restano ancora da rintracciare.

Il C. divenne un ritrattista alla moda in quanto “sapeva cogliere le fisionomie” cioè raggiungere la somiglianza (Moschini, 1810); e “serbò il veneto sapore e non perdeva mai di mira la verità” e questo ci permette di associarlo alle nuove tendenze antibarocche e illuministe. All’inizio, il C. sembra continuare la maniera del Longhi ma in seguito subisce l’influsso della tradizione realista e tonale della ritrattistica inglese.

Del C. si conservano diverse opere nelle raccolte del Civico Museo Correr: oltre quelli citati, i ritratti del senatore Pietro Barbarigo e, del periodo più tardo, dove prevale l’influsso inglese, il ritratto di Francesco Falier, provveditore generale da Mar, firmato “B. Castelli 1786 e quello di Teodoro Correr, documentato dalla stampa del Giaconi (1795; Moschini, 1916, p. 106) ambedue d’intonazione scura. Inoltre si conosce del C. l’Abate Giovanni Costa (Padova, Biblioteca del seminario, documentato dalle fonti) e Andrea Querini (Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia; cfr. Pignatti, 1950), attribuito per affinità stilistica con il Pietro Barbarigo del Correr. Viene attribuito pure al C. il ritratto del Patriarca F.M. Giovanelli (Venezia, Seminario patriarcale), dipinto nei modi del Longhi, che potrebbe spiegare quanto dice Moschini (1810) di una sua maniera “morbida, soave e seducente” che le altre sue opere non lascerebbero sospettare. Infine, nella sagrestia della chiesa della Fava, sempre a Venezia, si conservano diversi studi dai dipinti sacri di Tiziano. Esistono, nella Biblioteca del Civico Museo Correr, incisioni tratte dal C. (cfr. Moschini, 1926), tra cui: Sebastiano Giulio Giustiniani e Rev. P. Clemente Sibilliato (inc. V. Giaconi), Senatore Pietro Foscari e La cantante Elisabetta Schemling (entrambe 1790; inc. G. De Pian), Giovanni Battista Gerolami Piovano di Feo (1795).

Fonti e Bibl.: D. M. Federici, Mem. trevigiane..., Venezia 1803, 11, pp. 185 ss.; G. A. Moschini, Della letteratura venez. nel secolo XVIII, Venezia 1806-1808, I, p. 191; Id., Mem. sulla vita del pittore B. C., Venezia 18 10; Id., Guida per Padova, Venezia 18 1 s, pp. 148, 259; L. Crico, Lettere sulle belle arti trevigiane, Venezia 1833, pp. 89, 297; G. A. Moschini, Dell’incis. in Venezia (c. 1840), Venezia 1926, pp. 105-107, 127; Catal. delle cose d’arte... d’Italia, Treviso, a cura di L. Coletti, Roma 1935, p. 130; A. Serena, Nel centenario di Angelo Dalonistro, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, XCVIII (1939), 2, pp. 361-63; G. Lorenzetti, La pittura italiana del Settecento, Novara 1942, p. XXXVIII; A. Pallisi, B. C. pittore, in Archivio storico di Feltre, Belluno e Cadore, XV (1943), pp. 1404 s.; T. Pignatti, Ritratti settecenteschi della Querini Stampalia, in Boll. d’arte, XXXV (1950), p. 218, M. Dazzi, B. C. Ritratto di Andrea Querini, in Arte veneta, VII (1953), p. 181; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, pp. 59 s.; T. Pignatti, Il Museo Correr di Venezia. Dipinti del XVII e XVIII secolo, Venezia 1960, pp. 59-65; R. Pallucchini, La pittura venez. del Settecento, Venezia 1960, p. 218; A. Niero, Aggiunte di Giannantonio Moschini al Federici, in Arte veneta, XXIII (1969), pp. 247 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 148.

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