BERNARDO del Carpio

Enciclopedia Italiana (1930)

BERNARDO del Carpio

Mario Pelaez

Figura leggendaria della vecchia epica spagnuola, la cui origine e le cui vicende non sono ancora ben chiare.

Le antiche cronache latine di Lucas de Tuy e Rodrigo Ximenez de Rada ne narrano la storia con divergenze l'una dall'altra, e mostrano varietà di tradizioni, le quali si riflettono anche nella Primera Cronica General di Alfonso el Sabio che, nella seconda metà del sec. XIII, pur fondando la sua narrazione sulle fonti erudite, riferisce anche elementi romanzeschi, tratti forse da cantares de gesta che non ci sono pervenuti. Sulla scorta di Alfonso, ecco quanto, per ora, si può dire di B. La sua figura appare nel momento in cui la leggenda della rotta di Roncisvalle, passando dai giullari francesi ai castigliani, comincia, forse nella seconda metà del sec. XII, a spagnolizzarsi, come protesta del sentimento nazionale contro lo straniero invasore. La sua nascita è dall'unione illegittima o dal matrimonio clandestino del conte Sandias di Saldaña con Donna Chimena, sorella di Alfonso II il Casto, re di León (secondo un'altra versione con donna Thiber o Timbor, sorella di Carlo Magno). Quando il re ne fu informato, fece imprigionare il conte nel castello di Luna, rinchiuse Chimena in un chiostro e accolse presso di sé il fanciullo, curandone l'educazione senza rivelargli il segreto della sua nascita. Bernardo crebbe forte e bello della persona, intelligente e savio, valoroso nelle armi e destro negli esercizi cavallereschi. Quando Alfonso, privo di eredi, promise la successione nel regno di León a Carlo Magno, a condizione che lo aiutasse nella lotta contro i Mori per la Reconquista, ma poi fu costretto dai grandi del regno a ritirare la sua promessa, Carlo sdegnato mosse contro Alfonso per farlo suo vassallo, e in questa guerra ebbe parte Bernardo, distinguendosi nella famosa battaglia di Roncisvalle, nella quale i Francesi furono sconfitti e caddero Orlando e gli altri paladini. Così egli apparve l'eroe spagnuolo, vendicatore dell'indipendenza del suo paese dallo straniero invasore, contrapposto all'eroe francese Orlando. Successivamente Bernardo, saputo da due nobili dame il segreto della sua nascita, chiese al re la liberazione del padre, ma ne ebbe un aspro rifiuto, a cui per il momento si rassegnò. Ma, morto Alfonso il Casto, quando, dopo i regni di Ramiro e Ordoño, salì al trono Alfonso il Magno, scoppiò ardente la lotta tra Bernardo risoluto a volere la liberazione del padre e il re che vi si rifiutava, perché non voleva violare la volontà di Alfonso il Casto. Alle ripetute richieste di Bernardo che ricordava le sue benemerenze nelle spedizioni militari e domandava in premio la libertà del padre, Alfonso il Magno dopo vane minaccie, scacciò Bernardo dalle sue terre. Allora Bernardo, insieme con alcune centinaia di cavalieri che lo seguivano, fondò su un'altura un forte castello, cui diede il nome di Carpio, e di là scendeva a far scorrerie nelle terre di Alfonso, scontrandosî spesso coi cavalieri di lui, sempre vincendo, raccogliendo molto bottino e una volta traendo seco prigionieri due cavalieri del re. Stanco di queste continue scorrerie il re andò ad assediare il castello, e Bernardo, sperando di vincere con la generosità l'animo del sovrano, liberò i due cavalieri e li mandò al re, pregandolo di dargli in cambio il padre. Ma il re, pur grato della liberazione dei prigionieri, non volle esaudire la domanda. Ricominciate le ostilità, Alfonso fu esortato dai suoi cavalieri a far la pace con Bernardo e a restituirgli il padre, affinché cessassero i danni che il ribelle arrecava al regno con la sua guerriglia. Il re finalmente acconsentì, purché Bernardo gli consegnasse le chiavi del castello del Carpio. E così fu fatto. Ma quando i messi del re si recarono al castello di Luna per liberare il conte, lo trovarono morto da tre giorni. Il re allora comandò che il conte fosse vestito, messo a cavallo e sostenuto dietro da uno scudiero perché non cadesse, e così condotto a lui che l'attendeva insieme con Bernardo. Quando giunse, Bernardo gli si avvicinò reverente e gli baciò la mano, ma alla sensazione di freddo che n'ebbe, impressionato vivamente, alzò lo sguardo sul volto del padre e comprese di trovarsi dinnanzi a un cadavere. Di qui pianto e disperazione: Bernardo lamenta il suo triste destino d'aver perduto a un tempo il padre e il castello. Il re gl'ingiunse di allontanarsi tosto dal suo regno. Secondo una versione della leggenda, Bernardo morì in Ispagna, ma secondo un'altra versione che si collega con la nascita dell'eroe da Donna Timbor, recatosi, per consiglio del re, in Francia, quivi sarebbe morto dopo aver tolto in isposa Galinda, figlia del conte Alardos de Latre, da cui ebbe un figlio, Galin Galindez che divenne valoroso cavaliere.

La leggenda, non senza qualche diverso elemento romanzesco, fu cantata in alcuni romances e ispirò anche poeti epici e drammatici, fra i quali sono da ricordare Bernardo di Balbuena e, soprattutto, il grande Lope de Vega.

Bibl.: Primera Crónica General... que mandó componer Alfonso el Sabio..., ed. da R. Menéndez Pidal, Mdrid 1906, I (Nueva Bibl. de Autores Españoles); M. Milá y Fontanals, De la Poesia Heroico popular Castellana, Barcellona 1874; M. Menéndez y Pelayo, in Obras de Lope de Vega, Madrid 1890-1911, VII; Antologia de Poetas liricos castellanos, Madrid 1903; XI; Romancero General, ed. da A. Duran, I (Biblioteca de Autores Españoles, XV).

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